Piove sempre sul bagnato…

Non bastavano le scuole chiuse con l’incubo della Dad, ci voleva pure il carosello dei vaccini per mandare in tilt l’anno scolastico.

Prosegue a ritmo serrato la campagna di vaccinazione degli operatori scolastici.

In queste settimane, tra docenti e Ata, sono oltre 880 mila i vaccinati.

Responsabilità personale ed etica professionale o semplicemente pressione collettiva ed opportunità sanitaria hanno portato il personale scolastico ad aderire alla vaccinazione di massa.

Ma, adesso, si pone un problema, che occorre conoscere e sapere affrontare: chi farà il vaccino in queste e nelle prossime settimane si troverà chiamato alla seconda dose nel mese di giugno, periodo estremamente importante per le attività conclusive dell’anno scolastico, nel quale il personale scolastico si troverà impegnato in scrutini finali, esami di idoneità, esami conclusivi di primo grado ed esami di stato.

E visto che, in tanti docenti, dopo la prima dose, si sono manifestate le previste “reazioni avverse”, le scuole dovranno gestire l’assenza per uno o più giorni di diversi docenti.

Ne abbiamo parlato con il Prof. Rosolino Cicero, di A.N.Co.Di.S. Associazione Nazionale Collaboratori Dirigenti Scolastici.

Betapress- Prof. Cicero, buongiorno. Come sta procedendo la campagna vaccinale del personale scolastico?

Cicero- Bene. Siamo molto soddisfatti per la sensibilità che tutto il personale scolastico ha mostrato nell’aderire alla vaccinazione di massa. E questo conferma il forte senso di responsabilità e la coerente etica professionale dei docenti e del personale Ata.

Betapress- Come è possibile conciliare la campagna vaccinale di massa con la regolare attività scolastica?

Cicero- Questo è il problema, ci aspettiamo ulteriori criticità per la fine dell’anno scolastico.

Betapress- Per esempio?

Cicero- In considerazione dell’allungamento dei tempi di vaccinazione del personale docente, poiché tutti dovranno fare la seconda dose, che per molti avverrà nel mese di giugno, Ancodis lancia l’allarme sulle possibili criticità che le scuole si troveranno ad affrontare nell’organizzazione degli scrutini e degli esami.

Betapress- Praticamente, non sarà possibile garantire la presenza del personale scolastico in un momento clou dell’anno…

Cicero- Proprio così!

Come A.N.Co.Di.S. non possiamo non fare rilevare che, alla complessa e annuale gestione della pianificazione dei calendari dei quali si occupano i Collaboratori dei DS (non dimentichiamo quanto lavoro di confronto e di condivisione ogni anno per organizzare gli appuntamenti anche per la gestione della presenza dei docenti in COE!), si dovrà, in questo anno scolastico, tenere conto anche(se non soprattutto!)delle assenze per la vaccinazione e delle, certamente non prevedibili, assenze post vaccino.

Betapress- Praticamente, cosa succederà?

Cicero- Sarà un bel problema, perché, tra i tanti fattori esterni occorrerà avere chiaro il quadro delle prenotazioni dei docenti per poter definire i giorni nei quali prevedere gli incontri.

Betapress- Questo perché? Cosa dice la legge?

Cicero- A normativa vigente – occorre avere la presenza di tutti i componenti del consiglio di classe o della commissione d’esame.

Betapress- Come ANCoDiS, avete una proposta per tentare di risolvere il problema?

Conoscendo bene la complessità del tema unitamente agli ordinari elementi di criticità, i Collaboratori dei DS di ANCoDiS sono molto preoccupati e lanciano un allarme che certamente metterà ancora una volta la governance scolastica a dura prova.

Per queste ragioni, chiediamo al Ministro, alle OO.SS. ed alle Associazioni di categoria di porre attenzione al tema e – in deroga al vincolo del collegio perfetto – proponiamo di valutare la possibilità di prevedere la validità della seduta negli scrutini o nella commissione di esame in caso di assenza di un giorno di un suo componente.

Betapress- Questa sì che potrebbe essere una reale soluzione per portare a termine un anno scolastico particolarmente difficile. Altrimenti?

Cicero- Altrimenti, in caso contrario, significherà che la conclusione serena dell’anno scolastico sarà soltanto un ennesimo auspicio.

