“Grazie Big Brother”, l’eterna attualità di Orwell in due nuove riedizioni

Gribaudo celebra l’attualità dei due capolavori di Orwell, “1984” e “La Fattoria Degli Animali”, affidandone la curatela dell’Edizione “Luxury” a Paolo Borzacchiello.  

Ed è proprio Borzacchiello, linguista, ricercatore scientifico ed esperto di interazioni umane, a impreziosire i due libri con letture critiche a mo’ di prefazione e riflessioni finali a suggellarne il Valore universale, senza tempo.

Le due opere distopiche – pubblicate per la prima volta nel 1945 e nel 1948 – nate come satira del regime totalitario di Stalin, sembrano trascendere il tempo e lo spazio fino a raggiungere oggi chi è pronto a ingerire la “pillola rossa” che, come nel film Matrix, dà inizio all’avventuroso viaggio che lo porterà a conoscere la Verità. 

Libri o scuola?

L’Autore de “La Parola Magica” ci offre un’originale, incantevole chiave di lettura.

“1984”, incorniciato dalle parole di Paolo Borzacchiello, diventa un vero e proprio “Corso di Creazione della realtà”!

Analogamente, “La Fattoria degli Animali” si trasforma in un “… immaginario corso di formazione dedicato alla persuasione, tenuto dagli animali che abitano la fattoria, per imparare tutti i segreti che ci possono essere utili sia quando si tratta di persuadere gli altri, sia quando si tratta di evitare che siano gli altri a menarci per il naso.” (Dalla prefazione de “La Fattoria degli Animali”)

La parola al Curatore

Raggiungo Paolo Borzacchiello (Curatore) per una breve intervista sui due nuovi Orwell, tradotti da Franca Cavagnoli e impreziositi dalle illustrazioni di Marco Galli (1984”) e di Resli Tale (La Fattoria Degli Animali”).

Chi ha avuto l’idea di affidarti la cura dei nuovi Orwell e perché? 

P. B.: “L’editore Gribaudo mi ha chiesto la lettura critica di Orwell perché sa che ho un approccio molto rigoroso e scientifico sia al tema dell’intelligenza linguistica, sia al tema delle interazioni umane. Poiché ho già pubblicato con loro alcuni libri di successo, hanno pensato che Orwell fosse materia per me. Anche perché mi occupo spesso di commentare i politici … e soprattutto ‘La Fattoria Degli Animali’ sembra la descrizione di quel che è successo negli ultimi anni in Italia …”

“In che modo, a tuo avviso, il Messaggio di questo libro è attuale?” 

P. B.: La Fattoria Degli Animali, così come 1984, sono ormai libri di cronaca. Viviamo in un mondo in cui la libertà di parola è fortemente limitata, pena l’espulsione dai social o le aggressioni verbali tramite social.

In più viviamo in un’epoca in cui i privilegi politici sono sempre e comunque all’ordine del giorno, anche per chi li criticava e li voleva combattere. Il sistema vince sempre, a quanto pare. E Orwell lo sapeva”.

Quali sono, a tuo parere, le differenze e le similitudini fra le strategie di propaganda di ieri e quelle di oggi, fra le tecniche di manipolazione e persuasione di allora e dell’epoca attuale?

P. B.: Esattamente sempre le stesse. I regimi totalitari hanno basato il loro successo sulla ripetizione di concetti chiave, ripetuti a pappagallo da tutti. Oggi capita lo stesso, con i copia e incolla dei post sui social. La differenza vera è la rapidità con cui si diffondono messaggi e notizie. Poi, ora come allora, abbiamo qualcuno che ci dice cosa dire e cosa no, chi è buono e chi è cattivo. Sempre la stessa storia. Vestita meglio.

Ogni animale del romanzo rappresenta un personaggio del regime totalitario staliniano. Quali attori dellattuale scenario politico-sanitario potrebbero nascondersi, a tuo avviso, sotto il velo allegorico degli animali della fattoria?
In altre parole: quali personaggi sceglieresti (in Italia o nel mondo) per impersonare Vecchio Maggiore, Napoleon, Palla di Neve, Clarinetto, Beniamino e Boxer?
 

P. B.: “Preferisco glissare su questa domanda e lasciare che il lettore si diverta a fare questa identificazione. Dico solo, come stimolo, che leggendo le vicende di Napoleon che stigmatizza i comportamenti umani e poi li assume tutti, uno dopo l’altro, mi viene in mente un certo Ministro che disprezzava le auto blu prima di essere eletto e poi ha immediatamente iniziato a usarle … Dalle foto in metropolitana, insomma, a quelle sui macchinoni.” 

