Stato Morale o Stato amorale?

La vaccinazione rappresenta un mezzo utile al contenimento dell’evento pandemico Covid19 e delle sue varianti.

La questione, non è in dubbio.

È necessario, tuttavia, guardare alla vicenda della salute pubblica e, del rilancio del sistema economico e civile, in modo non ideologico e senza dimenticare, neanche per un istante, la carta costituzionale e le libertà fondamentali di ogni individuo.

L’avvento del Governo Draghi è stato salutato con molto entusiasmo.

Principalmente, perché dotava il paese di una dirigenza meno approssimativa e non tenuta insieme dagli interessi di bottega.

Purtroppo, le misure adottate nell’ambito delle iniziative per il controllo della pandemia, il green pass, per intenderci, rischiano di sollevare un dibattito sulla legittimità costituzionale da un lato e sul merito, dall’altro.

Sul primo aspetto è facilmente individuabile il “vulnus” sul quale riposa il provvedimento: le restrizioni alla libertà di circolazione degli individui non sono giustificabili da un, non contestabile, prevalente interesse pubblico.

Ciò, in quanto, la privazione dei diritti costituzionali sta avvenendo sulla base di una decretazione d’urgenza che ha perso di vista una visione d’insieme delle norme e dei regolamenti che incidono sulla vita delle persone, la loro vita sociale, i loro progetti, i loro sogni.

Vi è in atto il secondo tempo di quel  “management by necessity” che l’ex Premier Conte aveva eletto a rango costituzionale.

Un metodo di governo che, secondariamente, non ha mostrato  una valutazione sul merito delle misure coercitive in via di attuazione, trascurando le cure alternative, il supporto e la cura domiciliare,  l’utilizzo su larga scala dei   tamponi molecolari in grado di consentire una individuazione del contagio senza perdite di tempo.

Le misure sottostanti al green pass sono liberticide per una valutazione che merita un approfondimento tutt’altro che scontato.

I vaccini in circolazione hanno dimostrato la loro capacità di contenere contagi e decessi ma anche di non essere in grado di evitare tutti i contagi e tutti i decessi da Covid.

Vi sono, poi, i danni collaterali, allergie, intolleranze, gravi patologie e morti da vaccino.

È un dato.

In questa situazione è evidente che l’opzione politica sulla obbligatorietà del lascia passare, lo si voglia riconoscere o meno, è quella che accetta di buon grado la perdite di vite umane in cambio dell’interesse pubblico:  economico e sanitario.

Il Governo Draghi ha assunto l’onere di questa responsabilità attribuendo, al concetto di costo sociale, una nuova legittimità; ma allora perché indignarsi di fronte alle morti sul lavoro, sempre più numerose, perché chiudere i cantieri e varare norme preventive che affogano le piccole imprese, perché non legalizzare droghe leggere e pesanti.

Se passa il principio, in tempi di Covid, che l’interesse economico e la tutela sanitaria siano perseguibili a tutti costi, e quindi, anche sul costo di vite umane, si passa, in modo automatico, da uno Stato di diritto ad uno Stato autoritario.

Ne è riprova, in questa situazione, il fallimento del principio del “neminem laedere”.

Il principio, cioè, che la libertà di ognuno di noi, in uno stato democratico e liberale, debba trovare un limite invalicabile, nelle libertà altrui.

In questa dimensione, potrebbe essere immediato concludere che le libertà dei gestori di discoteche (solo a titolo di esempio), la movida ed i loro clienti, si estenderebbero, senza limiti, asfaltando le libertà di molti cittadini.

Pensiamo ai pensionati che vivono in casa con  contatti sociali essenziali.

Costoro, senza green pass, se usciranno a fare la spesa, non potranno contare sui servizi igienici di un bar, in caso di bisogno, proprio perché sprovvisti di lasciapassare.

La campagna vaccinale sarà ben presto completata.

I dubbi, sulle iniziative assunte ed il futuro delle democrazie mature, offriranno i pretesti per un dibattito che si annuncia lungo e travagliato.

 

LA REDAZIONE DI BETAPRESS

 

Green Pass: la presa per i fondelli di uno stato bipolare…

 




L’accumulo tra compulsività e finalizzazione positiva

Lo scrittore Luciano De Crescenzo nel suo libro Così parlò Bellavista” descrive sapientemente ciò che significa accumulare e non gettare via nulla.

Riferendosi alla madre egli afferma: “Mia madre, per esempio, conservava tutto! Non buttava via mai niente! Non so, per esempio, truava nu muzzone e ‘na candela? Se lo conservava. Truava uno spago corto corto che un altro lo avrebbe buttato via… Mamma’ no! Mamma’ lo metteva da parte, lo conservava!”.   

Anche tra gli artisti è spesso contemplato il disturbo da accumulo.

Un caso tipico è quello di Andy Warhol che ha trasformato la sua tendenza all’accumulo orientandola alla produzione di splendide opere d’arte uniche ed irripetibili.