E noi, come betapress, non possiamo che condividere la posizione di ANCoDiS e supportare la sua proposta.

Chissà mai che sia la volta buona che, finalmente, si ascolti chi la scuola la conosce per davvero e, nella scuola, ci vive ogni giorno, da parecchi anni ormai…

Speriamo in bene, Prof. Rosolino Cicero…

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Rosolino Cicero: la DAD non è di sistema…

Vicepresidi forse una tutela in più…

Vaccino SI, Vaccino NO, Vaccino BOOM!




Il Diritto di Scegliere! Manifestazione dei Dirigenti Scolastici Fuori Regione

Formano la società di domani tra rinunce e sacrifici: i Dirigenti Scolastici Fuori Regione

 

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Il mondo della scuola è composto da numerosi attori che affrontano quotidianamente una infinità di prove e difficoltà.

Prove e difficoltà che, non serve dirlo, negli ultimi due anni scolastici più che mai, non fanno che aumentare e diventare più pesanti per tutti: dirigenti, docenti, personale ATA, studenti e famiglie.
In questo panorama di imprese coraggiose e di personalità che si distinguono c’è una fetta di persone che ogni giorno, con un po’ di coraggio in più rispetto ad altri, fanno del loro meglio per far andare avanti e migliorare la scuola.
Un po’ di coraggio in più rispetto ad altri perché loro sono soli e lo sono ogni giorno.
Vivono lontano dai loro affetti e dai luoghi a loro familiari; quando la sera tornano a casa dopo una lunga e imprevedibile giornata di lavoro, possono trovare conforto solo attraverso i cristalli liquidi di una video chiamata o le fibre di una rete telefonica.
Il fine settimana affrontano km di viaggio in cui, spesso, è più il tempo per strada che quello trascorso con le proprie famiglie.
E in più, purtroppo, spesso non possono viaggiare per via della pandemia.
Cercano di crescere al meglio i figli degli altri e non possono crescere i propri, aiutano e sostengono ogni giorno i propri colleghi e non possono avere la quotidianità delle loro famiglie.
Hanno una casa che amano ma vivono in alloggi provvisori.
E viaggiano, viaggiano tanto per un po’ di normalità affrontando spese e sacrifici pur di non rinunciare alla loro vita e far crescere la loro scuola.
Sono i Dirigenti Scolastici Fuori Regione.
1250 Dirigenti Scolastici che hanno vinto il concorso del 2017 e sono stati assegnati in regioni diverse da quelle di residenza e oggi hanno deciso di riunioni e far conoscere le loro storie e le loro esigenze.
Abbiamo incontrato la professoressa Anna Dello Buono, rappresentante di questo movimento, dirigente scolastico fuori regione  in Veneto e residente in Campania a Caserta e le abbiamo chiesto di raccontarci chi sono e cosa chiedono.

