Bibbidi-bobbidi-boo, Draghi non c’è più!!! (parte 2)

Salagadoola mechicka boola
Bibbidi-bobbidi-boo
Put them together and what have you got
Bibbidi-bobbidi-boo

veniamo ad alcune considerazioni:

caffè in autogrill da 1,10 di giugno ad 1,40 di luglio

benzina tornata sopra i 2 euro, comunque oscillante da 1,80 a sopra 2.

spesa media mensile (senza caviale ed aragoste) famiglia di 4 persone da 150 euro di gennaio a 240 euro di luglio

prezzi in ogni settore bollette comprese in aumento del 20% medio

quindi chi voteremo il 25 settembre?

perché vorrei far notare che gli stipendi non sono per niente aumentati!!!

che tutto stia sprofondando?

certamente non è cosa non conosciuta e nemmeno inaspettata, lo sapevamo che sarebbe andata a finire così, però adesso ci sono le elezioni, che ci dovrebbero salvare…

chi vincerà avrà un compito molto difficile, che sarà quello di cambiare l’impalcatura del paese, di modificare la costituzione ed adeguarla ai tempi ma soprattutto al paese, di cambiare la struttura di governo e le sue regole organizzative.

Chi verrà votato questa volta non può sbagliare perché non c’è più tempo.

Eppure, le elezioni sono state messe il 25 settembre in modo tale che chi volesse presentarsi come nuova proposta avrebbe dovuto raccogliere le firme in sole due settimane, ad agosto, quando non c’è nessuno, sarà stato un modo per lasciare che si ricandidassero sempre i soliti?

E con che faccia il presidente ha permesso questo atto di mancata democrazia?

Ma siamo sicuri poi che gli italiani andranno a votare?

L’impressione è che si siano talmente rotti le scatole che il rischio che corriamo e che non vada a votare nessuno, o talmente pochi che saremo governati dai soliti, votati da meno del 20% degli italiani.

Serve San Giorgio, almeno lui, il drago, lo ha ammazzato, ops “giustiziato”!

Cosa serve prima di tutto?

Lo stato deve decidere, o alza gli stipendi o fa in modo che si abbassino i prezzi e, soprattutto, occorre cambiare le regole di questo stato che non funziona.

debito-pubblico-maggio-2022

 

per amore di rappresentazione vorrei illustrarvi il debito pubblico come rappresentato nelle immagini precedenti.

Siamo nel 2021 al 159,8%, abbiamo superato quindi il 159% del 1920 che era derivato dalla nostra partecipazione alla Prima guerra mondiale.

Risentiamo ancora delle spese fatte per la pandemia e per la crisi conseguente.

Non abbiamo però dei piani se non il PNRR che in realtà è un colossale prestito.

Siamo passati dal 119 del 2010 al 159 di oggi!

E chi voteremo noi a queste politiche? Coloro che hanno fatto questa meraviglia!!

“Follia è fare sempre la stessa cosa aspettandosi risultati differenti” – Einstein 22 Giugno 2018

Parafrasando: “Follia votare sempre la stessa gente aspettandosi che facciano qualcosa di diverso!”




Bibbidi-bobbidi-boo, Draghi non c’è più!!! (parte 1)

Salagadoola mechicka boola
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[youtube https://www.youtube.com/watch?v=20-RDdpaC34?feature=oembed&w=640&h=480]

La Favola fino alla mezzanotte …

Così cantava una canzone Disney tanti anni fa, in quella canzone una maga trasformava le zucche in carrozze, i topi in cavalli, cavalli in cocchieri, cani in lacchè, cenerentola in principessa.

Anche noi abbiamo avuto la maghetta che ha trasformato tutto, anche noi, in una favola da Disney, ma ormai è giunta mezzanotte e la favola anche per noi è finita.

Per noi di Betapress nulla di nuovo, lo sapevamo già che sarebbe successo esattamente quello che è successo, ricordo il nostro articolo del 9 febbraio 2021 https://betapress.it/draghi-e-la-repubblica-delle-vanita/ ed anche l’altro sempre del 9 febbraio 2021 https://betapress.it/draghi-perche-durera-poco/  , in cui preannunciavamo quello che si è appena verificato.

Ma a parte questa nostra consapevolezza e capacità di visione che dovrebbe farci chiamare subito in ogni televisione per diventare commentatori ufficiali di qualsiasi trasmissione politica, veniamo alle considerazioni che oggi dobbiamo onestamente fare in seguito all’uscita di Draghi.

La prima ci obbliga a dar ragione a Mussolini quando diceva “Governare gli italiani non è impossibile, è inutile”, vero, come abbiamo appena visto, l’italiano di oggi è ancora più ingovernabile di quello di allora, più qualunquista, più cinico, privo di veri valori.

Incapace di riconoscere e capire i progetti politici, specie quelli più nefasti come le dichiarazioni dei 5 stelle, ormai evidentemente prede del potere fine a se stesso, rinnegatori di tutto quello da loro stessi detto, fintamente legati ad una coerenza ideologica che di ideologico non ha nemmeno le asole delle scarpe.

Fino a ieri fedeli sostenitori del governo, oggi giani bifronte dei loro interessi.

Caro Benito oggi, parafrasandoti, oseremmo dire che è inutile governare l’Italia stessa, castello di burocrazia inutile e devastante, ostello di schizofrenici al potere, paranoici e bipolari ammantati di ruoli di governo mai meritati ma soprattutto mai veramente svolti.

