Coronavirustory

Di fronte ad un’itera Nazione coinvolta nella lotta contro il “nemico invisibile”, non si può non avvertire il senso di silenzio attorno a noi.

Uffici vuoti, bar e ristoranti costretti alla chiusura, scuole deserte. Per le strade non si odono le risate dei bambini, dei loro rumorosi ma meravigliosi giochi, non ci sono gruppi di ragazzi nei locali, e i super market sono i soli ad aver subito l’assalto delle folli compere di quanti più alimenti in vista di un isolamento obbligato a data da destinare.

Forse con debito ritardo, forse dopo mille raccomandazioni, inizialmente andate a vuoto, l’italiano ha compreso non solo la gravità della situazione attuale ma che il nemico si debella lasciandolo da solo. Forse con qualche ingiustificato ritardo ma alla fine abbiamo compreso che la nostra Nazione ci chiama ad un invito comune e non possiamo fingerci sordi alla sua chiamata.

In mezzo a tutto il caos quotidiano c’è chi ancora si affanna a ricercare le cause di questo contagio, a puntare il dito contro la Cina, per aver omesso quello che da subito era tenuta a rivelare al modo, chi invece inveisce contro gli Stati Uniti, per essere quest’ultimi i soli responsabili di aver creato un virus studiato a tavolino (per ragioni comunque sconosciute visto che proprio in America si stanno registrando contagi ed anche decessi).

Sempre in mezzo a questo delicato momento c’è anche un altra categoria, forse la più dura da mettere a tacere, riguarda i mostri da tastiera, i tanti improvvisati tuttologi che costantemente accusano i capi del Governo, per non aver chiuso in tempo le frontiere, per non aver fatto abbastanza, per non essere in grado di far fronte a questa emergenza per non saper dire e nemmeno fare.

Costoro continuano il loro atto di accusa incessante restando comodamente nelle loro case a scrivere attraverso un pc non curandosi del coraggio che serve per annunciare ad un’intera Nazione l’obbligo di fermarsi, per comunicare alla nostra Italia che la situazione è grave ma che nonostante tutto, seppur piegata, troverà la forza per potersi rialzare con il nostro aiuto.

L’italiano ha compreso, ed ha reagito, lo ha fatto stando a casa, lanciando messaggi di speranza attraverso il web, attraverso le migliaia di foto di bambini con in mano gli ormai noti e sempre emozionanti striscioni riportante la frase: “andrà tutto bene”.

Tutto si è fermato, ma non la forza che contraddistingue la nostra Nazione, che barcolla in questo istante ma che non ha intenzione alcuna di mollare.

In questo isolamento tutto è cambiato, noi siamo cambiati, la nostra visione del mondo, degli affetti, del ritrovarsi e del proteggere chi amiamo.

L’eroe non è più soltanto un uomo che calcia una palla di fronte a milioni di spettatori, fra applausi e milioni di euro; nuovi eroi ci rappresentano ed indossano un camice, una divisa, svolgono il loro dovere fino in fondo, in silenzio, non firmano autografi, non finiscono nelle prime pagine; adesso in questa Nazione ferma eroi sono coloro i quali dall’inizio di questa emergenza mai hanno fatto un passo indietro ma hanno combattono in prima linea.

Smettiamola di improvvisarci immunologi, politici, nell’arduo e vano tentativo di additare un colpevole, di condividere consigli su cosa si poteva fare od ancora cosa sarebbe meglio attuare.

Lasciamo che ognuno abbia il suo ruolo, imparando a dire grazie a chi dall’alto delle vostre prediche nelle corsie lotta con i fatti, non solo con le parole.

Si poteva, si doveva ma adesso siamo qui, nolente e dolente, tutto questo ci riguarda ma la speranza resta e quando tutto questo sarà finito, quando tra tanti anni ci chiederanno di raccontare i tempi del covid-19, mi piace pensare che potremo rispondere: “ siamo rimasti tanto tempo a casa tra la paura e le preghiere.

Il mondo intero si era fermato.

Alla fine la gente si era responsabilizzata, non usciva più, aveva lasciato il nemico a marcire nella sua solitudine.

Quando si poté uscire di nuovo osservavamo il mondo con altri occhi, con quelli di un bambino; e il caffè che abbiamo bevuto nei bar, che per molto tempo furono chiusi, seppur fatto con lo stesso chicco era buonissimo.

Sapete perché? perché in quel momento aveva il gusto di libertà, il gusto di un paese che aveva vinto”.

 

 

 




Bestiario del Coronavirus

Il coronavirus ed il carosello delle amenità nazionali

Inventario (in ordine sparso) di quanto detto, o letto, o fatto, dal nostro variegato popolo italico in questi giorni di delirio collettivo.

E vi assicuro che è tutto vero!

Calma, ragazzi, ‘sta storia del Coronavirus è tutta un’invenzione del Governo per frenare Salvini.

Parliamoci chiaro, lo sappiamo tutti che il coronavirus lo ha messo in giro Di Maio, lo ha portato lui dalla Cina, perché non sa più cosa inventarsi per restare al Governo.

Visto? Era come pensavo, il virus è stato realizzato a tavolino dagli USA, perché la Cina stava diventando una potenza economica troppo grande ed indiscussa.

Ma sì, è chiaro: il coronavirus è un‘invenzione delle case farmaceutiche per vendere i vaccini, non giriamoci intorno.

L’avevano detto i testimoni di Geova: moriremo tutti, è questa la fine del mondo!

Ma è una semplice influenza, il coronavirus non esiste, non prendiamoci in giro, sono gli Italiani che sono dei pecoroni!

Per me, il coronavirus, l’hanno messo in giro la Mafia, la N’drangheta e la Camorra per distruggere il Nord. Altrimenti come ci si spiega che al Sud stanno tutti bene?