Anna Dello Buono
Prof.ssa Anna Dello Buono – Rappresentante dei DS Fuori Regione

Dirigente, chi sono e come nascono i Dirigenti scolastici fuori regione?
I Dirigenti Scolastici Fuori Sede sono DS che hanno vinto il concorso del 2017 e sono stati assegnati in sedi esterne alle loro regioni di residenza.
Il gruppo si è costituito in seguito alla nascita di diversi movimenti spontanei per l’esigenza di condividere e mettere in luce la difficile situazione che molti Dirigenti sono costretti a vivere da settembre 2019, ossia dalla prima annualità di immissioni in ruolo del concorso del 2017.
Questa voce sta crescendo sempre di più, incrementata anche dalla partecipazione di alcuni Dirigenti immessi nel 2020, anch’essi assegnati a regioni differenti dalla propria.
Siamo un gruppo particolarmente coeso, unito negli intenti e pronto a lottare per il riconoscimento dei propri diritti.
I Dirigenti Scolastici fuori Regione, per mostrarsi alla società e far conoscere la propria situazione ha organizzato una manifestazione che si svolgerà on line il 30 marzo 2021, perché avete deciso di fare questa manifestazione?
I Dirigenti scolastici fuori regione, dopo mesi di richieste espresse in incontri, lettere, contatti per sensibilizzare l’Amministrazione e le parti sociali, hanno deciso di manifestare tutti insieme per esprimere coralmente le loro istanze e diventare finalmente visibili agli occhi di chi potrebbe ristabilire un necessario equilibrio.
L’evento si svolgerà in un’agorà virtuale il 30 marzo dalle ore 11.00 alle 16.00 con l’intento di rappresentare attraverso testimonianze di vita e di lavoro le incongruenze di una procedura amministrativa su base nazionale, ma a gestione regionale.
Il 30 marzo, on line dalle 11,00 alle 16,00. Come si svolgerà praticamente questa giornata?
Con una modalità alternativa di manifestare che vedrà più soggetti coinvolti: politici, sindacalisti, ma anche artisti che interverranno a sostegno della causa dei Dirigenti Scolastici assunti fuori regione.
Sarò una giornata ricca di eventi trasmessa in diretta streaming sui social dall’emittente televisiva Betapress.
Cosa chiedete?
Prevalentemente chiediamo la mobilità interregionale, per l’anno scolastico 2021/2022, in virtù dell’eccezionale condizione dovuta alla situazione pandemica negli aa.ss. 2019/2020 e 2020/2021, su tutti i posti disponibili sul territorio nazionale.
Il riconoscimento dell’estrema condizione di svantaggio di lavoro durante l’emergenza COVID-19, in particolare per i Dirigenti scolastici fuori regione.
Qual è adesso l’interesse politico relativo ai bisogni dei Dirigenti scolastici fuori regione?
A parere dei Dirigenti Scolastici fuori regione, nelle ultime settimane, si avverte una maggiore sensibilità verso la loro condizione.
Cosa vi aspettate e in quanto tempo?
I Dirigenti Scolastici fuori regione si aspettano nell’immediato soluzioni per consentire il rientro nelle proprie regioni già da settembre 2021.
Dove è possibile seguirvi e contattarvi?
Abbiamo creato una pagina social Mobilità straordinaria Dirigenti scolastici
Per contattati il nostro indirizzo email è dsfuoriregione@gmail.com
Auguriamo ai DS Fuori Regione di poter svolgere il loro lavoro al meglio nel contesto più congeniale possibile.
Il video di presentazione dei DS Fuori Regione
DS Fuori Regione - Betapress



Il MIUR (oggi MI) sceglie i docenti ma non sappiamo come

Nell’articolo Siamo In Europa ma il MIUR non è d’accordo abbiamo trattato un tema tanto paradossale quanto delicato: nonostante la legge europea e le sentenze del TAR, il Ministero dell’Istruzione Italiano spesso (non sempre abbiamo scoperto), non riconosce i titoli abilitanti conseguiti in altri paesi europei.

Il Ministero dell’Istruzione Italiano non vuole riconoscere a più di 4.000 laureati italiani abilitati in Romania il loro titolo all’insegnamento.

Però non è un veto che pone proprio a tutti… e questo ci ha incuriositi.

Così abbiamo chiesto all’avvocato Maurizio Danza del foro di Roma di spiegarci cosa ha trovato tra i decreti emessi dal MIUR.

Lo studio Danza ha tra i suoi assisititi un folto gruppo di laureati a cui non viene riconosciuta l’abilitazione conseguita in Romania.

Avv.Maurizio Danza
Avv.Maurizio Danza

Avvocato Danza, ci conferma che il criterio di sbarramento applicato dal MIUR nei confronti di chi ha conseguito l’abilitazione all’insegnamento in paesi europei diversi dall’Italia, non è uguale proprio per tutti?

Lo devo confermare.

Nel corso del nostro lavoro, abbiamo studiato alcuni giudizi innanzi al TAR Lazio e al Consiglio di Stato da cui emergerebbe la anomala vicenda  da voi definita nel vostro articolo “ una nota stonata”.

In poche parole abbiamo riscontrato la esistenza di taluni decreti di riconoscimento emessi del MIUR a favore di alcuni laureati italiani abilitati in Romania, attualmente negati a tutti gli altri, tra cui i ricorrenti rappresentati dal legale.

 

Quindi il criterio non è uguale per tutti?

Da una parte ci sono migliaia di abilitati in Romania che si vedono rifiutato il riconoscimento dell’abilitazione e dell’altra ci sono altri abilitati che invece sono stati riconosciuti e non hanno avuto alcun problema?

Esatto.

