IO STO CON MORI

Non Capita tutti i giorni di ricevere uno scritto da un Generale dell’Arma dei Carabinieri.

Essendosi per di più firmato abbiamo deciso di pubblicarne il contenuto, avendo ricevuta la sua autorizzazione.

 

IO STO CON MORI

Molte persone che leggono quanto scrivo sui social e altri mezzi di comunicazione a volte mi chiedono la ragione per la quale da sempre ho sostenuto a spada tratta il Generale Mario Mori.

I processi riguardanti la trattativa Stato-Mafia si sa come sono andati a finire ‘’TOTALE ASSOLUZIONE’’ ma ciò non è bastato a certa magistratura, che cerca vendetta l’accanimento contro Il Generale continua con ignobili accuse.

Accuse contro un Galantuomo che ha dedicato la vita al Paese alla Patria e che oggi all’età di 85 anni deve ancora difendersi.

Leggo sulla stampa che persone senza nulla conoscere della storia del Generale, si stupiscono che questa volta ed era ora, l’Arma dei Carabinieri sia scesa in campo a sostegno del Generale a costoro dico che;

Dobbiamo sempre ricordare che questa dimensione della fraternità d’armi è parte integrante del nostro mestiere; condiziona il nostro modo di essere e deve essere presente in ogni atto di comando che compiamo.

È così che sapremo evitare le insidie che a volte ci tendono la routine e la facilità: ingiustizie, vessazioni, errori di comando, mancanza di considerazione e tutte le altre forme di quell’atteggiamento inaccettabile che consiste nel non rispettare la dignità dell’uomo.

Ed è anche in questo modo che potremo preservare ciò che fa la grandezza e la forza della nostra istituzione il suo formidabile spirito di corpo e la sua efficacia nell’azione.

Corrado G.M. Pasetti




Johnson sollecita la Corte Suprema a ribaltare il verdetto

Il presidente Johnson sollecita la Corte Suprema a ribaltare il verdetto di colpevolezza “pericoloso” di Trump

 

-Mentre in Italia si fa “propaganda” anti Trump, dove gli epiteti e le opinioni poco opportune e distorte vengono spacciate per “verità”, registriamo intere ore di programmazione televisiva da parte di alcune emittenti dichiaratamente schierate ed ideologizzate, a denigrare il Candidato alle Presidenza degli USA, Il Presidente della Camera degli Stati Uniti Mike Johnson, sollecita la Corte Suprema, a ribaltare il verdetto di colpevolezza.

Lo apprendiamo da un articolo di The Epoch Times di cui ne riportiamo la traduzione integrale del testo, indicandovi anche il Link, per chi volesse leggere il testo in originale

https://www.theepochtimes.com/us/speaker-johnson-urges-supreme-court-to-overturn-dangerous-trump-guilty-verdict-5660528

Ettore Lembo-

 

Il presidente Johnson sollecita la Corte Suprema a ribaltare il verdetto di colpevolezza “pericoloso” di Trump

 

“Penso che metteranno le cose in chiaro, ma ci vorrà un po’ di tempo”, ha detto Johnson riferendosi alle sue aspettative per l’annullamento del verdetto.

Il presidente della Camera Mike Johnson (R-La.) ha affermato che la Corte Suprema degli Stati Uniti dovrebbe essere coinvolta e ribaltare il verdetto di colpevolezza dell’ex presidente Donald Trump nel suo processo per falsificazione di documenti aziendali a New York, con l’oratore che sostiene che le circostanze del caso hanno portato a un’erosione della fiducia pubblica nel sistema giudiziario americano.

 

“Ci sono ancora molti sviluppi da venire, ma credo che la Corte Suprema dovrebbe intervenire, ovviamente, questo è totalmente senza precedenti – ed è pericoloso per il nostro sistema”, ha detto Johnson in un’apparizione del 31 maggio su Fox and Friends.

 

Una giuria ha dichiarato colpevole l’ex presidente il 30 maggio in un caso in cui era accusato di 34 capi d’imputazione di falsificazione di documenti aziendali al fine di nascondere pagamenti non divulgativi all’attrice di film per adulti Stormy Daniels come parte di un tentativo di influenzare le elezioni presidenziali del 2016. in cui era candidato.

Il verdetto di colpevolezza ha reso il presidente Trump il primo ex presidente nella storia degli Stati Uniti a essere condannato per un crimine, con l’ex presidente che ha promesso di presentare appello contro il verdetto e ha definito il processo “molto ingiusto”.

“Questa è una truffa. Questo è un processo truccato… questo è un giudice truccato”, ha detto il presidente Trump in una conferenza stampa il 31 maggio, aggiungendo che a uno specifico esperto elettorale non è stato permesso di testimoniare su alcune questioni relative al processo.

 

Alcuni esperti legali si sono chiesti se le istruzioni del giudice Juan Merchan alla giuria fossero ingiustamente orientate verso una condanna.

Sebbene le osservazioni di Johnson suggeriscano che stia chiedendo alla Corte Suprema di intervenire prima che la corte d’appello di New York abbia avuto la possibilità di valutare la questione, sembra essere uno scenario improbabile.

 

Hans von Spakovsky, ricercatore legale presso il Centro per gli studi legali e giudiziari Edwin Meese III della Heritage Foundation, ha detto a Epoch Times di comprendere e condividere la frustrazione di Johnson per quello che ha descritto come un evidente “errore giudiziario” avvenuto in il tribunale di Manhattan.

 

Tuttavia, von Spakovsky ha affermato che la prospettiva del coinvolgimento della Corte Suprema prima che il processo di appello si svolga nei tribunali dello stato di New York non è realistica.

“Ci sono certamente questioni che conferiscono alla Corte Suprema giurisdizione sulla condanna del tribunale statale, data la violazione fondamentale dei diritti sostanziali di Donald Trump a un giusto processo previsti dalla Costituzione degli Stati Uniti nel modo in cui il giudice del processo e l’accusa hanno gestito male il caso”, ha affermato “Ma non credo che la Corte Suprema prenderà in considerazione il caso finché il processo di appello statale non sarà esaurito.”

 

Jonathan Emord, un esperto di diritto costituzionale e contenzioso, ha dichiarato a The Epoch Times di ritenere che il processo abbia violato i diritti del giusto processo del presidente Trump e sia stato “pieno di pregiudizi”, ma che anche lui vede poche speranze per l’intervento della Corte Suprema fino a quando la corte di i ricorsi hanno avuto il loro peso.

Appello in primo piano

Il team legale del presidente Trump ha parlato di piani di appello, che normalmente dovrebbero prima passare attraverso una corte d’appello a New York prima di rivolgersi potenzialmente alla Corte Suprema.

Il signor Johnson ha detto nella sua apparizione su Fox and Friends che il percorso per un appello per arrivare all’Alta Corte richiederà del tempo, ma ha espresso fiducia che il verdetto alla fine verrà annullato.

 

“Penso che metteranno le cose a posto, ma ci vorrà un po’ di tempo”, ha detto Johnson. “Il processo richiede un po’ di tempo per essere portato a termine. I democratici lo sanno, ovviamente, e stanno tirando per le lunghe. Questo era l’obiettivo. Vogliono provare a mandare in bancarotta Donald Trump”.

 

Mentre l’ex presidente ha affermato che dietro l’accusa c’era il presidente Joe Biden, il presidente ha negato qualsiasi coinvolgimento e ha insistito sul fatto che il processo era libero da qualsiasi interferenza politica e che il verdetto afferma che lo stato di diritto è vivo e vegeto in America.

 

“Donald Trump ha sempre erroneamente creduto che non avrebbe mai dovuto affrontare conseguenze per aver infranto la legge per il suo tornaconto personale”, ha detto il direttore delle comunicazioni Biden-Harris 2024 Michael Tyler in una dichiarazione dopo il verdetto.

Il portavoce della Casa Bianca, Ian Sams, ha dichiarato in un post su X : “Rispettiamo lo stato di diritto e non abbiamo ulteriori commenti”.

Il signor Johnson, che è stato avvocato per 20 anni, ha affermato che ciò che ha visto nel processo Trump è stato “oltraggioso”.

 

“Il popolo americano lo vede”, ha detto nell’intervista di venerdì. “Si tratta di un esercizio puramente politico, non legale. E lo sanno tutti. Sanno intuitivamente che è sbagliato. E la gente è indignata”.

 

Johnson ha sostenuto che il modo in cui è stato condotto il processo e lo stesso verdetto di colpevolezza stanno “diminuendo la fede del popolo americano e il nostro stesso sistema di giustizia”.

“E per mantenere una repubblica… la gente deve credere che la giustizia sia giusta e che esista parità di giustizia secondo la legge. Non lo vedono in questo momento”, ha aggiunto.