Tutto terrorismo mediatico, una storia montata dalla stampa per vendere copie. La sanno lunga quei giornalisti di m….a

A me, la storia che il Coronavirus viene dalla Cina, non convince. In verità, lo hanno portato gli immigrati: la Lega lo ha sempre detto di chiudere i porti ed impedire gli sbarchi…

Nessuno prega più, questa pandemia mondiale è la risposta alla nostra cattiveria! Dio ci sta punendo!

Il vaccino esiste, ma lo tengono nascosto, proprio i cinesi. Del resto, a Prato, dove c’è la più grande comunità di cinesi, nessuno è malato.

Come è possibile che solo in Italia abbiamo milioni di casi e negli altri paesi niente? Per me, esagerano con i numeri!

Ma dai, pensaci bene, è tutta una manovra delle case farmaceutiche: una ha creato il virus, una il vaccino, una le terapie per curare i malati, e poi tutte le altre li appoggiano perché quando ti ammali, comunque vai a fare un giro in farmacia.

Ah proposito, hai sentito che bisogna assumere vitamina C? Appunto, in farmacia non si trova più neanche il CEBION…

E’ tutto un complotto! Stanno provocando il crollo dell’economia mondiale. Altro che andrà tutto bene. Qui sta andando tutto a puttane!

Ma basta con tutti ‘sti cialtroni di virologi esibizionisti! Non vedi che non sono d’accordo neanche loro?

Ma che me ne fotte a me, io prendo un treno e me ne torno al Sud!

Bevi bevande calde, che il calore ammazza il virus.

Ma come possono pretendere che ora ce ne stiamo tutti rinchiusi a casa?!? Questa è proprio un’esagerazione…

Tanto muoiono solo i vecchi!

Non è vero! E’ morto uno di vent’anni! E va beh, quello era giovane, ma si faceva le canne!

Ma ci pensi quanti muoiono ogni anno per il fumo?!?

Tutti a parlare del collasso sanitario, ma qui ci obbligano a stare in casa, a fermare tutto e poi come si fa con il collasso economico? e con quello finanziario?

Non interrompere la catena di questa bella preghiera di guarigione.

Se stai male, chiama un taxi, che fai prima!

Agente, ho l’autocertificazione, non posso stare in quarantena con mia moglie!

Le sigarette sono un bene di prima necessità?

Ragazzi, controllate sul registro elettronico che vi ho dato un lavoro di gruppo da fare in questi giorni che la scuola è chiusa!

Al supermercato mi sono piegato ed ho dato una culata al mio vicino. Per sicurezza ho fatto il bidet con l’amuchina…

Va, beh, ragazzi!

Ce la faremo anche stavolta, tutti insieme appassionatamente, perché il coronavirus potrà pure mietere vittime, ma, i deficienti, quelli veri, quelli forti, sono immuni a qualsiasi contagio.

E l’ITALIA vivrà ancora…




Dirigenti Scolastici, Vicepresidi, DSGA, ATA, Collaboratori scolastici, eroi incompresi

Oggi tempo di Coronavirus, tutto chiuso, città deserte, strade vuote, serrande abbassate, nessuno in giro…

Beh, non è vero, qualcuno in giro c’è, a parte i lavoratori delle imprese, ci sono i presidi ed i vicepresidi, i DSGA, gli ATA ed i collaboratori scolastici.

Non chiedetevi il perché ci sono in giro queste persone, nessuno lo sa, potrebbero tranquillamente stare a casa, ma il governo ha solo sospeso le attività didattiche quindi loro devono andare a scuola.

Bastava scrivere chiuse le scuole invece che sospendere le lezioni e queste persone non avrebbero corso rischi inutili, ma nessuno ha riflettuto su questo, nessuna novità.

Però mentre tutta Italia osanna la foto dell’infermiera crollata sul posto di lavoro, nessuno dice niente rispetto a queste persone che stanno combattendo senza nemmeno la soddisfazione di sentirsi dire grazie.

Anzi i Dirigenti stanno prendendo bastonate dai genitori per il caos generato dalla didattica digitale, devono organizzare un servizio a cui le scuole non sono preparate, senza strumenti, o almeno senza strumenti consolidati ed in una selva di provvisorietà che lascia alla loro responsabilità far funzionare cose che in Italia non sono mai state standard, ma nemmeno testate correttamente.

Inoltre la didattica italiana non è ancora pronta per il digitale, le lezioni dei docenti sono ancora strutturate per un tipo di lezione frontale, salvo rari casi, per cui in due giorni non si possono inventare lezioni on line, e nemmeno si è in grado di bilanciare i compiti on line …

Insomma un vero caos che si muove tra informative privacy, consensi, professori che vogliono google, altri che vogliono edmondo, altri che vogliono chissà che caspita di piattaforma è …

I genitori ancora più nel caos, che già abituarsi al registro elettronico non è stata una passeggiata.

Insomma Scuola Italiana, Brancaleone alle crociate.

Però Dirigenti Scolastici, Vicepresidi, DSGA, ATA, Collaboratori scolastici sono i veri eroi incompresi, perché nonostante l’assurdità dell’ordine ricevuto loro non mollano, combattono, escono di casa e compiono il loro dovere senza nessuno che li fotografa e li rende eroi virali.

Fanno il loro dovere, con abnegazione, nel nome della scuola de dei ragazzi, come i legionari, nella difesa del decadente impero romano, combattevano, sapendo già di aver perso, nelle provincie di confine, ma Roma era Roma.

Oggi per loro la scuola è la scuola, impero di educazione e di conoscenza, la difendono nonostante tutto.

Noi vogliamo rendere loro omaggio e ricordarli, ringraziarli in nome di tutti.

 

 

 




Pandemia Finanziaria, cui prodest?

La crisi virale che ha colpito il mondo negli ultimi mesi ha ormai un nome che suona triste e profetico: quello di Pandemia.

Un Virus che ha ucciso 4947 persone in tutto il mondo, 1016 soltanto in Italia (fonte salute.gov.it).

Eppure, un elevato numero di vittime rischia di farlo la recessione economica nella quale il paese è piombato.

