NON PRENDIAMOCI IN GIRO, PER FAVORE!

Parole come “invasione limitata”, “obiettivo chirurgicamente colpito”, “attenzione nel non colpire i civili”, “rifornire di armi e tecnologie, assistenza e quant’altro a un paese in guerra perché possa difendersi o attaccare per difendersi”, “operazioni in linea con il diritto di difesa”, “operazioni mirate e limitate”… per me stridono con il concetto stesso di “guerra” e di tutto ciò che l’utilizzo del termine implica.
Tentativi di segno opposto, tra quanti si battono il petto e quanti dicono seriosi di lavorare (ma senza esito…) per la Pace, includendo quanti fingono le ciglia umide quando si fa loro notare le decine e decine di migliaia di morti immolati sull’altare dell’ipocrisia, mi appaiono come tentativi sempre più discutibili e non-credibili di fare apparire come buona cioccolata ciò che cioccolata non è.

La PACE è l’unica soluzione. Cessate il fuoco, tavolo e azioni diplomatiche, soluzioni congrue e destinate a durare, contingenti ONU di interposizione per almeno 5 anni, cessazione nella fornitura di armi a ogni belligerante, PACE definitiva.
Che scoppi la PACE !!!




Sopravvivere agli abusi

Incontro

Si terrà a Pachino (SR) il 5 ottobre 2024 l’incontro Sopravvissuti agli abusi: riconoscere, curare, tutelare

L’incontro è organizzato dall’associazione METER che dal 1989 – grazie alla spinta di Don Fortunato di Noto e alla forza e impegno di tutti quelli che lo hanno seguito – si impegna nella lotta e prevenzione di ogni forma di violenza, sfruttamento e indifferenza nei confronti dei minori.

 

locandina evento 4 ottobre
locandina evento 4 ottobre

Intervista

In vista dell’incontro abbiamo intervistato Don di Noto

Da oltre trent’anni Meter si occupa di difendere i minori, oggi a che punto del percorso siete arrivati?

È un percorso e in quanto tale siamo in continuo divenire.

Per intraprendere una strada, un viaggio devi prima attrezzarti, munirti di un bagaglio che possa sostenerti. Meter sceglie di mettere dentro costanza, competenza, sapere, esperienza e sensibilità a sostegno dei minori e dei sopravvissuti al trauma dell’abuso.

Non c’è un punto d’arrivo che possiamo riconoscere nel nostro percorso, ma nuove partenze, rinascite.

Voi che con il vostro lavoro riuscite ad avere il polso di questa situazione, potete dice che i casi di abuso sono aumentati  o diminuiti?

Dai dati pubblicati dal nostro report 2023, il Centro Ascolto ha accolto 220 richieste di tutela dei minori: 67 casi sono inerenti ai rischi online (27 casi di sicurezza online, 20 adescamento online, 17 pedopornografia, 2 dipendenza da internet, 1 cyberbullismo con il coinvolgimento di 11 minori); 52 casi sono inerenti abusi su minori (26 abusi sessuali, 18 abusi sessuali nel passato, 3 abusi psicologici, 2 violenze assistite e 2 abusi minore-minore, 1 maltrattamento). 36 casi di disturbo del neurosviluppo, 19 disturbo d’ansia, 6 depressione, 5 disturbo psicotico, 3 disturbo alimentare, 1 disturbo dell’attaccamento, 1 dipendenza da sostanza, 1 disturbo postraumatico da stress. 20 casi di relazioni familiari disfunzionali, 7 difficoltà emotive relazionali, 2 casi di lutto.

I dati, in aumento rispetto agli anni precedenti, parlano di troppe persone e contano, molto. Riescono a costruire una realtà e sono profondamente capaci di proiettare esteriormente ciò che a volte le parole non riescono a comunicare, il dramma dell’abuso e del disagio.

Quello della pedofilia è un argomento di cui si discute in modo adeguato e sufficiente?

Si parla di pedofilia, il quadro sociologico, psicologico, giuridico ed informatico risulta teoricamente chiaro. Ma è un tema, purtroppo, in continua espansione ed evoluzione dunque dev’essere trattato chiaramente con competenza ed esperienza tecnica.

È complicato rendere comprensibile l’abuso, e in particolarel’abuso sessuale sui neonati. È devastante far percepire come l’abuso pedofilico sia l’annientamento del presente e del futuro dei minori. Non ci sono organici studi per evidenziare il fenomeno criminale della pedofilia e della pedopornografia, appunto della pedo-criminalità.

I corsi di formazione sul tema consentono di sensibilizzare e ampliare la conoscenza sul fenomeno al fine di acquisire gli indicatori di abuso e di conseguenza prevenirne l’insorgenza.

Se le persone sono maturate nel riconoscimento della pedofilia (p.e. accettare che ci sono casi in famiglia o tra conoscenti e non negarlo) come viene affrontata oggi questa realtà?

Vi è una maggiore consapevolezza e una maggiore capacità di riconoscere e di accettare quanto succede nei contesti familiari ed extrafamiliari.

Chi subisce l’abuso denuncia ancora con fatica, per timore che la società non sia poi in grado di ascoltare e accogliere, ma piuttosto causare allontanamento ed isolamento.

Per noi tutti, per la società è doveroso rispettare il “passo coraggioso” dei sopravvissuti all’abuso ovvero “rendere dicibile l’indicibile”, anche se avvenuto nel passato.

 

Nella vostra esperienza, esiste redenzione per un pedofilo?

Ci sono storie di abuso e di resurrezione, storie di “abusatori che rubano innocenza” e di desiderio di conversione, di riscatto, di riconciliazione, di pacificazione.

Dall’esperienza di Meter, alcuni abusatori desiderano essere aiutati a ricomprendere la loro vita, passando dall’abuso perpetrato alla riparazione e alla riconciliazione con la vittima, con sé stessi e con la comunità civile ed ecclesiale.

Un cammino lungo, complesso e non di facile soluzione.

Ammettere la propria colpevolezza è il primo segno della conversione nella consapevolezza del dolore e della sofferenza dei sopravvissuti.

Nella vostra esperienza, esiste recupero per l’abusato?

Non è più possibile pensare che l’abuso non causi ferite e danni gravissimi e permanenti. Chi viene ‘ucciso’ dall’abuso deve trovare la forza della vita, della risurrezione.

A favorire tale recupero è l’ascolto che implica in effetti la capacità di identificarsi in modo rispettoso, con formazione e soprattutto con dono ‘empatico’.

L’abusato è un sopravvissuto o, meglio, definito da Massini, sopravvivente ovvero che combattono ogni giorno contro le ‘innumerevole battaglie’ appunto per sopravvivere.

La battaglia per la sopravvivenza è una costante presente nella vita, necessaria per il recupero, per ‘ri-vivere’ pur con le ferite interiori ed esteriori, pur con le cicatrici che si vedono e che ci richiamano a quel dire: non accada mai più!

Cosa è cambiato in questi 30’anni di lavoro?

Una maggiore consapevolezza, una maggiore informazione, maggiore collaborazione anche da parte delle Istituzioni per il contrasto della pedo-criminalità.

Ma purtroppo ancora un fenomeno inarrestabile.

Dobbiamo percorrere tanta strada insieme e Meter è in cammino, già da tanto tempo.

Grazie don Fortunato, per le sue risposte ma, soprattutto per il lavoro dell’associazione METER e di tutti i suoi componenti.

 

Rubare l’infanzia, Azione vergognosa. Sempre più preoccupanti i numeri della Pedofilia in Italia.




