La “Ministra” Riscaldata

Il giallo sul titolo di studio della neo ministra Valeria Fedeli è durato poco, Lei stessa ammette candidamente, una svista, un copia incolla fatto male… e va beh, certamente in un governo come questo, ennesimo calderone di gaffe e di sberleffi agli Italiani, cosa conta un titolo di studio.

In effetti concordiamo con la ministra, il titolo di studio non conta, conta l’esperienza e le capacità che la persona che svolge il ruolo di ministro può portare nella gestione del suo mandato.

Noi non pensiamo che se una persona non è laureata sia un incompetente o un delinquente o peggio un incapace totale indegno di qualsiasi ruolo, noi siamo convinti che la capacità e l’esperienza possano davvero fare molto, sicuramente più di un  titolo di studio, che se non collegato ad esperienza e capacità, veramente non ha valore.

Noi riteniamo che un Ministro dell’istruzione debba essere un profondo conoscitore del mondo della scuola, debba avere esperienza diretta del ruolo di insegnante, debba conoscere le tematiche legate al mondo della didattica sia nazionale che internazionale, debba essere conoscitore del lavoro delle scuole non solo in relazione agli alunni ma anche alla complessità amministrativa che si cela dietro una scuola, debba avere chiaro dell’attuale stato di abbandono della scuola italiana e soprattutto del grandissimo disagio sia dei docenti che dei Dirigenti Scolastici, ma anche del personale di segreteria tutto, collaboratori scolastici compresi.

Queste cose nemmeno un laureato ad Harvard le saprebbe, e quindi chissene frega del titolo di studio del ministro, viva invece la sua esperienza.

Un’esperienza pluriennale nel mondo della scuola, ove ha ricoperto più ruoli, durante la quale ha potuto vivere direttamente e sentire quasi come un profumo tutte le componenti chimiche della scuola, comprendendone a fondo le meccaniche.

Per fare tutto questo occorre quindi avere l’esperienza della ministra, tre anni alla scuola materna, poi dal 1979 al 2012 come delegata sindacale per la CGIL, in vari ruoli legati al mondo del settore tessile, dal 2013 ad oggi senatore della repubblica per il PD…

“il mio punto di forza è l’ascolto…” ci dice la ministra, forse, ma non certo l’esperienza…

Ma quindi perché invece che scagliarsi contro i suoi titoli di studio non è stata valutata l’esperienza nella materia?

Forse perchè se andiamo a vedere l’esperienza di tutti i ministri allora ci mettiamo le mani nei capelli??? 

Forse perchè ancora una volta agli Italiani viene messo davanti un fatto compiuto?

Una volta ci dicevano o mangi la minestra o salti dalla finestra! 

Ebbene forse è ora davvero di saltare dalla finestra, probabilmente ci facciamo meno male che mangiando questa ministra riscaldata…




Lettera di una Professoressa a Babbo Natale

Babbo Natale regalami uno spid!

 

Caro Babbo Natale, so di essere un po’ cresciuta per scriverti una letterina, ma ho proprio bisogno del tuo aiuto.

Come forse saprai, o forse no dato che vivi al polo nord, il nostro ormai ex premier ha omaggiato tutti gli insegnanti della ricca somma di 500 euro da spendersi per curare la nostra formazione, poiché, si sa, gli insegnanti sono estremamente refrattari alla cultura.

In effetti non ci è richiesto molto per svolgere la nostra professione: una laurea, una specializzazione del costo di 3000 euro, almeno tre corsi di formazione del costo di 700 euro l’uno, un corso di perfezionamento, il cui costo si aggira intorno ai 500 euro, senza contare la seconda specializzazione in sostegno, costata altri 3000 euro, ai quali aggiungere il costo dei libri, delle riviste e delle mostre/ corsi che ogni insegnante si pagava di tasca propria.

Se fai il conto direi che questi 500 euro sono una goccia in mezzo al mare ma ben vengano.

Il problema è oggi lo spid, ossia l’identità digitale che ci è richiesta per accedere a questi 500 euro elargiti sotto forma di voucher da spendere nei negozi convenzionati.

L’altro anno il governo ci ha concesso in busta paga questi soldi e ci ha chiesto di documentare le nostre spese, cosa che abbiamo fatto prontamente.

Quest’anno ecco la novità: lo spid! Per ottenere lo spid ci si deve iscrivere in uno dei siti abilitati, e io ti giuro ci ho provato! Ho scartato il primo sito consigliato perché era a pagamento, mentre gli altri tre promettevano un facile accesso soprattutto gratuito perlomeno per il primo anno.

Il primo che ho consultato è stato quello di TIM, che garantiva un facile accesso via internet e, visto che ho sempre il tempo contato, tra scuola, studio e figli, ho pensato che fosse un’ottima cosa, anzi mi sono complimentata con il governo per avere scelto la modalità on line, che risolveva tanti problemi! Ma i problemi invece sono arrivati dopo aver inserito i dati!

Era infatti necessario un attrezzo che leggesse la carta di identità digitale altrimenti non era assolutamente fattibile.  

Un po’ dispiaciuta ho riprovato con il secondo sito: Sielte.

Questo sito proponeva la modalità on line cui seguiva un riconoscimento tramite videocamera.

Inserire i dati non era proprio semplice, comunque alla fine ci sono riuscita.

Un mese fa. Sto ancora aspettando che mi contattino per ottenere le credenziali.

Visto che il tempo passava ho deciso di provare con Poste italiane.

Una garanzia di serietà ed efficienza. Ho iniziato nuovamente tutto l’iter: inserisci i dati, inserisci tutto ciò che è richiesto e…. paf ! Primo scoglio.

Non riconosce alcun formato per i documenti opportunamente scannerizzati, né JPG né Word.

Ricomincio da capo.

Reinserisco i dati riprovo e zac! Mi comunica gentilmente che non posso fare niente perché risulto già inserita.

Ma come se poco prima sosteneva che non potevo procedere perché la richiesta  dei documenti scannerizzati mancava?

Ricomincio, perché si sa che la pazienza è la virtù principe degli insegnanti che si scontrano da sempre con le inefficienze del sistema.

Di nuovo rifiuta tutto.

Presa dallo sconforto provo con l’altra modalità, che consiste nel far venire a domicilio il postino, ovviamente a pagamento.

Stranamente in questa seconda modalità tutti i dati vengono prontamente accettati, documenti scannerizzati compresi.

Finalmente! Esulto soddisfatta! Dopo qualche giorno sul cellulare mi arriva un sms: poste informa che il postino per il riconoscimento arriva oggi ore 19! Che bello!

Guardo con compassione i miei colleghi che continuano a impazzire con le altre modalità e mi sento una privilegiata.

Poste mi ama, poste mi comprende! Certo devo pagare, ma quanta solerzia, che efficienza! Fossero tutti così!!!  Arriva il postino, gentile, cordiale e un po’ infreddolito, mi richiede le fotocopie dei documenti, quelle che avevo provveduto a inviare scannerizzate, ed io le consegno gioiosa, seppure perplessa, considerando lo sforzo fatto per inviarle in formato jpg.

Il postino mi consegna un foglio con il riepilogo dei dati, ma mi chiarisce: “ non so niente di credenziali, user e password, mi hanno informato stamattina di questo servizio!” così mi rassegno ad aspettare… i giorni passano e nulla accade.