19 partiti alla camera 12 al senato, un governo che da anni per funzionare va avanti a colpi di fiducia, una burocrazia che tiene in ostaggio chiunque si sieda in parlamento, la mancanza di idee politiche, il crollo totale dell’etica nazionale (tranne quando parliamo di calcio), piangiamo se qualcuno canta l’inno di Mameli ma non facciamo nulla se degli schifosi avventori di postriboli della più bassa lega si impossessano delle redini delle istituzioni.

Ma chi siamo noi che accettiamo tutto questo??

Eh si, siamo dei rincoglioniti.

Non vi offendete cari amici, ma la verità bisognerà pur dirla, oggi ci sfoghiamo andando sui social e gridando allo scandalo, ma nella vita reale non facciamo nulla, ci sfoghiamo nel mondo virtuale e ci appecoroniamo nel mondo reale, e la cosa veramente grave è che dentro di noi pensiamo di aver fatto chissà ché perché abbiamo messaggiato su facebook.

Da morire dal ridere…

Le Elezioni.

Ma adesso andiamo a votare, quindi potremmo esprimere le nostre idee!!!

Altra frase che ci fa morir dal ridere.

Intanto, in questo paese, meno della metà delle persone va a votare, se questa cosa continuerà vuol dire che metà dei cittadini ne ha talmente la scatole piene che non crede più nemmeno nei diritti sanciti dalla costituzione.

Però è difficile dargli torto, negli ultimi anni la costituzione è stata scavalcata bellamente tante volte, con governi tecnici, DCPM a gogo, e tante altre soperchierie che ci fanno ricordare le invasioni barbariche.

Dovremmo recuperare la fiducia degli italiani verso le istituzioni, ma come, se sono le stesse istituzioni che la fanno scappare a gambe levate?

Comunque anche se a votare ci andrà solo il 10% degli italiani un governo ci sarà, ovviamente in questo caso sarà un governo oligarchico, non espresso dal popolo ma solo da una sorta di élite, e può essere giusto che un popolo stufo e stremato da una marea di idioti che ha fatto scappare ai cittadini la fiducia nelle istituzioni venga poi governato da un governo eletto da una minoranza?

Speriamo che la gente colga l’occasione per dare una spallata al sistema, ma allora chi verrà votato?

Bella domanda, speriamo solo che chiunque venga votato abbia la maggioranza assoluta, almeno potrà dire di rappresentare gli italiani.

Poi comunque non riuscirà a governare lo stesso perché si adatterà a mediare e trattare per rimanere dove è.

Siamo convinti che questa volta un premio alle urne lo raccoglierà la destra di Giorgia Meloni perché, in tutto questo caos primordiale che è diventato il nostro paese, è quantomeno rimasta coerente con se stessa.

I Giovani

Ci viene facile rivolgere un pensiero verso i nostri ragazzi.

Ci lamentiamo spesso per la fuga di cervelli dal nostro paese, ma in realtà i ragazzi dovrebbero andar via in massa da questo paese, dovrebbero andar via tutti, senza esclusioni, via, via, via …

Non solo dovrebbero andar via ma dovrebbero anche dimenticarlo questo paese, scordarselo, cancellarlo dalle loro memorie.

Questo paese ha dentro di se i germi di una grave malattia, un cancro inguaribile, che lo sta divorando dal di dentro da decenni.

Un pensiero su Draghi

dentro di me ho pensato che Draghi non aspettasse altro per poter gettare la spugna con onore, come se Conte gli avesse alzato la palla per potersene andare nel momento giusto, poco prima del fallimento.

Vi rimando ancora ai nostri articoli, un pilota di formula uno con una cinquecento non giunge lontano, ed infatti.

Forse all’inizio ci aveva creduto di poter risistemare questo paese senza distruggerlo, ma poi ha capito che è impossibile, ed alla prima occasione ha gettato la spugna, con un’uscita di scena che gli permette di dire: “Io ci ho provato ma…”.

to be continued …

 

 




Che ce l’hai un gratta e vinci te? quando lo Stato diventa criminale …

Pieraccioni usa questo tormentone nel suo film il ciclone stigmatizzando un’abitudine ormai consolidata nel popolo italiano, ovvero quella di affidarsi alla fortuna per far soldi.

[youtube https://www.youtube.com/watch?v=wI5Kah9yW0Y?feature=oembed&w=640&h=480]

Il lotto, gratta e vinci, lotteria Italia, totocalcio, hanno in comune una cosa importante, sono gestiti dallo Stato.

Dov’è il problema? direte voi, ma invece il problema c’è, ed anche bello grosso.

Proprio quello Stato che dovrebbe tutelare i suoi cittadini, li ha invece ingannati per anni giocando sul filo sottile del raggiro psicologico.

Prendiamo ad esempio il gratta e vinci: nel gratta e vinci io stato ti dico prendi questo biglietto grattalo e se trovi simboli che si combinano vinci.

Questo ci induce a  tentare la fortuna con il simbolismo di grattare il biglietto come se la nostra azione di Grattaggio fosse quella decisiva.

Questa è una evidente truffa posta su due piani.

il primo piano è molto semplice, l’azione fortunata avviene nel momento dell’acquisto del biglietto e non nell’azione di grattaggio, perché il biglietto è già vincente o perdente a monte.

Lo stato infatti sul monte di gratta e vinci stampati ha già definito le percentuali di biglietti vincenti, ovvero su 1.000.000 biglietti 1 vince il premio massimo due l’intermedio una cinquantina i premi minori e almeno due o trecento mila  vincono il prezzo del biglietto, mettiamo 5 euro.

Quindi lo stato sa già in partenza che su 15 milioni di guadagno ne mette tre a disposizione dei cittadini e dodici sono la sua vincita sicura.