“A noi toccò l’Africa” Una storia di ieri che può insegnare al domani

 

 

Si è svolta domenica 29 settembre, presso la sede UNAR a Roma, un incontro voluto dal Presidente della Fondazione Area Cultura, Dr.ssa Angelica Loredana Anton, con la Dr.ssa Pina Carbone Vollaro, autrice del libro “A Noi toccò l’Africa”, storia di una vita felice.

La scrittrice, laureata in lingue, letterature e istituzione dell’Europa Occidentale (sezione Germanica Inglese) all’Istituto Orientale di Napoli e sposata nell’ottobre del 1962 con il Dott. Giovanni Carbone, ha trascorso 30 anni in Africa, dal 1962 al 1992 seguendo il marito nei suoi spostamenti.

Il Dott. Giovanni Carbone è stato infatti uno dei “Garcons” di Enrico Mattei che dopo aver fondato l’ENI, Ente Nazionale Idrocarburi nel 1953, inviò in tutto il mondo per reperire materie prime.

A lui toccarono: Ghana, Madagascar, Cameroun, Togo, Tanzania e Kenya, sei paesi di un enorme continente che ha al suo interno ben 54 Stati e due miliardi e mezzo di abitanti.

Luoghi dove la scrittrice ha vissuto, pur di seguire il marito, inviato dalla Società AGIP, fiore all’occhiello dell’ENI.

Un interessante incontro in una delle sale della prestigiosa sede dell’UNAR, Unione Associazioni Regionali, dove il pubblico, ha potuto ascoltare la lettura di alcune delle belle lettere che il Dott. Carbone ha inviato alla Sua Amata, fidanzata prima, sposa dopo, ed ascoltare la storia di un tempo.

Lettere tratte dal libro “A noi toccò l’Africa” dedicato ad i nipoti, Paolo, Riccardo e Luca, dalla nonna che è l’anello di congiunzione tra due generazioni.

Libro che racconta la storia, certamente felice che fa sognare, frutto di una vita agiata, ma fortemente voluta e dove furono fatte scelte coraggiose perseguite con grande spirito di sacrificio, dedizione e rispetto reciproco.

Interessanti, romantici, appassionati scorci di vita dove ancora valori, tradizioni e cultura, si integrano con luoghi e tempi di ieri, proiettandosi nel futuro.

Un futuro che ha permesso all’Italia di diventare una tra le potenze più industrializzate e ricche del mondo, ma che poi…

E’ nel racconto che l’Autrice fa al suo pubblico, in quella sala, che si evince quanto sia vivo l’amore per il marito, scomparso da qualche anno, ma ancora vivo nel suo intimo ricordo.

Scelte di vita, magari audaci, che hanno condizionato positivamente lo svolgersi di questa meravigliosa storia.

Il coraggio di abbandonare quel posto di lavoro, vicino casa, per andare in un posto lontano seguendo la speranza e la visione di chi guardava avanti, Enrico Mattei, nell’interesse del suo paese, della sua gente e non del proprio piccolo orticello.

Il coraggio di seguire il proprio uomo in paesi allora assai lontani e difficili da raggiungere, dove la vita non era certamente facile e le comodità assai carenti.

Un contrasto di situazioni tra ricchezza e povertà dove le persone hanno il giusto valore, pur nella loro dimensione e diversità.

Un libro che oggi sarebbe difficile scrivere, dal momento che molti dei valori, quasi tutti per la verità, sembrano essere perduti, in nome della globalizzazione, dell’inclusione, dell’omologazione dove si vorrebbe dimostrare che uno è uguale ad uno.

Un libro che non esprime ideologia, non divide, non crea differenze, pur essendoci inevitabilmente delle differenze, ma esalta amore e rispetto.

Rispetto tra Uomo e Donna, genitori e figli, datore di lavoro ed impiegati, tra bianchi e neri, tra popoli diversi culturalmente e socialmente.

Un libro che ripropone il senso della famiglia, del rapporto tra genitori e figli, dell’unione della famiglia, del significato della famiglia intesa anche come primaria forma di società.

Un libro che torna a dare dignità alla coppia, uomo donna, come nella più semplice delle espressioni naturali.

Non la prevaricazione degli individui, uomo donna che siano.

Elementi tutti, che oggi sembrano essere messi in discussione e che hanno creato e creano devastanti situazioni di disagio interiore e che sempre più spesso danno origine ad i terribili omicidi, che qualcuno ha voluto chiamare “femminicidi”.

Omicidi dove non serve inasprire le pene, utilizzate spesso come inutile deterrente, ma cercarne le cause, magari riflettendo grazie anche agli spunti che questo libro stimola e suggerisce.

 

Il nuovo millennio sembra essere lontano dal precedente dove spesso si leggevano storie di grande umanità, di vita reale e sensibilità elevata.

Stridono con le storie di allora, le notizie, sempre più frequenti, che i quotidiani di oggi scrivono: Mantova, donna uccisa da diciassettenne: “Volevo sapere che si prova ad uccidere”.

Casano Maderno- Monza, imprenditore aggredito da sedicenne: “lui o un altro era uguale”.

Parma, ragazza di 22 anni accusata di aver ucciso i suoi due figli neonati ed aver occultato i cadaveri nel giardino di una villetta a Vignale.

Notizie che palesano un disagio forte della società, dei giovani, di quei giovani che ieri sognavano, e che invece oggi…

Non è la ricchezza, non sono i soldi, che mancano a chi commette questi crimini.

Mancano quei sogni, quella voglia di realizzarsi, di ottenere, di crescere, di valorizzare se stessi e gli altri.

Una cultura diversa, che ha perduto principi e valori.

Principi e valori che ritroviamo riprodotti sapientemente nel libro, in un mix di narrazione, pubblicazione di lettere e bigliettini, foto di momenti sereni ma significativi di quella vita, certamente felice, ma non casuale, di chi con amore e dedizione ci ha voluto rendere partecipi.

Un libro che ai giovani di oggi, come un tempo quelli che furono i “fotoromanzi”, che inducevano a fantasticare o anche i “Promessi Sposi”, giusto per coinvolgere le amenità con scritture impegnate, potrebbero farli tornare a sognare… restituendo loro un sano futuro

 




Anfield vs. Bologna

ANFIELD ATTENDE BOLOGNA: IL CUORE ROSSOBLU’ SOTTO LE LUCI DELLA CHAMPIONS

Il Bologna si prepara ad affrontare una delle sfide più importanti della sua storia recente: la seconda giornata di Champions League contro il Liverpool, in uno dei templi del calcio mondiale, Anfield. 

I rossoblù arrivano a questo appuntamento consapevoli della difficoltà del compito che li attende, ma anche carichi di una determinazione che li ha portati a compiere un cammino straordinario.

Non possiamo nasconderci, il Liverpool è una delle squadre più forti al mondo, con una rosa piena di giocatori di grande livello. 

A difendere la porta ci sarà Alisson, uno dei migliori portieri del mondo, capace di offrire sempre prestazioni di altissimo livello. 

Davanti, il pericolo numero uno sarà Salah, l’egiziano non è solo un implacabile finalizzatore, ma anche un creatore di gioco, abile nello sfruttare ogni spazio per mettere in difficoltà le difese avversarie.

Dal canto suo, Vincenzo Italiano sa di dover preparare la partita nei minimi dettagli. 

La squadra dovrà mantenere sempre alta la concentrazione, e sarà cruciale mettere in campo i migliori uomini disponibili per affrontare una squadra così abituata ai palcoscenici europei.

Nonostante il Liverpool parta chiaramente favorito, come ci insegna il calcio, le sorprese non mancano mai, Italiano sa che dovrà sfruttare ogni opportunità che il match gli offrirà. 