Qual è secondo te il Messaggio attualizzato della ‘Fattoria’, in un aforisma?

P. B.: “Mi viene in mente il concetto di ‘parlare bene e razzolare male’. Razzolare, appunto.”

… E il Messaggio che, trascendendo le attuali polarizzazioni delle masse, potrebbe risultare vincente nel rendere lEssere Umano consapevole del proprio ruolo nella creazione di un mondo nuovo e libero?

P. B.: “Penso che il messaggio sia ‘Sei le parole che usi, diventi le parole che scegli’. Al quale aggiungo: ‘Più parole hai, più libero sei’”. 

Qual è per te il Valore chiave per uscire dalla ‘Fattoria’ una volta per tutte (ammesso che sia possibile che il ciclo non abbia più a ripetersi?)

P. B.: “‘Conoscenza’. Se noi impariamo a capire come funziona davvero la manipolazione delle persone attraverso il linguaggio e il comportamento, allora possiamo liberarci dal giogo.”

Morale …

A quanto pare, chi non ha appreso la Lezione la ripete.

Lezione magistralmente riassunta dal curatore nelle ultime righe della sua lettura critica a “1984”: “Credo che questa sia, alla fine, la lezione più importante che vuole offrirci Big Brother: con calma, con le parole giuste e con un podi pazienza, possiamo ottenere tutto quello che desideriamo … Pretendiamo tutto. Big Brother ci insegna che lo possiamo avere. Che il lieto fine esiste. Che tutto è possibile. Grazie, Big Brother.”

[youtube https://www.youtube.com/watch?v=Om9c-RXIwQ8?feature=oembed&w=640&h=360]

http://https://betapress.it/la-conoscenza-rende-liberi/

http://https://www.thesocialpost.it/2021/06/07/censura-dei-follower-istagram-facebook-paolo-borzacchiello-la-parola-magica/




“Nasce l’inno alla libertà di essere sé stessi e, nella verità, imparare ad amarsi e ad amare”

Il 19 novembre alle ore 12:00 (ora Italiana), uscirà sui canali social dell’Artista il nuovo singolo del cantautore italo spagnolo Fabio Gómez: “Let Me Be”.

Reduce dal successo di “Over”, nella versione ispanica “Siempre”, L’Artista corona il suo sogno americano nel bel mezzo dell’anno più sfidante della nostra storia: il 2020.

È nel 2020, infatti, che il suo lungo e paziente percorso evolutivo comincia a dare i suoi frutti. 

Il suo percorso artistico inizia mentre è giovanissimo, a Lugano, nel coro gospel “Amazing Grace”. 

La tappa successiva è Chicago, dove approfondisce le tecniche di canto.

Nel 2010 arriva il Festival di Sanremo.

Il suo primo album in Italiano, “Niente è Impossibile”, nasce dall’incontro dell’Autore con Piero Cassano (Matia Bazar), Fabio Perversi, Lele Melotti (batterista di Enzo Jannacci, Paolo Conte, Claudio Baglioni, Vasco Rossi), Ludovico Vagnone (chitarrista di Laura Pausini, Zucchero, Andrea Bocelli) e Red Canzian dei Pooh.

Successivamente Fabio Gómez incontra Marco Zangirolami, Peggy Johnson e Mila Ortiz, con cui lavorano a “Over”.

Abbiamo chiesto a Fabio Gómez di raccontarci qualcosa di sé e del suo nuovo singolo “Let Me Be”.

Chi o che cosa ti ha spinto a comporre la canzone “Let Me Be”? Un incontro? Un evento?

“Il brano è arrivato tre anni fa in un momento cruciale della mia vita. Non mi sentivo più libero di esprimermi, né capace di creare un valore aggiunto a livello artistico.

In quel momento i miei pensieri e i miei sentimenti mi portavano a evadere, a cercare una strada alternativa, una via d’uscita alla situazione di stallo che stavo vivendo. 

Volevo realizzare i miei Progetti a livello internazionale, cantare in Inglese e in Spagnolo (la sua seconda lingua madre n.d.a.).

Sentivo l’esigenza di appartarmi e di creare la ‘mia’ musica.

Un giorno, col mio pianista Stefano Sposetti, abbiamo iniziato a scrivere tantissime canzoni. Tra queste c’era anche ‘Liberami’, una ballad in tre tempi, piano e voce. Tre anni di incubazione ed è nata ‘Let Me Be’.”

Qual è il messaggio della canzone?