Siamo sotto Natale ormai e vorrei tanto poter comprare con i buoni del governo alcuni libri che mi servono per lavorare con il mio studente.

Decido di andare alla posta centrale della mia città. Che bello! Non c’è coda! Certo sono le 8.20 del mattino, ma perlomeno mi sbrigherò.. attendo il mio turno allo sportello e una gentile signora mi chiede il numero di pratica.

Trasecolo… quale numero di pratica? Spiego che ho utilizzato la modalità domiciliare… mi rimanda alla collega.. che attendo perché non c’è. La collega arriva svettante sui tacchi 12 e fatichiamo un po’ a capirci.. mi ripete che devo iscrivermi, le spiego che l’ho fatto, che ho pagato il postino, che ho consegnato i documenti. Mi ripete che devo iscrivermi.

Mi accorgo che c’è un problema di comunicazione. Provo a parlare più lentamente: “ mi sono iscritta sul sito… ho scelto la modalità domiciliare… È venuto il postino… mi ha consegnato questo foglio.. che devo fare adesso?. “ deve iscriversi sul sito ottenere il numero e tornare qui!. “ “ ma io ho pagato , ho la fattura, possibile che non serva a niente?” “ di questa modalità non so niente. Si riscriva da capo e torni, al limite chiami questo numero che è a pagamento dai cellulari, gratis da fisso.”

Adesso sono arrabbiata, me ne vado inveendo contro poste italiane , ma chiamo dal cellulare il numero a pagamento, che mi rimanda ad un altro numero a pagamento, nel quale una voce suadente mi racconta che il governo questo anno ha deciso di regalare a noi fannulloni professori dei bei soldini per curare la nostra scarsa formazione e meno male che c’è il governo che ci pensa, però dobbiamo dimostrarci capaci di ottenere lo spid che Poste ci darà volentieri se attendiamo in linea.. per circa 20 minuti.. dopo di che la stessa suadente voce mi dice che c’è un gran traffico e che dobbiamo richiamare più tardi bye bye…

A questo punto sono nera!

Offendo in tutte le lingue che ho studiato, compreso il greco antico la voce registrata, perché sappia che nella mia vita ho studiato molto, continuo a studiare nonostante i 500 euro fantasma del governo.. e  ho pensato malevolmente: perché è necessario questo spid dato che siamo dipendenti del ministero, statali insomma, conosciuti, noti, certificati.. non era possibile ottenere le credenziali direttamente dal ministero?

O serviva una modalità che scoraggiasse tutti ?

Da qui la mia richiesta caro Babbo Natale... se non ci pensi tu anche questo anno pagherò da sola tutto ciò che mi serve, libri, corsi e quant’altro a dimostrazione che i docenti hanno ancora la propria dignità.

 

Paola Manacorda




Il “nuovo” Governo

Non che non fosse previsto, non che non ci aspettassimo qualcosa di simile, ma certo il voler lavorare in continuità con il vecchio esecutivo non pensavamo significasse lavorare con il vecchio esecutivo.

Siamo anche convinti che aver personalizzato il referendum con un si o no all’attuale governo, ops, al vecchio governo, fosse sbagliato, ma calcolando che così è stato e che gli Italiani hanno chiaramente detto come la pensavano, rifare le stesse cose suona un poco offensivo.

Come suonano ridicole oggi le interviste, dalla Boschi alla Fedeli, che prima del referendum dicono “se vince il NO andiamo tutti a casa”.

Mancanza di credibilità e di onore, come se gli Italiani fossero un popolo che può venir preso in giro senza nessuna conseguenza (però pensandoci bene forse…).

Bravissimo Mario Calabresi che su la Repubblica di oggi traccia uno sconsolato quadro con un troppo poco  che illumina il desolante sipario che è apparso agli occhi dell’Italia con questo “nuovo” governo (leggi).

Ma se la Boschi è riconfermata nonostante il deciso No degli Italiani alla sua idea di riforma, com’è possibile allora  non riconfermare la Giannini, in fondo la 107 non l’ha mica fatta Lei… non ci sono parole per la mancanza di dignità di queste scelte.

Anche la maggioranza parlamentare che esce da questo governo è risicata e la fiducia sarà ogni volta un terno al lotto per il povero Gentiloni, che più volte i telegiornali hanno definito di nobili discendenze (non è che torniamo alla monarchia?), per cui non si preannunciano tempi luminosi per la democrazia in questo paese.

Insomma faccia tosta davanti a chiunque, il nuovo credo politico italiano.

E va bene in fondo ci ritorna ad essere simpatico Renzi che si ritira in attesa di tempi migliori, e progetta un suo ritorno sfavillante…

 

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https://www.youtube.com/watch?v=55RqNVCvxPI




Giro Giro Tondo: Gentiloni incaricato da Mattarella quale nuovo capo dell’esecutivo

Eccoci punto e a capo: Gentiloni incaricato di realizzare l’ennesimo governo tecnico per predisporre una nuova legge elettorale.

Massima stima per la scelta del Presidente della Repubblica, Gentiloni è persona dabbene, e per ora aspettiamo di vedere le prime mosse per la composizione del nuovo esecutivo.

Una osservazione ci sfugge però proprio sentendo il discorso del nuovo incaricato: “… l’indisponibilità delle maggiori forze di opposizioni a condividere un governo di responsabilità. Quindi non per scelta, ma per senso di responsabilità ci muoveremo nel quadro del governo e della maggioranza uscente”; è ovvio che Gentiloni ritiene irresponsabili le opposizioni nel non aver condiviso la scelta di un governo di responsabilità.

La conseguenza poi di “muoversi nel quadro di governo uscente e nella maggioranza” risulta ancora meno comprensibile, anche perché quella è proprio la maggioranza ed il quadro di governo che esce sfiduciato completamente dal voto referendario.

Ora non che fosse obbligatorio andare a votare per chiedere agli Italiani cosa ne pensassero, ma che il nuovo governo debba nascere perchè “Il nostro Paese – ha evidenziato ieri il presidente Mattarella al termine delle consultazioni  – ha bisogno in tempi brevi di un governo nella pienezza delle sue funzioni.Vi sono di fronte a noi adempimenti, impegni, scadenze che vanno affrontati e rispettati. Si tratta di adempimenti e scadenze interne, europee e internazionali”, appare drammatico: con questa logica non si voterà mai più.

In tutta franchezza non appare nulla di nuovo all’orizzonte, ma siamo abituati a giudicare dai fatti, quindi vedremo.

L’esito del referendum ha comunque lanciato un messaggio alla classe politica: per le cose importanti gli Italiani ci sono.

La nostra paura è che con questo ennesimo governo tecnico si sia persa l’occasione per ri appassionare  gli Italiani alla politica, forse era il momento giusto per lasciare l’Italia in mano agli Italiani.

Certo occorre sistemare la legge elettorale, ma quanto ci vuole? Vent’anni? bastava dire che entro fine anno questo governo tecnico avrebbe dovuto rinnovare la legge elettorale e poi andare al voto.

Non è così facile? e perchè?

Anche le opposizioni che prima gridavano allo scandalo per la legge elettorale ora vogliono andare a votare subito anche con questa legge elettorale, mah…

Però pensandoci qual è il male minore?

… e poi avrà ragione l’Huffington Post che senza elezioni anticipate a settembre 2017 il 60% dei parlamentari maturerà il vitalizio?

Ma alla fine siamo davvero un popolo di mammalucchi?