Per i tifosi del Bologna, questa partita rappresenta qualcosa di più di una semplice gara di Champions League, è un evento carico di emozioni e significati. 

Anfield è un luogo che ogni appassionato di calcio sogna di visitare, e vedere la propria squadra combattere su quel prato verde è già un traguardo incredibile. 

E’ passato molto tempo da quando il Bologna affrontava sfide europee, e oggi si ritrova a giocare contro uno dei club più prestigiosi del mondo. 

Indipendentemente dal risultato, sarà una serata che resterà nella memoria di tutti i tifosi rossoblù, sia di quelli presenti sugli spalti di Anfield, sia di quelli che vivranno l’emozione davanti alla TV. Comunque vada, sarà un momento indimenticabile per la storia del Bologna.




Il Presidente della Camera degli Stati Uniti sollecita Zelenskyy a rimuovere l’ambasciatore ucraino

Il Presidente della Camera degli Stati Uniti sollecita Zelenskyy a rimuovere l’ambasciatore ucraino

Non riusciamo a trovare questa notizia nei media Italiani.
Eppure e’ riportata da Agenparl.
Ci chiediamo come mai.
Vi riportiamo l’articolo completo ed il link per poterlo leggere in originale….

Roma, 26 Settembre 2024
Il presidente della Camera dei rappresentanti degli Stati Uniti, Mike Johnson, ha esortato il presidente ucraino Volodymyr Zelenskyy a rimuovere l’ambasciatrice ucraina a Washington, Oksana Markarova, in seguito a una controversa visita di Zelenskyy negli Stati Uniti. Johnson ha descritto l’evento come una “mossa miope e intenzionalmente politica” che ha minato la fiducia dei repubblicani nella capacità dell’ambasciatrice di svolgere il proprio ruolo diplomatico in modo imparziale ed efficace.

L’incidente si è verificato durante la visita di Zelenskyy a una fabbrica di munizioni dell’esercito statunitense a Scranton, Pennsylvania, all’inizio di questa settimana. La visita è stata organizzata da Markarova nel contesto del viaggio del presidente ucraino per partecipare alle riunioni dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite e a una sessione del Consiglio di sicurezza ONU dedicata alla guerra in Ucraina. Tuttavia, la visita a Scranton è stata criticata da Johnson per essere avvenuta in uno stato politicamente sensibile, guidata da rappresentanti democratici e senza la partecipazione di alcun esponente repubblicano.
In una lettera indirizzata a Zelenskyy, pubblicata su X (precedentemente Twitter), Johnson ha dichiarato che la visita è stata “chiaramente progettata per aiutare i democratici”, definendola una forma di “interferenza elettorale”. Secondo il presidente della Camera, questa decisione ha danneggiato la percezione di equità e imparzialità dell’ambasciatrice Markarova, causando una perdita di fiducia tra i repubblicani.

Johnson ha inoltre sottolineato che il sostegno degli Stati Uniti all’Ucraina, e in particolare alla fine del conflitto con la Russia, resta una questione bipartisan, ma che eventi come questo “mettono inutilmente alla prova” i rapporti tra i due paesi. Ha anche criticato presunti attacchi mediatici rivolti contro i principali candidati repubblicani da parte di funzionari ucraini, affermando che questi episodi non dovrebbero ripetersi.
La visita di Zelenskyy è stata interpretata da Johnson come una mossa politica, soprattutto considerando la partecipazione del vicepresidente statunitense Kamala Harris, candidata democratica alla presidenza. L’esclusione di rappresentanti repubblicani, secondo Johnson, è stata deliberata e rappresenta una violazione dell’impegno dell’Ucraina a non interferire nella politica interna statunitense, un principio che Zelenskyy stesso aveva più volte sottolineato.

Silenzio ucraino sulle accuse

Finora né Zelenskyy né le autorità ucraine hanno commentato le dichiarazioni di Johnson. Resta da vedere se l’Ucraina risponderà alle critiche mosse dal presidente della Camera o se adotterà misure nei confronti dell’ambasciatrice Markarova, che fino ad ora ha giocato un ruolo cruciale nelle relazioni diplomatiche tra Kiev e Washington.
Questo episodio evidenzia le crescenti tensioni politiche all’interno degli Stati Uniti riguardo al sostegno all’Ucraina. Sebbene il supporto alla fine della guerra con la Russia rimanga trasversalmente appoggiato da democratici e repubblicani, l’episodio solleva preoccupazioni su come i rapporti bilaterali possano essere influenzati dalle dinamiche elettorali e dai contrasti interni negli Stati Uniti.

Mentre gli Stati Uniti continuano a essere uno dei principali alleati dell’Ucraina nella sua resistenza all’invasione russa, eventi come questo potrebbero complicare ulteriormente la gestione delle relazioni diplomatiche in un periodo cruciale, sia per gli Stati Uniti che per l’Ucraina, impegnati rispettivamente in un importante ciclo elettorale e in una guerra devastante.

Il Presidente della Camera degli Stati Uniti sollecita Zelenskyy a rimuovere l’ambasciatore ucraino




I “nuovi peccati” di cui pentirsi in vista del “Sinodo sulla sinodalità”

 

— Pubblichiamo un articolo de “Il Credente” nel quale si mettono in evidenza alcune singolarità del Sinodo che si aprirà il 2 ottobre prossimo in Vaticano. L’autore sotto pseudonimo è un operatore ecclesiale che ha scelto l’anonimato per motivi di prudenza. —

 

L’attuale Papa non smette di sorprendere e – ultima novità – sembrerebbe che si sia inventato dei … nuovi peccati!

Proprio così. Il prossimo 1 ottobre, vigilia dell’avvio della seconda fase del Sinodo dei vescovi “sulla sinodalità” (2-27 ottobre), si terrà nella basilica di S. Pietro una veglia penitenziale durante la quale ci saranno delle pubbliche confessioni sui seguenti “peccati”: il peccato contro la pace; contro il creato, contro le popolazioni indigene, contro i migranti; il peccato degli abusi; il peccato contro le donne, la famiglia, i giovani; il peccato della dottrina usata come pietre da scagliare contro; il peccato contro la povertà; il peccato contro la sinodalità/ mancanza di ascolto, comunione e partecipazione di tutti. L’elenco è tratto da un notiziario vaticano che, senza alcun imbarazzo, fornisce tali definizioni che hanno suscitato una certa sorpresa e ilarità nell’opinione pubblica.

Ma come, si è chiesto qualcuno, i Dieci Comandamenti sono forse superati? Non li si cita quasi più e invece ecco che dalla Santa Sede arriva un nuovo elenco sorprendente: per esempio quella “dottrina usata come pietre” significa che, se qualche prete o semplice fedele dovesse ammonire un ladro magari con tono brusco che c’è il comandamento “Non rubare”, ecco che – sulla base di questa interpretazione – in questo caso la dottrina sarebbe “usata come pietra” da scagliare contro il povero peccatore. E quindi colui che avrebbe fatto tale ammonizione avrebbe lui “scagliato una pietra” e fatto peccato, più dello stesso ladro! Siamo quasi al paradosso.