 

Una famosa trasmissione dall’accattivante titolo “Sepolti in casa” proponeva storie incredibili di abitazioni divenute invivibili e di soggetti che presentavano enormi difficoltà dovute al bisogno ossessivo di procurarsi un’enorme quantità di oggetti senza mai buttarli via.

 

Ci poniamo il quesito se il concetto di accumulo non sia solo indicativo di disordine ma anche di genialità.

È ragionevole pensare che solo se l’accumulo influisce negativamente sullo stile di vita possiamo parlare di disturbo.

 

Espressione della valenza positiva dell’accumulo è la raccolta del maestro Ettore Guatelli che acquisì nel tempo ben sessantamila oggetti ora esposti nel Museo Guatelli a Ozzano Taro in provincia di Parma.

 

Ci chiediamo anche se sussiste un rapporto tra accumulo, riciclo e creatività.

 

Jane Perkins, ad esempio, è famosa per la sua inclinazione all’accumulo di oggetti che poi ricicla nelle sue opere connotate da una spiccata originalità creativa.

L’artista trae ispirazione dagli oggetti accumulati e la sua filosofia si basa sul concetto che non esiste il rifiuto.

L’azione di accumulo messa in atto dalla Perkins ha dunque una finalizzazione positiva in quanto il materiale di cui fa incetta viene trasformato in opere d’arte.

 

Secondo il medico e psicoterapeuta adleriano Francesco Parenti (1989), il bisogno di raccogliere oggetti ordinari o bizzarri, amori o situazioni, incidenti o sintomi può proporsi dal profondo come un’idea prevalente, ossia un complesso.

L’autore passa in rassegna alcune forme del collezionismo nevrotico e abilmente richiama alla mente le riproduzioni di due quadri di Gregorio Sciltian: “Il Bibliofilo” ed “Il Filatelico”.

Entrambi i personaggi raffigurati sono immersi nel disordine e sono attenti in modo ossessivo agli oggetti collezionati. 

Ci sono persone, al contrario, insofferenti all’accumulo e che soffrono terribilmente quando sentono il loro spazio vitale invaso da cose che ritengono inutili.

Essi sono soggetti che amano l’essenzialità e provano un profondo disagio per le case invase da troppi mobili, suppellettili ed altri oggetti.

Spesso entrano in crisi quando ricevono in eredità ciò che i genitori hanno raccolto con tanta passione.

Infine ricordiamo che esistono anche i cosiddetti “sgombratori compulsivi” che sono coloro i quali sentono l’irrefrenabile bisogno di “fare pulizia”.




Perché studiare? Betapress coinvolge i docenti

Della scuola, per ora, si parla tanto.

Si parla di green pass, di vaccini, di convocazioni, di aule, di DAD di DIP, di INVALSI di decine di aspetti t4ecnici e burocratici.

Della scuola, per ora, si parla tanto

C’è una cosa di cui non si sta parlando molto e, se ci fermiamo a rifletterci per un attimo, sembra quasi incredibile.

Non si parla della bellezza dello studio, del motivo per il quale i ragazzi, dovrebbero andare a scuola e studiare.

Noi di Betapress abbiamo chiesto ad alcuni docenti di raccontarci il motivo per cui studiare la propria materia perché siamo convinti che la passione è un ottimo strumento di divulgazione culturale.

Fino ad ora abbiamo visto perché studiare francese, perché studiare fumetti  e perché studiare italiano.

Abbiamo raccolto altre opinioni che saranno presto on line.

 

[youtube https://www.youtube.com/watch?v=videoseries?list=PLT_pnnqU-nBcUmF2BYcjl9vHrTFMUOpMq&w=640&h=360]

Poiché il nostro è un giornale fortemente orientato alla scuola che si espone per i suoi diritti e ama raccontarne gli aspetti belli, ci teniamo a coinvolgere i docenti chiedendo loro un piccolo video.

Non importa che una materia è già stata argomentata: i motivi per cui studiare sono talmente tanti e talmente articolati che più contributi raccoglieremo, meglio sarà.
Per partecipare al progetto scrivi a info@betapress.it oggetto “perché studiare”

 




Lo “scandalo Livraghi-Cagnassi”

Eritrea 1891.

Sulle pagine del giornale “Tribuna” viene pubblicato un articolo inerente a una denuncia del tribunale militare italiano in Eritrea a carico del tenente dei Reali Carabinieri a Massaua, comandante della polizia indigena, Dario Livraghi e del segretario degli affari coloniali Eteocle Cagnessi; l’accusa è quella, con la complicità di ascari al servizio dell’Italia e altri ufficiali italiani, di aver torturato, derubato e fucilato senza processo ben ottocento notabili eritrei.

La notizia viene riportata su diversi giornali nazionali, tra cui “Il Secolo” dove vengono pubblicati il memoriale e l’intervista del tenente dei carabinieri.