Dalla prima diffusione del Covid 19 in Cina i provvedimenti del Governo Conte sono stati improvvisati, volti più alla mediazione del consenso che alle tutela sanitaria dei cittadini.

Così, invece di chiudere i porti ai voli provenienti dalla Cina, il Governo ha continuato a tranquillizzare il paese con misure inadeguate. Nel frattempo, purtroppo, i contaggi aumentavano e con essi i decessi e la consapevolezza di dover assumere scelte drastiche.

L’8 marzo il Decreto varato dal Governo ha messo in quarantena il Paese, imponendo la chiusura di attività commerciali e proibendo i movimenti delle persone non autorizzate.

Una decisione necessaria ma ancora una volta priva di una visione globale. Una scelta maturata all’interno di una gestione della necessità e non della programmazione.

In questo quadro si sono fermate imprese, scuole, circoli sportivi, attività commerciali privando cittadini ed imprese di ogni entrata economica ma si sono lasciate aperte le Borse finanziarie.

Si è denunciato lo sciacallaggio che ha fatto lievitare il prezzo delle mascherine, dei disinfettanti e dei ventilatori polmonari ma non ci si è occupati di chiudere alla speculazione finanziaria le Borse Valori che hanno subito crolli delle quotazioni che non si vedevano da decenni.

Il FTSE MIB l’indice della borsa italiana che rappresenta circa l’80% della capitalizzazione delle imprese quotate italiane, ha perso, dal 31 gennaio, il giorno in cui il Covid 19 è apparso ufficialmente in Italia, oltre il 50%.

Stiamo vivendo un nuovo 11 settembre quando un attentato terroristico efferato a New York attaccò con due aerei dirottati le Twins Towers distruggendole completamente. In quel momento drammatico l’amministrazione Bush non perse tempo e sospese le contrattazioni a Wall Street per 5 giorni consecutivi. Una chiusura per circostanze di interesse pubblico che non veniva assunta dalla prima guerra mondiale ma che evitò all’America conseguenze economiche peggiori.

La storia, tuttavia, smette di essere maestra di vita quando chi assume le decisioni non ne conosce le cifre o non è in grado di interpretarle.

Per questo motivo, in queste ore, il vero protagonista della crisi rischia di diventare la recessione economica divenuta sistemica e globale.

Il Prodotto Interno di un Paese, il PIL (prodotto interno lordo) è il valore dei beni e servizi prodotti e quindi consumati all’interno del paese stesso.

L’espressione che lo esprime, in contabilità nazionale, è data dalla somma dei Consumi Finali, degli Investimenti, della Spesa Pubblica e delle Esportazioni al netto delle Importazioni.

Ebbene, se associamo ad ognuno di questi addendi valori prossimi allo zero abbiamo il collasso di un sistema economico.

È come sospendere di colpo una partita di Monopoli riponendo alla rinfusa dadi e banconote. Siamo in questa situazione.

In questo contesto, la mancata chiusura delle Borse Finanziarie con le perdite che ne sono derivate negli ultimi giorni, con lo spread balzato sopra i 200 punti, assumono una gravità estrema perchè lasciano libero il fianco del paese a quegli attacchi speculativi che vanno a sommarsi alla caduta di tutti gli indicatori economici e che mettono, altresì, in evidenza, luci ed ombre degli aiuti europei.

La decisione a sorpresa dell’Eurogruppo di anticipare la votazione sul Mes (Meccanismo Europeo di Stabilità), prevista originariamente per fine Aprile, a Lunedì prossimo, potrebbe accelerare enormemente una sorta di commissariamento dell’Italia da parte dell’Unione Europea.

Il MES istituito nel 2012, è bene ricordarlo,è un’ organizzazione intergovernativa a cui il trattato istitutivo attribuisce il potere di “imporre” scelte di politica economica ai paesi aderenti.

Le condizioni richieste tuttavia per ottenere aiuti finanziari da parte dei paesi membri in modo ordinario richiedono parametri di finanza pubblica in ordine, ovvero, Deficit di Bilancio inferiore al 3%, rapporto Debito Pil inferiore al 60%. Condizioni a cui l’Italia non può aspirare, soprattutto nel momento attuale e che aprirebbero la strada ad aiuti condizionati ad interventi rigoristi.

La sensazione, in sostanza, è quella che anche l’aumento da 3.6 md a 7.5 md del sistema di aiuti concesso all’Italia sia il rovescio della medaglia per il voto favorevole alla formulazione attuale del Mes in agenda per la votazione lunedì 16 Luglio prossimo, a Bruxelles

Una volontà che purtroppo l’esternazione di oggi, declassata poi a rango di gaffe, di Christine Lagarde sulla decisione di non utilizzare un taglio dei tassi di interesse a sostegno dell’economia dei paesi maggiormente in difficoltà, rende tristemente attuale.

La Politica dovrà mostrare capacità di visione globale e determinazione nel difendere il Paese dalla minaccia di una pandemia ma, al contempo, dovrà lottare contro la speculazione internazionale ed adottare misure di sostegno più incisive in favore di imprese e famiglie.

Nei prossimi giorni avremo maggiori elementi per una lettura più ampia della situazione attuale ma una cosa, tuttavia, è certa: resteremo a casa rispettando i decreti, lavoreremo con ostinazione come facciamo da generazioni, ci prenderemo cura dei più deboli nonostante la crisi e le difficoltà ma non lasceremo che l’Italia diventi una provincia dell’Europa.

 

Fabio Delibra

 




Chiusura Totale, forse manca qualcosa…

Siamo nella pandemia, lo dice l’OMS, quindi situazione gravissima, in cui l’Italia è un centro tipo “ground zero”.

Tutti a casa, ed, attenzione, se andate in giro e non avete una motivazione valida prendete un’ammenda di 206 euro che vi resta sul casellario giudiziario, quindi vi sporca la fedina penale!!!!!

Tutto spento, serrande abbassate, guai ad andare in giro, e ci mancherebbe, negozi chiusi, scuole chiuse, tutti a casa…

Ma perché le scuole sono ancora aperte??? 