“In questa canzone dò voce al desiderio di riprendermi la vita, la carriera e realizzare me stesso, superando i confini che mi stanno stretti per costruire qualcosa di mio. Anche se è rischioso, rinuncio alla falsa sicurezza di un cliché per esprimere chi sono. A qualsiasi costo. Solo così potrò essere libero. Solo così potrò amare davvero.” 

E con l’amore di coppia, come la mettiamo? 

“Nei rapporti sentimentali accade spesso che ci si innamori delle proprie aspettative, più che della vera identità dell’altro. E viceversa. L’amore diventa così un’esperienza vissuta in trance ipnotica. Nessuno dei due è veramente se stesso. Nessuno dei due osa superare le dimensioni del proprio ristretto campo visivo. La Verità libera gli innamorati, consente loro di esprimersi al meglio e di vivere il rapporto come un reciproco arricchimento, non come un tarparsi le ali a vicenda.”

Dov’è la verità, per te, ammesso che esista una Verità assoluta?

“Non credo esista una verità assoluta. Esistono punti di vista e pareri, a volte diametralmente opposti. ‘Let Me Be’ ci sfida a cercare la Verità nell’unico posto in cui può essere trovata: in noi stessi, nei nostri gesti, negli accadimenti, nelle scelte che facciamo ogni giorno. Non nel mondo virtuale che la tecnologia ci offre ma nel vivere in presenza, nel condividere i nostri chiaroscuri, nel nostro essere, semplicemente, Umani.”

Come si inserisce “Let Me Be”, dal punto di vista stilistico, nel tuo percorso evolutivo?

“Negli anni sono passato dal pop contaminato al Pop-Swag, sfociando nell’Elettro Dance Music, con escursioni nel Chillout Smooth Jazz.

Il genere di ‘Let Me Be’ è Elettro/Pop/Dance. La prima stesura prevedeva solamente piano e voce a tre tempi: la classica ballad. A tre anni di distanza, eccola nella sua versione definitiva, con un ritmo a 4/4 stile dance e l’aggiunta di Synth e Keyboards anni ’80 ispirate da Van Halen e da gruppi rock come i Journey.

Una spolverata di latino con le conga, le ‘Millenium Hoop’ – ‘vocine’ campionate e trattate come suoni – e il gioco è fatto.”

Un pensiero per concludere in bellezza il nostro incontro? 

“Nel brusio di sottofondo di parole e melodie che passano alla radio, ‘Let Me Be’ si fa sentire come un monito: ‘Svegliati, Uomo, dal tuo torpore ipnotico, dal sogno che ti è stato imposto e non è tuo. Risvegliati a Chi sei e scoprirai di essere libero.”




Milano Games Week 2021

Il ritorno alla Milano Games Week 2021 beh… è stata una delusione… siamo onesti, dopo due anni di nulla e in concomitanza con il Cartoomincs…l’evento non è stato un granché…

La fiera era un concentrato di E-sport e visori VAR con Streamer e influencers vari all’interno dei padiglioni, magari per i più passionati di questi generi si saranno divertiti; ma per la mia personale considerazione in questa edizione, mancavano semplicemente una cosa… i videogiochi.

 

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il primo chip di Intel
anni 90
anni 2000
oggi

Precedente
Successivo

Certo, per motivi sanitari molte case non si sono presentate e infatti si è sentita la mancanza di Xbox o di playstation (ad esempio) e quelle case che c’erano erano piccole ed ammassate con code chilometriche, per non parlare delle mancanze di anteprime, ormai disponibili tutte online

Con la mancanza delle case Tripla A, gli sviluppatori indipendenti sono riusciti a farsi notare come per Racoonie: legend of the spirits un gioco ispirato a Zelda, semplice, molto fiabesco e ambizioso.

Nel suo piccolo intel ha esposto la crescita delle camerette dagli anni 90 fino ad oggi, mostrando com’è cambiato l’importanza del computer da semplice dispositivo di lavoro a strumento d’arredo.

E in quasi tutti gli altri stand alla games week mostravano solo l’importanza dello streaming.

In sostanza quest’anno è stata una delusione su tutti i fronti. Tant’è che molta gente a metà giornata tornava già alla propria casa.

Gamesweek no… direi che quest’anno è stato uno stream week.

[youtube https://www.youtube.com/watch?v=fR97bRQDjAs&w=640&h=360]

Un piccolo, ma coraggioso avventuriero che viaggia attraverso Everland per raccogliere le benedizioni dei quattro grandi spiriti.