Lo scandalo Livraghi arriva nelle sale dei palazzi istituzionali.

Il Presidente del Consiglio e Ministro degli Affari Esteri Antonio Starabba, marchese di Rudinì è costretto a nominare una commissione con lo scopo di fare chiarezza sugli eventi avvenuti nella colonia.

I membri della commissione, perlopiù senatori e deputati, partono dall’Italia il 9 aprile dal porto di Napoli e arrivano in Eritrea il 22 dello stesso mese.

La spedizione non porta nulla di concreto: nei cinquantasei giorni passati nella colonia Eritrea vengono raccolte poche informazioni riguardanti le indagini, in quanto membri della spedizione preferiscono passare la maggior parte del loro tempo a svolgere studi “scientifici” riguardanti la colonia.

La stessa relazione sulla spedizione viene pubblicata solo dopo la sentenza del tribunale, la quale sentenzia a favore degli accusati: il tenente Dario Livraghi e il segretario Eteocle Cagnessi vengono assolti da ogni accusa; gli ottocento morti dichiarati dal giornale “Il Secolo” diventano una decina; vengono condannati con “gravi pene” una manciata di ascari e, infine, vengono giudicati colpevoli – per eccesso di potere – l’ex governatore Baldissera e il governatore Orero.

Di fatto le autorità italiane cercano – e ci riescono in parte – di insabbiare i fatti avvenuti, seppur in Italia, alla notizia della sentenza del tribunale, vi siano diverse polemiche e malumori.

Lo “scandalo Livraghi-Cagnassi” sparisce dal dibattito pubblico-parlamentare quando a poco tempo dalla sentenza del tribunale, il parlamento viene investito da una crisi parlamentare che porta alle dimissioni del governo Rudinì, spingendo così al seppellimento di una delle pagine nere del colonialismo italiano.

 

a cura di Giorgio Nozza – Dottore in Storia




Covissip

Il gossip ai tempi del covid.

Una volta, più o meno un anno e mezzo fa, andavi dalla parrucchiera e ti mettevi lì, in dolce attesa del tuo turno, immergendoti nelle riviste patinate femminili.

Era un rituale, ti piaceva sfogliare settimanali passati di mano in mano, seguire i consigli di bellezza di Diego della Palma, ma anche gli scoop giornalistici di cronaca rosa di Alfonso Signorini.

Era tutto così intrigante, spiare nelle vite altrui, farti una bella carrellata di gossip, inciampare volutamente in fatti e misfatti degli altri “perfetti sconosciuti-conosciuti”, soddisfacendo la tua sottile vena di voyeurismo.

Perché, in fondo, ti compiacevi di sbirciare nelle vite degli altri, più famosi di te, ma messi lì apposta, perché, le foto taroccate di calciatori tatuati e di veline rifatte, potessero rispondere ad un tuo bisogno atavico di emulare la perfezione.

Viceversa, le foto paparazzate del politico di turno con la pancia o dell’attrice famosa con la cellulite, avevano il potere di consolarti della tua umana imperfezione.

Le storie poi di tradimenti reali, facevano sì che pure le corna potessero essere portate con stile…

Bei tempi!

Ieri, sono stata dalla parrucchiera.

Che tristezza!

Ingresso contingentato, previa prenotazione, niente attesa e men che meno nessuna rivista.

Mascherina sul viso, gel disinfettante sulle mani, sequestro dei beni personali in una busta di plastica, distanziamento sociale, nessuna dolce attesa nel salottino e men che meno nessun settimanale di gossip da sfogliare e commentare con le altre clienti.

Deprimente, non c’è interazione, non c’è consolazione.

E adesso, come faccio a resistere alla fatica di vivere?

Chi mi distrae dai problemi di ogni giorno con un tuffo terapeutico nel gossip?

Poi, meccanicamente, prendo il mio cellulare e vado su Instagram per una bella overdose di fatti e misfatti altrui, perché Fedez e Ferragni hanno un loro perché.

Del resto, non è da tutti sublimare in video virali, pappe, pannolini e pure ruttini della loro Vittoria.

Perché, Gianluca Vacchi è un mito, imprenditore influencer dal fisico super palestrato e tatuato, con la sua bella vita da miliardario e la sua corte di amici vip, ha eclissato Briatore che è sparito dalle scene insieme al suo Billionaire a Porto Cervo.

Potrei continuare per ore, tra influencer e deficenser, ma mi fermo perché il monito della ragazza ”Prego, signora, si accomodi al lava testa” mi risveglia dal mio viaggio nelle vite altrui.

Ed allora, mi fermo a pensare, il covid è come la selezione naturale, è il meccanismo che determina l’evoluzione della specie…

In base alla teoria di Darwin, in una popolazione, la selezione naturale determina un progressivo aumento di soggetti dotati di caratteristiche ottimali per l’adattamento all’ambiente in cui vivono.