Perché gli ATA ed i Dirigenti devono andare  a Scuola? a fare cosa????

Stiamo mandando gente in giro per niente, non serve a niente, chiudete anche le segreterie!!!!!!

 Tenere aperte le segreterie oggi è un poco come pensare di mandare una visita fiscale!!!!

Ma la cosa ancora più grave è lasciare aperte le borse!

Una follia, un modo per mandare ulteriormente a puttane i risparmi delle famiglie ma anche un modo per svendere il poco patrimonio industriale italiano, che verrà comprato sempre dai soliti ignoti.

Meccanismi di fiducia finanziaria del paese saltati, borse a picco, aziende prossime alla chiusura, liquidità di capitale azzerata e sempre più a picco, ma porcaccia miseria è così difficile da capire che occorre sospendere i mercati, subito!

Invece invochiamo aiuti dalle banche centrali, o finanziamenti agevolati alle imprese; ma perché dobbiamo indebitare ulteriormente le imprese?

Facciamo interventi come Stato a livello di capitale, aiutiamo le ricapitalizzazioni non gli indebitamenti, compriamo asset ed aiutiamo la stabilità dei mercati.

Se chi è al governo non ha idea di come fare, si faccia aiutare da chi più in gamba, forse è il momento di agire.

Evitiamo più che mai che da una sicura prossima crisi di liquidità si arrivi a problemi di solvibilità, da lì non ne usciremmo più…

Abbiamo chiuso tutto tutelando la salute, almeno quella immediata, ma la salute del paese prossima ventura, quella costituita da salute fisica, mentale ed economica?

A me sembra di no, anzi per nulla…

 




#iorestoacasa

L’Italia che si sbatte e quella che se ne sbatte…

C’è l’Italia che lotta e quella che boicotta, l’Italia della resistenza e quella della demenza, l’Italia dell’impegno e quella del me ne frego.

E poi ci siamo noi, ognuno di noi, obbligati, ora, a darci una mano, senza stringerci la mano, a stare uniti, seppur isolati.

Ora, davvero, siamo sulla stessa barca.

Ora, caso mai volessimo scappare, ci resta un barcone, quello dei profughi.

Ma stavolta, a Lampedusa, bloccano noi che vogliamo uscire, non gli altri che vogliono entrare.

Eh, sì, caro amico virus, ce ne stai facendo di favori!

Altro che lo scioglimento dei ghiacciai, minacciato da Greta Thunberg, tu ci stai dimostrando che il cambiamento climatico non ci tocca fino a che non ci sentiamo come quegli orsi polari alla ricerca del cibo, che la mascherina dobbiamo metterla proprio adesso che l’inquinamento è diminuito!

Altro che cori razzisti o tifoserie violente negli stadi, adesso, niente pubblico, partite a porte chiuse (mai, prima dell’altro ieri, un derby come Juve-Inter si è svolto così, in un clima di rispetto dell’arbitro e di solidarietà tra i giocatori rivali) e, da ieri, tutto fermo, pure le partite truccate ed il calcio scommesse!

Prima, assurdi rigurgiti xenofobi, con svastiche sui muri ed ingiurie ai sopravvissuti all’olocausto, adesso, siamo noi i segregati, quelli privati di una seppur minima libertà, rispetto a chi, davvero, era stato spogliato di tutto, libertà e dignità, nello scempio dei campi di concentramento!

Fino a poche settimane fa, erano i neri, poveri e sporchi che portavano la scabbia, adesso sono i bianchi, ricchi, potenti e famosi che portano il virus!

Quanto abbiamo detto e pensato che erano gli altri che dovevano starsene nel loro paese, adesso siamo noi che non possiamo uscire dal nostro ed imploriamo aiuti umanitari!

Prima tutti fuori, di casa e di testa, a correre come dei matti, perdendo il senso del tempo, in un delirio di onnipotenza e di onnipresenza, secondo l’assurda logica del produco dunque sono, arrivo dappertutto e consumo a più non posso.

Adesso un fermo immagine, IO RESTO A CASA. E sto fermo.

A misurare un tempo eterno, distillato su gesti quotidiani, scandito da consuetudini domestiche.

Questo tempo ritrovato è quello del prendersi cura di noi, ma, soprattutto, nostro malgrado, di chi è uno di noi, magari di quel nonno dimenticato o di quel figlio trascurato.

Infatti, dove prima c’era una famiglia scoppiata, ognun per sé e Dio per tutti, ciascuno indaffarato, intento a vivere la propria vita, dimenticandosi del proprio ruolo, adesso, c’è una famiglia ricomposta, magari problematica, ma dove, obbligatoriamente, ognuno di noi deve accorgersi che l’altro è lì, vicino a lui.

Ti ringrazio caro virus, perché ci stai dimostrando che nelle relazioni umane, la comunicazione non verbale, la socialità sono fondamentali, che non c’è social network che tenga, che la vera comunicazione non è quella virtuale, ma stare vicino, toccare, abbracciare l’altro.

Ti ringrazio caro virus, perché ci stai dando la prova che l’uomo è un animale sociale, ma è anche un essere dotato di intelligenza e volontà.

Che in questo momento l’aggregazione è pericolo di estinzione.

TOCCA A NOI SCEGLIERE!

Perché, mai come adesso, stare insieme, non significa fare branco o stare in gruppo, ma scegliere consapevolmente di stare da soli e lontano, per proteggerci, l’un l’altro.

Che l’unico modo per uscirne è non uscire, riscoprendo la reciprocità del gesto condiviso, il senso di appartenenza ad una comunità da proteggere, il sentirsi parte di un qualcosa di più grande di noi, riconoscendo che la nostra vita dipende dagli altri, da tutti gli altri.

Il coronavirus ci trascende e ci obbliga a riflettere.