Ispirato ai giochi di Zelda, Racoonie è un’avventura colorata in un mondo pieno di simpatici animali parlanti, enigmi da risolvere, nemici da sconfiggere e trasformazioni da sbloccare!

Il gioco è ancora in lavorazione

[youtube https://www.youtube.com/watch?v=YRep5WuCdM4&w=640&h=360]



Il diritto di non esibire il Green Pass – Il ricorso, APERTO A TUTTI E GRATUITO, dello studio legale Caristi

Utile o no, quanto è lecito in Italia chiedere di presentare il green pass per accedere al proprio luogo di lavoro o per fruire dei servizi propri della vita sociale e di relazione?

Abbiamo scritto più volte che era quantomeno paradossale questa gestione del Green Pass, vedi nostri articoli, ma finalmente qualcuno agisce senza lucrarci sopra ma solo per il gusto di difendere il diritto dei cittadini.

L’avvocato Caristi del foro di Messina non è nuovo ad iniziative di clamore mediatico, essendo uno dei pochi avvocati italiani ad aver vinto cause contro il colosso GOOGLE, per la difesa della reputazione e della privacy sul web.

Lo Studio Legale Caristi ritiene che questa gestione del green pass non sia lecita e, per difendere le vittime di questo presunto abuso, ha predisposto un ricorso d’urgenza, ex art. 39 del Regolamento della Corte, indirizzato alla Corte Europea dei Diritti Umani (CEDU) avverso le conseguenze della normativa interna introduttiva dell’obbligo di esibizione della c.d. Certificazione Verde, sui luoghi di lavoro e nella vita sociale.

 

“In considerazione delle ragioni etiche e morali sottese alla proposizione del ricorso – afferma l’avv. Andrea Caristi – lo stesso viene assunto dallo Studio Pro Bono e, pertanto, non sono previsti costi di adesione, LO FACCIAMO PERCHE’ RITENIAMO CHE I DIRITTI NON ABBIANO PREZZO!!”

 

L’adesione è aperta a tutti, e per aderire, sarà necessario inviare all’indirizzo email cedu@caristi.it i dati personali e la scansione di un documento di identità in corso di validità, specificando la propria attività lavorativa e allegando un documento che comprovi che l’attività è svolta in Italia.

Le adesioni saranno raccolte fino alle ore 12 del 18 novembre p.v.

Poiché in base al numero di partecipanti potranno variare le modalità di presentazione del ricorso, alla chiusura delle adesioni, lo studio legale Caristi invierà il documento – procura o formulario di ricorso – da sottoscrivere e, quindi, re-inviare per posta anticipandone scansione per email.

per comunicare la propria adesione scrivere a  cedu@caristi.it

per rispondere ad eventuali quesiti è stato messo a disposizione l’indirizzo email: segreteria@caristi.it




Ignoto Militi: tra storia e simbolismo

Ignoti militi.

Due parole che creano un’aurea attorno a un figura – un mito – che si articola attraverso cent’anni di storia e di celebrazioni che attraversano tutte e tre le fasi dell’Italia unitaria: l’Italia liberale, l’Italia fascista e l’Italia repubblicana.

La storia del milite ignoto inizia nel giugno del 1921, quando si decise di scegliere una salma che rappresentasse tutti i soldati italiani morti, e non indentificati, durante la guerra appena conclusa.

La proposta si tramutò in legge in breve tempo – seppure ci furono delle contestazioni da parte dei socialisti – che portò alla programmazione della scelta della salma fino al traposto di essa all’altare della patria, in vista del 4 novembre, giornata della vittoria italiana sull’esercito austriaco.

Ad Aquileia, la salma venne scelta tra undici soldati italiani non indentificati da una madre – Maria Bergamas – la quale rappresentava tutte le madri italiane che non avevano una tomba dei propri figli su cui piangere.

Dopo un lungo viaggio, costellato da tutta una serie di tappe in diverse città italiane, con relative cerimonie in omaggio alla salma scelta, il milite ignoto arrivò il 2 novembre alla stazione termini di Roma, dove fu accolto in pompa magna da tutte le cariche dello stato, inclusa la famiglia reale, e una rappresentanza di tutti coloro che presero parte al primo conflitto bellico.

Milite ignoto - vignetta satirica

Due giorni dopo – il 4 novembre – la salma del milite fu portata al Vittoriale, monumento inaugurato dieci anni prima, dove dopo una solenne cerimonia il corpo fu tumulato sotto la statua della dea romana – la quale raffigura la personificazione dello stato romano – dove tutt’ora riposa oggi.