Ma la sorpresa del Sinodo non finisce qui. In realtà i veri argomenti di discussione riguardano aspetti centrali della vita della Chiesa. Esempio: il primato petrino, cioè il ruolo del Papa rispetto agli altri vescovi cattolici e alle altre chiese cristiane che non ne riconoscono il mandato di “Vicario di Cristo” e nemmeno il suo statuto ontologico superiore a qualsiasi altra carica presente nelle Chiese cristiane. C’è il tema della donna, alla quale si intenderebbe dare più spazio e autorità non soltanto sul piano funzionale, ma anche su quello liturgico e pastorale. C’è il non totalmente risolto problema della “accoglienza” dei divorziati e conviventi in situazioni “irregolari”, verso i quali alcuni recenti pronunciamenti del Papa hanno fatto già avviare pratiche di riammissione ai sacramenti, benchè gli stessi permangano in una situazione adulterina, che un tempo escludeva dalla riammissione piena alla comunione ecclesiale. Stesso discorso per le benedizioni alle coppie omosessuali, che tanto hanno fatto discutere nell’ultimo anno e che rimangono un punto dolente delle “aperture” di questo Papa alle novità per la morale sessuale della nostra epoca.

Infine c’è il tema che sta più a cuore a Francesco, quello dei migranti, per i quali non solo si spende quasi ogni giorno con appelli all’accoglienza, ma che lo ha visto convocare e ammettere al Sinodo l’attivista politico di estrema sinistra Luca Casarini, tra i fondatori della Ong Mediterranea Saving Humans. La protezione offertagli dal pontefice ne ha fatto un idolo del movimento immigrazionista internazionale, e molti si chiedono che cosa “ci azzecchi” un personaggio come lui al Sinodo con le dotte disquisizioni sulla riforma della Chiesa, la revisione della pastorale e via discorrendo!

Il Sinodo sulla sinodalità sarà un po’ tutto questo, e forse altro ancora. Occorre non dimenticare la crisi della Chiesa quanto a crollo delle vocazioni e il calo della frequenza religiosa a livello minimi alle messe domenicali (in certe realtà meno del 5 per cento della popolazione). Cosa ne sarà del futuro della Chiesa se si va avanti di questo passo? Continueremo a costruire chiese (almeno in Italia) per poi trovarle vuote e alla fine cederle ai musulmani che le trasformeranno in moschee?

Possiamo anche chiederci cosa ne sarà della dottrina e morale cattolica, se quasi più nessuno va a confessarsi. Con la scomparsa del senso del peccato, inteso come i Dieci Comandamenti, tutto può a questo punto succedere.

Il Sinodo dovrebbe occuparsi di questi dati drammatici, perché lo svuotamento delle chiese è una specie di “suicidio” dell’Occidente cristiano che sin qui aveva rappresentato l’anima profonda e guardinga dentro la società rispetto al resto del mondo ateo, comunista o turbo-capitalista.

Il problema è che Francesco ha affermato che tutte le religioni sono strade che possono condurre a Dio, con ciò – in un certo senso – annullando l’unicità e verità del mandato di Cristo: “Io sono la Via, la Verità e la Vita … Andate e annunciate il Vangelo a tutte le creature … chi si convertirà sarà salvo”. Lo ha fatto sicuramente a fin di bene, per favorire il dialogo interreligioso, ma nei fatti è come se avesse detto che da qui in avanti non serve più fare evangelizzazione, perché tanto tutte le religioni sono uguali!

Speriamo che il Sinodo dia dei frutti concreti e non si limiti a disquisire sulla “sinodalità”, mentre le giovani generazioni si allontanano sempre più da Dio, dalla Bibbia, dai sacramenti.

Il Credente




La morte di un bambino, il dono dei genitori che autorizzano il trapianto ha tracciato un solco nella storia promuovendo la cultura del dono

 

30 anni  “insieme a Nicholas” –   La cultura del dono

La morte di un bambino, il dono dei genitori che autorizzano il trapianto ha tracciato un solco nella storia promuovendo la cultura del dono

 

Si avvicinano le date che ricordano l’uccisione del bimbo americano Nicholas Green, lungo l’autostrada Salerno Reggio Calabria.

Era la sera del 29 settembre 1994, quando l’auto sulla quale viaggiava la famiglia americana diretta in Sicilia è stata scambiata per quella di un porta valori e nel corso del tragitto è stata bersaglio di sparatoria che ha costretto Mister Reginald Green ad accelerare la velocità di guida  e grazie all’intervento della polizia, il piccolo Nicholas, colpito nel sonno, è stato portato all’ospedale di Messina.

Sono trascorsi 30 anni da quell’evento, quando, il primo ottobre, ai medici dell’ospedale che comunicavano ai genitori la morte cerebrale del piccolo, con consapevolezza e magnanimità i coniugi Green hanno detto: “trapiantate i suoi organi

Quel gesto ha commosso l’Italia e ha determinato un vero effetto Nicholas che ha segnato un forte sviluppo alla diffusione della cultura della donazione degli organi.

In Italia e nei 10 anni successivi all’uccisione di Nicholas i tassi di donazione di organi in Italia sono triplicati, come in nessun altro Paese al mondo.

Per i genitori e la sorellina Eleanor sono stati trent’anni “senza Nicholas”, e quest’anno ritorneranno a Messina per ringraziare l’Italia per essersi presa cura di lui così bene per tutti questi anni’ e parteciperanno ad un convegno scientifico promosso dall’Università.

Per la Sicilia e l’intera Nazione sono stati trent’anni “con Nicholas” e insieme abbiamo percorso un buon cammino lungo il sentiero della sensibilizzazione e la diffusione della “cultura del dono”.

Nel libro “Il dono di Nicholas – una testimonianza sul potere dell’Amore”, Reginald Green ha documentato quel che era Nicholas, quel che avrebbe potuto essere e quello che è ancora per la sua famiglia e suoi amici.

I genitori del piccolo Nicholas hanno dato una lezione di civiltà al mondo intero autorizzando l’espianto di ben sette organi che hanno dato vita a sette giovani italiani di Messina, Siracusa, Bari, Roma, i quali hanno beneficiato degli organi del piccolo Nicholas ed hanno così continuato a svolgere una vita normale.

I suoi organi sarebbero rimasti inerti e inattivi, invece hanno continuato a vivere e durare nel tempo; le cellule pancreatiche trapiantate a Silvia Ciampi, sono state attive per altri 15 anni ed il cuore di Nicholas, trapiantato ad Andrea Mongiardo, dopo 23 anni, ha cessato di battere nel 2017.

I cinque trapiantati che ancora portano e mantengono vivi i suoi organi sono in segno visibile e concreto della cultura della donazione degli organi che, grazie alle moderne tecnologie sanitarie e l’evoluzione della scienza medica, vengono trapiantati e danno vita e salute a tanti pazienti che soffrono.

Nel corso di questi 30 anni a Nicholas sono state intitolate aule, teatri, vie, scuole, fondazioni, sono stati banditi concorsi regionali e provinciali per stimolare tra gli studenti l’attenzione alla cultura della donazione degli organi e dei tessuti, grazie alla cooperazione dei volontari dell’Aido.

 

NELLA SCUOLA di MOTTA S. ANASTASIA

 

La prima visita in Sicilia dei coniugi Green, dopo la tragedia è stata nel marzo 1995 e dopo la visita a Siracusa e a Messina, partecipando alla solenne cerimonia di ringraziamento da parte dell’Amministrazione e della Fondazione Bonino Pulejo sono venuti a visitare la scuola “Gabriele D’Annunzio” di Motta. S. Anastasia, dove, accolti dalle Autorità provinciali, dall’Amministrazione comunale, dal “Sindaco dei ragazzi” e dal coro dell’Istituto è stata intitolata l’aula magna al piccolo Nicholas e nel corridoio è stato realizzata con un tronco raccolto in Calabria, dove è avvenuta la disgrazia, una scultura che abbiamo concepito come fosse un messaggio su un ipotetico diario di Nicholas, con la sua firma immaginata.