IL coronavirus ci sta urlando in faccia che non siamo più noi l’ombelico del mondo, che non esiste più una linea di confine tra me e te, tra noi e voi, ma che ci sono io negli altri, con gli altri e che tutti insieme dobbiamo ruotare intorno allo stesso asse, quello della sopravvivenza.

 

 

 




Coronavirus: l’Italietta, come al solito…

Complimenti all’italiano medio deficiente!

Vorrei non dedicare tempo ed attenzione a chi testimonia ai suoi connazionali ed al mondo intero la sua vergognosa stupidità. Ma, giuro, non ci riesco!

Perché, nonostante la pressante informazione sulle modalità di contagio, sulle misure di sicurezza per la propria e l’altrui salute, ci sono in giro così tanti irresponsabili, demenziali nei gesti ed ignoranti nei post sui social?!?

Prima, l’assalto ai supermercati, ora, l’assalto ai treni.

Due settimane fa, il contagio viaggiava tra i carrelli e gli scaffali, stanotte, tra i binari e sui treni.

Nel frattempo, in questi quindici giorni, tutti insieme ad accalcarci allo ski-pass delle maggiori località sciistiche, (perché, tanto, già che sono chiuse le scuole, andiamo a sciare!).

Tutti insieme a farci un aperitivo sui navigli o in piazza, (ma, sì, dai siamo all’aria aperta!).

Tutti insieme in un centro commerciale, a Montesilvano, ad applaudire Elettra Lamborghini (ma vuoi, mettere? Per una gnocca così, val la pena di rischiare!)

Per non parlare di chi, ha invaso le località marittime della Liguria, facendo registrare un record di presenze tipico del periodo pasquale pur di passare una giornata al mare (mica possiamo murarci vivi!).

E come se non bastasse, mi vergogno per chi, ieri sera, ha veicolato la bozza del decreto.

Mi vergogno per chi, allarmato dall’ imminente firma dello stesso, è scappato dalla Lombardia, accalcandosi sugli ultimi treni della notte, portando con sé il virus verso sud.

Questi sono comportamenti che, se consapevolmente messi in atto pur conoscendo i rischi, dimostrano infantilismo, mancanza di senso civico, disprezzo della società in cui si vive.

Sono espressione di puro menefreghismo che finge di essere certo delle sue azioni e trasuda sicurezza da tutti i pori.

Infatti, per questi italiani deficienti, sono gli altri i paranoici, gli ipocondriaci, i troppo ligi alle regole.

Questi italiani irresponsabili pensano: Evitare in modo assoluto, non vuol dire vietare!”

E se il decreto entra in vigore alle 2 dell’otto marzo, dai che sul filo del tempo, faccio il furbo, prendo l’intercity della notte!

Perché per l’italiano medio, la deroga alla norma e la trasgressione alla legge è un dato di fatto, un marchio di fabbrica.

Chi davvero vuole bene a sé stesso, ai propri cari e al proprio Paese cerca di fare tutto il possibile per proteggersi, proteggere gli altri e proteggere la salute pubblica.

Il senso di responsabilità civica lo dobbiamo mettere in pratica per rispetto di tutti i medici e del personale sanitario che si batte per aiutare tutti coloro che soffrono, per contribuire alla prevenzione e al contenimento del Coronavirus.

In questo frangente il governo sta agendo bene, riconoscendo che la tutela della salute pubblica è prioritaria rispetto alla libertà di movimento.

Sono gli italiani che non seguono le regole.

Gli italiani si vantano di essere un popolo nazionalista…Sostengono di essere a favore della sicurezza e dell’ordine e poi, alla prima regola imposta per una questione di interesse pubblico, se ne fregano di semplicissime misure di contenimento di un’epidemia che rischia di devastare sanitariamente, economicamente e socialmente il Paese intero.

Ma perché non abbiamo da sempre a cuore il bene comune, dal lavoro alla salute?

Perché non pensiamo a tutte le fasce sociali, soprattutto ai deboli della popolazione?!?

Proprio a chi è maggiormente esposto al contagio, per evidenti ragioni di salute, deve essere riservata la nostra attenzione.

Nel riflettere sul ruolo del cittadino nel contesto sociale, va messa al primo posto la tutela di tutti coloro che non sono in grado da soli di provvedere a sé stessi e che rischiano, loro malgrado, di finire nella tela del ragno.

Sono proprio i più emarginati quelli che rischiano di più: chi è già sofferente per qualche patologia grave edoggi avrebbe bisogno anche soltanto di cure ambulatoriali.

Cure che vengono sospese perché viene data la precedenza all’organizzazione dell’emergenza attuale.

Chi si deve sottoporre a chemioterapie cicliche, a dialisi, a cure necessarie per lenire il dolore e ad altri interventi non ritenuti primari e rischia di rimanere indietro, a causa di un indebolimento del sistema sanitario.

Il SISTEMA ITALIA, più volte definito dal presidente Conte, è forte nella risposta medica, ma è debole in quella strutturale, perché per troppo tempo ha trascurato il potenziamento del pubblico, privilegiando le privatizzazioni.

Il sistema Italia ha da tempo boicottato sé stesso, settorializzando ambiti di tutela sociale come la sanità, spezzettandola regionalmente e creando così quella confusione, sia organizzativa sia comunicativa, che è venuta prepotentemente avanti nei giorni di esplosione del contagio da Codogno alla zona del lodigiano, per poi estendersi nel resto del nord.

Un nord da cui precipitosamente si tenta di fuggire dirigendosi verso le stazioni ferroviarie, per poter prendere l’ultimo Intercity della notte e andare verso Sud, dove si hanno forse dei parenti, ma dove l’epidemia sembra, per ora, non essere arrivata massicciamente, solo grazie al contenimento istituito nelle regioni settentrionali e che tanto sta costando in termini di sacrifici e modifiche dello stile di vita a milioni di cittadini del nord!

Complimenti a questi italiani di merda, che convinti di fuggire dal NORD impestato, hanno fatto una corsa ai binari dettata dal “si salvi chi può, beatamente infischiandosene di poter essere quei portatori sani del virus magari proprio nel loro caro SUD che al momento sembra ancora privo di focolai epidemici.