Da quel momento il milite ignoto divenne una figura centrale per la pedagogia e commemorazione nazionale; tematiche che vengono raccolte e fatte proprie nell’immediato da parte del regime fascista: nel 1924 il ministro dell’istruzione Giovanni Gentile impose l’obbligo della celebrazione del milite ignoto, sostenendo che: «contribuirebbe ad ispirare negli allievi vivo amore e profonda devozione alla Patria».

Il fascismo non si limitò a usare le due figure – il Vittoriale e il milite ignoto – come figure legate solo a una forma di pedagogia patriottica in ambito scolastico, ma venne usato in una prospettiva più ampia: come “palcoscenico” in un’ottica di manifestazione nazionali – politica introdotta dalla propaganda di regime.

Il fascismo cercò di valorizzare un sentimento patriottico e di “martirio per la patria” attraverso la figura del milite ignoto, attraverso l’uso – come già accennato – di eventi all’altare della patria, l’uso di immagini e video dove ritraevano parate o momenti di commemorazione che si svolgevano al Vittoriale – mostrando sempre in qualche scena il milite ignoto.

A causa dell’uso propagandistico da parte del fascismo dell’altare della patria, di conseguenza anche del milite ignoto, iniziò una lenta decadenza, seppur le celebrazioni da parte delle autorità politiche e militari continuarono per lungo tempo – si voleva tenere in vita il vero valore che quei due luoghi trasmettevano.

Nonostante questo sforzo, l’opinione pubblica si dimostrava contrariata all’uso commemorativo: il ricordo delle folle oceaniche delle manifestazioni fasciste erano ancora vivo nelle mente degli italiani e il sentimento nazionalistico nutrito nel ventennio era del tutto sparito arrivando provare sentimenti di disprezzo.

Questo comporto un oblio verso i veri valori e i caratteri celebrativi che si erano attribuiti al milite ignoto, per questa ragione le celebrazioni erano sempre meno partecipate; tant’è che dopo l’attentato che il Vittoriale ebbe a subire il 12 dicembre del 1969, il luogo venne definitamente chiuso al pubblico per trent’anni, raggiungendo l’oblio da parte degli italiani.

Altra della patria

Con la nomina alla presidenza della repubblica da parte di Carlo Azeglio Ciampi ci fu un recupero dei simbolismi nazionali, che ormai erano completamenti spariti dai cuori degli italiani, cercando di “ricreare” delle commemorazioni che potessero far rivivere quei sentimenti di appartenenza che erano presenti in altri paesi – come ad esempio in Francia.

Da questo desiderio si ripresero tutte quelle festività nazionali – come il 4 novembre – o celebrazioni che potessero ricreare questi sentimenti; tra questi vi era anche la resa omaggio del milite ignoto.

Seppur questa visione di recupero dei sentimenti nazionali è stata a lungo messa in discussione, quasi ostacolata, da molte forze politiche – soprattutto di matrice secessionistica che hanno cercato di rimarcare la non necessità di ripercorrere questa forma di pedagogia nazionale.

Nonostante ciò, un effimero recupero di questi sentimenti fu fatto e nel corso degli anni 10 del nuovo millennio ci furono diverse commemorazioni in cui si vide protagonisti diversi simboli, tra cui il milite ignoto – in sinergia con altare dalla patria.

Un esempio lo possiamo trovare nella commemorazione che si tenne nel 2011 – alla presenza di una folla festosa – all’altare della patria, dove si vide l’effettivo recupero dei valori originari del 1921: il sentiero di identificazione nazionale verso un luogo e una figura.

Il recupero della celebrazione al milite ignoto ha comportato di conseguenza il ripristino di tutta una serie di elementi, che per le ragioni che abbiamo già trattato poco fa, furono del tutto dimenticati. La resa omaggio al milite ignoto si individua tre date chiave: il 25 aprile, il 2 giugno e il 4 novembre – in forma eccezionale il 17 marzo 2011.

La cerimonia prevede di rendere omaggio al milite ignoto appoggiando sulla tomba una corona d’alloro da parte del capo di stato – in questo caso il presidente della repubblica – “affiancato” da tutte le alte cariche dello stato (il presidente del consiglio, il presidente del senato, il presidente della camera e il presidente della Corte costituzionale) e da una rappresentanza dei corpi militari assieme alle relative alte cariche militari.

il presidente Mattarella rende omaggio al milite ignoto

Rispetto alla prima fase della storia del milite ignoto, dove esso rappresentava il sacrifico dei soldati italiani morti durante la prima guerra mondiali, ora la salma del soldato non indentificato rappresentata tutti soldati italiani che sono morti per conto dell’Italia.