 

Nonostante l’appello di Johnson all’urgenza nel processo di appello, von Spakovsky ha detto a The Epoch Times che una richiesta di intervento alla Corte Suprema “senza dubbio” sarebbe accolta con una risposta secondo cui il processo di appello della corte statale ha bisogno di svolgersi da solo. prima che l’Alta Corte esamini il caso.

 

Il giudice Merchan, che ha scatenato polemiche dando istruzioni alla giuria di non dover concordare su tutti gli elementi di un crimine sottostante che era la chiave per elevare a crimine quella che normalmente sarebbe un’accusa di reato minore, ha incastrato l’ex comandante in capo… La data della sentenza del capo è l’11 luglio.

In assenza di un appello accolto, il presidente Trump potrebbe ora dover affrontare sanzioni come il carcere, la libertà vigilata o multe.

Il procuratore distrettuale di Manhattan Alvin Bragg, che ha presentato le accuse contro l’ex presidente, non ha incriminato se i pubblici ministeri chiederanno il carcere.

 

La sentenza arriva quattro giorni prima della Convention nazionale repubblicana, dove il presidente Trump sarà formalmente designato come candidato presidenziale repubblicano.

 

Anche se non esistono leggi che impediscono al presidente Trump di candidarsi alla Casa Bianca come criminale condannato, un verdetto ribaltato prima del giorno delle elezioni probabilmente aumenterebbe le sue possibilità di vittoria.




Chi crede come vota?

Un decalogo per il voto europeo degli elettori “credenti”, ma anche non

 

 

Poniamoci una domanda: i cittadini italiani che sono o si considerano “credenti” possono chiedere qualche cosa di specifico ai candidati alle elezioni europee?

Noi pensiamo di sì, e proviamo insieme a rispondere.

Anzitutto c’è il tema della VITA.

Vita significa difendere la vita umana sin dalla nascita: quindi NO all’aborto come “diritto” perché in realtà non è tale, bensì il prevalere del volere della donna e del suo partner sul diritto a nascere del concepito. Siccome oggi viene descritto come un “diritto intoccabile”, almeno i candidati credenti facciano il possibile per scoraggiarne l’uso e favorire l’aiuto alle mamme perché non abortiscano il loro figlio/a.

Stesso discorso sul FINE VITA con i partiti che propugnano eutanasia e suicidio assistito.

Un credente invece difende la vita sino alla fine e non vuole che sia “terminata” dallo Stato con la sottrazione delle cure o l’incoraggiamento al suicidio, così che le politiche pubbliche abbiano meno persone da “assistere”. Occorre incoraggiare le cure palliative e salvare la dignità del morente.

SESSO e GENDER: questo è un campo minato. In Europa i partiti laicisti propugnano la diffusione nelle scuole della dottrina “gender” che insegna che maschi e femmine sono concezioni astratte e che in realtà ognuno dovrebbe essere libero di vivere “quello che si sente”.

Quindi oltre alla libertà sessuale spinta all’estremo (ci sono gruppi che chiedono che la pedofilia divenga un “diritto” e che sia lecita l’unione tra un adulto e un minore, se questo lo desidera) viene propagandato il cosiddetto “cambio di sesso” tramite assunzione di ormoni e interventi chirurgici distruttivi. I veri credenti non possono che votare per partiti e persone che sono contrari a queste assurdità e che rispettano la famiglia, il matrimonio tra un uomo e una donna (e non i matrimoni gay che sono un assurdo!).

UTERO IN AFFITTO: in pratica si tratta di una donna che decide di vendere il proprio corpo per far nascere un figlio. Capita spesso che sia su richiesta di coppie omosessuali, ma i sostenitori della maternità surrogata, giustamente, affermano che non è solo così, perché a volte sono anche le coppie etero che chiedono l’aiuto esterno in quanto i due non possono generare figli propri.

Ma ciò non toglie che la madre surrogata “affitta” il proprio utero per poi staccarsi brutalmente dal figlio nato e venire remunerata, pur se si parla di minimo 50 mila euro ma più spesso attorno agli 80-100 mila. Il bambino diventa così una “merce” comprata ad un prezzo che possono permettersi solo i ricchi. Sembra proprio che siamo di fronte a una aberrazione vera e propria.

LIBERTA’ RELIGIOSA: è ormai diffusa la tendenza a mettere a tacere i cristiani quando i valori evangelici danno fastidio ai partiti laicisti europei.

Ciò vale sui temi molto cari all’etica cristiana come l’opposizione al riconoscimento delle unioni gay, alle politiche a favore degli LGBTQ+, alla richiesta di libertà di educazione sessuale nelle scuole al di fuori del controllo dei genitori che invece sono gli unici che hanno il diritto di scegliere come e da chi fare educare i propri figli. Siccome i candidati credenti sono difficili da conoscere, realtà quali Pro Vita & Famiglia, oppure CitizenGo o altre, hanno lanciato delle petizioni chiedendo ai candidati di far conoscere se e come, una volta eletti, voteranno al Parlamento europeo su questi temi.

Quindi prima di votare sarebbe opportuno andare sui siti citati e trovare quali candidati siano davvero a favore della libertà religiosa e contro la censura delle lobby europee.

DONNA: su questo tema si tende a concentrarsi sulla difesa dalle aggressioni e dagli stupri. Cosa sacrosanta, ma c’è un altro tema sottaciuto.

Le donne spesso “desiderano” diventare madri, ma per molte ragioni hanno difficoltà. Quindi un segno di attenzione alle coppie e alle famiglie è quello di fare politiche familiari che aiutino la maternità: solo così le donne saranno davvero libere di avere figli.

LOCKDOWN, VACCINI OBBLIGATORI, CHIUSURE AZIENDE, IDENTITA’ DIGITALE: un vero credente, che si affida a Dio, non può sopportare una società dittatoriale dove qualcuno imponga di chiudere tutto, di obbligarci a farci inoculare medicinali non sperimentati, a non lavorare, a sottoporci a un controllo digitale asfissiante e punitivo. La “libertà dei figli di Dio” è un valore spirituale ma anche civile e sociale.

Quindi non andrebbero votati quei partiti che sostengono le politiche di controllo digitale e sanitario della società. In Italia, ripensiamo a chi ha voluto il “green pass”, e continua a sostenerlo, creando discriminazioni ed esclusioni dalle attività, spesso pubbliche, e non votarlo….

SUPERSTATO EUROPEO: un vero credente sa che le comunità nazionali, civili, religiose sono alla base di strutture sovranazionali complesse come è l’Unione Europea. I padri fondatori non avevano in mente un “super stato” che annullasse l’Italia, la Francia, la Germania costringendo i diversi popoli ad assumere stesse mentalità, cultura, leggi.

La vera Unione Europea deve rispettare i diritti delle comunità nazionali e non ricattarle, come sta avvenendo ad esempio con l’Ungheria. Se non accettano i matrimoni gay e altri obblighi simili, gli ungheresi non riceveranno i fondi europei. Questo è un ricatto bello e buono e se così fosse, meglio sciogliere l’Europa unita e tornare ai singoli stati separati.

CASE GREEN, AUTO ELETTRICHE, GRILLI AL POSTO DELLA CARNE: gli italiani non sono stupidi e stanno capendo che l’obbligo delle “case green”, delle auto elettriche, di diminuire i consumi del cibo mediterraneo a favore dei grilli e delle carni “sintetiche” risponde non a un disegno ecologista, ma al volere di lobby economiche che vogliono demolire la libertà economica dei piccoli imprenditori.

I danni di essere costretti alle case green e alle auto elettriche sono ormai chiari. Non sarebbe l caso di fermare i partiti che vogliono imporcele? Il mondo non finirà con un’auto a benzina: basta che abbia un buon sistema di scarico che abbatta l’inquinamento!

FAKE NEWS: cosa significa quando l’Europa parla di fake news? Forse vuol dire che ai potenti europei danno fastidio coloro che la pensano diversamente e quindi vogliono metterli a tacere? E’ giusto ribellarsi e non dare il voto a tutti coloro che impongono di parlare in maniera unica, imponendo la loro visione? Forse così evitiamo i partiti con la tendenza alla dittatura del pensiero.

Tipico in Italia è il mondo del politicamente corretto che, ad esempio, attacca tutti coloro che sono contro la “transizione ecologica”, contro l’obbligo delle case green, eccetera. Forse non dobbiamo fidarci di coloro che vogliono controllarci, l’unico modo che abbiamo per evitare che abbiano il sopravvento, pur se in minoranza, è NON VOTARLI!

IMMIGRAZIONE: no al razzismo ma sì al controllo delle frontiere e di chi entra in Europa. Quindi sarebbe opportuno non votare i partiti che propugnano la sostituzione etnica.

I figli è meglio che li facciano gli europei, piuttosto che aspettare che arrivino gli immigrati senza controllo per far aumentare la popolazione.

DIO CHE EUROPA DESIDERA? Visto che parliamo “di” e “da” Credenti la risposta può essere immaginata così: Dio non vuole certamente delle marionette controllate da un potere centrale a Bruxelles.