Lo slogan che abbiamo concepito per la scultura, ‘La mia vita è un dono per gli altri’, è diventato un progetto educativo per l’intera scuola. Queste sono parole nostre, non sue, ed è il nostro modo di onorarlo

 

Nicholas è divenuto un alunno della scuola ed il suo sorriso ha illuminato e guidato gli studenti ad essere attenti e solidali, attivi e responsabili nella ricerca del bene comune, dando vitalità operativa al Consiglio Comunale dei Ragazzi.

All’ingresso della scuola un pannello artistico in pietra bianca ospita quattro orologi che scandiscono in riferimento alle lingue europee studiate l’orario di Roma, Londra,  Parigi, ed è stato aggiunto l’orologio di Bodega Bay per ricordare e sentire vicino anche Nicholas.

La visita dei coniugi Green per me è particolarmente emozionante anche per il ricordo della morte della mia mamma, avvenuta il 9 marzo 1995 alla vigilia della loro visita.

Nel 1997, quando Nicholas avrebbe compiuto 10 anni, è stato iscritto nel registro della prima media della classe II A, che è diventata la classe di Nicholas e l’impegno di donazione e di servizio verso il prossimo che gli studenti hanno messo in atto, ha meritato all’intera classe il PREMIO DELLA BONTA’, ricevuto a Roma nella Basilica S. Maria di Ara Coeli al Campidoglio e coronato dalla gioia dell’Udienza pontificia nell’aula Nervi in Vaticano e  la foto di gruppo con il Papa Giovanni Paolo II

Nell’anno 2000 la classe di Nicholas ha completato il ciclo della scuola media e Nicholas “è stato promosso” alla scuola superiore.

Ogni anno del 1996 nella scuola di Motta S. Anastasia e all’Istituto Parini di Catania fino al 2013 tra i ragazzi meritevoli che hanno conseguito la licenza media con il massim

o dei voti è stata assegnata la BORSA DI STUDIO NICHOLAS GREEN.

Sulla collina di Bodega Bay piccolo centro della California, accanto alla tomba di Nicholas, l’artista e scultore Bruce Hasson con le tante campane raccolte in Italia, dono di amicizia e segno di perdono, ha realizzato la “Children’s Bell Tower” e al vento dell’oceano suonano e vibrano le campane raccolte durante le visite di Mister Green in Italia nel nome e nel segno di tutti bambini del mondo. C’è la campana della Pontifica Fonderia Marinelli di Agnone, benedetta da Papa Giovanni Paolo II e quella donata dai ragazzi di Motta S Anastasia.

 

 

 

GIORNATA REGIONALE DELLA DONAZIONE E “CONCORSO NICHOLAS”

 

Come “effetto” di quanto accaduto a Messina , è stata sollecitata l’Assemblea Regionale Siciliana e nel 1995 è stata istituita con  L.R. n.15 del 1 marzo 1995 la Giornata regionale della donazione da celebrare la prima domenica di ottobre nel ricordo del piccolo Nicholas ed insieme è stato bandito un concorso a premi per gli studenti delle nove provincie, “assegnando la spesa annua di lire  262 milioni “, e precisamente: 1 milione ciascuno per gli studenti delle scuole elementari; 2 milioni ciascuno per gli studenti delle scuole medie di primo grado e 3 milioni ciascuno per gli studenti delle scuole  di secondo grado.

Grazie anche alla sensibilità e all’interessamento del presidente della Provincia Regionale di Catania Nello Musumeci, nel 1996 è stato promosso e finanziato per alcuni anni, un premio provinciale per le scuole di Catania al fine di promuovere la cultura della donazione e sono stati pubblicati per tre anni in appositi cataloghi i lavori letterari e artistici degli studenti premiati.

 

La sensibilità pedagogica di alcuni docenti e la preziosa collaborazione dei volontari dell’AIDO e dei medici anestesisti e chirurghi, è stato possibile svolgere nelle scuole degli incontri informativi, arricchiti anche dalla testimonianza diretta di alcuni trapiantati, tantissimi ragazzi hanno preso conoscenza e coscienza del problema della donazione del sangue e degli organi e appena possibile, hanno dichiarato la disponibilità a donare gli organi.

Una delle tante positive testimonianze l’ha data Silvio Brancalion dell’Istituto professionale “Olivetti” di Catania, il quale, affetto da distrofia muscolare tipo Duchenne, avendo assistito con particolare attenzione e interesse agli incontri di preparazione al concorso Nicholas, ha recepito in pieno la lezione e all’età di 19, avendo dichiarato di voler donare gli organi è stato possibile effettuare il trapianto della cornea, ed ancora oggi un cittadino siciliano vede “con gli occhi di Silvio”.

Nel 2013 il concorso era stato cancellato dai finanziamenti e dopo cinque anni, grazie anche alla sensibilità e all’interessamento del presidente Musumeci,; dell’Assessore Lagalla ed in particolare dell’On. Gianina Ciancio il concorso per il 2018 è stato inserito nel bilancio regionale ed è stato approvato all’unanimità da tutti i parlamentari, consentendo di inviare il bando a tutte le scuole della regione e tramite la Direzione regionale sono state assegnate le somme agli uffici scolastici territoriali per promuovere il concorso “Nicholas Green”

La cultura del dono è uno degli aspetti dell’educazione civica che la scuola ha il compito e il dovere di insegnare e far vivere agli studenti, aiutandoli a modificare i comportamenti e quindi il modo di pensare e sentire lo Stato, la società, le relazioni umane e quindi agire in maniera coerente e responsabile.

 

L’ALBERO DI NICHOLAS alla scuola PARINI di Catania

 

Trasferito da Motta S Anastasia alla scuola “Giuseppe Parini” di Catania nell’anno 2000, con l’avvio dell’autonomia scolastica è stato solennemente intitolato a Nicholas l’auditorium dell’Istituto ad indirizzo musicale ed in tutte le manifestazioni culturali è stato sempre ricordato il messaggio del piccolo eroe.

L’artistico quadro, realizzato dalla pittrice Anna Bonomo, è immagine eloquente di serenità e di impegno civico per tutti gli ospiti.

Nel 2002, alla presenza di Mister Green e di alcuni portatori degli organi di Nicholas, viene piantato nel cordiale un verde alloro: l’albero di Nicholas, costante monito e messaggio di solidarietà e di impegno civico per tutti gli studenti.

La scuola Parini ha promosso e organizzato per diversi anni la cerimonia di premiazione dei vincitori del concorso Nicholas, esponendo le originali creazioni artistiche prodotte dagli studenti.

 

INCONTRO TRA FAMILIARI DEI DONATORI E I TRAPIANTATI

 

L’esperienza vissuta da Mister Green, il quale ha incontrato e conosciuto i trapiantati destinatari dei sette organi del piccolo Nicholas è risultata positiva e negli Stati Uniti, decine di migliaia di persone e riceventi hanno comunicato gli uni con gli altri, per la maggior parte via lettera e in una minoranza di casi incontrandosi di persona, facendo registrare un positivo benessere tra la stragrande maggioranza di queste famiglie. Tutto ciò in Italia appariva come un tabù.

Un gruppo di parlamentari a Roma ha presentato una proposta di legge per permettere alle due parti di contattarsi sotto condizioni stabilite dalle autorità sanitarie, alla stregua della prassi adottata in America.