Ecco allora, che in tempo di covid, i più forti non sono solo quelli che hanno un migliore sistema immunitario, ma coloro che, nella specie umana, si evolveranno progressivamente grazie allo sviluppo di caratteristiche che li renderanno meglio adattati all’ambiente, innescando così un nuovo fenomeno evolutivo.

In pratica, Instagram docet, i migliori sono quelli che si sono adattati al nuovo circo mediatico scatenato dalla pandemia.

Gli evoluti al tempo del covid, sono quelli che hanno più visualizzazioni, sono coloro che, al rinnovato “Grande Fratello” dei social, mettono in piazza tutto, anche la loro miseria umana, perché più vanno a fondo e più il loro video diventa virale.

Ormai, sempre più, sui social, la vacuità è erta a sistema, l’ignoranza “la fa’ da padrona” e la mancanza di senso risponde alla crisi di valori della nostra società.

Società alla deriva, mondo virale attuale, macrocosmo virtuale, dove il lecito ed il legale sono un optional, o, al massimo un valore aggiunto, un fortunato accessorio al potere economico ed al prestigio mediatico.

Ormai, il gossip dei nostri giorni, si è evoluto.

Ormai, non servono più i paparazzi, perché, sui social, ognuno paparazza la propria vita, è disposto a tutto, pur di esibire il suo pseudo ruolo nella commedia umana.

Forza, avanti, “entrate signori”, qui (ovvero, sui social) c’è posto per tutti, anonimi, insulsi, depravati, ignoranti, tutti hanno un loro perché…

Il perché di essersi evoluti a ritroso, in una regressione di civiltà, ma poco importa.

Tutto il resto è noia, oppure estinto, come i dinosauri, colpiti dal meteorite chiamato covid!

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Betapress aiuta la protezione civile: 20% del ricavato del libro COVID-19 sarà donato.

Covidisaster 2020

L’influsso del Covid sulla gestione del tempo

 




Green Pass: truffa all’italiana

Fatta la legge, trovato l’inganno.

Bastano 100 euro per il Green Pass digitale o 500 per il pacchetto famiglia, che prevede fino a 6 passaporti vaccinali in versione cartacea.

Il tutto senza aver mai fatto vaccini o tamponi.

Incredibile?

No, tutto vero, tremendamente vero!

Provare per credere…

Andate su Telegram, io l’ho appena fatto, e più precisamente sulle chat “Green Pass Qr Code Covid” e “Green Pass Italia/Europa”, e come dicono questi ultimi pirati del web, secondo un procedimento sicuro (tutto il resto è truffa, dicono pure!) avrete l’opportunità di avere certificazioni “non fasulle”, ma che si basano su un raggiro del sistema informatico.

Attenzione, i gestori delle chat dove si possono trovare listino prezzi e modalità di acquisto del servizio, dicono di non essere no vax, non si sbilanciano in querelle istituzionali (furbi, no?!?).

Ma certo è lecito pensare che chi ha bisogno di un Green Pass senza ricorrere a tamponi o aver fatto il vaccino, probabilmente non sia del tutto favorevole a farsi inoculare farmaci.

Ecco allora, che l’atteggiamento bipolare del governo italiano (vedi editoriale di ieri del nostro Direttore) con Draghi che non impone per legge il vaccino, ma che, di fatto, con il green pass arriva a ghettizzare i non vaccinati, bene, il green pass, partorisce i primi effetti devastanti di deriva sociale e di pirateria informatica.

E’ tutto talmente a norma di legge che, i pirati del web, sostengono già di aver “fornito oltre 1200 Green Pass in tutta Italia”.

Arrivano addirittura a promuovere la loro attività senza girarci troppo intorno: “Se non ti sei mai voluto sottoporre a tampone ed/o vaccino, ma hai comunque necessità di accedere al Green Pass potrai rivolgerti a noi”.

Una vera grazia ricevuta per chi è contro la “dittatura sanitaria”, anche perché la promozione del servizio è cristallina: “Per ottenere il Green Pass grazie al nostro aiuto non sarà necessario fare alcun tampone, nè vaccinarsi e neppure essere guariti antecedentemente dal virus.

Dovrai essere semplicemente in possesso di una tessera sanitaria ed un documento di riconoscimento in corso di validità.

Riceverai il tuo GreenPass in forma cartacea ed/o digitale, per il materiale cartaceo sarà necessario fornire un indirizzo di recapito.

Per il digitale sarà sufficiente fornire un numero di telefono od un indirizzo email”.”. (Dichiarazioni prese pari pari dalle chat in questione, ripeto, controllate, se non ci credete!)

Quindi il prezzario, perché, nella vita, è solo questione di soldi, altro che di senso civico!

Il costo del servizio varia in base al tipo di carta verde scelta.

Il documento digitale singolo, su ‘Green Pass Italia/Europa’, costa 100 euro, venti euro in più per la versione cartacea.