 

 




ADIDA, MIDA, CDP, importante convegno per le ragioni del NO

 

Sabato 26 novembre 2016, presso l’Hotel Cavalieri in Piazza Missori a Milano, ha avuto luogo un significativo Convegno per il NO al REFERENDUM organizzato dal CDP Comitato Docenti Precari e le associazioni ADIDA e MIDA.

Le tre sigle_dsc3356 si battono da anni per la tutela dei docenti e della scuola italiana e sono da sempre in prima fila per il riconoscimento dei docenti precari.

Valeria Bruccola, Coordinatrice Nazionale ADIDA, introduce i temi della manifestazione con Rosa Sigillò, Responsabile Nazionale MIDA Precari, e Mimo Bruni responsabile del CDP comitato docenti precari; la lotta vede unite le tre sigle e le coinvolge direttamente: la difesa della Costituzione passa attraverso la difesa della scuola, ultimamente così oltraggiata da leggi senza costrutto.

Dopo un breve racconto di come le tre associazioni abbiano sempre difeso i diritti dei precari e del mondo della scuola, Rosa, Valeria e Mimmo introducono e ringraziano i vari ospiti del convegno, dando inizio ai lavori.

 

 

 

 


imposimato intervistato dalla cronista di betapress

Ospite d’onore e grandissimo mattatore della manifestazione, Ferdinando Imposimato, magistrato, politico e avvocato italiano, nonché presidente onorario aggiunto della Suprema Corte di Cassazione. Si è occupato della lotta a cosa nostra, alla camorra e al terrorismo in Italia: è stato infatti giudice istruttore dei più importanti casi di terrorismo, tra cui il rapimento di Aldo Moro del 1978, l’attentato al papa Giovanni Paolo II del 1981, l’omicidio del vicepresidente del Consiglio Superiore della Magistratura Vittorio Bachelet e dei giudici Riccardo Palma e Girolamo Tartaglione; suo fratello, Franco Imposimato, è stato ucciso dalla camorra nel 1983.

Attualmente si occupa della difesa dei diritti umani, ed è impegnato nel sociale. È stato inoltre scelto per il riconoscimento di “simbolo della giustizia” dall’ONU, in occasione dell’anno della gioventù.

Imposimato ha esordito con un’affascinante disanima di come questa riforma istituzionale leda i principi della democrazia.

“Se dovesse vincere il Sì” enfatizza Imposimato “finisce la democrazia, perché l’apparente riduzione dei costi della politica, implica, in realtà, un attacco alla sovranità del popolo che non esercita più il suo diritto di voto”; è infatti illegittimo che un popolo non voti direttamente chi legifera per conto suo.

“Viviamo in un momento pericoloso in cui la democrazia è sotto attacco” continua Imposimato” Chi ha scritto questa riforma: dei consulenti esperti o dei governanti che in abuso alle loro funzioni (in molti paesi chi è al governo non può partecipare alla scrittura di modifiche costituzionali NdR), esercitano una menomazione della democrazia? Come possiamo essere tranquilli davanti a questi quesiti truffaldini che danno in realtà enormi poteri al presidente del consiglio svuotando invece i compiti ed i poteri della corte costituzionale, del consiglio superiore della magistratura e del presidente della repubblica?? Ma ancora più grave questa riforma accompagnata a questa legge elettorale inibisce la possibilità che l’opposizione diventi maggioranza”.

Imposimato ricorda come il cittadino venga creato nella scuola, da suddito a cittadino, ed osserva con apprensione come questa scuola italiana sia oggi sotto il massimo pericolo dell’estinzione, specie verso un pericoloso passaggio e potenziamento della scuola privata.

Dopo il Presidente Imposimato il microfono è passato a Elio Lannutti, Presidente dell’Associazione dei Consumatori ADUSBEF (eletto al senato, membro della 6ª Commissione permanente – Finanze e Tesoro, della Commissione parlamentare per il controllo sull’attività degli enti gestori di forme obbligatorie di previdenza e assistenza sociale – Enti Gestori, della Commissione Speciale per il controllo dei prezzi, e della delegazione Nato)lannutti, che ha sottolineato la grave responsabilità che pesa sulla stampa rispetto alla mancata informazione del referendum.

I giornali sono sempre più asserviti al potere e rappresentano un pericolo per la democrazia.

Citando Roberto Scarpinato, Lannutti ha evidenziato che “la riforma toglie il potere al popolo e lo consegna alla mafia finanziaria”.
Lannutti, come sempre preciso e lineare, ha descritto i retroscena di questo referendum in cui la grande ombra di JPMorgan aleggia sull’Italia, come sugli altri paesi periferici (Portogallo, Spagna, Grecia) proprio nel tentativo di distruggere le costituzioni nate come baluardo alla dittatura; la costituzione secondo JPM deve essere riformata perché intralcia la libertà della finanza di muovere i mercati verso l’interesse di pochi e non verso i diritti di tutti.

Uno stato di diritto come il nostro, è scomodo. Per la “mafia bancaria” è meglio un tacito clientelismo, nel cui scenario Napolitano rieletto Presidente con modalità quantomeno incostituzionale, nomina Renzi a fare da marionetta nelle mani dei sicari, togliendo il potere al popolo per difendersi.

Dobbiamo difendere i diritti di tutti, voto per voto, non possiamo consegnare questo stato nelle mani delle mafie bancarie, dobbiamo difendere la scuola ed i giovani, dobbiamo ridare la speranza ai nostri figli, difendere la costituzione da questo ducetto da quattro soldi.

Terminato l’interessante punto di Lannutti, prende la parola l’Onorevole Fabio Rampelli (ex atleta azzurro di nuoto, di professione architetto; eletto deputato nelle liste di Alleanza Nazionale nel maggio 2001, viene rieletto nell’aprile 2006 sempre per AN, alle elezioni anticipate del 2008 AN confluisce nel PDL e quindi viene rieletto deputato), che sottolinea come il nostro Parlamento, illegittimo, dovrebbe essere più umile e prudente nell’ intervento costituzionale.

rampelli

“Viene tolto ai cittadini il diritto di scegliere il proprio rappresentante” irrompe Rampelli “Questa riforma sta spaccando in due il Paese, gli Italiani non sono conservatori, ma stanno invece verificando sulla loro pelle che il sistema non funziona. Anche il discorso del bicameralismo perfetto che viene eliminato non corrisponde alla realtà, perché un senato non eletto potrebbe addirittura bloccare una camera eletta dal popolo.”

“Gravissima poi la confusione sulle attribuzioni dei poteri stato regioni” incalza Rampelli” che già oggi funziona male, ma figuriamoci se il governo centrale si arroga il diritto di intervenire in qualsiasi questione! Nessuno infatti, già oggi, fa più manutenzione nelle scuole e sulle strade per la confusione nelle competenze.

Così, dando ancora meno potere alle regioni, permettendo ai politici di eleggere dei politici, si peggiorerà la situazione”.

Rampelli conclude che gli uomini liberi possono difendere la loro libertà votando NO.

 

 

_dsc3488La Senatrice Alessia Petraglia, eletta al senato nel 2013 in Toscana, per Sinistra Ecologia e Libertà, ha ripreso il discorso sostenendo che “lo slogan votare Sì per cambiare è un inganno. È da tre anni che continuiamo a cambiare e va sempre peggio… Basta pensare al risultato della Buona Scuola…

Bisogna cambiare quelle leggi che diminuiscono la libertà e i diritti dei cittadini e non la carta costituzionale che ne è la garanzia. Il clima intimidatorio comparso in questi ultimi giorni nelle piazze e nelle scuole contro delle forme di protesta, ci deve fare allarmare: adesso siamo una repubblica parlamentare, ma domani rischiamo di diventare una nuova dittatura?”