Grazie anche al tenace impegno di Mister Reginald Green con la collaborazione di Andrea Scarabelli, il Ministero della Salute ed il Comitato Nazionale di Bioetica, si sono dichiarati favorevoli alle comunicazioni fra le due parti, sotto condizioni stabilite dal servizio sanitario. Anche questo traguardo raggiunto nel corso dei 30 anni, è un dono di Nicholas ed è stato raggiunto anche grazie alla raccolta di oltre 50.000 firme, operata da Marco Galbiati di Lecco, anch’egli papà che ha donato gli organi del figlio.

 

REPARTO DI RIANIMAZIONE DEL POLICLINICO DI MESSINA

 

In occasione del 25° anniversario della morte nel settembre del 2019, è stato inaugurato, il nuovo reparto di rianimazione del Policlinico di Messina ed è stato intitolato al piccolo Nicholas.

Insieme alle Autorità cittadine e accademiche hanno partecipato all’evento i genitori di Nicholas i quali, commossi hanno rivissuto e ricordato la tragedia di 25 anni fa ed hanno rinnovato con il loro esempio la lezione di civiltà e di generosità nel diffondere la cultura della donazione.

La pittrice Anna Bonomo, catanese residente a Milano, ha donato al reparto il dipinto che raffigura un bimbo sorridente con sullo sfondo la Madonnina del porto, quasi per dare forza e coraggio a tutti i pazienti nel difficile e delicato momento per la loro salute.

 

 

 

 

 

 

 

AMBASCIATA DEL DONO

 

Nel ricordo di Nicholas per iniziativa dei Ragazzi Sindaci, nell’ambito del Parlamento Internazionale della legalità, è stata promossa l’Ambasciata del dono, Un segno connotativo del progetto didattico del Consiglio Comunale dei Ragazzi, che impegna i ragazzi sindaci, assessori, consiglieri   a mettersi a servizio della “scuola-piccola città” e ad essere un dono per la Comunità scolastica e cittadina.

 

Lodevole l’esempio dei genitori di Alessandro Giani, sindaco dei ragazzi di Cassano Magnago (Varese), i quali, a seguito dell’incidente del figlio caduto nel foro di una cartiera, dopo che i medici hanno dichiarato la morte cerebrale, in un gesto di grande generosità, hanno autorizzato l’espianto degli organi e sette pazienti che vivono grazie agli organi di Alessandro.

La cerimonia ha avuto luogo il 1° ottobre 2019 presso il Policlinico “Gaetano Martino” nell’aula magna dell’Università di Messina, con la partecipazione della delegazione regionale dei Ragazzi sindaci e delle scuole medie e superiori di Messina. Una vera ed incisiva lezione di Educazione Civica.

            La cultura del dono è uno degli aspetti dell’Educazione civica che la scuola ha il compito e il dovere di insegnare agli studenti, aiutandoli a modificare i comportamenti e quindi il modo di pensare e sentire lo Stato, la società, le relazioni umane e quindi agire in maniera coerente e responsabile.

 

CONVEGNI INTERNAZIONALI E MOSTRA ARTISTICA “Donarte”

 

L’effetto Nicholas” così com’è stato salutato dai mass media, ha promosso una rapida crescita delle donazioni

Oggi la diffusione della cultura del trapianto di organi continua e si espande, come documentano, anche, gli atti dei due convegni internazionali promossi e coordinati dalla Prof.ssa Anna Teresa Mazzeo, direttore del Servizio di anestesia dell’Università di Messina.

Medici e scienziati provenienti dagli USA, Brasile, India, Cina, Giappone, Ghana, Regno Unito, Spagna, Svizzera, e dalle Università e dai “Centri trapianti” di Milano, Torino, Padova, Venezia, Treviso, Modena, Roma, Sassari, Palermo, Messina e Catania, hanno descritto il positivo incremento e la diffusione della cultura della donazione degli organi nei vari Paesi del mondo.

Lo scorso anno per la prima volta le donazioni di organi hanno superato quota duemila, attestandosi a 2.042 (+11,6%), e nel corso dell’anno sono stati realizzati ben 4.462 trapianti di organi, 586 in più rispetto al 2022 (+15,1%). È questo un grande risultato e ’Italia che prima era il fanalino di coda dell’Europa occidentale, ora occupa il secondo posto –

Nella mostra artistica “Donarte” che l’Università di Messina promuove, giunta alla terza edizione le opere artistiche e letterarie che vengono presentate e premiate testimoniano la sensibilità dei pittori, dei poeti e degli scrittori che presentano in maniera creativa il messaggio della donazione.

La cultura del dono e del trapianto degli organi, anche grazie alla lodevole promozione dell’Aido, e ai progressi della scienza medica, comincia a modificare comportamenti e modi di pensare dei cittadini, a partire dai giovani, nella consapevolezza di poter continuare a fare del bene degli altri, anche dopo la morte.

Donare un organo non è un togliere qualcosa a qualcuno, ma consentire a persone ammalate di vivere meglio, utilizzando organi che rimarrebbero inerti e improduttivi.

Io dono, tu doni….essi vivono”  non è solo uno slogan, ma resta un monito costante e incisivo per la formazione integrale dei giovani e la maturazione del senso civico di tutti i cittadini.

 

Giuseppe Adernò




Il sorriso di Nicholas Green

 30 anni fa la tragedia del piccolo Nicholas e il grande dono

 Il sorriso di Nicholas Green

CONCORSO Donarte 2024 a Messina – Visita dei coniugi Green

 

            “Un popolo che perde la memoria del passato non ha futuro”. Sono trascorsi 30 anni dal tragico incidente che colpì Nicholas Green, il bimbo americano ucciso mentre era in vacanza in Italia lungo l’autostrada Salerno Reggio Calabria. L’auto sulla quale viaggiavano era diretta in Sicilia ed è stata scambiata per quella di un porta valori e nel corso del tragitto è stata bersaglio di sparatoria che ha costretto Mister Green a correre verso l’ospedale di Messina, vedendo il suo piccolo colpito nel sonno.

            La spontanea risposta degli affranti genitori ai medici dell’ospedale di Messina che comunicavano la morte cerebrale del piccolo: “trapiantate i suoi organi”, ha commosso l’Italia e ha determinato un vero effetto Nicholas che ha segnato un forte sviluppo alla diffusione della cultura della donazione degli organi.

            I genitori del piccolo Nicholas, che torneranno a Messina il 29 settembre, hanno dato una lezione di civiltà al mondo intero autorizzando l’espianto di ben sette organi che hanno dato vita a sette giovani italiani di Messina, Siracusa, Bari, Roma, i quali hanno beneficiato degli organi del piccolo Nicholas ed hanno così continuato a svolgere una vita normale. I suoi organi sarebbero rimasti inerti e inattivi e invece hanno continuato a vivere e durare nel tempo.

            Il suo piccolo cuore di bambino buono e bello ha pulsato ancora per altri 23 anni restituendo una vita normale ad Andrea Mongiardo è morto a 37 anni, nel 2016.

            Gli altri sei organi sono ancora oggi vivi nei trapiantati ed una di queste, Maria Pia Pedalà, è diventata mamma ed ha dato al figlio, nato dopo il trapianto, il nome di “Nicholas”.

            Nel corso di questi 30 anni a Nicholas sono state intitolate aule, teatri, vie, scuole, fondazioni, sono stati banditi concorsi regionali e provinciali per stimolare tra gli studenti l’attenzione alla cultura della donazione degli organi e dei tessuti, grazie alla cooperazione dei volontari dell’Aido.

            Nelle scuole si rinnova ogni anno il Concorso “Nicholas Green” e grazie alla sensibilità dei docenti, tanti ragazzi prendono conoscenza e coscienza del problema della donazione del sangue e degli organi.