Invece vuole uomini liberi, ci ha fornito del “Libero Arbitrio”, che discutano con rispetto, confrontino le loro tesi e votino scegliendo per il meglio. Il principio di “sussidiarietà” (quello che dice che un ente superiore non si occupa di quanto viene svolto meglio da un ente inferiore: vale a dire l’Europa non si occupa di ciò che gli stati nazionali fanno meglio da soli) è un principio rispettoso della libertà voluta da Dio.

Forse è meglio indirizzare il proprio voto non su propone il centralismo, bensì su chi nel rispetto delle diverse sovranità nazionali, propone una Europa armoniosa e sinceramente democratica.

Il Credente




Avulso

Avulso

di Cassandra è figlio erede di commedie, arti 
oracolo certamente
scomodo e disprezzato
  Nemico della gente..
Invidiato e all’indice tenuto.
Sacerdote  laico a suo modo di retorica poetica  e di ambiente.
Non voglio cerimonie
Non voglio facce lavate e lavate  di faccia
  Date retta, L’incenso risparmiate.
Tanto lo so che morto  mi volevate..
Tanto lo
so’ che appena giravo l’angolo si facevano grasse risate
E dicevano:”
Perché devi essere meglio di me?
Perché devi avere più di me?
Non ho io …e non devi avere nemmeno te!.
Ti preferivo quando eri  uno dei tanti
innocuo  tra gli inconcludenti
quando ti potevamo controllare quando non ti montavi la testa e  volevi scrivere cose amare…
Quando non scrivevi cose che suscitano interesse e ammirazione
Togliendo protagonismo a tutta la popolazione..:
“Mio figlio si è laureato con 110  e lode
Adesso è magistrato
Anch’io ho  ho preso il master e sono ricercato ..”.
“E tu che cosa hai fatto ? Che cosa hai partorito?
Hai solo pubblicato parole alla rinfusa
Inconcludente dissennato!”
  miserabili maestri  di voi stessi
Accademia  unica dell’illazione,
dell’ingiuria, del sarcasmo vigliacchetto del non sono stato io…
Del fuori luogo,
infelice infelicitante
occhiante…
Bisbiglio tagliente meditato …
Del non detto ,dell’approssimato …
Del trattenuto tra i denti…
serrati e impenitenti.
sì… come la propria esistenza
ombra maligna  decisa
di chi è solo un povero ignorante.
…ma chi ti credi di essere non sai niente…
Baci di giuda e abbracci di rito a coronamento
Sorriso di circostanza simulato miserabile e forzato ma dovuto per apparire .. congiurante
Ora sono morto
In quelle pagine c’è tutto il mio torto
Quello fatto a voi… Naturalmente…
essenza del mio creato
Ma Sento e vedo tutto
Non a caso
Vedo Chi vivo non mi  poteva vedere e morto non si pareva a saziare.
Ma a tutti dico …
Io… A differenza vostra ,
ho amato.
E mo’…. come state?!
E mo’… Che non ci son più… Che fate?!.
E quando la barba allo specchio ogni mattina vi farete
Vedrete l’immagine di un Dorian Gray a cui  appartenete
Vergognandovi un pochino
Di quel che siete …




Salone del Libraccio

AL SALONE DEL LIBRO DI TORINO, C’E’ CHI HA SCAMBIATO LA CULTURA PER SOPRUSO E ANARCHIA…
…PER FORZATA IMPOSIZIONE, PER UTILE PALCOSCENICO DOVE IMPORRE – NON SENZA PREVARICAZONE O VIOLENZA – TESI E GIUDIZI SCARSAMENTE GIUDIZIOSI: SERVE SBRAITARE, AGITARSI E CERCARE LO SCONTRO CON Leho appreso che FORZE DELL’ORDINE?
Stamani, quasi in diretta con la Presidente dell’Associazione ETICA, Barbara de Munari, ho appreso che il Salone del Libro “”…stava avendo dei problemi inaspettati dopo che la polizia ha respinto la manifestazione pro- Palestina. Una scrittrice ha deciso di non presentare il proprio libro, ma organizzare un’assemblea; diverse case editrici hanno coperto i loro stand; tre scrittori sono stati identificati dalla polizia.
La manifestazione pro Palestina di sabato 11 davanti a Lingotto Fiere sta avendo ripercussioni inaspettate per l’organizzazione del Salone del Libro di Torino: “… Abbiamo deciso di organizzare questa assemblea per raccontare bene i fatti – dicono dal palco gli ospiti – è in corso un genocidio che va avanti da mesi, anzi da anni”. Esplicito anche il riferimento ai fatti di sabato: “… alla repressione si risponde così, riprendendosi gli spazi, i tempi, facendo risuonare le voci di chi viene zittit?” “”.
Scrittori e scrittrici identificati dalla polizia.
Gli stand delle case editrici chiusi: Meltemi editore, Mimesis Edizioni, Eris Edizioni, Lumien Edizioni, Milieu, Edizioni Bepress e Agenzia X hanno deciso, in solidarietà con i manifestanti, d’interrompere per circa un’ora la loro attività commerciale.
La causa palestinese è salita sul palco anche dell’Arena Robinson di Repubblica: Elena Cecchettin ha indossato una maglietta con scritto “Stop al genocidio” durante il suo monologo sulla violenza.
Cronaca, senza commento: non c’è nulla da commentare – ma come è tutto pesante…
A queste parole di Barbara de Munari ho sentito l’esigenza di dare un seguito: personale sì, ma fors’anche interprete di un sentire e di uno sgomento comuni.
Situazione pesante e scabrosa, quella verificatasi al Salone del Libro di Torino – ma anche molto tesa in altre parti d’Italia -. Purtroppo, appellarsi alla intelligenza, alla tolleranza, al discernimento delle persone – come in genere si cerca di fare – è vano esercizio.
Ma se dall’alto non si risolve il punto di vista sulla situazione, avremo sempre tifoserie (anche le più serie sono tali, finché non si mette un ‘punto’ ben preciso. e definitivo: così identificando la questione con le sue caratteristiche e il suo nome).
Si tergiversa, si stenta a decidere, ci si incontra e si tentenna in continue riunioni da un capo all’altro del mondo senza parole certe e definitive, così che si è sempre nella zona grigia dell’indecisione e dell’inconcludenza.
E’ così che è stata data linfa a nuove forme di assemblearismo, dove giovani (non so quanto informati della questione…) piantano tende, vandalizzano scuole e università, dimostrano con violenza evitando ogni confronto e affidandosi alla lettura urlata e trabbiosa di proclami (forse già pronti in polverosi cassetti) ; altrettanta nuova linfa è stata data – non volendo, voglio sperare! – a posizioni di forte contrasto contro Israele, persino ricalcano beceri e violenti modelli di tipo antisemita.
Credo che sia impossibile non rilevare che ci troviamo in un vortice molto agitato (da altri) che ha prodotto effetti destabilizzanti a macchia d’olio. Effetti che anziché essere fermati, affrontati e fatti regredire, vedono una staticità assoluta e assurda (al netto del solito via vai di comis, del solito bla bla, denso di etichette. pacche sulle spalle e di strizzate d’occhi, come in un tragico gioco delle tre carte).
Dispiace immensamente che Scrittori, aziende, professionisti, case editrici, vedano compromesso in tutto o in parte il proprio lavoro: lavoro e attese che vanno da un appuntamento all’altro, di anno in anno.
Assurdo! Com’è assurda, peraltro apparentata alla destabilizzazione in corso su scala mondiale, quella che eufemisticamente viene definita ‘strategia per nuove visioni e nuovi equilibri geopolitici’. Mentre la gente si scanna, nel Mondo, con grande godimento di chi – da tutto ciò – ne ricava lucro, profitto e lauto guadagno, così arricchendosi anche grazie a una forte rendita di posizione, solo per il fatto di ‘esserci’, ‘starci’.
Proprio da parte di chi attraverso la Cultura e le Arti, lì a Torino, deve alzarsi forte un grido che non passi inosservato, sepolto da conformismi vari.
Che soubrette, ‘nanerottoli’ che mirano solo ad apparire senza ‘essere’, e finti intellettuali, tacciano: perchè dev’essere un grido cui associarci tutti, affinché non ci si ritrovi attanagliati in una nuova era di terrorismo, un’era preda dei rigurgiti di una violenza cieca e vile che ritenevamo sepolta e che nulla di buono propone per il futuro.
Un futuro il cui orizzonte è sempre più scuro.
Squarciato dai bagliori di guerre, dai lampi di scoppi, dal rosso degli incendi: il tutto segnato dall’intolleranza, dall’odio etnico, dall’insofferenza a ogni dialogo o confronto.
Un futuro affatto degno per i nostri figli, per i nostri nipoti, e per noi stessi… gli ultimi portatori sani di Tradizioni, Valori, Amore Fraterno e Universale.