Ci voleva proprio il coranavirus per fare saltare la storia dei confini.

Siamo passati dal nazionalismo sovranista al municipalismo dell’Italia dei Comuni.

Dal “PRIMA GLI ITALIANI” al “FATEMI TORNARE A CASA”.


Uno spettacolo penoso, così tanto lontano dai princìpi costituzionali dell’unità nazionale che si forma invece proprio nel momento in cui deve emergere la solidarietà sociale e civile.

 




Coronavirus, italiano addio, etica addio, riprendiamoci il paese, Avanti Savoia!

Capisco che è facile fare polemica, capisco che mi si potrebbe rispondere vorrei vedere te, ma io sono un Direttore di Giornale, seppur piccolo ed insignificante rispetto ai grandi nomi che comunque hanno sparato a zero su quello che è successo pur di far notizia senza un minimo senso di responsabilità, almeno a parer mio, cosa che noi di Betapress non abbiamo fatto, quindi mi permetterò adesso di fare qualche piccola considerazione.

Intanto osservo che abbiamo chiuso le scuole ma in realtà abbiamo sospeso le attività, e no caro governo sospensione è una cosa, chiusura è altra cosa.

Non è difficile se chiudo non entra nessuno, se sospendo entrano tutti tranne i bambini ed i docenti.

Ma governo, tu che vuò fà?

Vuoi che le persone non entrino troppo in contatto e quindi salvaguardare i cittadini allora CHIUDI le scuole.

Vuoi che si salvino solo i docenti ed i bambini, allora SOSPENDI le lezioni.

Ma che ti hanno fatto i Dirigenti e gli ATA nonché i collaboratori scolastici?

Ma poi siamo sicuri che sia così utile fare questa via di mezzo?

Comunque a voler vedere alcune osservazioni:

Le lezioni sono sospese, ma i parchi pubblici sono pieni di bambini e baby sitter, le piste da sci sono gremite di persone che fanno vacanze inaspettate, ma l’obiettivo era spostare il luogo di contagio?

Non ci capiamo sull’italiano, ma nemmeno sulle misure, forse qui dovevamo chiudere le scuole e comunque tutti i luoghi in cui le persone si trovano in numeri elevati.

Però mi scuso, in partenza forse l’idea era un’altra (si ma quale?).

Ma anche sul virus prima era terribile, adesso è solo un’influenza un poco più grave del solito, prima un flagello, adesso normale, prima una catastrofe, adesso gestibile, però adesso chiudiamo il mondo … quando è gestibile?

L’unica verità è che non siamo preparati, il mondo non è preparato, ma nemmeno riusciamo a riflettere: in questi casi è necessario dare almeno la sensazione di avere tutto sotto controllo, ad esempio chiudere le scuole ogni settimana lascia l’idea che non sappiamo che pesci prendere (ma forse è proprio così) o peggio che non sappiamo di cosa parliamo.

In tutto questo incredibile “bordello” (ahi serva ITALIA …) nemmeno riusciamo a dire le cose minime per tranquillizzare i cittadini, ad esempio abbiamo instaurato una commissione che vigila sui prezzi dei beni di consumo per evitare sciacallaggi (vedi amuchina), o fare considerazioni sull’impatto economico ed il costo in vite professionali che tutto questo comporterà (non possiamo pensarci dopo) per poter definire una serie di sussidi alle imprese ed ai privati, ma anche solo pensare che nelle scuole ci sono centinaia di laboratori di chimica che potrebbero produrre disinfettanti a basso prezzo sia per i Cittadini che per lo Stato (invece stiamo buttando migliaia di euro per comprare disinfettanti), avremmo comunque dando inoltre l’idea di un paese pronto.

Lettori, il coronavirus non sarà una tragedia per la salute degli italiani, ma lo sarà per il sistema economico Italia, una spallata al già nostro traballante equilibrio economico che, se non gestita in tempo, non sarà una sciocchezza.

Intanto siamo diventati i paria del mondo, quasi che l’infezione l’avessero creata gli Italiani, tra un poco mi aspetto che la Cina ci mandi degli aiuti umanitari!!!

Poi ci siamo anche resi conto che le nostre strutture sanitarie non sono pronte o quantomeno carenti per gestire un evento simile (va beh e questo ha la sua logica, una pandemia [pandemia=Epidemia con tendenza a diffondersi rapidamente attraverso vastissimi territori o continenti] non è qualcosa su cui si può programmare un dimensionamento, un poco come pensare di esser preparati ad uno tsunami).

Anche chiudere le scuole forse lascia delle riflessioni: facciamo la scuola on line, l’Italia non è pronta, non ci sono le tecnologie nelle scuole e sopratutto il nostro sistema di lezioni non è strutturato per l’erogazione on line, infatti stiamo facendo la stessa tipologia di didattica frontale (tranne qualche mosca bianca) pensando di usare chat, blog, compiti a casa, slide sul registro elettronico… ahahahah …

inoltre, abbiamo sicuramente risolto il problema dell’abbandono scolastico perché appena i ragazzi che non venivano più a scuola capiranno cosa sta succedendo rientreranno tutti, sicuramente ci sarà una sanatoria per le assenze e chi avrà mai il coraggio di bocciare quest’anno???

Qualche Professore o Dirigente Scolastico si prenderà questa responsabilità con schiere di avvocati dei genitori che andranno a nozze con quanto sta succedendo?

Ma poi è mai possibile che venga detto ai dirigenti di attivare la modalità di didattica on line senza passare dal collegio dei docenti, organo sovrano in tal senso?????

Per tutelare i diritti passiamo sui diritti? Stato di Guerra?

Ma come cavolo si fa a passare dal popolo di santi poeti e navigatori a quello di infetti, malati ed untori …

Caro il mio Governo, nella paura tutto diventa piccolo, anche la capacità e l’orgoglio!!