Poi ci sono i pacchetti famiglia, con gli sconti come al supermercato.

Per 4 certificazioni digitali 300 euro, 350 per quelle cartacee.

Per averne sei, invece, bisognerà sborsare 450 euro per quelle digitali e 500 per quelle su carta.

Attenzione, come al supermercato, bisogna controllare le offerte.

Infatti, su ‘Green Pass Qr Code Covid’, il prezzo si alza, ma di poco la versione digitale parte da 200 euro, quella cartacea da 300 euro.

E, comunque, la truffa è pur sempre ecologica, con un’attenzione speciale al pianeta per disincentivare lo spreco della carta…

Non solo.

Chi pubblicizza il servizio, non ha dubbia sulla qualità.

Propone un servizio a norma di legge, bypassando la legge!!!

“I nostri GreenPass sono documenti regolarmente rilasciati dal sistema sanitario europeo e sono pertanto documenti reali. Non sono documenti editati. Al fronte di qualsiasi controllo risulterà perfettamente valido. Sui documenti sono presenti i QR Code regolarmente attivi e funzionanti”.

Insomma, hacker digitali a servizio – pagato – della comunità che non vuole vaccinarsi o sottoporsi a tampone.

E il pagamento. Chi ha organizzato il tutto ci ha già pensato.

“Larga parte dei nostri clienti acquista i nostri servizi pagando tramite cryptovalute che consentono di rendere le transazioni irrintracciabili, che siano Bitcoin o Ethereum”.

Le alternative sono “buoni regalo/acquisto, che sono acquistabili online o presso un qualsiasi tabacchino”, come ultima opzione – anche se non consigliata –  si può pagare anche su Paypal, Carta di Credito e Postepay.

Una cosa è certa. Il documento, pagato con criptovalute o con voucher regalo, anche se “originale” perché appunto non taroccato, è di fatto rubato.

I gestori del canale, come raccontano anche investigatori della polizia postale che seguono il caso, prenderebbero i codici Qr da chi li posta sul web o nei gruppi Whatsapp o Telegram.

Chi aderisce al servizio pirata rischia di essere beccato attraverso un controllo incrociato tra l’anagrafe e il codice del Green Pass comprato.

Però, intanto, fatta la legge, trovato l’inganno.

Con l’imposizione del green pass obbligatorio, anziché incrementare il senso civico ed aumentare la responsabilità del singolo cittadino verso la collettività, in Italia, è già scattata la corsa alla truffa, per ottenere il massimo profitto con il minimo sforzo, per continuare a prendere per il c..o, chi si è vaccinato o è sopravvissuto al covid, tanto basta pagare e allora” zitti e buoni”

 

 

Green Pass: la presa per i fondelli di uno stato bipolare…

 

 

 

 

 

 




Green Pass: la presa per i fondelli di uno stato bipolare…

… oppure fine strategia di popoli barbari?

Mi accingo a scrivere questo breve editoriale, ma devo fare alcune premesse altrimenti rischio di essere tirato per la giacchetta dalle varie fazioni.

Non sono contro i vaccini! 

Sono anzi a favore di un attento uso di tutte le strumentazioni scientifiche e medico-diagnostiche a disposizione della razza umana.

Sono anche un sostenitore della giusta sperimentazione dei farmaci e capisco benissimo la necessità, a volte, di intervenire ed agire in fasi di crisi, anche con tempi differenti da quelli che sarebbero necessari alla scienza per essere sicura di se stessa.

Detto questo veniamo a Noi.

Sono ormai due anni, quasi, che viviamo in pandemia totale e dopo questi due anni ancora non sappiamo con precisione se i vaccini sono la soluzione o no, o almeno quale effetti hanno ed avranno rispetto alla pandemia stessa.

Una cosa è certa: che comunque funzionano e qualche cosina la stanno facendo.

Fin qui tutto bene, ma ora viene il bello: lo Stato non può obbligare i cittadini a fare il vaccino, almeno così sembrerebbe dalle varie letture della norma, costituzione compresa, vi sono poi dei riscontri effettivi:

Il Consiglio d’Europa ha affrontato recentemente il tema dei vaccini anti COVID-19 e i relativi riflessi etici e legali, approvando il 27/01/2021 la Risoluzione 2361 nella quale, tra l’altro, ha espressamente escluso che gli stati possano rendere obbligatoria la vaccinazione anti COVID (punto 7.3.1) e ha inoltre vietato di usarla per discriminare lavoratori o chiunque decida di non avvalersene (punto 7.3.2).

L’Autorità Garante per la protezione dei dati personali italiana ha dichiarato che non è pensabile di poter realizzare un passaporto vaccinale sanitario stante la delicatezza dei dati che vi sarebbero contenuti e la variabilità e temporaneità della certificazione stessa in assenza di presupposti scientifici accertati e certi.