 

 

Gianmarco Centinaio, nel 2013 eletto Senatore per la Lega Nord, sostenitore dei diritti degli insegnanti, con un simpatico ante litteram racconta come i 48 padri costituenti che con orgoglio hanno steso la nostra costituzione, sono stati oggi sostituiti dagli attuali padri prostituenti della politica.Centinaio

Ricorda la battaglia per la scuola fatta da tutti i docenti sia stata poi tradita dagli stessi personaggi del PD che dicevano che avrebbero aiutato durante le votazioni a cambiare la legge.

Ribadisce come “la Schiforma sia frutto dei 1000 giorni di governo renziano che hanno dimostrato come le riforme del lavoro, della scuola, della pubblica amministrazione (in questi giorni bocciata dalla corte costituzionale), delle  forze dell’ordine non stiano in piedi. Perché mai dovrebbe funzionare la loro riforma della costituzione?”

 

 

caterina spinaCaterina Spina, CIGL, rileva che la nostra costituzione è nata come capolavoro politico di assonanze, dove destra e sinistra hanno trovato un punto di convergenza sul lavoro e sulla sovranità del popolo.

Ora il nostro stato sociale, sempre più massacrato nella scuola e nella salute, deve ribellarsi con un NO in questa battaglia per la qualità della democrazia.

Basta con la favola di ridurre i costi, lo sanno bene i contribuenti come invece sia l’esatto contrario!!!

” ci dicono che non stanno modificando i presupposti base della costituzione, non servono giri di parole, il presupposto non è che siccome cambio come funziona la democrazia parlamentare non tocco la prima parte della costituzione, ma proprio perchè modifico la rappresentanza allora sicuramente modifico i presupposti base della costituzione!”

La CGIL si è schierata per il NO, quale salvaguardia della democrazia.

 

_dsc3545Anche Daniele Pesco, senatore del movimento 5 Stelle, membro della commissione finanza, invita a combattere per non fare affondare la nave che è la scuola italiana.

Partendo dal suo vissuto scolastico, ha rilevato come prima ci fosse rispetto per i professori, ora solo fatica per far rispettare i diritti dei professori.

Allo stesso modo, l’illegittimità della Camera dei deputati votata contro la maggioranza e contro la libertà di voto dei cittadini, avrebbe dovuto solo fare leggi di amministrazione ordinaria e non arrogarsi il diritto di fare modifiche alla costituzione.

In America è vietato per chi sta al governo modificare la costituzione e si è votato per dare la possibilità ai cittadini di votare i Senatori, noi stiamo facendo il contrario: questo governo sta modificando la costituzione togliendo ai cittadini la possibilità di votare i senatori.

“Anarchia tra Camera e Senato (con una Corte Costituzionale sempre più impegnata sul contenzioso per l’allungarsi dei processi legislativi), Bavaglio per toglier la possibilità ai cittadini di nominare i senatori, Centralismo con sempre più poteri al Governo (con fiducia di una camera anziché due per decidere senza clausole) ecco quello a cui stiamo andando incontro”.

 

_dsc3550Gianluigi Dotti, della GILDA insegnanti, osserva con velata ironia che la legge sulla buona scuola non ha ancora prodotto tutti i danni che sono nelle sue corde, “io insegno da 28 anni” prosegue “ e questo è il peggior inizio di anno scolastico che io abbia mai visto”.

Continua “questa riforma è anche peggio della buona scuola, attenzione a questa fase perché il governo usa solo slogan, entra nel merito per non entrare nel merito…” e conclude ricordando la sua passione per la corsa, osservando che gli ultimi chilometri sono quelli più difficili, ora è il momento di tenere duro e cercare di parlare con gli indecisi.

 

 

 

 

 

_dsc3509Alfredo Pudano, di Confintesa area scuola, ha parlato della rivoluzione culturale che oggi gli insegnanti devono sostenere: il compito di ricordare che le costituzioni sono catene con cui gli uomini si legano nei loro giorni di saggezza, per non distruggersi nei loro giorni follia.

La bellezza delle persone sta anche nella loro forza. Il mantra politico” Bisogna entrare nel merito della riforma costituzionale” è solo uno slogan per fare passare un intervento assurdo dove i politici stanno facendo un puzzle senza conoscere l’immagine.

 

 

 

Infine il direttore di betapress.it, Corrado Faletti, è intervenuto, riprendendo quanto evidenziato da Lannutti circa le responsabilità dei giornalisti, sottolineando che, in effetti, non sono state fornite delle informazioni puntuali; quale piccolo esempio è la assente segnalazione della mancanza del quorum; gravissimo appunto il fatto che non sia stato detto a lettere cubitali che questo referendum è senza quorum, quindi chi vota decide.

Anche rispetto all’abolizione del CNEL Faletti osserva come nessuno abbia detto che, in fondo, il CNEL nasceva come collegamento tra gli organi politici e la società, era rappresentanza di tutte le parti sociali, comprese quelle imprenditoriali, e aveva come missione quella di indicare al governo il miglior cammino per indirizzare l’economia ed il lavoro in Italia soprattutto rispetto al mercato.

In pratica il Grillo Parlante che doveva aiutare il Governo Pinocchio a non fare marachelle, indirizzandolo al meglio possibile.

Ma perché allora lo vogliamo togliere?

Forse la spiegazione sta proprio nei rapporti del CNEL, in particolare gli ultimi in cui si avvisa il governo sull’eccessivo indebitamento della manovra che finanzia oltre la metà dei 27 miliardi con il deficit, spostando troppi oneri sulle generazioni future; o ancora il CNEL chiede al governo perché sovvenziona il mancato aumento dell’IVA con il recupero fiscale che ovviamente dovrebbe essere contabilizzato solo dopo che le somme sono state recuperate.

Ed ancora il CNEL si chiede perché non vengono finanziati invece i servizi alle famiglie per rilanciare l’economia (rapporto CNEL del 6 luglio 2016).

Troppe domande scomode per lasciare in vita un organismo così neutrale e non controllato.

Disinformazione, ai cittadini è stato detto che non serviva…

Forse era meglio dire che togliamo il CNEL perché nessuno lo ascoltava…

Con un sistema di mala informazione è più probabile che un elettorato impreparato possa commettere l’errore di assecondare il percorso di Renzi, che nei suoi 1000 giorni di governo ha sempre più sostituito la parola Diritti con la parola Bisogni.

Peccato che i Diritti sono Inalienabili, i Bisogni si pagano.

In conclusione, Nicola Iannalfo, rappresentante del CDP, ha raccomandato a tutti di ragionare e salvare la Costituzione, riconoscendo che quello che viene proposto come cambiamento non è sempre miglioramento.

Un vivace dibattito ha chiuso il convegno, testimoniando la partecipazione e la motivazione dei presenti che, indipendentemente dal loro credo politico, si sono trovati solidali e complici nel loro NO al REFERENDUM.