“Tutte per Donna Sufì”

Sophia Loren a sedici anni.
Ritratto di Sophia Loren, attrice italiana dall’aspetto glamour. Indossa un abito senza spalline, una collana e orecchini di diamanti. Su sfondo bianco, scattato intorno al 1950. (Photo by Silver Screen Collection/Getty Images)

Tutte le strade portano alla realizzazione di un Sogno

Chi non ha avuto almeno un sogno da bambino? 

Poi, strada facendo, c’è chi se ne è scordato, chi lo ha perso fra i grovigli dei più urgenti impegni quotidiani, chi ne ha fatto un hobby preferendogli un lavoro “vero”, chi invece lo ha inseguito fino a raggiungere la vetta del successo e da lì, brillando, illumina il sentiero di chi è ancora in viaggio.

La storia che sto per raccontarvi vede per protagoniste cinque donne, ciascuna nel proprio ruolo, tutte impegnate nello stesso bellissimo progetto: celebrare in un radiodramma lo splendore di una stella di prima grandezza del migliore cinema italiano e internazionale: Sophia Loren. 

Lei, che il suo Sogno lo vive da decenni, può ispirare i sognatori che ambiscano a distinguersi nell’arte cinematografica.

Ed ecco i nomi dei personaggi coinvolti in quest’opera, in ordine di apparizione.

Francesca Giorzi: Responsabile della fiction radiofonica della RSI, la Radio della Svizzera Italiana con sede a Lugano.

Jasmine Laurenti: (la scrivente) giornalista culturale per betapress.it, scrittrice nonché “voce” di Nunziatina, cameriera dell’attrice Sophia Loren nella sua residenza ginevrina.

Francesca Quattromini: attrice amatoriale napoletana, mia provvidenziale “coach” in accento partenopeo.

Margherita Coldesina: Attrice e scrittrice di poesie nonché autrice, regista e coprotagonista del radiodramma dedicato all’intramontabile figura di Sophia Loren.

Mariangela D’Abbraccio: nota e pluripremiata attrice italiana di cinema e teatro, “voce” della Signora Loren.

La cosa che più amo del mestiere di attrice è il suo sorprendermi in modi sempre nuovi e arricchenti.

Questo radiodramma, scritto, diretto e interpretato per la Radio Svizzera Italiana dall’artista ticinese Margherita Coldesina, ne è un esempio. Intorno al suo bellissimo lavoro dedicato a Sophia Loren, ci siamo riunite nello studio otto, presso la sede di Lugano Besso, il 23 aprile scorso; ciascuna con il proprio bagaglio esperienziale, ciascuna in cammino verso la realizzazione del proprio Sogno.

La Chiamata

Ma andiamo per ordine. 

Tutto comincia, per la sottoscritta, il 19 marzo, quando ricevo una chiamata da Francesca Giorzi, responsabile della fiction radiofonica della RSI a Lugano.

“Jasmine, c’è questo personaggio carino, una cameriera napoletana… Come sei messa con l’accento partenopeo?”

“Grazie per aver pensato a me! Sai Francesca, il dialetto napoletano non rientra fra le mie specialità. Temo di non potervi aiutare, stavolta…” 

“Le battute non sono tante, e poi hai più di un mese per prepararti…”

“Vabbè, dai, ci provo.” E mentre lo dico, mi vedo lanciarmi fra le braccia di un tanghero argentino, io, che del tango ignoro pure i passi base. 

Il Mentore

Comincio a passare in rassegna le donne di Napoli che conosco. Mi viene in mente Chiara Sparacio, vicedirettore di Betapress.it, che è di origine siciliana ma vive a Napoli. È lei a mettermi in contatto con la giovane attrice Francesca Quattromini. Quest’ultima si presta gentilmente ad aiutarmi. Le propongo di lasciarmi un vocale su whatsapp, mentre legge le mie battute con accento partenopeo. Il gioco è fatto. Ho la sua traccia. Mi metto subito a “studiare”. Tanto, ho tutto il tempo che mi serve. 

Le Compagne di Viaggio

E arriva il grande giorno, alla radio.

Nella grande sala dove si registrano i radiodrammi, Margherita Coldesina è in postazione nelle vesti di autrice dell’opera, regista e attrice coprotagonista nella parte di… Se stessa!

Sin dalla più tenera età, lei scrive e recita. Il suo sogno è realizzarsi come attrice nel grande cinema. Come chi mira all’eccellenza, prende ispirazione da un’icona del cinema internazionale: Sofia Costanza Brigida Villani Scicolone, in arte Sophia Loren.

Ha appena sedici anni quando, sullo scaffale più alto di una videoteca, “incontra” la sua ignara mentore. Consuma, letteralmente, il nastro delle videocassette di novantatré su centoundici film, che vedono la sua stella polare brillare sul set accanto ad altri astri di fama mondiale.

Accanto a lei c’è Mariangela D’Abbraccio: stimata attrice napoletana, figlia e nipote d’arte, ha lavorato coi migliori in ambito cinematografico e teatrale. È lei che darà voce a “Donna Sufì”.

Da parte mia, Nunziatina, ce l’ho messa tutta per calcare le intonazioni suggeritemi da Francesca Quattromini nel suo vocale. Mi sento abbastanza pronta, ma l’incognita è grande. Margherita ha avi partenopei, Mariangela è un’attrice napoletana verace, Francesca pure… In “scova l’intruso” individuarmi è un gioco da ragazzi. 

E va bene, lo confesso: sono un’infiltrata, veneta da parte di padre e di madre. Non ho scampo, ma farò del mio meglio. Sudo freddo. 

La trama del radiodramma

Il radiodramma, che ha il sapore di un sogno lucido, profuma di caffè e ragù come si fanno a Napoli. Si svolge a Ginevra, nell’abitazione della mitica Sophia. Accanto a lei c’è la cameriera, “Nunziatina Esposito nata a Pozzuoli di anni sessantasette”, intenta a preparare il pranzo. 

A un certo punto suona il campanello e, per andare ad aprire, lascia il ragù sul fuoco. Trova una ragazza riversa sul pianerottolo, a “quatt’e bastune”: Margherita, appunto, nei panni della fan della celebre attrice. Le è bastato suonare il campanello e sentire la voce della domestica in arrivo per svenire, letteralmente, per la troppa emozione. Svenimento provvidenziale, il suo: la Loren, per consentire alla giovane donna di riprendersi, non solo decide di accoglierla in casa, ma anche di invitarla a pranzo.

Segue un divertente dialogo fra Sophia e Nunziatina la quale, scocciata per l’imprevisto che l’ha costretta a lasciare incustodito il suo ragù, se ne ritorna in cucina. 

Quindi serve a tavola e lascia le due donne a conversare, gustando il loro piatto di pasta. Tra una forchettata e un sorso di buon vino, Sophia e Margherita si scambiano memorie e aneddoti, via via arricchiti da dettagli inediti rivelati dalla Loren alla sua sempre più entusiasta ammiratrice.

Alla ricerca della Verità

Prima di registrare si fa una prova.

In sala nello studio otto siamo in tre: Margherita nei panni di se stessa, Mariangela nel ruolo di Sophia e la sottoscritta come Nunziatina. 

No, non va: il mio accento suona eccessivo, caricaturale. Ed è così che accade con i non nativi: per fingere di esserlo, si sforzano. Del resto, è quello a cui ci siamo abituati nel teatro goldoniano. Se gli attori non sono veneti, fingono di esserlo e si sente. Insomma: dobbiamo escogitare qualcos’altro. Un lieve accento francese? Un po’ mi dispiace, lo ammetto, per l’impegno che ci ho messo e anche per l’attrice di Napoli, Francesca Quattromini, che tanto gentilmente mi aveva aiutata. Del resto, comprendo che l’obiettivo è la naturalezza, non l’accento napoletano a tutti i costi. Così, si arriva alla conclusione che è meglio accennarlo appena. Interiorizzarlo, addirittura. Il risultato è più che dignitoso. Margherita è felice. Mariangela, sorridente e rilassata, annuisce. Francesca Giorzi entra in sala e ci scatta delle foto, immortalando la nostra avventura.

Funziona. Tiro un sospiro di sollievo. 

Mentre torno col pensiero a quei momenti, realizzo che noi donne eravamo spettatrici del graduale manifestarsi del sogno di Margherita.

L’Autrice infatti, come nelle migliori favole, aveva posto le premesse per avverare ben tre desideri: scrivere per la radio, incontrare di persona il suo Mito e, calcandone le orme, imporsi all’attenzione del grande cinema. 

Le auguro di cuore di seguire il brillìo della sua Stella fino a prenderne il testimone, sulla Vetta riservata a pochi eletti.

Mentre il suo viaggio è in corso, la raggiungo per un’intervista. 

 

L'attrice e scrittrice ticinese Margherita Coldesina

Il Sogno di Margherita Coldesina: “Non c’è nessuna porta”

J.L.: Chi è Margherita, oltre le parole che scrive e interpreta?