In conclusione, si può affermare con certezza che il milite ignoto ha lasciato alle sue spalle il proprio oblio che aveva attraversato nel secondo dopo guerra, riportando un interesse sempre maggiore da parte degli italiani; seppure non raggiungendo lo stesso livello di sentimento patriottico che possiamo trovare in altri paesi, ma un parziale recupero di ciò è stato portato a termine.

Nozza Giorgio.




Abilitazioni in Romania – Il Consiglio di Stato dà ragione ai ricorrenti

Abilitazioni in Romania – Il Consiglio di Stato dà ragione ai ricorrenti: il Ministero deve riconoscere il titolo

Abilitati in Romania – Le Novità dopo la pronuncia del Consiglio di Stato di condanna del Ministero dell’ Istruzione per elusione del Giudicato.

Si aggiunge un nuovo capitolo alla difficile vicenda dei riconoscimenti delle abilitazioni conseguite in Romania.Lunedì 25 ottobre alle ore 16.00 in diretta sul canale youtube BetapressTV, Chiara Sparacio, caporedattore di Betapress.it, chiederà all’Avv.Maurizio Danza Prof. Diritto Istruzione e Ricerca Internazionale ISFOA, di presentare le novità in tema di riconoscimento dei titoli conseguiti in Romania dopo la recentissima pronuncia del Consiglio di Stato che condanna il Ministero dell’ Istruzione per elusione del Giudicato.

Argomenti

Nella diretta si parlerà degli effetti della sentenza anche nei confronti di docenti non compresi nella pronuncia e dei principi del diritto dell’Unione Europea che il Ministero dell’istruzione è tenuto ad applicare con riferimento al riconoscimento dei titoli conseguiti in Romania.

Vi invitiamo ad intervenire con le vostre domande a cui il nostro ospite risponderà in diretta

 




CCEditore supporta Al Zawija per la formazione dipendenti

Sì è conclusa la bella esperienza di due dipendenti della società petrolifera libica Al Zawija venuti in Italia per seguire un corso di specializzazione in Gas Processing and Conditioning.

Si tratta del primo di una serie di corsi che i dipendenti della società petrolifera libica verranno a seguire in Italia.

Tra il 2021 e il 2022 si attendono già più di 200 studenti.

consegna attestati
gli studenti con il presidente di CCEditore prof. Corrado Faletti e la tutor dott.ssa Stefania Pagani

Il merito dell’avviamento di questo percorso va riconosciuto anche all’onorevole Ambasciatore dell’ambasciata di italiana a Tripoli ed a tutti i suoi collaboratori  che nei lunghi mesi di organizzazione hanno seguito le richieste di visto e hanno sempre vigilato e verificato con responsabilità.

Il progetto è il frutto dell’accordo tra il gruppo editoriale CCEditore e la Società Petrolifera libica Al Zawija.

La società petrolifera mette a disposizione dei propri dipendenti  cicli periodici di formazione e aggiornamento presso enti di formazione accreditati in Europa ed in tutto il mondo.

Il corso si è svolto a Milano presso i locali di UniTre.

CCEditore grazie alla sua ventennale esperienza ha potuto mettere a disposizione della compagnia un catalogo con oltre 100 corsi professionalizzanti ed un nutrito gruppo di istituti tecnici con i laboratori di riferimento. 

I prossimi corsi si svolgeranno in diverse regioni italiane e vedranno coinvolte aziende e centri di formazione.

Immediate Everix




Finalmente il CSPI riconosce il ruolo dei DSGA facenti funzione!

Il Consiglio Superiore della Pubblica Istruzione ha sentenziato nel suo parere che tutta l’ipotesi di concorso per i DSGA è valida solo se:

In questo quadro, a parere del CSPI, si rende necessario:
• bandire prioritariamente il concorso riservato agli assistenti amministrativi attualmente facenti funzione
di DSGA con almeno tre anni di servizio, ai sensi del DL 29 ottobre 2019 n. 126, convertito nella legge
159 del 20 dicembre 2019. Prevedere l’accesso ad una procedura concorsuale anche di coloro che sono
sprovvisti di titolo di studio specifico modificando quanto previsto dall’art. 22, comma 15 della
L. 75/2017;
• bandire successivamente il concorso ordinario, superando le attuali conseguenze dell’ultimo concorso
che ha lasciato innumerevoli posti scoperti pur se messi a bando.

E finalmente diremmo Noi!!!!