            L’Università di Messina, con il coordinamento della prof.ssa Anna Teresa Mazzeo, da alcuni anni promuove un convegno internazionale con la partecipazione di studiosi degli USA, Cina, India, Ghana, Brasile, Regno Unito, Spagna, Svizzera, e con il concorso “Donarte 2024” pittori, scultori, fotografi, poeti, sono invitati a comunicare in modo creativo la cultura della donazione.

             In occasione del 25° anniversario, la pittrice Anna Bonomo, catanese residente a Milano, ha donato al reparto di rianimazione del Policlinico di Messina, intitolato a Nicholas, il dipinto che raffigura un bimbo sorridente con sullo sfondo la Madonnina del porto, quasi per dare forza e coraggio a tutti i pazienti del reparto nel difficile e delicato momento per la loro salute.

 

Giuseppe Adernò

 

 

 




FESTIVAL REGIONALE DI TEATRO IN CARCERE MACERATA

 

Seconda edizione del progetto del Garante regionale dei diritti della persona delle Marche, realizzato in collaborazione con il Comune di Macerata ed attuato grazie allAssociazione Culturale Aenigma”. Liniziativa conclusiva, suddivisa in due momenti, venerdì 27 settembre a Macerata.

 

Si terrà a Macerata, venerdì 27 settembre, l’evento conclusivo del progetto “Secondo Festival regionale di Teatro in carcere nelle Marche”, realizzato dall’Ufficio del Garante regionale dei diritti della persona delle Marche, in collaborazione con il Comune di Macerata ed attuato concretamente dall’Associazione Culturale Cittadina Universitaria “Aenigma APS”, capofila del Coordinamento Regionale Teatro in Carcere Marche.

L’obiettivo del Festival, giunto alla seconda edizione dopo l’esperienza del 2022 che ha coinvolto il Comune di Pesaro, è quello di mettere a frutto il lavoro svolto nei laboratori teatrali attivi presso gli Istituti penitenziari marchigiani, puntando al potenziale altamente rieducativo delle arti sceniche nei confronti dei detenuti.

La giornata del 27 settembre si dividerà in due momenti distinti, il primo, a partire dalle 15, presso l’Auditorium della Biblioteca Comunale Mozzi Borgetti, con una Tavola rotonda dal titolo “Teatro e diritti” con i protagonisti delle esperienze attive nei sei Istituti penitenziari marchigiani e la proiezione di un video sugli spettacoli teatrali realizzati in quattro di essi dal 21 al 25 maggio 2024 alla presenza anche di studenti di Istituti scolastici delle Marche. In serata, dalle ore 21, al Teatro Lauro Rossi, lo spettacolo “La Commedia dell’arte negli scenari di Casamarciano” messa in scena dalla Compagnia Controvento della Casa circondariale di Pesaro e Teatro Universitario Aenigma di Urbino, ispirata a due canovacci originali del Seicento.

La Tavola rotonda del pomeriggio, moderata da Vito Minoia, docente dell’Università di Urbino Carlo Bo e Presidente del Coordinamento Nazionale Teatro in Carcere, vedrà tra i protagonisti Giancarlo Giulianelli, Garante regionale dei diritti della persona delle Marche.

“Il progetto – sottolinea Giulianelli – contribuisce a perseguire l’obiettivo che mi sono dato: impegnarmi per abbattere il muro di separazione tra comunità civile e comunità carcerarie. In questo caso ciò avviene attraverso la condivisione di un’esperienza teatrale che ha il potere di mettere in contatto il dentro ed il fuori delle “mura” (detenuti con studenti, associazioni, volontari, cittadini tutti) e di diffondere una cultura del rispetto e del contrasto di ogni tipo di discriminazione”.

Il vice sindaco della Città di Macerata e assessore alle Politiche Sociali e Pari Opportunità, Francesca D’Alessandro ha sottolineato, inoltre: “Macerata ha l’obiettivo di essere sempre più una città inclusiva per tutte quelle che sono le fragilità sociali e quindi anche il reinserimento di chi ha avuto percorsi di vita complicati e difficili. L’obiettivo del progetto è puntare a una riabilitazione anche attraverso l’ausilio dell’arte che rappresenta un importante contributo nella costruzione di una comunità più solida e solidale”.

 




I rapporti sociali nell’interpretazione del liberalismo e del marxismo

COLLABORAZIONE SOCIALE

La società nasce per attuare il bene comune e per impedire i contrasti e le mutue lesioni che scaturiscono dall’egoismo individuale e dai particolarismi di gruppo.

Essa ha come primo compito, negativo se si vuole o removens prohibens, la salvaguardia del diritto e della libertà di ciascuno, ma ancor più ha un compito positivo, che consiste nel favorire le libertà individuali con ogni disposizione atta a promuovere la collaborazione e la cooperazione per rendere ognuno “sufficiente a se stesso”, come diceva San Tommaso, col proteggere, sostenere, coordinare, integrare e, qualora ve ne sia bisogno, supplire l’opera individuale dei propri membri.

Su questo punto vi è un consenso unanime, qualunque sia la concezione della natura umana – pessimistica o ottimistica – e della sua espansione sociale, che si ha nelle varie scuole o ideologie. E’ difficile non ammettere, con Aristotele, che il fine della società civile e dello Stato consiste nella cura della pubblica utilità, nel bene comune, che permette a ciascuno, secondo le sue legittime esigenze, di vivere bene e felicemente.

Il dissenso nasce invece intorno al modo di svolgersi nel dinamismo sociale: lotta o cooperazione pacifica tra i gruppi e le classi che si formano nella società secondo gli interessi diversi?

Se questi interessi sono necessariamente contrapposti, è difficile sfuggire a una dialettica di intesi, urti, conflitti; ma quella necessità non è ineludibile, se gli interessi sono tra loro componibili e soprattutto se si stabilisce una reale subordinazione e convergenza al bene comune.

In realtà nel mondo moderno si sono acuiti i conflitti tra i gruppi di interessi che si sono formati in seguito alla duplice rivoluzione dei secoli XVIII-XIX, politica e industriale, in una situazione caratterizzata da uno stato di inferiorità economica e sociale del mondo del lavoro di fronte a quello del capitale; situazione creatasi soprattutto a causa dell’ideologia e della pratica politica del liberalismo, cui il principio chiave era il “laissez faire”, ossia l’assoluta libertà di azione, iniziativa, arricchimento per tutti senza controlli e pianificazioni sociali, quindi, praticamente, a vantaggio dei più forti, dei più fortunati, a volte dei più disonesti.

Senza dubbio il liberalismo ha una sua spiegazione storico-sociologica, in quel periodo di trasformazione aperto con la rivoluzione industriale, che esigeva un immediato impiego di capacità umane e di mezzi finanziari, mentre la società non disponeva di strumenti organizzativi e giuridici per guidare il processo evolutivo. Mancava pure un senso diffuso del bene comune, anche per l’eclissi subita dallo spirito cristiano che, in altre forme, aveva creato e animato la comunità medioevale.

In tale situazione si innesta il marxismo, che vi sovrappone elementi arbitrari derivanti dalla sua concezione materialista della storia, secondo la quale la produzione, e con essa lo scambio delle merci prodotte, è la base di ordinamenti sociali diversi secondo i diversi modi in cui la produzione e la distribuzione si effettuano. Le classi sociali derivano dal modo capitalista di determinare il processo economico, con la formazione, da una parte, di ingenti capitali, accantonati in poche mani e in via di una sempre maggiore concentrazione, e dall’altra di un proletariato, ossia di una classe di nullatenenti, che non possedendo i mezzi di lavoro e di produzione (capitale) sono costretti ad alienare il loro lavoro e quindi se stessi, in una forma moderna di servaggio, a vantaggio della classe capitalista che compra il loro lavoro pagando a basso prezzo i vantaggi che ne ricava per la posizione di forza e di privilegio in cui si trova. Di qui, inesorabilmente, il contrasto, l’odio, la lotta tra le due classi.