 

antonella

 

 

 

 

 

 

 


video del convegno

 

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foto del convegno

 

 

 

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Trump Presidente: l’america segue Clint Eastwood

Trump nuovo presidente degli stati uniti, è finita l’era del politically correct…

sempre ammesso che sia mai esistita questa era, in un paese che rifletteva amaramente gli intrighi delle lobby e delle logiche di palazzo.

Gli Americani hanno scelto (beati loro che possono farlo) il loro nuovo presidente, il 45° presidente degli stati uniti, tutto questo grazie a Clint Eastwood, che ha detto voto Trump perché dice quello che pensa…

Il solito errore è stato fatto anche dal politically correct Obama, che alla fine ha  attaccato Trump sul piano personale, come peraltro ha continuato a fare la Clinton, muovendo tutti gli incerti verso Trump, quel povero Trump attaccato da tutti (come successe con Berlusconi).

Trump vince grazie al suo modello in cui ha rafforzato con grande enfasi il modello americano pre guerra mondiale, quello in cui c’era un’America di bianchi, armati e difensori del mondo…

Ora cadrà il mondo, così almeno profetizzavano tutti prima della sua elezione, ma forse gli Americani hanno visto in Trump qualcosa di differente, hanno visto un bugiardo che dice la verità, quindi molto più affidabile di quelli che la verità la costruivano a secondo del bisogno.

Per salvare l’America serviva uno sceriffo, un pistolero senza paura di essere antipatico, ebbene gli Americani l’hanno trovato.

Cosa farà Trump? inutile fare previsioni, stiamo a vedere.

 

 

45° presidente degli stati uniti
45° presidente degli stati uniti

l'america era in cerca del suo sceriffo
l’america era in cerca del suo sceriffo




La disfida di Barletta: il Partito del Sud nuovo Ettore Fieramosca

Occorre essere difensori del paese e dei valori che lo stesso rappresenta, occorre ritrovare un’identità nazionale importante, una forza della nazione che ci manca da tempo, un orgoglio nazionale che unisca il paese.

Il Partito del Sud si riunisce a Barletta, novello Fieramosca, per ritrovare i valori portanti della nostra unità nazionale, della nostra identità europea.

Riportiamo il resoconto integrale della riunione del PdS svoltosi a Barletta, in cui si cerca di ritrovare l’unità europea attraverso la questione meridionale.

partito del sud

 

Il Partito del Sud fa da apripista ad un meridionalismo europeista e progressista

La “questione meridionale” diventa “questione internazionale” discussa a Barletta dal PdS

 

Si è svolto il 4 novembre 2016, nella bellissima cornice del Castello Svevo di Barletta, l’incontro dibattito “Per un’Europa migliore”, organizzato dal Partito del Sud. A discutere del rilancio dell’Italia e dell’Europa, partendo dal rilancio del Sud e da una forte spinta al cambiamento delle politiche che venga dai Paesi dell’Europa meridionale e del Mediterraneo, sono stati, oltre a Natale Cuccurese, Presidente del Partito del Sud, Michele dell’Edera e Andrea Balia, entrambi Vice Presidenti del Partito, il Presidente della Regione Puglia Michele Emiliano, Argiris Panagopoulos, Membro del Dipartimento di Politica Europea di Syriza, Fernando Martinez De Carnero – Podemos Italia, Andrea Del Monaco, Esperto Fondi Europei, opinionista della Gazzetta Del Mezzogiorno. Nomi insomma di grandissimo rilievo per quella che da più parti è considerata una sfida di primaria importanza: quella di ripartire dal Sud dell’Italia e dal Sud dell’Europa per creare un’Europa diversa, migliore e più giusta. “Un’Europa che sia più solidale e che diventi un’Europa dei Popoli”, ha dichiarato Natale Cuccurese, sottolineando che “il Sud Italia non può oltremodo essere colonia di una colonia, di un’Italia cioè essa stessa colonia di questa Europa tecnocratica”.

Sviluppo sostenibile e meridionalismo europeo

Ad aprire i lavori al Castello Svevo di Barletta è stato Michele Dell’Edera che, oltre a Vice Presidente Nazionale del Partito del Sud, è anche il Coordinatore della Regione Puglia del Partito. Dell’Edera ha esordito ricordando alla platea che, già nel 2014, era stata lanciata con Michele Emiliano a Bari l’idea che Con il Sud si riparte (idea da cui è stato, tra l’altro, tratto un libro intitolato proprio Con il Sud si riparte, ndr), l’idea secondo la quale tutta l’Italia potrà ripartire se a ripartire sarà proprio il suo Sud. “Ripartire grazie ad uno sviluppo sostenibile”, ha tenuto a precisare Dell’Edera, “e con la consapevolezza che le popolazioni del Mediterraneo, da sempre contaminate le une dalle altre nella loro storia millenaria, meritano rispetto e fiducia per quella che è la loro diversità. Una diversità che non è un problema da risolvere, ma una risorsa dal valore inestimabile, portatrice sana di tolleranza e capacità di integrazione”.

“Oggi siamo qui per dare vita ad un Progetto per il Sud, per l’Italia e per l’Europa, perché l’Europa deve assolutamente ripartire dal suo mare principale, dal Mediterraneo, culla di civiltà straordinarie. Siamo qui per impegnarci a far sì che ci sia un’attenzione nuova da parte dell’Europa a quello che è l’unico sviluppo dignitoso a cui il Partito del Sud può pensare, uno sviluppo cioè rispettoso del lavoro, della salute e dell’ambiente. Crediamo che il diritto al lavoro e alla salute non debbano essere mai essere toccati. Il lavoro è fonte di vita e non può essere fonte di morte e qui mi riferisco soprattutto alle vicende di Taranto, a quelle della Terra dei Fuochi e a tutte quelle che hanno tristemente campeggiato sulle prime pagine dei nostri quotidiani e contribuito negli ultimi decenni ad un danno ambientale irreparabile. Uno sviluppo insomma che, mai e poi mai, prescinda dai valori della nostra Costituzione, un capolavoro di pensiero democratico e lungimirante, la cui applicazione, alla lettera, crediamo e ribadiamo ancora una volta, come già due anni fa e già nel nostro libro “Con il Sud si riparte”, sia quanto mai urgente e necessaria. Già solo questo basterebbe ad arginare quelle che sono le annose problematiche che affliggono la nostra Regione e l’intero Sud Italia. In quest’ottica, credo che tra regioni vicine bisognerebbe aiutarsi l’una con l’altra senza divisioni, fare rete, collaborare per il bene reciproco e comune. E credo anche che le regioni dovrebbero essere in diretto contatto con l’Europa. C’è un bellissimo organo a livello europeo, il Comitato alle Regioni, uno spazio dove le Regioni possono intervenire sulle politiche europee, presentando in maniera diretta esigenze territoriali”.

Michele Dell’Edera, infine, chiude auspicando per il futuro la nascita di un meridionalismo europeo, grazie al quale i paesi del Sud Europa e del Mediterraneo possano sentirsi coinvolti in proposte e modelli nuovi di sviluppo, aiutando in tal modo l’Europa ad uscire dagli egoismi e dall’intolleranza di cui in certi casi ha dato prova anche alle urne.