Poi, per essere sicuro di non perderci nemmeno un centesimo, in vendita mette prima 500.000 biglietti ove non ci sono le vincite grosse e poi gli altri in modo da essere certo di aver raccolto i fondi per pagare i vincitori.

Questa cosa è delinquenziale perché si base sulla fiducia credulona del popolo italiano e su un concetto distopico di gioco che lo Stato attiva verso i cittadini.

Questa scorretta modalità operativa la paragono ai multa-velox messi in zone dove c’è il limite a 30 km orari o appena alla fine della zona di rettilineo, un evidente modo per fare soldi, non per tutelare i cittadini.

Ma la seconda cosa ancor più grave che ritengo insita nelle lotterie di stato è la truffa ideologica che ne costituisce la base.

Pensateci un attimo: quando giochiamo a carte con un nostro amico la probabilità di vittoria è facilmente calcolabile, legata alla fortuna alla bravura nostra e del nostro amico, ma quando ci sediamo al tavolo di gioco noi sappiamo che uno dei due può vincere ed uno dei due può perdere, sappiamo insomma che entrambi ci “giochiamo” qualcosa.

In pratica sappiamo di sederci ad un tavolo dove chi c’è vince o perde in base alle proprie capacità.

Le lotterie dello Stato sono invece l’equivalente di un patto leonino, ovvero uno dei due giocatori quando si siede al tavolo sa che non può perdere.

Inoltre forte di questa sua certezza, insinua nel credulone anche la velleità di “esserci andato vicino”; quante volte infatti se a noi esce un numero tipo 12 nella griglia dei premi troviamo un 13, un 14 ed un 17, che ci fa dire “ammazza, quasi …” spingendoci ad andare subito a comprarne un altro di gratta e vinci.

Ma questo sarebbe uno stato etico, uno stato che spinge i suoi cittadini alla soglia della ludopatia???

Infatti quei numerini vicini al nostro sono scritti appositamente dagli algoritmi inventati dalla zecca dello stato per far sbavare i fessi che ci credono e per farli continuare a giocare.

Non c’è quindi un gioco, una sfida, dove ci si cimenta per una propria bravura con un avversario, come nella scopa o nella briscola, ma c’è una truffa sia ideologica che psicologica.

Ed è gravissimo che questa truffa la propaghi il nostro stato, coscientemente e diabolicamente.

Ma nessuno della magistratura ha mai pensato di intervenire, o la corte costituzionale??? perché in fondo lo stato che promulga il gioco d’azzardo va contro l’art. 2, l’art. 28, l’art, 32 ed in fondo tutta la costituzione perché con le lotterie lo stato tradisce il cittadino, portandolo in un perverso meccanismo psicologico, studiato ed architettato per fare danni al cittadino, non certo per aiutarlo.

Ed ultima considerazione, ma può uno stato permettere che i propri cittadini cerchino nelle lotterie una speranza di futuro?

Secondo Noi no, ribelliamoci, alle prossime elezioni diamo il voto a chi se lo merita non a chi ci fa comodo.

Cerchiamo di essere Noi i padroni della nostra vita, non degli idioti ma perversi funzionari dello stato che non pensano al bene del popolo, ma solo al loro.

Cacciamoli, e cacciamo quella classe politica che li assume e li fa lavorare!!!!

 

 

 

 

[youtube https://www.youtube.com/watch?v=jPJCsU2ZPSE?feature=oembed&w=640&h=360]



Sing and Serve: Beneficenza e Divertimento a colpi di musica!

Si è chiusa ieri sera la manifestazione Sing and Serve voluta dal Lions Club di Arcore Borromeo che ha visto oltre 15 cantanti gareggiare per beneficenza.

La presidentessa Valentina Borromeo ha fortemente voluto questa manifestazione che è nata nel 2019 ed ha avuto un ovvio arresto durante la pandemia.

“Un’iniziativa aperta ai giovani e meno giovani con l’intento di divertirsi e raccogliere fondi per l’associazione La Vite, che opera sul nostro territorio da anni in aiuto dei meno fortunati con grandi risultati”

La rassegna canora era aperta a Cantanti, Band e Cori non professionisti, la cui partecipazione, qualora ammessi, era completamente gratuita.

Ogni concorrente ha potuto proporre fino a 2 video musicali di proprie esibizioni, di cui una obbligatoriamente doveva essere una COVER.

Vi invitiamo a vedere i video della manifestazione a questa pagina.

Wiliam Gabrieli, l’ideatore ed organizzatore, socio del Lions Club Arcore Borromeo, ha svolto anche le funzioni di presentatore:” devo ringraziare tutti i soci del club che mi hanno permesso di realizzare questo sogno; volevamo creare un evento per divertirsi, fare beneficenza, ma nulla toglie al fatto che potrebbe crescere ulteriormente nei prossimi anni. Il nostro motto è win,win,win, ovvero tutti, cantanti organizzatori e pubblico devono vincere, sia divertendosi, che facendo del bene. Abbiamo avuto molte richieste tanto che l’anno prossimo pensiamo di fare questa iniziativa in due serate per ospitare tutti.”

Il contest canoro è giudicato da una giuria molto importante presieduta da Clara Pavan Dalla Torre, concertista, docente di pianoforte, ma anche “allenatrice” di band musicali, la sua vasta esperienza nel mondo musicale la fanno un presidente di giuria di altissima levatura: ” ci saranno delle schede di valutazione per valutare i concorrenti e cercheremo di non essere troppo severi, ma certamente la nostra valutazione sarà oggettiva. L’importante comunque è che vinca la musica e che tutti si divertano, cantanti e pubblico.”.