Un’ingiustizia assurda, da Betapress già stigmatizzata più e più volte, viene oggi quantomeno evidenziata in maniera precisa e puntuale dal CSPI.

Era ora che qualcuno osservasse che lo stato non può far lavorare per anni in una funzione delle persone perché gli fa comodo e poi all’improvviso li caccia via e li sostituisce con persone con zero competenza solo perché questi ultimi hanno un titolo di studio!

Come abbiamo sempre osservato, lo Stato non è in grado di valutare le competenze e l’esperienza delle persone, attaccandosi solo ai titoli, senza rendersi conto che ci sono in giro un sacco di laureati ignoranti ed incompetenti, senza alcuna esperienza e, malamente, sono proprio questi che alla fine lo stato assume.

Bravo quindi il CSPI che ha ribaltato questo convincimento che aveva il ministero dell’Istruzione, ovvero che valessero più dei laureati rispetto a persone che da oltre cinque anni svolgono un ruolo importante con passione, ottimi risultati e tante competenze, insostituibili.

Speriamo vivamente che questa indicazione del CSPI venga utilizzata da Ministero, se così non avvenisse noi di Betapress siamo pronti ad utilizzare i nostri avvocati per andare contro ad una decisione che rasenterebbe la stupidità più manifesta.

Tanto si doveva.

Il Direttore Corrado Faletti.

 

Concorso DSGA: diritti negati!!

CONCORSO DSGA, COME SEMPRE UNA VERGOGNA ASSURDA!!!!




Simone Facchinetti: eroe d’altri tempi, eroe del futuro.

Il 2 dicembre 1971 veniva sancita la federazione tra sette emirati nello Stato degli Emirati Arabi Uniti.

Cinquant’anni dopo, in occasione dell’EXPO 2020 a Dubai, il mondo intero può toccare con mano i princìpi che ispirano e contraddistinguono questa realtà: E.A.U.

Leggendo l’acronimo, la mia mente mi riporta all’elemento acqua: “acqua”, in Francese, si scrive proprio così (“eau”)!

Acqua: l’elemento che ci accomuna – i nostri corpi sono composti per circa il 75% di acqua – e ci connette gli uni agli altri apportando nuova vita.

Acqua che fluisce e non si ferma. Acqua che, nel rispetto dell’ambiente che la ospita, si adatta e cambia pur rimanendo la stessa.

Quale altra metafora potrebbe riassumere, in modo potente, lo spirito che anima il giovanissimo Stato?

L’Avvocato Simone Facchinetti, amico e graditissimo ospite del Soul Talk, ne incarna perfettamente i valori e … udite udite, festeggia il suo compleanno il 2 dicembre!

La sua mission è costruire “ponti” di collegamento tra Occidente e Oriente riconoscendo, valorizzando e aiutando start up italiane a trovare proficui sbocchi negli Emirati Arabi Uniti.

Il suo apporto si rivela fondamentale nel reperire fondi, segnalare nuove opportunità, facilitare la realizzazione di progetti innovativi e sostenibili, mirati alla creazione di nuovi posti di lavoro.

In Simone convivono l’innata Curiosità, l’inesauribile spinta a esplorare nuovi mondi e nuove possibilità, la Creatività, l’Entusiasmo bambino disciplinato dall’esperienza e dalla maturità, la Gioia di sperimentare, la Confidenza, l’Armonia, l’Empatia di chi si rispecchia nell’Altro per comprenderlo, amarlo nella sua diversità e aiutarlo.

Questi Valori – sempre più rari, preziosi e distintivi – poggiano sulle tre inamovibili Colonne dell’Etica, della Correttezza e della Trasparenza.

A proposito di anniversari: lo Studio Legale Simone Facchinetti quest’anno celebra il suo ventesimo anno d’attività e il quinto anno consecutivo di assegnazione del premio “Le Fonti” come Boutique Legale d’eccellenza nei rapporti internazionali tra Italia e Medio Oriente.

Nel corso dell’intervista – che definirei piuttosto piacevole “chiacchierata” – abbiamo parlato di Mission, di Valori, della Vita come “Viaggio dell’Eroe” costellato da tanti viaggi, quante sono le opportunità che cogliamo di esprimere e donare Chi noi siamo.

Per i Valori che lo ispirano Simone è un Uomo d’altri tempi, ma il suo sguardo è rivolto a un futuro da costruire, assieme al suo Team, sulle fondamenta dell’Innovazione, della Ricerca, dell’ordinamento giuridico a trecentosessanta gradi.