L’appoggio e la stima reciproca con Michele Emiliano, Presidente della Regione Puglia

Attesissimo e assolutamente lusinghiero nei confronti del Partito organizzatore dell’evento è stato l’intervento di Michele Emiliano, Presidente della Regione Puglia che ha esordito dichiarando di avere una particolare attenzione nei confronti del Partito del Sud. “Direi una passione, da subito, perché io sento molto nei vostri interventi nel vostro modo di fare politica la mia storia personale politica. Mi riferisco soprattutto al metodo riformista e al rifiuto del populismo meridionale, un populismo che mira a strumentalizzare le paure delle persone per creare consenso”. In questo scenario,  il Partito del Sud ha il merito di non guardare al passato, perché al contrario di molti partiti e movimenti meridionalisti si sforza di guardare al futuro, di costruire ipotesi economiche, sociali e politiche in cui ovviamente ci sia “il riscatto da chi nella storia è stato trascurato, qualche volta anche con responsabilità proprie”,  ha proseguito Emiliano. Perché esiste una scienza, ha spiegato il Presidente della Regione Puglia, la vittimologia, secondo cui le vittime hanno un ruolo nel male che viene loro fatto. Inavvertitamente, cioè, spesso le vittime pongono in essere atteggiamenti e comportamenti di cui un avversario può avvalersi. E oggi l’avversario è il detentore del capitale ed è molto più sofisticato di un tempo e ricatta chiunque: potentissime multinazionali, banche, governi. Figuriamoci i molto più indifesi Sud del mondo, i quali però, attenzione, al pari di chi non ha nulla, un asso nella manica ce lo hanno ed è il potere di dire no, di riuscire con un gesto politico a non dare valore alle regole che l’avversario costruisce con lo scopo di annientarlo. “Quando noi riusciremo a ritornare ad un modello economico nel quale produrre beni e servizi sarà più importante, a livello qualitativo, e parlo di qualità della vita, della rendita che da questi beni e servizi si potrà ricavare in termini puramente monetizzabili, avremo restituito al Sud la sua libertà”.

 

L’immaginario del Sud, tutto da ricostruire. Podemos

L’immaginario di un Sud tutto da ricostruire nella giusta ottica, non falsato cioè da quella che è l’ideologia imperialista di un capitalismo schiacciante, è stato invece il fil rouge dell’intervento di Fernando Martinez De Carnero di Podemos. “In questa sede parliamo di Sud a livello globale ed è questo che va ripensato e addirittura reinventato in toto, così come il concetto di “patria”, che è stato per troppo tempo strumentalizzato e lasciato nelle mani delle destre e dei nazionalismi”. Per l’esponente di Podemos oggi siamo in un periodo di grande crisi di rappresentanza e di “rappresentazione”, anche, dell’identità e la responsabilità di questa crisi è da far ricadere spesso sulle stesse sinistre che abbiamo visto emergere negli ultimi anni, le quali non hanno resistito al fascino di un’espansione neoliberista senza precedenti, con la conseguente frammentazione della nostra possibilità di lotta sociale che non poteva che portare sfociare in uno sfaldamento della solidarietà e all’agonizzare dell’individuo. “La priorità è dunque ricostruire un’alternativa politica, progressista, che parta dal basso, che obbliga ad una riflessione storica e ad una ridefinizione del concetto di nazione che, se non vuole essere un concetto vuoto, non può prescindere dal suo popolo, da quelle che sono cioè le necessità vere di chi in quelle nazioni ci vive e al loro governo deve senza dubbio partecipare”.

 

Syriza docet: “Siamo condannati a vincere”

Argiris Panagopoulos, Membro del Dipartimento di Politica Europea di Syriza, non ha dubbi: fare politica oggi significa concentrarsi sui problemi reali della gente, gente colpita pesantemente dalla crisi, a cui bisogna parlare con un linguaggio semplice e non con l’incomprensibile politichese che mira solo a raccattare voti per costruire poteri personali. Fare politica oggi significa fare un grande lavoro sociale, significa risolvere grandi e piccoli, singoli problemi quotidianamente. Fare politica oggi significa fare grandi alleanze con chiunque decida di scendere in campo contro i poteri forti, i colossi della finanza e gli interessi di una oligarchia manipolatrice, per legittima difesa. “Ecco perché ho accettato immediatamente il vostro invito a questo dibattito, perché credo che popoli con una cultura e una sapienza millenaria, popoli che hanno fatto da sempre dell’accoglienza e della tolleranza i propri principi basilari, popoli che della democrazia sono stati i padri, non possano che tentare di arginare con tutte le proprie energie questa deriva egoistica e addirittura estremista di un’Europa che dovrebbe aiutare e non ostacolare il progresso di ciascuno degli stati membri con ricatti e ultimatum vergognosi. Chiunque attenti ai diritti costituzionali dei popoli, al suo sistema sanitario, alla dignità dei più deboli, deve essere fermato”. Molte cose uniscono la Grecia all’Italia: l’arte, la filosofia, discipline ed eventi storici che in questa sede è forse superfluo ricordare. Ma una cosa è sicuramente il Mediterraneo e il suo andirivieni di genti e di pensiero. “Chi avrebbe immaginato mai che il Mediterraneo sarebbe diventato un mare di cadaveri?”, ha domandato a se stesso e ai presenti Panagopoulos. “In pochi mesi sono passati dalla Grecia un milione e duecentomila persone. E sapete cosa? Noi non abbiamo cacciato nessuno. I più poveri dei poveri hanno aperto le loro case e hanno accolto con amicizia e come da imperativo morale queste persone in fuga dall’orrore della guerra. Sulle spiagge di Lesbo e di Lampedusa gli esempi di grande umanità non si contano e oggi, più dei millenni di storia, ad unirci è questo. Questa umanità che pochi possono vantare di avere, presi come sono dalla burocrazia, da conti economici che non tornano e dai tagli obbligatori che devono diminuire i debiti pubblici di cui non i popoli, ma ben altri, sono responsabili”. Infine Panagopoulos ha ricordato che per imporsi all’attenzione dell’Europa non bisogna partire in grande stile. Syriza aveva un piccolo 4,7% in Parlamento, ma è sceso per 4 anni nelle piazze dicendo “Siamo condannati a vincere” e “sebbene avessimo tutti contro, stampa e giornali greci compresi, così come succede in Italia”, abbiamo vinto due elezioni e ci siamo imposti all’attenzione internazionale come non capitava ad un partito politico da anni, con grande favore e appoggio popolare”.

Porti strategici, unificazione della dorsali tirrenica e adriatica e “costruzione di città policentriche”. I tre punti cruciali di Andrea De Monaco

Numeri alla mano, numeri forti, ed esempi eclatanti di mancata programmazione nazionale ed europea di investimenti infrastrutturali, su cui i soldi dovrebbero essere spesi, sono quelli che Andrea Del Monaco, Esperto Fondi Europei, opinionista della Gazzetta Del Mezzogiorno, ha illustrato in anteprima alla platea del Convegno (breve il suo libro “Sud, colonia tedesca? La questione meridionale oggi”) per spiegare il perché ad oggi non si è ancora mai data al Sud Italia e al Sud Europa la possibilità di un concreto sviluppo.

Porti strategici, unificazione della dorsale tirrenica e della dorsale adriatica e “costruzione di città policentriche” sono per Del Monaco i tre punti cruciali di un sottosviluppo che non può certamente essere considerato casuale. “Gioia Tauro, Taranto e Crotone sono porti che servono quasi tutti i mercati. Dovrebbero essere messi in competizione con porti del Baltico che, insieme ai retroporti creerebbe un bacino produttivo nel Mezzogiorno. Ma questo a chi darebbe fastidio? Sicuramente perderebbero di importanza i porti di Rottendam e di Amburgo. E questo la dice lunga sulla subalternità della Confindustria italiana a quelle degli olandesi, dei tedeschi e dei nordeuropei in generale. E questo è un punto politico e di sovranità democratica, a mio parere, fondamentale”.