Per la precisione abbiamo da una parte migliaia di abilitati che subiscono una ingiustizia e dall’altra un piccolo gruppo che sembra superiore ai criteri comuni.

Può spiegarcelo meglio?

Sono stati emanati dei decreti di riconoscimento a favore di alcuni abilitati in Romania, nella stessa identica situazione dei nostri ricorrenti.

Anzi, pensi che i tre abilitati in Romania, cui si riferiscono gli unici decreti di riconoscimento prodotti nei giudizi dinanzi alla magistratura , mai revocati dal MIUR , sono stati ammessi alle procedure concorsuali riservate e risultano inseriti utilmente nel sistema di reclutamento della pubblica istruzione , con grave disparità di trattamento a danno di migliaia di abilitati italiani.

Ma come è possibile?

Ai fatti, in cosa consiste la grave disparità di trattamento a danno dei ricorrenti dal medesimo patrocinato?

Mi permetta di fare una precisazione: a differenza dei tre abilitati cui si riferiscono i decreti, i miei ricorrenti così come migliaia assistiti da altri studi legali, si sono visti costretti ad intraprendere ben due giudizi, avendo dovuto adire prima il TAR Lazio che si era espresso negativamente, e successivamente il Consiglio di Stato che ha accolto i ricorsi riconoscendo la validità delle abilitazioni all’insegnamento in Romania.

 

Ma non sono sufficienti le pronunce positive del Consiglio di Stato ai fini dei decreti di riconoscimento del MIUR?


Dovrebbe ma non è così.

Il MIUR, nonostante la condanna, non ha eseguito spontaneamente le sentenze dei Giudici,  costringendo i ricorrenti all’ ulteriore giudizio di ottemperanza che si terrà a maggio e che è finalizzato alla condanna del MIUR ad emanare, anche attraverso un Commissario ad acta,  i decreti di riconoscimento all’ esercizio della professione docente a pieno titolo anche in Italia.

Aggiungo inoltre,  che risulta da altri atti che il MIUR,  stia condizionando – improvvisamente- la emanazione del decreto di riconoscimento, disponendo nei confronti dei beneficiari delle sentenze ( a differenza dei tre abilitati destinatari del favor) “misure compensative” previste dalla direttiva dell’Unione Europea n°36 del 2005, di durata anche fino a due anni: tutto ciò  eludendo palesemente le sentenze del TAR e del Consiglio di Stato e senza  tener conto illegittimamente  dei titoli professionali  e della specifica esperienza di insegnamento maturata dai ricorrenti abilitati in Romania, come previsto giurisprudenza della Corte di Giustizia Europea.

La situazione è quasi surreale.

Ci sono soluzioni diverse da quelle giudiziarie a favore degli abilitati in Romania?

Ci sono soluzioni per ogni cosa, ma deve esserci la volontà di cercarle.

Per quanto mi riguarda dichiaro la mia disponibilità a partecipare ad un ulteriore tavolo tecnico con il MIUR -come già fatto nel marzo del 2019 con la Responsabile della Direzione dell’Ufficio VII e l’Avvocatura dello Stato-, finalizzato ad una soluzione della annosa questione a favore degli abilitati in Romania, che in mancanza dei decreti di riconoscimento, corrono il rischio di ulteriori conseguenze dannose.

Infine, tale riconoscimento costituisce strumento indispensabile per garantire sia il diritto all’esercizio della professione docente in Italia tutelato dalla Direttiva Europea sia il diritto al lavoro dei ricorrenti, allo stato  fortemente compromesso da comportamenti amministrativi palesemente illegittimi.

Grazie avvocato, ci auguriamo che si trovi una pacificazione di questa anomalia.

Faremo tutto il possibile.

 

E anche noi speriamo che l’avvocato Danza e tutti gli altri studi che si stano occupando di questo tema possano in fretta far tornare il MIUR a più miti consigli.

Ricordiamo che il nuovo anno scolastico e vicino e dopo questi anni terribili per la scuola italiana abbiamo bisogno di docenti formati a abilitati per recuperare il gap formativo.

Come sappiamo, il Ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi sta facendo molta pressione affinché la scuola possa ripartire con un corpo docente adeguato e abilitato, sarebbe molto pericoloso per le prossime generazioni non soddisfare questa attesa.