La serata è stata emozionante e veramente intensa, allietata dalla partecipazione di Gianni Giannini che ha rallegrato la platea e del Duo Freedomax, bravissimi nel gestire tutti gli intermezzi musicali,  vi invitiamo a seguire lo speciale che verrà trasmesso da mercoledì sul canale tv:

https://www.youtube.com/c/betapressitTV

ove sarà possibile seguire le interviste ed alcune delle performance canore.

Maria e Manuela

I vincitori delle due categorie sono stati Maria Motti per la categoria Digital (minorenni) e Manuela Scarangella per la categoria Analogic (maggiorenni).

Paola

Mimì

Seconda classificata nella categoria Digital è Mimì Caruso e nella categoria Analogic Paola.

Il Premio speciale della giuria Premio Confalonieri è an

Francesco

dato a Francesco Santini per la sua performance con piano e voce.

 

 

 

 

 

Osea

 

Una menzione particolare ci sembra giusto farla al cantante Osea Coratella che ha presentato “Luci a San Siro”, augurando ed indicando così il prossimo futuro della manifestazione.

 

 

La sala era al massimo della sua capienza e la manifestazione è stata apprezzata da tutto il pubblico.

Ci auguriamo che questa manifestazione così ricca di valori, di talenti e divertimento possa crescere sempre di più, magari arrivando a vedere le “luci a San Siro”.

 

 




Punto di non ritorno

Il punto di non ritorno è un’espressione che indica il momento oltre il quale non è più possibile tornare indietro.

In effetti, direte voi, lo dice la parola stessa!

Eppure fateci caso, quando sentiamo parlare di punto di non ritorno qualcosa dentro di noi si muove; una sensazione strana alla bocca dello stomaco.

Si perché questa espressione smuove in noi l’impossibilità di rimanere nel nostro luogo sicuro, che, anche se pericoloso, è conosciuto e quindi a noi idoneo.

Per dirla con un esempio nei viaggi aerei il punto di non ritorno è quando il carburante non basta più per tornare all’aeroporto di partenza, a quel punto siamo obbligati ad atterrare altrove.

E’ quel momento oltre il quale il tempo cambia il significato delle nostre vite.

Ma quando arriviamo al punto di non ritorno?

Come possiamo capire quando lo oltrepassiamo?

ed oggi, lo abbiamo oltrepassato?

I grandi del mondo lo hanno oltrepassato?

Premesso che Grandi del mondo è veramente oggi un insulto perché quelli a cui dovrebbe andare questo appellativo sono tutti in realtà i più piccoli del mondo, i più insignificanti, i più stolti, tutti nessuno escluso.

Infatti se ascoltate i proclami di tutti non ne esiste nessuno distensivo, o che inciti alla distensione.

Di là minacciano di qua rincarano, di là attaccano di qua peggio.

E non crediate che oggi gli unici attacchi siano militari, vi sono anche quelli finanziari, ed in un mondo in mano alla finanza, verrebbe da dire che sono anche i più pericolosi.

Putin procede per la sua strada, Zalesky incita il suo popolo a combattere i carri armati con le bottiglie incendiarie, evidente fesseria che ci lascia tutti attoniti, a meno che non sia un discorso alla Cavour “mi servono duecento morti per sedermi al tavolo della pace” , il resto del mondo vende armi all’Ucraina e mette le sanzioni alla Russia.

Quindi siamo già nella terza guerra mondiale!

Tutti contro Putin e Putin contro tutti … non è proprio così, ci sono anche alcuni simpatizzanti della Russia che stanno a vedere che succede e degli occulti vecchi amici che sottobanco hanno già dichiarato un loro supporto alla Russia.

Insomma diciamolo, siamo già in guerra e non pensino i grandi piccoli del mondo che siamo così stupidi da non capire che una guerra non ha solo campi di battaglia e trincee, ma anche scenari finanziari e geopolitici.

Come non possiamo stupirci quando il nostro presidente del consiglio dice a Zalensky “voi combattete per la  nostra libertà!”, ma allora peggio che andar di notte, perché se voi combattete per la nostra libertà, allora dovremmo anche noi venire a  combattere con voi, se la libertà è la nostra …

Signori miei il punto di non ritorno è già stato superato, siamo nella terza guerra mondiale, che è combattuta in modo differente dalla seconda, ma che porterà molti più danni perché scardinerà quel precario equilibrio finanziario del mondo.

 




Mattarella, bravo ma non troppo…

In questo contesto di venti di guerra e di guerre in corso giunge una bella notizia, Il Presidente Mattarella si riduce lo stipendio di ben 60.000 euro ed oltre.

Encomiabile, empatico, simpatico, il Nonno di tutti.

Quindi complimenti Presidente per il bel gesto.

Ma era questo che serviva?

A parte lo chapeau per il gesto, ma non ci sentiamo di aggiungere altro.

Forse era più utile scrivere una bella lettera aperta a tutto il parlamento per una sincera e concreta riduzione dei costi del paese, o Lei PRESIDENTE PENSA CHE IL SUO GESTO MUOVA AD UNA EMULAZIONE COLLETTIVA? (magari, ce lo auguriamo, ma sappiamo che non sarà così).

In un momento dove i costi dei carburanti sono impazziti, benzina e metano oltre i due euro, diesel oltre 1,5 euro, gpl sopra 1 euro,  costi dell’energia duplicati, secondo Lei Presidente quanto riusciremo a campare?

Se i costi dei trasporti incidono dal 25% al 50% sui costi della merce, Lei capisce che nel breve tutto aumenterà della stessa percentuale, e come potremo continuare a campare?