Seconda questione: grazie alla unificazione della dorsale ferroviaria tirrenica e della dorsale ferroviaria adriatica, passando per Potenza e Matera, noi uniremmo l’Adriatico e il Tirreno, cosa che al momento non esiste. “Perché se io da Torno a Venezia in treno ci impiego quattro ore, per andare invece da Bari a Reggio Calabria ce ne metto nove. Ciò non può che penalizzare le aziende del Sud, costrette ad armare pulmini, o comunque trasporti su gomma, per portare le proprie merci nelle città della stessa regione o delle regioni attigue. E di Matera, capitale della Cultura Europea nel 2019, che non ha una stazione ferroviaria che dire? Che forse le società che detengono gli autobus avrebbero un calo? Ma uno Stato serio fa una stazione, non è che si fa influenzare dalle compagnie di trasporto su gomma”.

Il terzo punto su cui si dovrebbe investire, secondo Del Monaco, riguarda sicuramente la costruzione di città policentriche, ovvero aree geografiche abbastanza ampie nelle regioni del Sud, nelle quali, riattivando le reti ferroviarie locali, le aziende avrebbero la possibilità di dialogare, collaborare e spostare le merci in poco tempo.

 

Meridionalismo progressista, analisi e storia politica di riferimento. Non “sudismo”!

Andrea Balia, Vice Presidente del Partito del Sud, riallacciandosi alle parole di stima per il Partito del Sud, con cui il Presidente Della Regione Puglia Michele Emiliano ha aperto i lavori, ha cominciato il suo intervento con una precisazione ideologica e una presa di posizione politica che non è mai inutile ribadire per un partito che, in tempi non sospetti, ha deciso coraggiosamente di mettere nel suo nome la parola Sud. “Il Partito del Sud è un partito meridionalista progressista riformista. Un partito che, come ha sottolineato il Presidente Emiliano in apertura, non ha come suo obiettivo la mera rivendicazione storica di un passato che, sebbene glorioso, non può essere anteposto a quelle che sono le priorità odierne: dare al Sud le stesse opportunità e gli stessi diritti come da Costituzione Repubblicana, articoli 3 e 4 per chi volesse andare a vedere cosa c’è scritto dal 1946, e fare del Sud un motore propulsore di sviluppo per tutto il Paese. Perché “Con il Sud si riparte” non è uno slogan da campagna elettorale, ma una nostra ferrea convinzione: se si dà al Sud il modo di ripartire, a ripartire sarà tutta l’Italia e finalmente sarà un’Italia unita non solo sulla carta, ma nei fatti”.

Balia fa sostanzialmente una distinzione tra meridionalismo progressista, quello del Partito di cui è Vice Presidente, e “sudismo”, che poi è un po’ quello che il Presidente della Regione Puglia ha definito populismo meridionale.

“Meridionalismo è un concetto che ha una sua etimologia precisa, una sua storia, suoi padri fondatori. Per il Sud, per la difesa dei Sud, bisogna essere partigiani, di parte, di resistenza”, tiene a sottolineare Balia. “Il sudismo è generico: sui suoi temi e sulla necessità di una verità storica, siamo tutti d’accordo, ci mancherebbe, ma senza un’analisi e una storia politica di riferimento, senza un vigoroso tendere al futuro, e non al passato, secondo noi, non è pagante”. Il Sud Italia ha bisogno di poter mettere a frutto le proprie potenzialità, nel rispetto delle sue radici e delle sue peculiarità. Deve poter recuperare mestieri e competenze autoctone, la “terra” come simbolo e sapienza, anche agricola. E, per dare valore ai frutti di questa terra, dovranno essere messi a punto, concordati e sviluppati, con grande cautela meccanismi virtuosi di scambi commerciali”.

In più, ovviamente, non si può non pensare all’esigenza di dover rivalorizzare quella che è la punta di diamante non solo del Sud Italia, ma di tutto il Sud Europa: cultura e turismo. “A tal fine, il Sud dell’Europa”, secondo Balia, può essere una realtà federale ben definita, con al suo interno applicato lo stesso concetto federativo tra i vari paesi, nel rispetto delle reciproche autonomie economiche, amministrative e gestionali”.

La “questione meridionale”, da questione nazionale irrisolta, diventa “questione internazionale”

A chiudere i lavori di una giornata molto intensa e proficua è stato Natale Cuccurese, Presidente Nazionale del Partito del Sud, che, con il suo accento emiliano (è nato nel Sud, ma vive da molti anni a Reggio Emilia, ndr), non può che ricordare ogni volta a chiunque lo ascolti parlare di diritti del Mezzogiorno d’Italia, che la questione meridionale va ben oltre gli interessi particolaristici di una zona del Paese e che, al contrario, riguarda l’Italia nella sua interezza, considerando anche che al nord risiedono 14 milioni di cittadini di origine meridionale. “Stiamo lottando da anni per il rilancio del Sud, che per noi è anche rilancio del Paese, perché se metà del Paese non è messo in condizione di competere in modo produttivo a quella che è l’economia del Paese, è chiaro che l’Italia non potrà riprendersi. Solo con il Sud si riparte!”

Facendo riferimento all’analisi di alcuni dati macroeconomici recenti, la situazione del Sud Italia, per Cuccurese, non è solo preoccupante, ma è devastante, e senza futuro se non si interviene rapidamente. “L’emigrazione dal Sud Italia, che è cominciata con l’Unità di Italia, perché prima non esisteva, ed è continuata con dimensioni bibliche per 155 anni, continua ancora oggi. Parliamo di oltre 100.000 unità ogni anno. Negli ultimi due-tre anni c’è una novità che non ci conforta: si inizia ad emigrare anche dal Nord, perché con le politiche di austerità europea, la crisi, che magari non è cruenta come al Sud, ha investito in pieno anche il Nord del Paese. Ad emigrare sono persone, spesso giovani, che, in generale, con enormi sacrifici e costi non irrilevanti da parte delle rispettive famiglie, hanno studiato. Persone che per trovare lavoro vanno in Paesi dove con molta probabilità si costruiranno una famiglia e da cui difficilmente torneranno nei territori di nascita”. E mentre al Sud la disoccupazione giovanile è oggi al 58%, è di una settimana fa il dato che invece vede in Germania un record storico di “occupazione”, un dato che non era mai stato così alto dai tempi della riunificazione delle due Germanie. C’è dunque qualcosa che in questa Europa effettivamente non funziona”. La conseguenza è che al Sud Italia c’è un doppio svantaggio. “Siamo nei fatti colonia di una colonia”, ha dichiarato Cuccurese. “L’Italia, che con la sua Confindustria non si oppone ai potentati nordeuropei è nei fatti colonia. E il Sud è, quindi, a sua volta colonia di una colonia e questo è storicamente sempre più evidente”.

Scenari altrettanto cupi dipingono, secondo Cuccurese, i dati sulla denatalità che, al Sud, al contrario che in passato, è oggi più alta che al Nord. Questo sostanzialmente significa che, tra quindici/vent’anni, il Sud sarà spopolato e abitato da una popolazione certo non giovanissima che avrà necessità dettate dall’invecchiamento e porterà con sé una serie di problematiche che non possono essere sottovalutate già oggi, dato l’abbattimento progressivo del welfare di cui siamo tutti testimoni, i continui tagli alla Sanità pubblica e il problema delle pensioni.