L’ANNO (scolastico) CHE VERRÀ

 

Era il 5 marzo 2020 e le scuole chiudevano per l’emergenza da coronavirus. D’allora abbiamo dovuto ripensare la nostra quotidianità.

Abbiamo dovuto rivedere consuetudini che, nell’arco di pochi giorni, sono venute a mancare, ma anche esperienze portanti della nostra esistenza.

Intorno alla scuola molto si è discusso, molto si è riflettuto; mentre si continua ad adoperarsi per riorganizzarla e cercare di farla vivere, comunque.

Abbiamo anche sperato che il dramma vissuto potesse servire almeno ad aggiustare alcune problematicità che, da anni, non sono ben chiare. Invece stiamo lavorando già per il nuovo anno scolastico, ma la nebbia è ancora molto fitta.

Che sarà per l’anno (scolastico) che verrà?

A distanza di un anno, non si può più parlare di emergenza, ma di pandemia “strutturale” ed è necessario trovare rimedi strutturali per risolvere problemi da anni nel dimenticatoio.

I problemi erano e sono: elevato numero di studenti per classe e aule troppo piccole.

Abbassare il numero degli studenti per classe presuppone aumenti di organico del personale ed inoltre occorre dimensionare in maniera ottimale le aule attraverso urgenti investimenti in edilizia scolastica.

Per garantire la scuola in presenza e in sicurezza, oltre al completamento del piano vaccinale, è necessario “lavorare” sulle due variabili ricordate.

Il Covid-19 è un virus respiratorio che si diffonde principalmente attraverso le goccioline del respiro delle persone infette (droplets) quando starnutiscono o tossiscono o si soffiano il naso, e attraverso anche l’atto del parlare.

Quando si parla migliaia di goccioline possono rimanere sospese nell’aria tra gli 8 e i 14 minuti.

Questi stessi droplet, per la forza di gravità, cadono e possono atterrare sulle più varie superfici su cui hanno tempi di sopravvivenza variabili.

Le particelle virali possono resistere fino a mezz’ora su carta da stampa, fino a 24 ore su legno e tessuto, fino a due giorni su banconote e vetro; fino a 4 giorni su acciaio inox, plastica e superfici interne delle mascherine e fino a una settimana sulla superficie esterna delle mascherine.

Quindi è necessario che le aule didattiche siano giornalmente sanificate e soprattutto siano dotate di apparecchi per il ricambio d’aria.

E allora? Quest’anno scolastico iniziato “in presenza” si approssima a chiudersi “a distanza” e l’anno che verrà?

Intanto le scuole hanno fatto le proposte di organico docenti e alunni/classi senza che fosse pubblicato il decreto interministeriale sugli organici per l’a.s. 2021/22,
quindi ancora non si sa se ci saranno classi di 30 alunni che presuppongono per il D. I. 18/12/1975 classi di 60 metri quadrati.

Ad avercele! Ma con 30 alunni in classe sottodimensionate il distanziamento con i banchi monoposto servirebbe a ben poco.

Occorre più personale per sanificare ogni giorno tutti gli ambienti e servono dispositivi per favorire un rapido e completo ricambio d’aria. Forse c’è ancora tempo per pensarci e intervenire, altrimenti anche l’anno (scolastico) che verrà si svolgerà a ritmo psichedelico “apri” e “chiudi”.

Aerazione e sanificazione sono argomenti presenti nel dibattito scientifico ed accademico ormai da tempo e se davvero si vogliono le scuole aperte ed in sicurezza, non si perda tempo.

 

Pio Mirra

DIRIGENTE SCOLASTICO




Vaccino SI, Vaccino NO, Vaccino BOOM!

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Giovedì scorso, il 18 marzo, il Presidente del Consiglio Mario Draghi, ha affermato: “Il Governo italiano accoglie con soddisfazione il pronunciamento dell’Ema sul vaccino di Astrazeneca.

La somministrazione del vaccino riprenderà già da domani.

La priorità del Governo rimane quella di realizzare il maggior numero di vaccinazioni nel più breve tempo possibile”.

E sottolineiamo che, il via libera in Italia alla ripresa delle vaccinazioni con il siero anglo-svedese, dopo la sospensione precauzionale di 4 giorni, è arrivato a poco più di un’ora di distanza da quello dell’Ema, l’agenzia europea per il farmaco.