“…e ma c’è la guerra…” mi dirà Lei, vero ma stranamente i costi dei carburanti sono aumentati mesi prima della guerra, quindi cosa dobbiamo pensare, che è in atto una manovra, mossa dalla finanza mondiale, che si preparava ad un cambio geopolitico già prima della guerra e che ora utilizza la guerra per giustificare un ulteriore spostamento delle ricchezze mondiali?

E poi, caro Presidente, gli Italiani erano già poveri prima, da anni ormai la soglia della povertà nel nostro paese si è alzata drammaticamente, e, francamente, nulla è stato fatto per arginare questo fenomeno, ma proprio nulla.

Anzi sono lievitate le spese, sono alzati i prezzi, non c’è una misura calmierante, non ci sono interventi statali, ma davvero volete portare questo paese ad una rivolta sociale?

Sono stati buttati via milioni di euro per misure anticovid inutili, inutile parlarne ancora, ma è successo, sono state assunte migliaia di persone senza criterio, non viene messo in atto alcun piano di mantenimento del livello dei costi base che possa garantire alle famiglie un livello di spesa in linea con il reddito percepito, ma davvero volete portare anche in Italia una guerra sociale?

Fate qualcosa di urgente, signor Presidente, perché temo ci stiamo arrivando.

 

 

 




Domanda: cosa è democrazia?

Ci viene un dubbio, ma viviamo in una democrazia?

La democrazia è quella forma di governo dove la sovranità è esercitata, direttamente o indirettamente, dal popolo, generalmente identificato come l’insieme dei cittadini che ricorrono in generale a strumenti di consultazione popolare; la sovranità può anche essere esercitata incrociando i due sistemi. Il popolo che esercita questa sovranità ha diritti politici, perché appunto è “demos”.

Quindi direttamente od indirettamente Noi dovremmo esercitare il diritto di decidere non solo chi ci governa, ma anche come.

Fino a qui sembrerebbe tutto giusto, ma iniziamo a vedere alcune piccole incongruenze: per esempio quanto è democratico un sistema che non ricorre al voto dei cittadini per scegliere i suoi leader?

quanto è democratico un sistema che costruisce gabbie obbligatorie perché il cittadino possa esercitare il suo ruolo di servitore del popolo?

quanto è democratico un sistema che non garantisce la libera partecipazione dei cittadini alla scelta politica?

Ma soprattutto, quando può ritenersi democratico un paese i cui cittadini sono talmente schifati dalla propria classe politica da non andare a votare?

Ed ancora: ma quanto può essere democratico un sistema che davanti ad uno sconsiderato aumento dei costi tranquillizza i suoi cittadini dicendo che rateizzerà le bollette maggiorate o che pubblicamente si compiace dei maggiori incassi dell’iva sui carburanti?

Questa non è democrazia, ma evidentemente non ce ne accorgiamo e pensiamo di essere a posto così, tanto non si riesce a farci niente …

In pratica non viviamo in un paese democratico ma partitico, dove la volontà non è quella dei cittadini, ma dei partiti.

L’art. 49 della Costituzione Italiana dice che “tutti i cittadini hanno diritto di associarsi liberamente in partiti per concorrere con metodo democratico a determinare la politica nazionale”.

Partito, Cittadino, ci si chiede ma non è la stessa cosa?

Ovviamente no, certo che no, i partiti non inseguono il bene del popolo, ma per loro definizione stessa seguono il loro.

Ed il loro bene non rappresenta il popolo e nemmeno frange di esso, ma ormai rappresenta un potere maggiore dei partiti stessi, fuori dai confini nazionali, un potere che è detenuto da un’oligarchia intoccabile e sovranazionale.

Andate indietro a memoria, quanti primi ministri negli ultimi dieci anni sono stati eletti dal popolo?

E soprattutto quante volte abbiamo sentito dire che la persona scelta era gradita ai mercati finanziari?

Ma senza andare troppo indietro, chi abbiamo trovato o meglio, hanno trovato, i nostri politici da mettere come presidente della repubblica?

Questo ha una sola spiegazione ovvero i partiti non sono più in grado di esprimere le professionalità necessarie per guidare il paese, non hanno più la credibilità necessaria per esistere nel panorama internazionale, non sono in grado di interpretare il senso del paese.

E questo è anche sostenuto dai vari sondaggi che ci dicono che gli italiani mettono all’ultimo posto i partiti quali istituzioni credibili.

Ma allora oggi, che tutto sta andando verso una crisi inflazionistica senza precedenti che provocherà una deflagrazione spaventosa sul potere di acquisto delle famiglie, come faremo s mantenere unito il paese se chi lo dovrebbe fare non ha più ne la credibilità necessaria ma nemmeno lo standing necessario?

Come fare se oggi nessuna generazione ha a cuore il valore patrio della comunità? se nessuno sente di dover vivere da italiano?

Ma soprattutto come fare se non abbiamo dato ai giovani la possibilità di credere in un sistema di valori chiamato patria, ma li abbiamo riempiti di qualunquismo e furbetteria, che alla fine faranno un danno impensabile ad oggi.

Siamo ancora in tempo per far capire a tutto il popolo italiano che oggi contano i valori, conta il modo di essere nazione che forse dovremmo ri-scoprire dal nostro passato.

Visto tutto quello che sta succedendo quanti di voi oggi hanno pensato che probabilmente dovremo rimetterci in casa galline e conigli??

Io credo che probabilmente oggi dovremmo rimetterci in casa quel senso di Italia  che ci ha sempre fatto ammirare da tutto il mondo.