M.C.: È quella persona che la sta aspettando alla fermata successiva a quella in cui scende sempre.

J.L.: Qual era il suo sogno da bambina?

M.C.: Fare l’attrice oppure il falegname.

J.L.: A che punto è della sua realizzazione?

M.C.: Il falegname dell’anima sta scolpendo tutte le facce dell’attrice, compresa quella vera, incorruttibile anche dall’arte o dalle richieste di interpretare questo e l’altro personaggio.

J.L.: Aldilà del fatto che sia la leggenda vivente del cinema italiano e internazionale, perché proprio Sophia?

M.C.: Mi ha scelto lei, lei intesa come parte del tutto. Sophia è il frammento di un universo che ho conosciuto intimamente in altre vite, è un espediente incaricato di ricordarmi chi sono e perché sono qui sulla Terra con questa brama di calarmi in ruoli senza cinture di sicurezza allacciate. Quando entro in qualcosa, io ci entro del tutto, mi sporgo da me stessa e rischio tutto.

J.L.: Nella fiaba a lieto fine della tua icona, quali sono i momenti della sua vita privata e professionale che più ti ispirano nei momenti più sfidanti del tuo percorso?

M.C.: È nata sbagliata, con un padre che non l’ha riconosciuta. E invece di subire gli eventi conseguenti a un’infanzia fatta di miseria e fame, ha imbrigliato la sua sofferenza con le redini della disciplina e ha liberato il purosangue che sentiva intuitivamente di essere. E prima o poi, se sei un purosangue, corri talmente veloce che cambi il mondo e chi assiste alla tua corsa. Il coraggio, quando è incarnato, sconvolge, cambia le persone.

J.L.: So che, per poter scrivere di lei, hai passato in rassegna circa tremila tra giornali dell’epoca, riviste, rotocalchi e documenti d’archivio. E poi, le ore che hai trascorso a guardare novantotto dei suoi più che cento film e non una, ma più volte. Infine, ti ci sono voluti due anni per trovare il suo indirizzo di casa a Ginevra. Quanto è importante la perseveranza, nella realizzazione di un sogno?

M.C.: Direi che è l’unico requisito. Ma prima viene il talento. E la cosa bella è che ognuno ne ha uno. Una cosa in cui brilli ce l’hai tu, lui, la barista, quel bambino che gioca a calcio, la signora imbronciata qui vicino che beve un Martini. E col talento, se lo addestri, diventi un supereroe.

J.L.: E se il radiodramma fosse un modo per profetizzare il tuo incontro con Sophia nella vita reale? 

M.C.: Ne sono convinta. Ma, come dicono i saggi: “Tua è l’azione, ma non il frutto dell’azione.” Vedremo.

J.L.: Nell’opera riveli, di Sophia, l’aver vissuto il trauma del non riconoscimento da parte del padre. Se, come ipotizzi, è stato il dolore per quel rifiuto primordiale a spingerla sulla scala di un Successo planetario… Cos’è a spingere te a raggiungere la vetta del tuo successo?

M.C.: Anche io ho un Edipo consistente, mettiamola così. È sempre tutta una faccenda d’amore impastata con la tragedia, la vita. È come venire al mondo: funesto ed epifanico, no?

J.L.: A un certo punto, mentre si rivolge alla cameriera che minaccia di buttare il ragù rimasto a cuocere troppo a lungo, attribuisci alla Loren la frase: “Non l’hai patita tu la fame come me e mia sorella… E zia Dora, e mamma che cercava disperatamente tutto il giorno qualcosa da mangiare per noi, e mica si arrendeva.” E ancora: “Non un mito, ma una diva, sì. Coi piedi bene a terra, perché ho conosciuto la povertà, quella vera, ma ho anche vissuto un mondo dello star system che oggi ve lo sognate.” Sono parole che rendono l’idea di un’infanzia così umile e dura, che sembrerebbe impossibile poter soltanto immaginare, per la protagonista, un radioso futuro. Quanto può incidere e in che modo, secondo te, un critico esordio, sul buon esito di un destino? 

M.C.: Se non hai fame, non seminerai la terra, e non raccoglierai; se ti arrendi a soggiornare nella parte di te più diurna e ti rifiuti di sbirciare cosa c’è nascosto nel precipizio che ogni giorno ti sussurra all’orecchio le emozioni più violente, e le paure, e ciò che è inammissibile per te confessare, allora la vetta che ti è dato conquistare sarà rassicurante come una collinetta, al massimo un monte. Io punto alle stelle: quando arriverò in cima all’Everest cercherò una scala per il cielo e mi appenderò alla coda di un astro.

J.L.: Ecco, come vedi la tua ascesa nello Star System? Ritieni che al giorno d’oggi sia ancora possibile, per un’attrice, cogliere delle Opportunità, pur rimanendo fedele a se stessa e ai propri valori?  

M.C.: Credo che non esistano le epoche, esistono le proprie oscurità dalle quali emanciparsi; e non esistono le opportunità, esiste l’autolegittimazione a illuminare col proprio talento il mondo.

J.L.: Se il primo giro di boa artistico Sophia l’ha fatto grazie al sodalizio con il regista Vittorio De Sica, qual è il regista con cui stringeresti il tuo sodalizio artistico, per il tuo giro di boa?

M.C.: Se fossero vivi: Cassavetes e Visconti. Amo Woody Allen e Carlo Verdone, per restare sulla Terra. Ma anche centinaia di altri. Non è questione di registi, è questione di missione: so che mi verrà incontro chi favorirà l’esercizio di questo mandato che sento di avere.

J.L.: Quanto è importante, per te, il riconoscimento pubblico, come lasciare l’impronta delle proprie mani sulla Walk of Fame o l’assegnazione di un prestigioso premio? 

M.C.: Il mio piccolo io dice tantissimo, non vedo l’ora; il mio sé evoluto sorride. Indovina quale dei due è lecito ascoltare? Quale dei due ti rende più grande (e, di conseguenza, magicamente, artisticamente una bomba)?

J.L.: Sai, ho un debole per la mia bimba interiore. L’ho trascurata troppi anni per non tifare per lei. Oggi è a lei che dò la precedenza. E alla voce del Creatore, che tuona quando serve. Ma torniamo a Margherita. Riusciresti a conservare la tua semplicità, nonostante il Successo? 

M.C.: Chi mi conosce dice di sì. Vedremo, magari comprerò quattro limousine e girerò malvestita purché griffata, diventerò arrogante e smetterò di leggere i grandi maestri d’Oriente. Ma sospetto di no…

J.L.: La scena madre de “La Ciociara”, quella in cui Sophia, nei panni di Cesira, inveisce contro gli stupratori della figlia, è stata girata una volta sola. Com’è immedesimarsi in un ruolo al punto da viverne le emozioni in modo così vero, da non dover ripetere la scena una seconda volta? Come si fa a interpretare un ruolo in modo così autentico?  

M.C.: La bravura di un attore non è frutto di magia: è, banalmente, direttamente proporzionale al suo progresso spirituale in quanto essere umano, tutto lì.

J.L.: Nel tuo radiodramma Sophia dice: “Niente rende una donna più bella della convinzione di essere bella. Te lo devi sentire dentro, qui, nel petto.” Sono parole effettivamente sue, o gliele hai attribuite tu e se sì, in che modo rispecchiano il tuo approccio nei confronti dell’aspetto esteriore di una donna?

M.C.: Sono parole che le ho messo in bocca io, perché Sophia – se la guardi nelle interviste in TV appare in maniera eclatante – è così luminosa e ammantata di fascino perché dentro di sé ha costruito un edificio virtuoso. Una donna bella è bella solo perché è bella dentro, “sennò non ti innamori”. A dispetto di ciò che appare in superficie, la bellezza è meritocratica.

J.L.: Sophia, per te, non è soltanto il trionfo di curve e istinto: è l’emblema dell’incontro fra intelligenza e cuore: lì dove si incontrano il talento e l’opportunità. Come si fa a mettere d’accordo intelligenza e cuore?

M.C.: Avendo coraggio.

J.L.: E come si fa a riconoscere l’Opportunità della vita, quando si presenta?

M.C.: È ineludibile, suppongo. Io di sicuro la riconoscerò come riconoscerei un figlio.

J.L.: Per Sophia il coraggio è – parlando di Picasso – “Sapere di poter corrispondere perfettamente a ciò che vuole il costume dell’epoca – nel suo caso il realismo, e lui disegnava perfettamente – e decidere di spingersi oltre.” Cos’è il coraggio per Margherita?

M.C.: Avere una fede incrollabile nella missione che sento albergare in me. Esserne all’altezza. Proseguire, qualsiasi cosa (non) accada.

J.L.: Alla Loren fai dire: “Il cinema, cosa credi? Non è mica una passeggiata. Il cinema pretende; dà tanto, ma pretende.” A che cosa Margherita è disposta a rinunciare, per amore del suo Sogno?