Neanche a farlo apposta, venerdì 19, sera, l’ASL Novara mi manda un sms: sono convocata per la somministrazione del vaccino anti-covid per l’indomani.

Preciso che sono un’insegnante di 55 anni che, su base volontaria, ha aderito alla campagna vaccinazione covid della regione Piemonte, con preadesione del 21 febbraio.

Bene, come indicato nel link il piemontetivaccina.it, mi presento in anticipo all’ appuntamento con

  • tessera sanitaria,
  • documentazione attestante l’effettiva appartenenza alla categoria (personale scolastico/personale volontario della protezione civile),
  • modulo di consenso precompilato (14 pagine)

Prima anomalia, l’unico modulo di consenso disponibile sul sito della regione è per il Pfizer, lo compilo comunque, perché queste sono le indicazioni ricevute al triage.

Seconda anomalia, nessun operatore sanitario, né medico, né infermiere che incontro, porta una targhetta che lo identifichi, viceversa tutti i volontari della Protezione Civile portano un tesserino di riconoscimento.

Terza anomalia, il primo camice bianco che incontro, controlla i miei dati e su mia segnalazione constata che il modulo di consenso è per il Pfizer.

“Non c’è problema” dice, straccia l’ultimo foglio, quello con la mia firma, e mi invita a porre la mia firma sotto il nome vaccino ASTRAZENECA.

Del resto, che problema c’è, se prima mi avevano promesso un vaccino e adesso me ne fanno un altro?!?

Segnalo che sono allergica alla penicillina, “lo dica al medico”, mi risponde.

“Avanti il prossimo” si apre la porta ed è il mio turno.

Entro nell’ambulatorio, sono un po’ in apprensione, in questi ultimi giorni si è letto e scritto tutto ed il contrario di tutto sui vaccini.

Però, mi fido e, in fondo, mi sento fortunata a potermi vaccinare.

E poi le parole di Draghi con il responso dell’Ema mi risuonano in testa.

Il medico che mi riceve esamina il mio modulo e si informa su che tipo di reazioni allergiche ho avuto all’antibiotico in questione.

Spiego che una volta mi è venuta l’orticaria, ma nessun choc anafilattico.

Mi chiede “Sta bene?” Sì.

“Ha fatto il covid?” No.

“Ha fatto un tampone?” No.

“Mai nessuno?” No.

“E ALLORA? CHI GLIELO FA FARE DI FARE IL VACCINO? HA IDEA DEI RISCHI CHE CORRE?”

Rispondo “Sono un ‘insegnante, a scuola ci hanno invitato a vaccinarci…”

“NON CREDO CHE IL SUO PRESIDE L’ABBIA OBBLIGATA; NON VORRA’ FARMI CREDERE CHE RISCHIA IL POSTO DI LAVORO?!?”

Inizia a crescermi l’ansia, gli dico, “Ma lei chi è?” Risposta “Uno psichiatra”.

Incalza” CI PENSI BENE, IO GLIEL’HO DETTO”

Allora, gli segnalo che i miei genitori hanno avuto entrambi un infarto, che dei miei 4 nonni, tre sono morti per problemi cardiovascolari…

Lui continua a ripetere: “APPUNTO, ADESSO LEI STA BENE; CHI GLIELO FA FARE DI CORRERE DEI RISCHI?!?”

Sono agitata e confusa, penso quasi ad uno scherzo, guardo l’infermiera sperando che mi rassicuri.

Niente.

Vorrei scappare, ma mi sento inchiodata alla sedia.

“Braccio destro” mi dice e l’ago entra nel mio braccio.

Raccolgo le mie cose ed esco, in mano due moduli, precisamente:

  • un foglio/questionario per i pazienti da inviare all’email a.car@asl.novara.it per la segnalazione di reazioni avverse (dove hanno indicato ASTRAZENECA; FEMMINA; 1° DOSE ORA E DATA di somministrazione; SPALLA DESTRA) con graffettato un foglio/scheda di raccordo anamstetico senza nessun dato anagrafico e niente firma.
  • un foglio con il giorno e l’ora per la somministrazione della 2°dose con il mio nome ed indirizzo, ma ancora niente firma.

Ripeto.

Su entrambi i moduli non c’è nessuna firma, né qualifica.

Primo modulo SEDUTA VACCINALE del…NON COMPILATO.