Eppure una sentenza della corte costituzionale fondamentalmente sostiene che, a partire dalla sentenza n. 258/1994 per giungere alla più recente sentenza n. 5/2018,  l’obbligo vaccinale possa ritenersi compatibile con i principi dell’art. 32 della Costituzione.

In particolare la Corte Costituzionale ha statuito che ”la legge impositiva di un trattamento sanitario non è incompatibile con l’art. 32 della Costituzione”.

Peccato che allo stato attuale i vaccini siano privi di tutte le necessarie certezze scientifiche per essere considerati tutelanti rispetto all’art. 32 della costituzione e quindi per essere considerati “trattamento sanitario“.

Ecco quindi che lo Stato Italiano non può obbligare per legge a fare il vaccino.

Qui scatta il bipolarismo dello stato italiano, poiché non posso importi una cosa per legge faccio in modo di ghettizzarti se non lo hai fatto, ed ecco abilitato il green pass (che peraltro stride con la risoluzione europea succitata).

Quello che sfugge ai nostri cari governanti è che sull’altare dell’ipotetica garanzia di salute stanno creando pericolose derive sociali e sacche di aggressività ideologica.

Lo fanno anche con le parole, dando dei criminali a chi non vuole vaccinarsi, cosa che io ritengo gravissima sulla bocca di un governante, o, appunto come dicevamo, creando dei ghetti sociali per i non vaccinati.

Ora come ora, molti si stanno vaccinando proprio per poter avere il green pass e fare tutti gli assembramenti che vogliono, bel risultato comunque, si perché alla fine non c’è stata un’opera di convinzione verso i cittadini, ma un’aggressione quasi nazista alle libertà personali a fronte di un non certo scenario sanitario.

Con questo, se proprio devo dirlo, personalmente faccio questa riflessione: non accetto che una libertà personale di un mio compatriota venga calpestata per un gioco incapace di uno stato bipolare.

Se lo STATO ITALIANO ritiene il vaccino così importante da ghettizzare chi non lo fa, allora si adoperi per fare una legge che obblighi i cittadini a fare la vaccinazione.

Ma se costituzionalmente non può fare una legge del genere, allora è veramente criminale adottare questi metodi per imporre al cittadino una propria convinzione.

Vi ripeto cari lettori, io il vaccino l’ho fatto, ma non posso accettare che vi sia un’imposizione illegale verso coloro che hanno altre visioni.

O come stato li convinco tramite appunto una legge, che per essere tale deve essere costituzionale e quindi riconoscibile da tutti i cittadini, oppure mi astengo dal compiere atti più gravi a livello morale di quelli che compiono coloro che non si vogliono vaccinare.

Anche perché lo stato sta criminalizzando delle persone che non stanno andando in giro a seminare il virus sullo stile degli untori di manzoniana memoria, ma semplicemente stanno leggendo quello che lo stesso organismo mondiale della sanità dice rispetto ai vaccini.

Non sono né un novax né un sostenitore dei vaccini, sono un sostenitore di uno stato etico che non crei squilibri sociali come invece oggi avviene.

Ma come la mettiamo allora con il comportamento del nostro governo che da un lato sa di non poter fare una legge per rendere obbligatorio il vaccino, ma fa di tutto per  obbligare i cittadini a fare quello che vuole lui?

Ci sarebbe una piccola risposta che è contenuta nel governo stesso, nella sua composizione, ma soprattutto nel fatto che questo governo, ancora una volta non è stato scelto dal popolo.

C’era il governo Monti, il governo dei migliori, ve lo ricordate?

Da quel governo non scelto dal popolo sono scaturite le peggiori schifezze e direi che i risultati che ha portato sono stati pessimi, oggi abbiamo ancora un governo non scelto dal popolo, ma il cui capo è molto apprezzato all’estero, da tutti quelli stati che ci vorrebbero morti e che ci danno 196 miliardi solo per farci star zitti ed accettare che le linee politiche del nostro paese vengano fatte da loro emissari (pur bravi per carità).

Ma ci pensate se al tempo dell’impero romano come imperatore avessimo scelto un leader che piaceva ad attila l’unno ed era amico di tutti i barbari d’oltralpe? cosa sarebbe successo?

Allora con Odoacre finì l’impero romano come era allora conosciuto, in fondo oggi abbiamo un “Odoacre Draghi”, in pratica la fine dell’impero italiano come è conosciuto, che sia proprio così?

 

 

Vaccino SI, Vaccino NO, Vaccino BOOM!

I Vaccini Panacea di tutti i mali… ma ricordiamoci che da poveri ci si ammala di più…

 

 




Ricciardi: grillo tra i pinocchi.

Estate, tempo di vacanze e di riposo, per tutti, tranne che per il virus che non si ferma mai, maledetto virus che continua a mutare, a serpeggiare nelle nostre vite, a condizionare le nostre abitudini.