M.C.: Alla versione di me che ha un minimo dubbio.

J.L.: Prima di lasciarci, vorrei tu dedicassi un pensiero a tutte le donne che stanno avanzando verso la realizzazione del proprio Sogno. 

M.C.: “La chiave è che non c’è nessuna porta.” È una delle mie ultime poesie, sicuramente una fra le mie preferite, ed è anche la frase-guida di un progetto di danza che sto sviluppando insieme a mia sorella Alessia, meravigliosa ballerina, donna e mamma.

J.L.: Ecco, appunto! Stai lavorando a nuovi progetti dietro le quinte? Ti va di anticiparci qualcosa?

M.C.: Quanto tempo abbiamo??!

J.L.: Eh, mi sa che è ora che raggiunga Francesca! (Saltando sul treno per Napoli) Ne parliamo la prossima volta, se ti va! (Esclamo, con voce portata, dal finestrino del treno in corsa).

 

Margherita Coldesina: Attrice, Scrittrice e Autrice di Radiodrammi per la Radio Svizzera Italiana

Il Sogno di Francesca Quattromini: “Illuminare il mondo”

Come già detto, a Francesca ho affidato le battute di Nunziatina, affinché le leggesse con accento napoletano in un vocale da inviarmi su whatsapp.

Riascoltando il suo messaggio più volte, sono riuscita – proprio io, veneta dal paleolitico da parte di padre e di madre – a interpretare il ruolo di una nativa di Pozzuoli che, in Svizzera da decenni, conserva ancora un’ombra delle proprie origini, nel modo di parlare spiccio e ironico.  

Attrice “non professionista” come tiene a precisare, recita da quando aveva tredici anni. Oggi va per i trentotto, ed è sempre attiva nel teatro amatoriale e nella produzione di audio fiction. Per lei la gavetta è quasi più importante del raggiungimento della… Vetta. 

La raggiungo per una breve chiacchierata e, visto che ci sono, le chiedo se ha un Sogno nel cassetto. Tutto quello che so, al momento, è che il 9 giugno prossimo, al Teatro Il Piccolo a Fuorigrotta (Napoli), sarà protagonista della commedia in due atti di Salvatore Barruffo “Un mistero al cimitero”. 

J.L.: A tredici anni hai preso parte a un laboratorio teatrale e da lì, non hai più smesso di recitare…

F.Q.: A undici anni, con le mie amiche, giocavo a interpretare i personaggi di alcuni film. È da lì che è nata, in me, la voglia di recitare. Poi un giorno mia madre venne a sapere che, vicino a dove abitavamo, si svolgeva un laboratorio teatrale. È lì che si è accesa in me la passione per il teatro, che amo con tutta me stessa.

J.L.: Hai preso parte a delle audio fiction con Yuri Salvatore (figlio dello scomparso artista napoletano Federico Salvatore, famoso per la sua canzone “Sulla Porta” ndr). Cosa ti ha lasciato questa esperienza come “voce”? Ti ha aiutata a crescere anche come attrice teatrale e se sì, in che modo?

F.Q.: Sono contentissima di aver preso parte a due audio fiction di Yuri Salvatore. Ha fondato la compagnia “Le Voci di Dentro”, di cui fanno parte attori di tutta Italia. Ogni attore manda a Yuri la registrazione della propria voce, così che possa essere aggiunta alle altre nella creazione dell’audio fiction. Aver potuto collaborare con lui mi ha arricchita tantissimo. Per noi attori, infatti, abituati ad avvalerci della gestualità e della mimica facciale per esprimere emozioni, riuscire a farlo con la voce soltanto è cosa non da poco. E poi, tieni conto che “Le Voci di Dentro” è nato proprio nel 2020, nel periodo più difficile per noi artisti, che non potevamo fare praticamente niente. Il suo è stato un modo per non far morire l’arte.

J.L.: Che consiglio daresti a chi volesse fare l’attore teatrale?

F.Q.: Il consiglio che gli darei è di non correre e fare la gavetta. Purtroppo i giovani d’oggi, anche per colpa dei talent, vogliono tutto e subito. Ma non funziona così. Se vuoi fare teatro, ad esempio, devi cominciare da zero e, magari, portare il caffè agli attori bravi cercando di carpire loro, dietro le quinte, i segreti del mestiere. Poi, pian pianino, iniziare con parti piccole e andare avanti, un passo alla volta, fino ad arrivare in cima. Se parti dalla vetta non impari nulla e “ti bruci”.

J.L.: So che sei stata scelta come protagonista di “Un Mistero al Cimitero”, commedia in due atti scritta e diretta da Salvatore Barruffo, in cartellone il prossimo 9 giugno al Teatro Il Piccolo a Fuorigrotta (NA).

F.Q.: Sì, reciterò il 9 giugno nella commedia “Un Mistero al Cimitero” del maestro Salvatore Barruffo, che recita da oltre quarant’anni – ha preso parte a “Un Posto al Sole” e a “La Squadra” – ha scritto moltissime commedie ed è autore di libri come “Cercasi cuore disperatamente” e “Tre casi per casa”.

J.L.: È la prima volta che reciti da protagonista?

F.Q.: No, non è la prima volta, ho interpretato il ruolo di Lisetta nella versione di Gianfranco Gallo della Lisistrata, “Quartieri Spagnoli”. Stavolta però è diverso, il personaggio di Lucia in “Un Mistero al Cimitero” è più importante… 

J.L.: Importante al punto di farti cambiare idea riguardo al tuo futuro come attrice di professione?

F.Q.: No, non cambio idea su questo. Non mi interessa né guadagnarci, né partire per le tournée. Sono felice della mia vita privata e disposta a tutto pur di proteggerla. A maggior ragione, ringrazio il maestro Salvatore Barruffo per avermi dato questa opportunità: lui ha visto e vede in me tante qualità. Lo ringrazio dal profondo del mio cuore, ma sto bene così. 

J.L.: Prendendo a pretesto il radiodramma scritto e diretto per la Radio Svizzera dall’attrice Margherita Coldesina, abbiamo parlato di sogni e del nostro viaggio verso la loro realizzazione. Qual è il tuo Sogno?

F.Q.: Il mio sogno è mantenere accesa, in me, la luce del mio amore per il teatro, che amo immensamente ed è una parte di me, e un’altra luce più grande: l’amore che sento per le persone che mi circondano e per la mia famiglia, mio figlio e mio marito. Il mio sogno è rimanere una fonte di positività per chi mi sta accanto e, per grazia di Dio, essere una brava persona. Mi auguro di riuscirci. 

J.L.: Grazie ancora Francesca, per avermi aiutata ad acquisire una prosodia partenopea! 

F.Q.: Grazie a te Jasmine ♥

 

 

 




Mani Pulite bis? Forse Sì

 

Era un lunedì, esattamente il 17 febbraio 1992, il GIP Italo Ghitti autorizzò l’arresto richiesto dal pubblico Ministero Antonio Di Pietro del Presidente del Pio Alberto Trivulzio a Milano.

 

L’ingegner Mario Chiesa, per molti “Mariotto”, era stato colto in flagranza di reato mentre intascava una tangente a lui portata in ufficio dall’imprenditore Luca Magni.

 

Era stato proprio questo ad informare l’Arma dei Carabinieri di dover “pagare” l’ennesima “tangente”.

 

Furono le forze dell’ordine a fornire sette milioni di lire “segnate”, così si dice in gergo, che l’imprenditore consegnò a Chiesa.

 

Quei sette milioni furono l’inizio della fine della cosiddetta Prima Repubblica.

 

Immediatamente iniziò quello che fu denominato “Circo Mediatico”, altrettanto immediatamente venne riesumato il tema della “questione morale” che il Segretario Politico del Partito Comunista Italiano Enrico Berlinguer, prima, e il Segretario Politico del Partito Repubblicano Italiano Giovanni Spadolini, poi, avevano cercato di posizionare al centro dell’agenda della politica della nostra Nazione, purtroppo senza successo.

 

Berlinguer pose sul tavolo il tema per la prima volta il 28 luglio 1981 in una intervista con uno dei più famosi giornalisti italiani e cofondatore del quotidiano La Repubblica, Eugenio Scalfari.

 

In quel lontano 1993 – 94, ben dodici anni dopo quell’intervista, la questione della morale nella gestione della cosa pubblica esplose attraverso un impressionante numero di arresti.

 

Arresti di politici, quasi esclusivamente dell’allora pentapartito, cioè di partiti governativi, e di industriali e manager pubblici e privati.

 

Gli italiani non potettero vedere arresti altrettanto di massa di amministratori, di qualsivoglia partito fossero, al comando di Regioni e Comuni.

 

Tantomeno videro arresti di sindacalisti, giornalisti e magistrati.

 

Infine, gli italiani non se ne accorsero al tempo, ma il malaffare ed il cortocircuito fra politica ed affari in Italia si fermava al nord, massimo centro nord. Eboli era lontana, la Sicilia o la Calabria e la Puglia ancor di più.