 




C’hanno un piano …

… sennò so stronzi!

questa frase leggermente gergale mi gira in testa da qualche giorno proprio riguardo alla situazione in Ukraina.

in che senso ? direte Voi, proviamo a riflettere …

Putin è un ex kgb, fautore della supremazia russa, amante della vecchia USSR, ha abilmente preso il potere dando spazio ai nuovi ricchi russi, facendo sparire con mezzi leciti e meno leciti tutta l’opposizione sia politica che giornalistica, ha cambiato la costituzione per poter rimanere al potere a vita, ha fatto accordi sottobanco con mezzo mondo ed ha minacciato l’altra metà, quando ha potuto ha cercato di apparire come un super eroe con bambini in braccio, ha sempre usato il pugno duro in ogni situazione, non ha mai nascosto la sua predilezione per gli interventi forti, dorme con la pistola sotto il cuscino, ha ripristinato il culto della personalità che era appannaggio di Lenin, insomma un moderno dittatore.

La Russia negli ultimi anni si è mossa ai limiti di crisi interne spostando la ricchezza nella mani di pochi, ma non così pochi in fondo, perché Putin ha cercato di allevare una classe di ricchi ed una di ricchissimi, controllando entrambe a livello statale, garantendo agevolazioni e protezione, stringendo accordi con chiunque purché utili al suo sistema zariniano di controllo del paese.

Da sempre Russia e Cina amiche nemiche, ma Putin è riuscito a trasformare un amore ed odio millenario in una sorta di patto atlantico esclusivo a due, garantendosi un bacino di supporto in qualsiasi momento; ha inoltre dimostrato in più occasioni ai suoi alleati occulti di poter intervenire senza paura anche militarmente ovunque nel mondo.

Ha trasformato il vecchio KGB, sua casa natale, in un moderno Politik Bureau dotato di notevole potenza informatica, ed ha capito il potere sotterraneo dei social media.

Insomma un cowboy bolscevico pronto a sparare a chiunque gli entri in cortile.

Ed attenzione perché il cortile russo che vive nella mente di Putin non è quello che oggi le cartine geografiche ci rappresentano, ma quello dello Zar Alessandro.

Dall’altro lato troviamo un’America che continua a prendere cantonate politiche che al confronto la baia dei porci era un fumetto della Disney, un’Europa che ha visto il suo fallimento tra brexit ed incapacità politiche di fronteggiare crisi dovute all’effimero complesso di legami che non essendo fondamentali faticano a tenere insieme i paese dell’area UE.

In questo scenario gigeggiano, ops giganteggiano, personaggi come Biden, che ogni volta che appare in televisione sembra il nonno che va a trovare i nipoti, e il nostro Di Maio che inanella una serie di gaffe da primato.

Poi abbiamo Draghi, ed i vari capetti degli altri paesi che sembrano il marito che per fare un fastidio alla moglie si taglia i cosiddetti.

Poi c’è questo benedetto Donbass che sentito così sembrava  un prete non tanto alto, ed invece è una zona dell’Ukraina che si dichiara indipendente dal 2014, ma che già da molto prima ha sempre mostrato ostilità verso il governo Ukraino, sobillata per anni dai servizi segreti Russi.

La Rusia nel 2015 si riprende la Crimea, fatto sancito con l’accordo di Minsk, infiammando ulteriormente gli animi del Donbass, ma in realtà tutta l’Ukraina tende verso la Russia già dal lontano 2010 con l’allora presidente Yanukovych, decisamente filorusso.

In tutti questi movimenti l’attenzione di Putin all’Ukraina era legata alla certezza che mai la stessa avrebbe dovuto entrare nella sfera di influenza americana (Nato), primo per la ricchezza della regione e secondo perché sarebbe stato come mettersi il nemico in casa e tra l’altro perdere un sicuro accesso marittimo al mediterraneo.

Fatto questo breve scenario succede che America ed Europa palesemente cercano di portare la regione ucraina verso la nato, addirittura facendo arrivare 10.000 militari nella regione per delle manovre dette anche esercitazioni.

Probabilmente nessuno ha pensato che questa faccenduola avrebbe dato al nostro amico imperatore di tutte le Russie l’assist per poter dire “Allarmi il nemico è alle porte!” ed in un certo senso tutti i torti non li aveva.

Ed ecco che si scatena quella che rischia di diventare la terza guerra mondiale.

Ma dico io, se sei davanti ad una casa con il cartello se entrate vi sparo, c’è il proprietario seduto sull’uscio con il fucile carico e vedi dei cadaveri nel giardino di gente che già ha tentato di entrare, tu Genio della lampada, cosa fai? entri? senza nemmeno pararti il c… la schiena? non ti viene il dubbio che uno così ti spara senza pensarci due volte?

Invece il nonno, gigino ed i compari della parrocchietta hanno pensato nella loro grande mente politica, ma no dai, scherza, ma vuoi che faccia la terza guerra mondiale???

Ed invece cari amici a quello non gliene frega nulla  della terza ma nemmeno della quarta e della quinta, perché uno così è convinto di vincerle tutte, tanto dopo aver invaso la Polonia, ops, scusate il donbass, chi lo ferma?

Ma ecco che dopo questa serie di riflessioni mi è venuta una folgorazione, che poi è il titolo di questo articolo: “C’hanno un piano… sennò so stronzi!”, ma certo cari amici, non possono essere stati così idioti da provocare uno che non aspettava altro, che negli anni ha dimostrato e dichiarato che in un caso simile avrebbe fatto proprio quello che ha fatto, C’HANNO UN PIANO!