Ma porcaccia miseria, etica, diritti, correttezza, italiano: persi …

Noi siamo Italiani, abbiamo organizzato l’Europa, abbiamo inventato il diritto, ma che succede?

Noi non dobbiamo avere paura, noi siamo l’Italia, noi siamo un popolo di eroi,
di santi, di poeti, di artisti, di navigatori, di colonizzatori, di trasmigratori, noi siamo Leonardo, noi siamo Marconi, noi siamo Giulio Cesare, noi siamo Leopardi, noi siamo Manzoni, noi siamo Caravaggio, noi siamo Giotto,
noi siamo papa Giovanni, noi siamo san Francesco, noi siamo Don Milani, noi siamo Dante, noi siamo Boccaccio, noi siamo Tommaso d’Aquino, noi siamo Michelangelo, noi siamo Cicerone, noi siamo Costantino, noi siamo Galileo, noi
siamo Ottaviano Augusto, noi siamo Cristoforo Colombo, noi siamo Italiani, ecco chi siamo, e voi chi siete?

Italiani Galantuomini, Avanti Savoia!

 

 

 

 

 

 

 

 

Coronavirus, stare dall’altra parte!

Coronavirus, ma la vita è altrove…

 




Coronavirus, ma la vita è altrove…

 

Il giornalista è un lavoratore nel campo dell’informazione.

Opera nel settore del giornalismo che si occupa di scoprire, analizzare, descrivere e scegliere notizie. Il giornalista redige articoli, inchieste (o reportage) o editoriali per testate giornalistiche periodiche o agenzie di stampa, su un mezzo di comunicazione di massa. Bene, questa è la teoria.

La pratica, in questi giorni, è che il giornalista è un terrorista mediatico.

Mai, come in queste ultime settimane, quelle del coronavirus, la follia comunicativa è esplosa, contagiando tutti, in modo direttamente proporzionale alla ignoranza popolare.

Esiste un problema.

O.K. Informiamo la popolazione.

Il dovere di un giornalista serio è quello di “informare”, dicendo la verità e rappresentando fatti concreti. Invece, stiamo assistendo a un fenomeno di manipolazione di massa di velocità e portata inenarrabili da parte di associazioni a delinquere, politici e giornalisti in prima linea.

Scenari apocalittici per strade ormai semideserte, in cui sono stati diagnosticate alcune centinaia di casi di UN’ INFLUENZA, pericolosa sì, ma non destinata a distruggere il genere umano.

Sguardi inebetiti dietro a mascherine improvvisate, tipo fai da te, o iper tecniche, degne forse di un film di fantascienza.

Abbracci trattenuti, contatti evitati, distanze di sicurezza calcolate e superfici disinfettate.

Dispacci, ordinanze, un bollettino di guerra aggiornato in tempo reale, che terrorizza la cittadinanza e costringe la popolazione, soprattutto quella psicologicamente più fragile, all’adozione di misure surreali.

Tamponi imposti ai ” sospetti untori” provenienti da zone rosse, isolate tipo campi di concentramento.

Bollettini quotidiani sempre più amplificati ed allarmanti che creano una destabilizzazione esponenziale ed irreversibile…

Un’ economia, già gravemente precaria prima, ormai in ginocchio, con chiusure obbligate di attività commerciali, disdette di appuntamenti, annullamenti di prenotazioni, revoca di convegni…

La gente fuma, beve, si droga, si impasticca, fa sesso promiscuo senza profilattici e se ne strafotte altamente, ma l’idea di poter contrarre un’influenza pesante dal vicino la devasta e costringe ad adottare misure grottesche ed esasperate.

Il catastrofismo e il terrorismo psicologico alimentato dai media hanno portato alla luce i livelli di rincoglionimento gravissimo dell’italiano medio che ha ormai perso, evidentemente, qualsivoglia tipo di centratura, equilibrio o punto fermo. I media hanno davvero gravi responsabilità a mio avviso e spero che un giorno potranno pagare nelle sedi opportune i gravissimi danni che stanno facendo e sui quali stanno speculando.

Il mondo, signori, vive e muore. La terra trema e distrugge le case scriteriate che ha costruito l’uomo. Tanto evoluto, quanto demente nel contempo. E dove sta il senso di altruismo, il senso del padre di famiglia che deve mantenere un equilibrio nonostante tutto?

Noi siamo la vita che può morire in ogni minuto secondo. Anch’io, che ora sto scrivendo queste righe, potrei, domani o oggi stesso, morire. E non per coronavirus, ma per il fine vita disposto o dal destino o dal nostro Creatore che ha stabilito un circuito di vita.

Ed ora, che arrivano le prime denunce per “procurato allarme” a carico di un certo tipo di comunicazione che squalifica il giornalismo italiano e non rende certo un servizio al popolo, impariamo a scegliere.

Scegliere chi ascoltare e cosa leggere.

Riconosciamo il peso ed il valore delle parole.

E dunque che “contagiato” non significa, né essere morto, né essere un mostro.

Contagiato significa malato.

E se esistono i reparti di malattie infettive, significa che ve ne sono tante altre!

Quante persone ricoverate in ospedale per controlli o interventi chirurgici si ammalano di altri virus contratti proprio lì? E c’è anche chi muore per questo, per lo più anziani ovviamente.

Che muoiano gli anziani non siamo contenti di certo, sono un patrimonio di saggezza, e non vorremmo perderli mai i nostri nonni e bisnonni.

Ma è la vita, non siamo noi i padroni della nostra vita!

Il piagnisteo, l’arraffo di pasta al supermercato, è il vero problema! Il rimandare tutto, il sospendere il mondo, questo è il vero virus che ci affligge!

Dunque, per resistere al coronavirus, dobbiamo scegliere di vivere, con prudenza sì, come quando andiamo in automobile, perché potremmo morire anche di incidente, da un momento all’altro come è capitato a tanti.

Ma dobbiamo scegliere di vivere, non di rinunciare a vivere per paura di morire.

Si vive e si muore. Questa è l’unica vera notizia.