 

Allora, però, l’opinione pubblica aveva raggiunto un tale livello di insofferenza per coloro che rappresentavano il potere costituito da non farsi alcuna domanda, nemmeno allorquando avvennero suicidi, alcuni a dire il vero assai “strani”.

 

Solo recentemente alcune intercettazioni telefoniche fra l’imprenditore della chimica Raul Gardini e “qualcuno” in Sicilia sono riemerse portando a chi ha potuto ascoltarle ampi stimoli di riflessione.

 

Fra questi stimoli il principale è il ragionare su chi avesse “dimenticato in un cassetto” le registrazioni di quelle conversazioni telefoniche.

 

Una suggestione che gira fra i soliti salotti dei bene informati a riguardo è che a “perderle” fossero i “nemici” all’interno delle Istituzioni di altri alti funzionari delle istituzioni italiane che solo recentemente sono tornati ad una vita normale dopo essere stati assolti da reati che vedevano strani intrecci fra lo Stato e chi conta nel sud del nostro Paese.

 

Sempre “questione morale”.

 

Certe volte “questione morale” ove la linea della “morale” veniva, viene, probabilmente, dettata da quelli che nei film di Sergio Leone sarebbero stati additati come “i cattivi”.

 

I “cattivi” che vengono rappresentati come “buoni”, i “buoni” che vengono rappresentati come “cattivi”.

 

Chi si sentirebbe di negare che il popolo italiano stia sentendo nell’aria una strana atmosfera di “Mani Pulite Bis”?

 

Alcuni, forse molti, forse moltissimi, addirittura la anela.

 

Altri, avendo chiara la situazione socio politico economica della nostra Patria, pur temendo di dover ammettere che oggi l’Italia stia vivendo un momento di corruzione morale ancor più grave di quella di quegli anni, ha paura che la nazione non riesca a reggere un nuovo momento entropico legato ad una massiva ondata di sti nel nostro Paese.

 

Questione morale, sono passati quarantatré anni da quella intuizione politica di Enrico Berlinguer, ma la nostra amata Patria sembra non riuscire a superare certi comportamenti, cortocircuiti.

 

Anzi sembra andare sempre più in basso, avvitarsi su se stessa, perdere sempre più dignità.

 

I cosiddetti “Comitati di affari” sono sempre più facili da percepire.

 

Chi prova ad intraprendere e tocca i suddetti “comitati” viene, praticamente sempre, disintegrato.

 

La gogna mediatica abbinata a certe “attenzioni giudiziarie” impediscono la nascita di una economia sana e libera nel nostro amato Paese.

 

Mafie, politici, media ed ambienti istituzionali, drammaticamente, spesso, si vedono intraluce.

 

Oggi il popolo italiano vede arresti a tappeto di politici “affaristi” e pronti ad accettare di essere eletti attraverso “patti” che prevedono uno “scambio”, ultimo “caso” quello che vede fra gli arrestati il Presidente della Regione Liguria Toti.

 

Le azioni giudiziarie di quei lontani anni ‘90 distrussero un sistema ma non portarono una soluzione.

 

In molti casi gli arrestati vennero dopo molti anni assolti.

 

Eppure quel mondo era marcio, tutto marcio, non solo una parte.

 

Oggi parrebbe che una Mani Pulite Bis stia prendendo forma.

 

Fosse così speriamo che quella parte onesta della magistratura, certamente numericamente più numerosa di quella disonesta, abbia la forza di pulire fino in fondo.

 

L’Italia ha urgente necessità di ritrovare “dignità”, anche rispetto ad assai complessi e maleodoranti intrecci internazionali.

 

La grave crisi socio economica della nazione, ritrovata la dignità, potrà trovare nel ceto dirigente, anche politico, che sarà chiamato a costruire il “nuovo sogno italiano” coloro che sapranno riallacciare i legami internazionali che seppero creare i presupposti che portarono al mai dimenticato boom economico.

 

Questa è certamente la speranza di quella parte di popolo italiano sano ed onesto che di vivere in questa ambiguità della propria Patria non ce la fa proprio più.

 

Ignoto Uno




I conti non tornano … ormai sono scappati!

 

Per comprendere lo stato di salute della nostra nazione uno dei principali “termometri” è il “Conto disponibilità del Tesoro per il servizio di tesoreria”, usualmente indicato come “conto disponibilità”.

 

Esso è detenuto presso la Banca d’Italia ed assicura l’esecuzione degli incassi e dei pagamenti dello Stato.

 

La normativa comunitaria obbliga che non presenti mai un saldo negativo.

 

Vieta, infatti, alle banche centrali di concedere finanziamenti al Tesoro.

La legge di contabilità e finanza pubblica n. 196 del 31 dicembre 2009, con le successive più stringenti modifiche, disciplina la programmazione finanziaria garantendo un costante monitoraggio del Dipartimento della ragioneria generale dello Stato dei flussi di cassa di detto conto e la conseguente capacità operativa sia nel breve che nel medio – lungo periodo.

 

Il ministero dell’Economia è tenuto a dare mensilmente evidenza pubblica dell’andamento di questo strategico “conto”, purtroppo i media e gli italiani tutti trascurano assai spesso questa lettura.

 

Ebbene l’ultimo comunicato informa che, ad aprile, lo Stato aveva a disposizione 13.842 miliardi di euro, circa la metà di quello che esponeva a saldo dodici mesi prima.

 

Indispensabile sottolineare che il comunicato del Ministero di aprile 2022 esponeva a saldo 83.445 miliardi, esattamente 69.603 miliardi in più.

 

La guerra in Ucraina con la conseguente, ed assai ideologica, gestione della crisi fra Stati Uniti, Nato, Unione Europea e Federazione Russa era iniziata da due mesi.

 

Oggi la Comunità Europea tutta sta vivendo la campagna elettorale per eleggere il nuovo parlamento europeo.

 

In Italia, non è la prima volta, questa corsa elettorale viene usata dai partiti, e vissuta dai cittadini, molto più come una verifica dei pesi politici interni.

 

D’altronde il Parlamento Europeo non viene percepito come strategico, la Commissione Europea ed il suo Presidente viene decisa dal Consiglio dei Presidenti dei 27 Stati membri e non dal Parlamento, e il ruolo delle direzioni generali di Bruxelles incide assai di più che quello dei futuri eletti.

 

Soprattutto per questo sono impercettibili i programmi dei singoli gruppi parlamentari del parlamento europeo nella campagna elettorale mentre sono assai visibili gli scontri fra i partiti ed i loro leader.

 

Oggi in Italia è molto più sentita la corsa fra Forza Italia e Lega oppure fra PD e Movimento Cinque Stelle, addirittura fra il Generale Vannacci e Salvini contro i “colonnelli” nella Lega o fra la Schlein ed i cosiddetti “cacicchi”, che la necessità di costruire una Europa diversa.

 

Questo, banalmente, perché una Europa diversa non nascerà attraverso queste elezioni ma esclusivamente attraverso una implosione definitiva del ceto elitario che governa la UE27 oggi qualsiasi sia l’esito di queste elezioni.

 

A causa di questo assai poco edificante quadro i partiti che compongono la coalizione di governo, al fine di rafforzarsi in Italia, riempiono di promesse l’opinione pubblica.

 

Dai bonus in busta paga, agli aiuti al mondo agricolo, dagli sgravi a chi assume a sanatorie di diversa fatta.

 

La dura realtà dei numeri, di quel “conto disponibilità” appunto, rappresenta la “Caporetto” in cui vive lo Stato italiano.

 

Una “Caporetto” che richiede da parte dei politici tutti, dei governanti ancor di più, saggezza ed umiltà.

 

Doti, entrambe, assai rare nell’Italia di oggi.

 

Per il momento le agenzie di rating rimangono in attesa.

Fitch ha mantenuto costante, infatti, la sua pagella sull’Italia in questi giorni.

 

Il 31 maggio toccherà a Moody’s, che molto probabilmente farà la stessa scelta.

 

Il momento dei segnali forti, sarà in autunno allorquando il governo italiano, questo o il prossimo, dovrà approntare la legge sulle future politiche economiche.

 

Quelle politiche che dovranno parlare con la nuova Commissione Europea e, forse ancora di più, con i mercati finanziari mondiali in costanza di un nuovo Presidente in Stati Uniti.

 

Ignoto Uno




Non ci sono più le mezze stagioni…

Oggi non ci sono più le mezze stagioni, oggi i riferimenti stabili anche politici sono spariti, non fa stupore  a chi è di destra non ritrovarsi o non riconoscersi nella destra, come per chi è sempre stato di sinistra nella sinistra.

Una “Destra”  ed una “Sinistra” con “copyright” di quel Deep State  sempre più invasivo; come del resto le note di banco o banconote di euro, appartenenti non al Popolo italiano, ma ad una Corporate che, fa signoraggio applicando tassi di interesse  a piacimento di quel “cerchio magico” di  Bruxelles, utilizzando un denaro ormai privo di valore intrinseco, non agganciato a nessun tipo di bene rifugio (gold standard).