La realtà della condizione umana

Tale concezione non è basata su leggi ed esigenze essenziali della natura umana, ma su di una certa interpretazione di fatti storici, su di un giudizio assiologico secondo il quale la storia di ogni società sinora esistita deve – in quanto presenta in varie forme l’antagonismo tra una minoranza dominante e una minoranza dominata – venire considerata come regime di sfruttamento della maggioranza da parte della minoranza, e quindi di alienazione dell’essenza umana negli sfruttati ad opera di coloro che, nel mondo moderno, privano il proprietario del frutto del suo lavoro.

Ma i fatti storici, qualunque sia il giudizio da pronunciare su di essi, vanno inquadrati in una metafisica dell’uomo e della società, che purtroppo il marxismo rifiuta a priori, proprio per non trovarvi il principio di scardinamento della propria ideologia e di annullamento della sua efficienza pratica.

Ma all’uomo bisogna sempre tornare: alla sua ragione, ai suoi sentimenti più autentici, al moto istintivo della sua natura.

Ora se l’analisi del suo comportamento può attestare la frequenza della lotta; quella della realtà più intima e vera ci dice che vi è nella natura umana una fondamentale tendenza all’amore, alla fraternità, e alla pace. La radice metafisica di tale tendenza è nella legge per cui nessun essere tende a distruggere se stesso; così non vi tende la persona umana, nè la società, che è una comunione di persone: come dice il Vangelo, “ogni regno diviso in se stesso sarà devastato ed ogni città divisa contro se stessa non potrà reggere” (Mt. 12, 25).

Per la società non vi è consistenza senza l’unità di fondo, riflesso della stessa unità della natura umana. Solo su quella piattaforma è possibile aprire un largo spazio alla libera disputa e competizione, che allora non mina ma rafforza la comunione: quella che San Tommaso chiamava la concordia, dimensione profonda della pace, la quale ammette la diversità delle opinioni e la libertà delle scelte senza compromettere la l’unità intorno ai beni principali.

Ma tutto dipende dalla metafisica che si segue e si mette a base della propria ideologia.

Nella metafisica Hegeliana-marxista-leninista, l’essere si risolve in un movimento dialettico, in un divenire contraddittorio, che procede per antitesi, urti, eliminazioni, da cui è caratterizzata anche l’ente storico, il divenire sociale. Il divenire, anzi prevale sull’essere; il moto sul suo principio.

La metafisica classica e cristiana è caratterizzata invece da una triplice affermazione di base: a) il primato dell’essere sul divenire; b) la dinamica dell’essere che tende e s’apre nell’agire; c) il finalismo dell’essere che nell’agire tende alla perfezione come totale realizzazione di sè. In questo quadro metafisico si inserisce la realtà sociale, come complesso di relazioni tendenti alla realizzazione della comune perfezione – il bene comune – secondo la postulazione della natura che nel suo dinamismo operativo rispecchia l’esigenza unitaria dell’essere.

Rilevamenti del comportamento umano

La metafisica dell’unità e della pace come base della socialità prende l’avvio dall’osservazione dei fenomeni espressivi delle più genuine tendenze umane nella convivenza, dove il moto più istintivo e connaturale agli uomini è di aiutarsi a vicenda, volersi bene, collaborare, di stringere amicizia. L’asocialità è un fenomeno patologico.

E’ vero però che, di fatto, alla collaborazione, all’amore, alla comunione, si accompagna nell’uomo l’egoismo che fa nascere i contrasti inter-individuali e lede in radice l’unità e l’organicità della società. E’ un dato di fatto da cui non si può prescindere, ma che non giustifica l’assunzione della lotta come principio di base nella metafisica e nell’etica della società. Così la lotta di classe può essere imposta in determinate condizioni storiche, ma è indebitamente assunta come criterio di interpretazione della storia e canone metodologico per l’azione. Vuol dire che dinanzi al dualismo immanente alla natura storica dell’uomo, sempre conteso tra il demone dell’egoismo e l’angelo dell’amore, si farà appello a un superiore intervento risolutivo e salvifico: è il senso della redenzione operata da Cristo, che si riflette nel Cristianesimo come messaggio e come operazione storica di umana solidarietà. Anche a lume di storia appare questo valore redentivo del Cristianesimo per cui l’uomo ritrova l’unità interiore e opera nel mondo per il ristabilimento della comunione sociale perduta con il peccato.

Di questa unità esiste una capacità naturale che si rileva dalla solidarietà degli uomini nelle tendenze fondamentali, nei bisogni, nel male e nel bene, nell’anelito alla salvezza, nella connaturale socialità.

Quando l’unità soprannaturale si attui, dalla sfera religiosa e mistica la nuova forza della solidarietà irradia un senso unitario in tutti i campi del vivere umano, quasi per riportare il mondo al regno dell’innocenza originale, che nei rapporti sociali avrebbe dovuto essere caratterizzato dalla comunione dei pensieri e delle volontà intorno al bene essenziale dell’uomo, a cui ogni altra considerazione e azione doveva essere subordinata. Anche i miti dell’età dell’oro (rimpianto di ere passate), in sogni utopistici (ipotesi di un paese ideale presente) e le aspirazioni millenaristiche (collocamento della società nel futuro), riflettono in sè questo atteggiamento essenziale dello spirito umano. Lo stesso comunismo, almeno all’inizio, si presentò nel mondo con questa carica ideale di un novo millenarismo: la quinta età, quella del nuovo umanesimo, dell’uomo libero e felice.

La legge del solidarismo

In rispondenza delle istanze e le leggi più genuine della natura umana, si può formulare una dottrina della società (se non proprio un’ideologia, sempre un po’ mitica), che si può nominare solidarismo, in cui massimamente si affermano i valori di unità, coordinamento, organicità, collaborazione nella vita sociale. L’uomo come persona, secondo tale sistema, che vuol superare sia l’individualismo che il collettivismo (entrambi viziati di materialismo, e quindi mortificanti per lo spirito umano), torna a essere il primo soggetto della vita sociale, il portatore e creatore di valori nell’ordinamento funzionale relativo alle finalità temporali ed eterne nella comunità e società di cui fa parte.

E’ chiaro che tutte le cosiddette attività sociali e tutte le istituzioni da cui vengono canalizzate e servite, prendono un senso nuovo e un giusto posto nel quadro della solidarietà.

Non potranno essere lasciate a se stesse le attività sociali, anche se resterà sempre inviolata la sfera della libera attività individuale, che non può essere oggetto di coordinamento sociale, ma solo di promozione, di aiuto, di protezione; e ancor meno si svolgeranno indipendentemente da ogni ordine e programma le attività degli agenti sociali, siano essi individui (ad esempio dirigenti) o gruppi e classi che hanno un peso nella società in ordine al bene comune. Il solidarismo esige il massimo di unità nel massimo di libertà.

Sarà compito della società e del suo principio unificatore, l’autorità, inculcare nei cittadini i principi della solidarietà e della collaborazione, di ispirarvi le leggi e fondarvi la stessa costituzione dello Stato, e di promuovere, coordinare, disciplinare le attività sociali nel rispetto di quelle esigenze fondamentali, che sono le basi ideali del solidarismo: libertà della persona umana e bene comune.

Don Walter Trovato