Ce lo troviamo sempre accanto, dentro e fuori dagli stadi, per le strade e sulle spiagge…

Se, per un attimo, volessimo chiudere gli occhi e fare finta che, ormai, il virus non c’è più, ecco che, nelle nostre orecchie, risuonano i moniti dei “grilli parlanti” della politica e del comitato tecnico scientifico, sempre lì a dirci che questo non si fa e quello non si deve.

Per esempio, Walter Ricciardi, Il consigliere scientifico del ministro della salute Roberto Speranza, intervenuto ad ‘Agorà estate’, ha detto la sua.

Per un rientro a scuola sicuro a settembre “dobbiamo agire adesso, ma dobbiamo agire con i fatti. Il che significa evitare gli errori dello scorso anno. E non mi pare che questo stia succedendo”.

Serve “rafforzare i trasporti, migliorare la protezione delle aule scolastiche, vaccinare gli insegnanti”.

Sempre la stessa storia, un déjà vu della scorsa estate, buoni propositi, false promesse…

Poi aggiunge: Il personale scolastico ha manifestato grande sensibilità per la vaccinazione anti Covid. C’è una percentuale alta di vaccinati. Ma se ci sono persone che non si vogliono vaccinare e che lavorano con bambini sotto i 12 anni, li si sposta ad un altro lavoro. Vanno in segreteria, vanno in biblioteca. Ma il lavoro, a contatto con le persone deve essere soltanto per chi protegge sé stesso e quindi anche gli altri”.

Ecco, questa è forse l’unica novità, nel senso che è l’ultima boutade di chi a scuola non ci vive…

Perché, nel gioco delle tre carte applicato al personale scolastico, non è proprio così facile ed immediato, mettere un insegnante in segreteria, un bidello in classe e un D.S.G.A in biblioteca!!!

E poi arriva la spada di Damocle della variante Delta: “anche se si è vaccinati si può essere infetti”.

Questa variante, “buca perfino il doppio ciclo vaccinale”, perché “conferisce una certa protezione contro la malattia grave e l’ospedalizzazione, ma – continua Ricciardi – nel 30-35% dei casi determina infezione anche nei soggetti che hanno fatto la seconda dose di vaccino, figuriamoci una sola”.

Ed allora, ciak, si gira, “al via i vaccini per tutti”.

Ma, dico io, se uno non si ancora vaccinato fino ad ora, non cede certo alla tentazione di vaccinarsi adesso, in piena estate, magari al mare!

Ricciardi sottolinea ancora: Più esitiamo più lasciamo la possibilità al virus di selezionare varianti che non solo bucano il vaccino per l’infezione ma lo bucano anche per la protezione.

In questo momento stiamo guardando con grande cautela alla variante Delta Plus in India e a una variante Lambda, che è stata isolata in Perù e che ci preoccupa molto.

Per cui vacciniamo presto, in maniera tale da proteggere le persone dall’ospedalizzazione e dalla malattia. E poi prendiamo le decisioni man mano che emergono le conoscenze sulle varianti che nel mondo emergono. Perché in Europa abbiamo vaccinato il 50% della popolazione, ma in Africa l’1%, in Asia il 3%. Quindi il virus ha oggi centinaia di milioni di persone su cui si può esercitare per cercare di aggirare le nostre difese”.

Ecco, allora, forse, qui, vale la pena di fare una riflessione insieme: perché, caro Ricciardi, anziché pontificare sul ritorno a scuola a settembre, non ha detto la sua al Ministro Speranza e a tutti gli altri al governo, quando hanno deciso che è concesso andare in vacanza all’estero?

Perché, caro Ricciardi, non si è messo di mezzo, quando, i nostri altrettanto cari politici hanno concesso spostamenti ovunque, permettendo così ai nostri giovani, percentuale di popolazione meno vaccinata, di continuare a contagiarsi in viaggi low cost in giro per il mondo?!?

Forse perché è più comodo, parlare della scuola, che fermare i viaggi!

Bingo! Tutto il resto è noia, o, forse demagogia politica…

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Vaccino SI, Vaccino NO, Vaccino BOOM!




it is no longer British

British showed their moral decay at the European final.

In the last century they lost their colonial empire, claimed the invention of football and lost many opportunities to boast talent in the sport.

The most widely spoken language in the world is now Spanish and the educated classes speak French.

A few years ago they were already watching the decline of England.

Someone said “it will remain the place where we will send our children to study English”.

Today it is no longer true.

Our children will study English in Italy, USA, Canada or Malta, at least in addition to the language they will learn good manners.

 

La redazione di Betapress




Sprint, servizi, gol, parate … e che parate!