Sinistra, dicevo, speculare  a questa  destra, una  buonista e inclusivista, l’altra fintamente Patriottica.

Come ai tempi lo è stata la lega Lombarda, nata cavalcando il  mal di stomaco  meridionalistico  di “Roma ladrona” degli anni ’90, enfatizzato né più e né meno  come poi anche altre forme di populismi  fintamente indignati e reazionari,  che, a distanza di anni hanno riproposto lo stesso scenario colpevolista, vedi il movimento cinque stelle, con  il quale hanno catalizzato il dissenso, diventando da forze antagoniste a forze di sistema, ma senza avere l’ossatura di una forza di sistema e nemmeno la preparazione.

Il tutto affiancato da Un Partito Democratico, ex Pci, ex Ds, ex ulivo, insomma una matriosca riuscita male come  una maionese impazzita, impazzito appunto.

Una sinistra senza un centro di gravità permanente che, a dispetto di un  buon Battiato d’annata, “faccia cambiare idea sulle cose e sulla gente” con politiche finto “buone”, “green” e  “gender”.

Non so chi ha più colpe o responsabilità, ma alla fine ci si rende conto che è un gioco delle tre carte al quale si chiede, alla fine di ogni mandato elettorale, di poter comunque andare a votare per tenere in piedi il teatrino che va’ avanti da ormai troppo tempo.

Alla vigilia delle elezioni politiche europee, tutti i partiti corteggiano e seducono i propri rispettivi potenziali elettori per poi abbandonarli, come da copione, con buona pace di valori e ideali, sbandierati in tutte le salse ,in tutti colori rossi o neri di sorta. 

  Lasciando, alla fine, tutti al proprio drammatico destino: la mancanza di lavoro spesso sottopagato e conseguentemente dei soldi indispensabili per andare avanti.

Tipica ricorrenza, questo passato 1°maggio, in cui si doveva festeggiare il lavoro che oggi non c’è più, siamo ormai passati dalla festa del lavoro al funerale del lavoro, e ringraziamo Dio che con le sue copiose precipitazioni ci ha fatto  levare  l’incombenza, sempre più triste, inutile e patetica di andare chissà dove a festeggiare chissà cosa.

Sono rimasti indefessi festeggianti quei sindacati (simil orchestra sul Titanic) che ormai non rappresentano più  la classe dei lavoratori, ma che supinamente subiscono i diktat non tanto dei vari governi tecnici, succedutisi in questi ultimi anni, ma di quell’organo supremo, oramai questo sì, totalmente sovrano e dittatoriale dal nome “Commissione Europea”.

Il che si risolve tutto in una festa dei lavoratori italiani a guisa di “concertone” musicale, che di musicale e artistico ha ben poco, vero oppiaceo per le masse sempre più ignoranti e disilluse.

Suoni sintetizzati e testi violenti contro la legge e i suoi rappresentanti, contro il lavoro quello vero quello legale e a favore di tutte le droghe possibili e immaginabili sia per consumo soprattutto come ascensore sociale “per fare soldi “!

In fretta  e tanti! Alla faccia del lavoro vero fatto di anni di sacrifici e di privazioni.

È il nuovo “credo” a cui molti giovani si rivolgono ed riempiono la platea, perfetti per essere cloroformizzati da messaggi subliminali violenti.

D’altronde, questa nuova religione, è il vero “oppio dei popoli “( K. Marx).

L’urgenza, quella vera e importante, e di cui nessuno vuole farsi carico, sia da destra che da sinistra, è rispondere alle generazioni future mettendo le basi per un futuro di speranza e di dignità.

Il punto  è che gli anni che verranno si preparano veramente difficili, sia per chi ha già dato in parte il suo contributo, in tutti i sensi, sia per chi si accinge a volerlo o doverlo fare, cercando un lavoro dignitoso ed un salario accettabile e bastevole all’aumentare del caro vita.

Questa società così “non disegnata” non può stare in piedi.

Chi decide dietro le quinte, lo sa molto bene, ma non ha interesse a porvi rimedio.

Non vuole, perché è succube di poteri che hanno sostituito completamente quell’idea di democrazia a cui si era abituati e che i partiti della prima Repubblica in qualche modo, garantivano.

Ora è tutto diverso: le lobby e le multinazionali la fanno da padrone.

Tutti sono” funzionali” a tutto, tranne che al Popolo Sovrano.

La Sovranità del Popolo, che è il fondamento della Costituzione, è stata congelata e messa in cantina, assieme a quel Crocifisso  sempre più scomodo e imbarazzante.

E’ di questi giorni la notizia vera ed  imbarazzante che, alcuni professori, abbiano escluso da una gita, alunni con disabilità, a favore di altri ,”meritevoli” di alto rendimento scolastico, alla faccia dell’inclusività, quella tanto cara a questa Sinistra.

In questo caso però nessun esponente politico di sinistra a preso le distanze da questo fatto, tranne il Ministro dell’istruzione che ha segnalato e deplorato il caso.

Come del resto la supina  accettazione di festività del giorno di ramadan mussulmano e fatto digerire a tutta la scolaresca e non solo, fatta da  quel corpo docenti, Preside compresa, di quell’istituto  scolastico del milanese.

Atteggiamenti ideologici provenienti da  una sinistra  irriconoscibile per dirsi “sinistra”, come una destra che non lo è, per altri motivi e ragioni, per potersi definire e chiamarsi “destra”.

Riporta la divertente e sagace canzone di Giorgio Gaber: ma cos’è la destra, cos’è la sinistra!? Oramai siamo arrivati al neutro  colore unico, pensiero unico, sesso unico o unisex  ed  etnia unica.

Come dice il buon Enrico Montesano:  non c’è più una destra e una sinistra ma un  sopra  ed un sotto, e noi, chiaramente, siamo sotto.




la maglietta non fa il monaco

Da Giovanni Gentile ad oggi

Il filosofo fascista Giovanni Gentile fu l’ideologo che fece imporre per legge ai docenti universitari nel 1931 “l’obbligo di giuramento di fedeltà al partito fascista”.

Su milleduecento furono solo venti i docenti che si rifiutarono.

In queste ore, a mia memoria prima volta nella storia repubblicana, basiti, noi cittadini italiani abbiamo dovuto assistere a manager pubblici di prima fascia schierarsi su un palco di partito, quello di cui è presidente la Premier Giorgia Meloni, con in mano una maglietta con lo slogan elettorale del partito stesso.

Sembrerebbe che solo l’amministratore delegato del ENI si sia rifiutato, al contrario vi sono iconiche immagini con il presidente di Leonardo Spa, Stefano Pontecorvo, e il presidente dell’Agenzia per la Cybersecurity, Bruno Frattasi, hanno accettato di farsi fotografare sul palco della convention di Fratelli d’Italia, a Pescara, con la maglietta del partito con lo slogan della campagna elettorale “L’Italia cambia l’Europa”.

Qualcosa che cammina in mezzo a due suggestioni.

Da un lato la “maglia del cuore” indossata dai tifosi allo stadio, dall’altro quella triste “tessera” che ti permetteva di “lavorare”.

Importanti esponenti di Fratelli d’Italia hanno commentato le tante dichiarazioni che hanno espresso perplessità su queste immagini come “strumentali”, certamente vero ma come non notare che i manager di Stato dovrebbero almeno apparire terzi agli schieramenti partitici?

Certamente ad oggi è sempre stato così.

I manager pubblici hanno sempre avuto una appartenenza partitica, mai una sovraesposizione della stessa.

In fondo ci fu chi usava dire che “la forma è sostanza”, si chiamava Aristotele.

Uno interessante da leggere.

Questo è accaduto, venerdì 26 aprile, al termine di un panel sulla “politica estera comune e la difesa della libertà europea” alla presenza del ministro della difesa Guido Crosetto.

Una domanda sorge spontanea in costanza di, assai divisive, elezioni presidenziali in Stati Uniti: come la commenterà questa immagine quel mondo americano vicino al candidato Donald Trump?

Quel mondo, utile ricordarlo, che ritiene che le elezioni presidenziali del 2020 abbiano visto gravi brogli elettorali telematici per essere chiari.

I dirigenti politici, questo il mio sommesso avviso, dovrebbero ricordarsi che la globalità di informazione che il mondo del web ha fornito ai cittadini del mondo vale sempre, non solo quando ci è utile.

Vi è una seconda ipotesi, è quella di pensare di usare questo sistema per lanciare messaggi nella bottiglia, in questo caso il web.

In comunicazione, però, la colpa della reazione al messaggio è sempre di chi comunica.

Questo insegnano i docenti di scienza delle comunicazione, ancor più oggi che non si usa prendere la “tessera per poter lavorare”.

Ignoto Uno