Allarmante per il Presidente del Partito anche la questione povertà, “se pensiamo che nei centri Caritas per la prima volta gli italiani superano gli extra comunitari”.

Detto questo, parlare di lotta di classe oggi è sicuramente bollato come demodé. Ciò non significa che questa lotta non sia tuttora in corso e che a vincere, anzi a stravincere, contro le classi popolari siano i poteri che definiamo forti. Anche perché i media, televisioni e giornali, lottano insieme a loro. L’Italia, per chi non lo sapesse è al 77º posto per libertà di stampa nel mondo. Una stampa che spesso, tranne qualche meritoria eccezione, non solo discrimina i meridionali, con l’obiettivo di tenerci in uno stato di sudditanza, ma che rappresenta anche un problema per quella che dovrebbe essere una corretta, esaustiva e indipendente informazione su tematiche di interesse pubblico e che inevitabilmente si ripercuote sulle scelte politiche, apparentemente libere ma in realtà condizionate, che gli italiani sono chiamati a fare nelle cabine elettorali; dove alla rabbia e al disgusto per la politica, si aggiunge una sempre maggiore disinformazione di regime, pericolosa per lo stato della democrazia reale nel nostro paese. Quello che auspico dunque è un’Europa meno tecnocratica, un’Europa dei popoli e solidale. Un cambio di rotta significativo che porti tutti i suoi Sud a contare quanto i suoi Nord e che porti il Sud Italia a divenire volano della ripresa economica del Paese. Ed è per questo motivo che la questione meridionale non può che diventare, da questione nazionale irrisolta, “questione internazionale” e unirsi in tal modo alle lotte degli altri Sud d’Europa.

iolanda2

 

 

 

 

 

 

 

 

http://fai.informazione.it/021FE9BD-4342-446A-A611-44FC6EFC3EB1/Partito-del-Sud-una-nuova-sfida-per-il-futuro

 

il partito del Sud si incontra a Barletta
il partito del Sud si incontra a Barletta

il partito del sud nuovo difensore dei diritti
il partito del sud nuovo difensore dei diritti

 




6 punti semplici. Come ridurre i costi della politica…

Ecco la semplice idea di Betapress in sei punti:

 

Chiunque entra in una carica pubblica per elezione:

  1. Continua a prendere lo stesso stipendio che prendeva prima di venire eletto, fino ad un massimo di 4000 euro netti (se ne prendeva di più si accontenta della gioia di servire lo stato).
  2.  Viene garantito il suo posto di lavoro fino a quando non cessa la sua attività pubblica.
  3.  La pensione viene incrementata come per tutti i lavoratori dagli anni svolti nella carica, quando decade non cumula nessuna pensione aggiuntiva o prebende di sorta.
  4.  Gli vengono pagate le spese di trasferta se è fuori Roma, ma con un tetto legato alle tariffe di mercato.
  5.  Gli vengono assegnati due dipendenti statali come segreteria della carica politica (quindi a costo zero).
  6.  Gli viene data la possibilità di avere un suo collaboratore esterno a cui viene data una retribuzione massima di 2000 euro netti.

Ecco qua idea semplice e facile, chi la vuole sottoscrivere?

la vera vergogna italiana
la vera vergogna italiana

 

 

Ogni cosa è fulminata…

Mattarella: ma non dovevamo vederci più?




Rampelli vs Cineca – scontro di civiltà?

L’incredibile vicenda della rimozione del Direttore Generale dei sistemi informativi del MIUR, Marco Filisetti, viene ben stigmatizzata dall’interrogazione parlamentare di Fabio Rampelli:

“… la direzione generale per i sistemi informativi del Ministero dell’istruzione, dell’università e della ricerca dovrebbe, a breve, rinnovare il bando per le attività di informatica, per un valore presunto di circa trecento milioni di euro in quattro anni; tra l’altro, il capo della direzione generale dei sistemi informativi del Ministero è stato recentemente trasferito all’ufficio scolastico regionale della regione Marche, con due anni di anticipo rispetto alla scadenza del mandato; alla luce di quanto esposto, il Consorzio Cineca non sembra costituire un soggetto affidabile per la gestione dei servizi informatici e tantomeno per la realizzazione di concorsi…”

Ucci Ucci sento odor di magagnucce…

Perfettamente noto a tutti gli Italiani che al solito si spostano le persone per mettere al loro posto i vari raccomandati, sicuramente più affidabili e “leali” verso il potere, ma quale sia il motivo  vero dell’allontanamento del Direttore Generale Marco Filisetti, ben due anni prima della scadenza del suo mandato e contro la sua volontà, dalla direzione generale dei sistemi informativi del ministero dell’istruzione università e ricerca, non è per nulla chiaro, anzi viene fatto proprio quando lo stesso Filisetti si stava muovendo sia per il nuovo bando per l’appalto dei sistemi informativi sia per i controlli sulle strutture che avrebbero gestito il concorso dei docenti (cineca n.d.r.), ma anche quando Filisetti iniziava a svolgere verifiche riguardo alla “gestione” dell’organico potenziato e di quello dell’autonomia (anche queste attività spesso gestite da cineca).

Sembra opportuno notare che lo stesso Filisetti aveva la responsabilità dell’unità di Audit dei fondi europei che, nel lontano 2011, venne smantellata perchè aveva segnalato qualche “piccola” magagna nella gestione dei fondi stessi. (vedi nostro articolo PON fondi europei)

Perché Filisetti venga poi spostato non è dato da sapere, ne vi sono risposte all’interrogazione parlamentare fatta da Rampelli.

Da notare alcune strane concomitanze ovvero che il ministero dell’istruzione università e ricerca ha posto in essere una serie di gestioni tecniche per la realizzazione delle attività legate ai concorsi tramite il consorzio Cineca, che lo stesso Cineca dispone di personale che lavora per il MIUR senza alcuna definizione di progetto né di contratto, che si avvicina il momento del rinnovo del bando per le attività di informatica del MIUR (valore presunto circa 300 milioni di euro in 4 anni), che non vi sono contratti che definiscano gli impegni di Cineca per le attività realizzate ma solo posizioni di fatto, che vi sono perplessità anche nella stessa corte dei conti che nel suo rapporto Deliberazione 6 ottobre 2015, n. 7/2015/G pone alcune questioni riguardo la gestione di cineca.

 

Insomma Filisetti scomodo al potere forse anche perché come al solito aveva iniziato a guardare dentro all’organico dell’autonomia ed a come viene assegnato.

Ma perché il Cineca è così intoccabile?

ci restano altre domande senza risposta:

Quale è la pianificazione della spesa informatica da parte del miur e le motivazioni che richiedano l’attivazione di ulteriori coperture?

Quale sia lo stato delle società in house che ricevono fondi europei senza bando ed in particolare le relazioni dei revisori dei conti che garantiscono il corretto utilizzo degli stessi, le motivazioni per cui gli stessi non vengono sottoposti a controllo?

Che fine hanno fatto le denunce dell’autorità di Audit del 2011? sepolte?

 

filisetti marco fabio-rampelli cineca

 

 

 

 

 

 

chi tocca cineca muore

 

 

 

 

 

 

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