Si vive e si muore di fame, di guerra, di tortura, di tante malattie in tutto il mondo, anche oggi, anche adesso. Basta terrorismo mediatico! Ascoltiamo canzoni, leggiamo libri, andiamocene anche a mangiare la pizza, specialmente ora (alla faccia della squallida satira francese!). E andiamo a comprare ciò che ci serve o ciò che ci piace.

Anzi, ora più che mai concediamoci qualche sfizio e qualche regalo in più. E facciamola finita di piangerci addosso, spegniamo la tivù, ed accendiamo il cervello!

Esercitiamo il nostro potere di lettori intelligenti: leggiamo solo chi non esagera!

 




Coronavirus, stare dall’altra parte!

Sei così piccolo, ma così potente! Inconsapevole menefreghista di confini politici, limiti geografici o muri mentali, non curante di bellezze artistiche ed ignaro di realtà produttive, te ne vai in giro per il pianeta, in ogni angolo della terra ed abiti il nostro tempo, giorno e notte. Sei un grande e soprattutto fai miracoli!

Complimenti! Finalmente, grazie a te, in men che non si dica, siamo noi italiani, i primi in Europa! Altro che propaganda partitica, ci volevi tu!

Solo che siamo finiti, nostro malgrado, dalla parte sbagliata! Ora che siamo i primi, finalmente i primi, ci accorgiamo che, in nome tuo, vacillano certezze che, fino ad una settimana fa, sembravano incrollabili.

Prima, c’eravamo noi da tutelare e poi gli altri da aiutare.

Adesso, ci sono gli altri da tutelare e poi noi da aiutare.

Dentro e fuori i confini statali, ma anche dentro e fuori le regioni a rischio, dentro e fuori le zone rosse, le chiese, le scuole, gli ospedali…Persino dentro e fuori casa! All’ improvviso, abbiamo capito che ci siamo noi e che ci sono gli altri. L’altro è tutto ciò che non siamo noi. L’altro è chi viene da fuori. Anche da fuori casa, anche se è uno di noi. Prima, l’altro era chi, per qualunque motivo, era diverso da noi, chi pregava un Dio differente.

Chi non la pensava come noi. Chi non aveva il nostro stesso orientamento sessuale. Era davvero forte la convinzione baricentrica del Noi fino a pochi giorni fa! Pensiamo alle dicotomie comunitario/extra-comunitario, residente/migrante, casa nostra/casa loro. Prima c’erano nozioni relative che venivano indebitamente assolutizzate, ora ci sono incertezze e vulnerabilità che vengono giustamente rivendicate.

Ora, ciascuno di noi, si sente e si trova ad essere, extra-comunitario, migrante e lontano da casa a seconda delle persone e dei luoghi con cui si rapporta e in cui si trova a vivere.

O più semplicemente, ognuno di noi si trova ad essere sano o malato, contagiato o a rischio, in incubazione o in reclusione.

Eh sì, caro virus, ci hai dato una bella lezione. Una bella lezione di civiltà! Ci hai insegnato che, dietro a tutte le opposizioni, si annida una xenofobia multiforme, che assume di volta in volta sembianze diverse: etnica, religiosa, culturale, economica, geografica e così via. L’ALTRO, ora, siamo NOI. Siamo noi i migranti che nessuno vuole, siamo noi che veniamo respinti alle frontiere, scansati negli aeroporti, rifiutati nei villaggi turistici.

Un che di nuovo, ma anche di antico: ci erano già passati i nostri nonni e bisnonni che arrivavano, spinti da disperazione e speranza, in America, tra la fine dell’800 e l’inizio del ’900. Nella sua sfericità, il nostro Pianeta sembra volerci ricordare che ogni punto è equidistante da un immaginario centro di riferimento. E tu, caro piccolo amico virus, sembri ricordarci che l’altro, che TUTTI temiamo, è solo uno, la MORTE.

E che quello che vale per la nostra salute individuale si può traslare alla dimensione della comunità. Grazie alla tua apparizione, abbiamo la grande occasione di prendere coscienza che viviamo in una società malata nel profondo. Una società che ha perso di vista l’essenziale, il valore della vita, nel senso etico del termine.

Chiudiamo la bocca ed apriamo il cervello! In un momento in cui tutti sanno tutto e giocano ad apparire in tivù o a divulgare fake-news, impariamo ad essere autentici, consapevoli e responsabili di quello che diciamo e che facciamo. In questi giorni convulsi, in cui si è scatenato il gioco pirandelliano delle parti e delle colpe, assumiamoci la responsabilità delle nostre scelte, prima di tutto del silenzio e dell’umiltà. In questi momenti in cui c’è un continuo scambio di ruoli, i giornalisti diventano medici, i politici virologi, e gli psicologi biologi, stiamo al nostro posto, per esempio, vicino ai nostri cari, soprattutto anziani e malati.

In questi giorni in cui si evitano i luoghi affollati, salvo poi cadere in idiosincrasie compulsive e dare assalto ai supermercati (come se, contratto il virus, avesse senso morire con la pancia piena), approfittiamo di questa grande occasione non per pensarci eterni, ma per riscoprire la gioia di una pienezza di vita del qui ed ora.

Smettiamola, per paura di morire, di dimenticare la gioia di vivere. Una gioia da condividere costruendo nuove reti di comunità solidali. È illusorio pensare di salvarsi da soli alzando muri in ogni dove. I muri sono più contagiosi del virus, ma noi possiamo abbatterli se avremo il coraggio di capovolgere il mondo, cominciando a capovolgere la nostra vita, ridefinendo le nostre priorità esistenziali in nome di un’etica universale.

Si vive e si muore, tutti, ma la differenza è come si vive.

Anche adesso, in questi giorni di contagio virale, biologico e mediatico.

Per questo, mi sento di ringraziarti, caro amico virus, tu la tua parte la stai facendo bene.

Adesso tocca a noi fare la nostra parte, al meglio delle nostre possibilità.

Antonella Ferrari