Loro i compagni delle merende hanno un piano geniale, studiato negli anni, che ora stanno mettendo in pratica, certo non dicono nulla è un piano segreto, mica possono svelarcelo altrimenti quello là li beccherebbe ed allora tutta fatica sprecata.

E Tranquilli amici, non sono le sanzioni contro la Russia che comunque si rivolterebbero contro l’Europa, ma un piano più sottile, di alta diplomazia, geniale come mai nessuno aveva pensato.

I capi del mondo libero stanno attuando un piano che ci lascerà a bocca aperta …

Per forza, non possono essere così stupidi ed ignoranti da aver fatto esattamente tutto quello che Putin aveva programmato avrebbero fatto, sicuramente … C’HANNO UN PIANO!!!

E li ammiro perché stanno mettendo in atto forme di distrazione di massa affinché Putin non se ne accorga, come ad esempio chiudere il contratto dei gasdotti a tradimento, così, di punto in bianco, un poco come andare davanti al panettiere gridando “non compro più il tuo paneeeee!!!! Sei fregato, vediamo adesso!!!” ed intanto che diciamo così una fila di cinesi entra e compra il pane sottoprezzo.

Così il panettiere non è fregato per nulla, i cinesi campano meglio e noi non abbiamo pane per i nostri figli.

Ma non disperatevi amici, non è così, C’HANNO UN PIANO!!

Ma io sento ancora nelle vostre menti un dubbio: “e se non ce l’hanno il piano?”

eh beh amici miei, se non hanno il piano … so stronzi.

 

 

 




SI VIS PACEM …

Il suono delle sirene e lo squasso delle esplosioni su Kiev, ha riportato bruscamente alla realtà tutto il mondo. Si sono azzerati i troppi bla-bla, le ricostruzioni di interpreti di ‘passaggio’ e anche le varie ‘tifoserie’.

Se si vuole la Pace, di deve cercare attorno a un tavolo, parlando il giusto linguaggio e soprattutto costruendo rapidamente dei fatti concreti.

L’uso delle armi può portare lutti e risvegliare mostri che pensavamo sepolti.

Ora sono l’intelligenza e la lungimiranza a dover essere mobilitate.

Siamo comunque vicini alle popolazioni colpite, incoraggiandole a spronare i governi verso l’unico porto sicuro: la PACE

 

BETAPRESS




L’emozione del passaggio generazionale

Le nuove generazioni oggi chi sono?

Cosa intendiamo veramente quando parliamo di nuove generazioni?

Cerchiamo di capire i riferimenti per cui definiamo una generazione nuova: il primo riferimento è sicuramente quello anagrafico, una volta si andava per classi di leva, i coscritti di una classe di leva definivano la nuova generazione, sopra o sotto l’età del militare, perché questo periodo coincideva con l’uscita dalle famiglie; un’uscita non tanto fisica ma certo mentale, l’età adulta coincideva con l’autonomia decisionale, lavoro, militare o università che fosse.

Un riferimento importante e preciso, puntuale come la mezzanotte, di fronte al quale il soggetto giovane aveva poche possibilità di fuga: un appuntamento irrinunciabile per ogni generazione che si preparava a prendere il comando del paese e del mondo del lavoro.

Era come il ballo dei debuttanti, o ci arrivavi con vestito sistemato e sapendo ballare almeno un pochino o facevi la peggior figura della tua vita, rischiando di essere additato per sempre come lo sfigato di turno.

Oggi questo riferimento temporale è sparito!

Non esiste più fagocitato dalla incapacità di definire dei limiti e dei traguardi o quantomeno degli obiettivi generazionali.

È sparita anche la prova di mezza via, ovvero l’esame di maturità, al quale si arrivava con un lavoro duro e complesso che formava il carattere e dava i primi elementi di impostazione dell’età adulta.

Il secondo riferimento era, in forma aulica, l’uscita dalla famiglia, la presa di coscienza di responsabilità sociali che obbligavano ad una partecipazione alla vita attiva in qualità di individuo partecipante e non di famiglio.

Il cosiddetto passaggio da figlio a padre, o da figlio a lavoratore, insomma un passaggio che caricava di responsabilità sociali e professionali.

Questo passaggio oggi non identifica più una generazione perché avviene in periodi asincroni ed è trasversale su più generazioni, distruggendo quell’unità di classe che era invece il nerbo della società degli anni scorsi.

Il terzo riferimento è un riferimento prettamente storico, non temporale, ma legato ad un particolare momento storico del paese (gli anni di piombo, mani pulite, le varie crisi petrolifere e legate a guerre più o meno mondiali).

Oggi possiamo dire che rimane unicamente il terzo riferimento, ma che slegato dai due precedenti diviene pericolosa accozzaglia generazionale.

Non possiamo però dimenticare che oggi esiste un terribile spartiacque generazionale che si identifica nel progresso tecnologico, il cosiddetto momento della generazione digitale.

È un pericoloso momento di incomunicabilità che apre spazi a terribili scenari involutivi nel rapporto tra generazioni.

Ormai ci sono, nell’immaginario collettivo, i vecchi che non sanno usare i social ed i giovani che ne sono avidi consumatori.

Tragico! Soprattutto perché falso come i social di cui si parla.

Falso perché ormai diamo per scontato che se un individuo è sotto i trent’anni è un esperto digitale, cosa assolutamente non vera: noi ci dimentichiamo che la nostra crescita nei confronti di realtà virtuali si basa su una formazione particolare e soprattutto classica, legata alla lettura e non allo scorrere un PDF, legata alla discussione verbale tra pari e non alla chat senza riferimenti identitari corretti.