 

“…Può sembrare un’impresa impossibile e sicuramente sarà difficile ma dopo il ’58 sono arrivati l’82 ed il 2006. Vinceremo ancora il mondiale, ne sono sicuro, anche perché chi era allo stadio, ha visto uno spettacolo straordinario, non tanto in campo quanto sugli spalti, 73000 persone. Lo stadio pieno, una rarità nell’ultimo periodo, una coreografia da brividi, l’inno italiano urlato da tutti, una squadra che è stata spinta verso la porta avversaria dal primo al 95esimo minuto. Quando, dalle poltroncine della tribuna d’onore vedi che tutto attorno a te non si smette di cantare ed incitare allora capisci che, forse troppo tardi per i Mondiali in Russia, qualcosa è nuovamente cambiato. Questa partita può essere davvero il punto di ripartenza per il calcio italiano. Non lasciamo svanire il buono perché per tornare a vincere e convincere ci vogliono tutti: l’allenatore, i giocatori, i dirigenti ma anche i tifosi e con un tifo così si può davvero tornare grandi, è solo questione di tempo.” (Milano, Stadio Giuseppe Meazza, 13 novembre 2017)

 

 

Il carro, o meglio il pullman, dei vincitori è passato per le vie di Roma e, naturalmente, tutti ci sono saliti.

Non dico salirci, ma quantomeno vederlo nel novembre 2017 era, forse, più difficile.

Molto più modestamente, mi piacerebbe invece ricordare che questi giorni ci hanno insegnato – se mai ce ne fosse bisogno – che l’Italia, quando si parla di Sport, se la cava piuttosto bene.

Campioni Europei di Calcio, Campioni Europei di Softball (bene anche nel Baseball), la finale a Wimbledon di Berrettini, i titoli ormai costanti nel nuoto, nella scherma, nel tiro a volo, nel tiro a segno, la pioggia di medaglie per le Farfalle della Ginnastica Ritmica, senza dimenticare l’atletica leggera che con l’Under 23 si è aggiudicata il medagliere e con gli assoluti è arrivata seconda in Coppa Europa.

E mi limito davvero alle ultime settimane. 

 

Il Presidente Draghi, del quale ho preso in prestito le parole, si distingue – lo ha sempre fatto – per concretezza e sobrietà e quindi perché non porci la vera grande domanda: questi successi sono frutto del caso o di un sistema sportivo – atipico – ma estremamente vincente? Io punto sulla seconda ipotesi e mi perdonerete se, quando qualche luminare dell’organizzazione sportiva, sostiene che i modelli da copiare siano quelli francesi, inglesi e tedeschi, mi esca di getto un “no grazie, preferisco il modello italiano”. 

 

Certo, ci sono tante cose che si possono migliorare. – tutto si migliora, i record stessi sono fatti per essere battuti – Dallo sport nelle scuole, quella multidisciplinarietà tanto cara ai progetti del Comitato Olimpico rivolti ai più giovani (Centri CONI ed Educamp), all’impiantistica sportiva dove meno di un terzo degli impianti ha meno di trent’anni ed uno su quattro, mal contato, è accessibile per le persone con disabilità.

Proprio su questo dovrebbe puntare la Politica, quella con la P maiuscola.

Un primo passo era stato fatto con l’idea di una riforma che poi si è allontanata dalla retta via per finire in confusione e, se in quest’ultima la politica, quella con la p minuscola, ci sguazza, lo Sport è un pesce fuor d’acqua. 

 

Bene che si parli di educazione fisica nelle scuole, ma perché non essere un tantino più ambiziosi – c’è chi lo era nel 2017! – e sognarla davvero una riforma dello Sport che, partendo dall’inserire la parola in Costituzione, veda veramente al centro un sistema sportivo che ha saputo produrre risultati fornendo agli addetti ai lavori, non bonus e mancette, ma strumenti ed impianti per mettersi in gioco ed esprimersi al meglio.

Basta con la storiella, o menzogna scegliete voi, che lo Sport di vertice è staccato dalla base e viceversa; sono entrambi legati indissolubilmente non c’è vertice senza base e non c’è base senza vertice!

È ora di finirla anche con il braccio di ferro tra Sport e Salute ed il CONI, con il Governo tirato per le “giacchette” di qua e di la – roba da far sembrare una carezza la trattenuta di Chiellini a Wembley!!! – Sport e Salute nasce da una società, CONI Servizi che forniva servizi al CONI e, di riflesso, alle Federazioni; il buon senso ci direbbe che quelli non dovrebbero venire meno, dal primo all’ultimo ma … si può fare di più e meglio? Facciamolo!

L’ha detto il Presidente Draghi, lo Sport è un grande valore per la società, ed allora perché non affidarsi proprio allo Sport per pensare all’Italia di domani, questa potrebbe essere la grande occasione e … l’affascinante “e che parate” lasciamolo sul campo verde ed indirizzato al numero uno della nazionale di calcio Donnarumma, perché doverlo immaginare sul campo legale ed indirizzato al numero uno del CONI Giovanni Malagò (mi perdonerà la sua autostima) gli farebbe perdere tutto il suo fascino!