Un ringraziamento speciale va a Christian Gaston Illan e alla sua splendida compagna Maria Giulia Linfante, che ci ha fatti incontrare!

Christian e Maria Giulia sono gli ideatori e fondatori dello “Smart Villag[g]e Cloud”, virtuosa chat in cui imprenditori, artisti e nuovi amici condividono esperienze, iniziative e successi.

Il Soul Talk con Simone Facchinetti è qui.

Buon ascolto e alla prossima!

La vostra Ondina Wavelet (Jasmine Laurenti).

 

 

 

 

 

 

 




No Vax, etica differenziale…

La campagna vaccinale prosegue ed i contagi sembrano ormai diminuire.

La tanto teorizzata immunità di gregge sta guadagnando terreno diventando un certezza sulla quale rilanciare l’economia post pandemica.

Eppure il dibattito che infiamma la scena pubblica, in questi giorni, guarda con preoccupazione all’obbligo vaccinale ed alla raccolta firme promossa dal coordinamento dei “no-vax”per un referendum abrogativo delle norme relative al greenpass.

La divisione degli italiani sulla vicenda pandemica sembra aver raggiunto una dimensione inedita.

Lo avevamo predetto ma non occorre ricordarlo.

In questa sede è, forse, più importante fare il punto sulla campagna referendaria in corso che emancipa le rivendicazioni di parte della comunità civile in rivolta ben distanti dal paradigma del “bene comune” da sempre evocato dalle democrazie occidentali.

Siamo di fronte ad una opposizione strutturata alle decisioni  assunte dal Governo in carica, che sono sostenute da una maggioranza parlamentare senza precedenti.

Lo scollamento tra la Politica ed il Paese reale è sotto gli occhi di tutti.

Purtroppo vale la pena di ricordare che la vaccinazione non impedisce i contagi ma sembrerebbe contenere le ospedalizzazioni, il lavoro dei reparti di rianimazione e mantenere a livelli adeguati il sistema di prevenzione e di cure per le altre patologie.

Il rifiuto del vaccino in in paese che è prossimo al 90% di somministrazioni veste la divisa della disobbedienza civile ed infrange i totem del liberalismo classico: “la mia libertà finisce dove inizia quella del mio vicino”.

I “no-vax” sembrano aver dimenticato queste regole e appare ormai evidente che sono le adesioni alla campagna vaccinale che hanno ridimensionato la circolazione del virus, non le proteste in piazza.

Costoro non sembrano ricordare che se le unità ospedaliere sono tornate a curare tutte le patologie gravi e non solo l’infezione da Covid 19 è perché la popolazione vaccinata ha reso la diffusione del virus meno agevole.

Il greenpass e l’idea di una prossima condizione di obbligatorietà nella campagna vaccinale non piacciono a nessuno e restano iniziative della quale si ricorderà il forte impatto sulle libertà individuali dei cittadini.

Anche perché non è da escludere che, le attuali cifre sulla popolazione coperta dal vaccino, siano sufficienti per mettere in atto una strategia  vincente che integri  i tamponi molecolari, le nuove terapie domiciliari, e la distribuzione dei nuovi farmaci  efficaci per la cura delle infezioni da virus.

La questione in questo caso potrebbe ritenersi risolta e i non vaccinati potrebbero restare tali.

Il problema a questo punto è prendere coscienza del fatto che il paese di fronte alle emergenze sanitarie non possa poter contare su un fronte civile coeso.

Ma c’è dell’altro.

I milioni di cittadini che hanno accettato la campagna vaccinale per il bene di tutti non possono essere considerati degli idioti.

Costoro dovranno poter contare su una maggiore attenzione dello Stato con modalità da approfondire e che potrebbero riguardare le graduatorie nei concorsi pubblici, le regole per le nuove assunzioni fino a forme di agevolazione previdenziale.

Il Covid19 purtroppo non ha soltanto seminato morte e paura.

Ha rubato ad ogni generazione il sogno, la prospettiva di un futuro ed ha colpito le fondamenta democratiche degli Stati e il sistema di convivenza civile.

Occorre recuperare al più presto l’idea di uno Stato giusto ed equo capace di governare la complessità.

La pandemia per dirla con le parole del filosofo Edgar Morin ci ha insegnato che l’imprevedibile è un fattore con il quale dobbiamo tornare a fare i conti.

Un monito che ricolloca al centro dell’idea di progresso l’Uomo con le sue debolezze.

Un richiamo all’Etica ed alla responsabilità  individuale per tutti noi.

 

 

La redazione di Betapress