Oggi la generazione adulta può affrontare i mondi social con il giusto distacco perché viene da un momento di socializzazione reale e fisico, in cui si sono creati gli anticorpi di un vivere sociale effettivo, legato anche ad un confronto “operativo”, in cui metterci la faccia non era un’espressione idiomatica, ma una realtà in cui la faccia riceveva anche le sue sonore sberle.

Allora quale può essere la “nuova generazione”, quella dei social?

Ammesso e non concesso dove abbiamo messo l’asticella della adultità in questa generazione, sai usare i social sei adulto?

No, certo che no, non è possibile che uno strumento definisca una maturità, non è possibile pensare che la capacità di utilizzo o la sua conoscenza identifichi una generazione.

In cosa la generazione dei nativi digitali dimostra la sua maturità?

Perché abdicare così velocemente la definizione di una nuova generazione lasciandola al semplice profilo tecnologico della stessa?

La maturità, che dovrebbe essere caratteristica dell’attuale generazione adulta, dovrebbe muoverci verso la definizione di obiettivi per la generazione che segue.

Attenzione obiettivi che devono essere di alto livello, per non incappare nel vincolo generazionale in cui si giunge poi alla rivoluzione generazionale e si ha una crisi sociale.

Come possiamo riprendere il controllo su una generazione multiage in cui non troviamo una definizione specifica ma un caleidoscopio di emozioni ancora non incanalate in obiettivi?

Ora viene spontaneo chiedersi quali obiettivi proporre; lavoro, multicultura, futuro familiare, stabilità economica…

Ormai non abbiamo credibilità per proporre obiettivi che la nostra società ha distrutto vivendo al di sopra delle proprie possibilità, dobbiamo proporre obiettivi etici alti, per poter fare un downsizing del nostro vivere comune; dobbiamo passare da una cultura del bene materiale ad una cultura del bene immateriale, identificando nel personale sviluppo di una identità etica il vero obiettivo per queste generazioni.

La prima fase è certamente ricostruire una scala di valori che esca dalla semplice emozione dell’accumulo per trasformarsi nell’emozione dell’accogliere.

L’emozione dell’accumulo guida al bene materiale fingendo un appagamento nel suo possesso, che può essere solo momentaneo e non completo anche perché il bene materiale è per sua definizione soggetto a decadimento ed obsolescenza.

L’emozione dell’accogliere è al contrario infinita perché autorigenerante, essa infatti si basa sulla soddisfazione reciproca di più soggetti e non può essere definita finita in quanto il soggetto dell’accoglienza può solo essere elemento mobile sia dal punto di vista emozionale (una persona) sia dal punto di vista possessivistico (un’azione a vantaggio di altri).

Il punto a favore di questo passaggio è legato alla generazione dei nativi digitali che mostrano sete di valori proprio perché vivono in un mezzo tecnologico da questo punto di vista particolarmente vuoto.

Per abilitare questo passaggio dobbiamo assolutamente passare dalla cultura del “fai quello che vuoi” alla cultura del “no, non è così”; passaggio difficile per le famiglie in cui la cultura dell’accumulo è ancora predominante.

La motivazione forte, che aiuta in questo passaggio, è particolarmente facile trovarla proprio nel complesso meccanismo tecnologico che oggi avvinghia le generazioni e le “scolla” dalla realtà; un’alienazione sociale che proietta l’identità nel mezzo, nello strumento, facendolo diventare contenitore egualitario e massificante.

Come avviene questa trasmigrazione mente – strumento che toglie molta identità culturale ai fruitori di questo mondo virtuale?

Avviene sotto il predominio della velocità della comunicazione e pertanto della mistificazione dei contenuti.

La rete oggi è un grande contenitore di qualunquismo ideologico, perché contiene in forma disaggregata miliardi di informazioni vere e miliardi di informazioni false, un pericoloso contenitore di materia e antimateria, il cui mix porta alla completa afonia mentale.

Ecco il vero motivo per cui l’emozione dell’accumulo è oggi predominante, perché tende a riempire quello che sembra giusto chiamare un vuoto pieno, ovvero un profondo pozzo vuoto colmo solo del nero del suo buio.

Di fronte questa aleatoria ed iconica sensazione di smarrimento culturale il possesso fisico diventa pieno concreto e quindi fortemente perseguibile e ricercabile, perché più facile da trovare nel frastuono ideologico della rete.

Siamo certamente in un passaggio generazionale che avviene con tempi lunghi e dilatati a causa, paradossalmente, di un momento tecnologico fatto di velocità e molteplicità dell’informazione.

In questo passaggio l’emozione dell’accumulo diventa anche transdialettica grazie alla possibilità di appropriarsi delle parole dell’altro facendole divenire proprie tramite un processo di assimilazione oggi definito copia e incolla.

Anche questo processo moltiplica il paradosso del vuoto pieno ideologico perché aggrega concetti ma non significati, espressioni ma non valori.

Eppure la percezione della pochezza dell’accumulo è evidente nella noia generazionale, nella svogliatezza emotiva che sembra essere compagna di giochi di questa generazione digitale, sensazioni che, rendendo sempre più acuta la fame di pienezza dell’io, spingono sempre più verso un accumulo contenutistico ai limiti del paradosso, rendendo quasi un obbligo pubblicare la foto del piatto che stiamo mangiando…

Ora la domanda vera è: ma la nostra generazione è in grado di preparare il piatto giusto per questo mondo tecnologico, un piatto fatto dall’emozione dell’accoglienza cucinata nel modo giusto?

 

 

 

 

 

 

 

 

Dal Libro “L’emozione del passaggio generazionale”, Currenti Calamo Editore, C.Faletti, C.Giannino, 2017