MEDICO VACCINATORE, NIENTE FIRMA.

INFERMIERE VACCINATORE, NIENTE FIRMA.

Secondo modulo, IL MEDICO RESPONSABILE, NIENTE FIRMA.

Perché? Cosa sta succedendo?

Mi informo, anche gli altri, come me, non hanno neppure uno straccio di scarabocchio di firma.

Che strano…

Allora, non appena torno a casa, faccio un’indagine tra gli altri colleghi, già vaccinati da tempo, anche loro, o non hanno in mano nessun modulo o non hanno firme leggibili o qualifiche a cui appellarsi.

Bene, no anzi male.

Se il medico ha fatto di tutto per dissuadermi (mi rammarico non averlo registrato, lo so è la mia parola contro la sua) e se in generale è una prassi, verificabile dai documenti, quella di non firmare, come faccio io libero cittadino a sentirmi sicura?!?

O forse quel medico negazionista ha agito bene, in scienza e coscienza per mettermi in guardia, spiegandomi in “lingua comprensibile”, come recita il modulo che ho firmato, quali sono i rischi?

Cosa significa in questo momento essere medico?

Ed essere insegnante?

Che cosa possiamo fare per non trasgredire la legge, tutelando al contempo la nostra e l’altrui salute?

Ok, possiamo rifiutarci di vaccinarci, ma se davvero il personale medico e quello scolastico rifiutasse in blocco la somministrazione del vaccino, cosa succederebbe?

Se uno si è deliberatamente rifiutato di vaccinarsi e poi si ammala di covid, l’Inps risponde?

Ed infine, se uno è un medico no vax, fa bene o fa male ad allertare il paziente?

Come concilia il suo obbligo legale di somministrazione del vaccino con il suo scetticismo medico?

Che cosa sanno in più i medici che noi non sappiamo?

Se, per legge, un medico deve procedere alla somministrazione del vaccino, è deontologicamente corretto, da parte sua, insistere ad allertare il paziente a priori, senza che questi gli abbia chiesto un parere?

Ha esercitato una forma gratuita di terrorismo psicologico o ha coraggiosamente e lecitamente espresso il suo dissenso?

Qualcuno mi ha detto di denunciarlo.

Perché?!? Dico io.

In fondo lui ha fatto il suo dovere, il vaccino me l’ha fatto.

Avrebbe fatto bene a tacere, a tenersi per lui le sue perplessità?

Per me no.

Primo, perché siamo ancora, fino a prova contraria, in un paese libero e democratico, dove vige il diritto di parola.

Secondo, perché sia lui, medico, che io, paziente, siamo gli ultimi anelli di una catena, un sistema statale, che comunque non sta funzionando.

Lui nella sanità, io nella scuola.

Sfido chiunque a dimostrarmi il contrario.

Le scuole sono chiuse e la Dad non funziona.

Le terapie intensive sono ancora al collasso ed il personale medico sanitario ha pagato a caro prezzo il suo ruolo, sia sul piano personale che legale.

Niente e nessuno ci sta garantendo che il vaccino ci metta al riparo dal rischio di ammalarci e ci dia  un’immunità permanente.

Prima sotto il governo Conte e poi adesso nel governo Draghi, i politici si rimangiano la parola, dicono una cosa e poi ne fanno un’altra.

Alzi la mano chi si sente protetto dalla politica e rassicurato dalla stampa.

Siamo onesti, ogni giorno, chiunque di noi, semplice cittadino, da un anno a questa parte, è in balia di un ennesimo bollettino medico, di un altro d.c.p.m, di una nuova zona rossa…

Uno dice, “mi informo”.

Ma dove sono i dati scientifici, se, ogni giorno gli esperti che vanno in televisione, giocano a confondere la gente, cambiando l’informazione scientifica in disinformazione mediatica ed in strumentalizzazione politica?!?

Ringrazio quel medico che mi ha obbligato a riflettere che siamo anelli di un sistema che non tiene.

E come io, docente, so che non c’è né Azzolina, né Bianchi che tenga, la scuola si sta trascinando verso la fine del secondo anno scolastico a rotoli, così, quel medico, sa che è ora di finirla di raccontare palle sulla sicurezza dei vaccini.

Stiamo andando incontro a mani nude alla pandemia, e chi vivrà, vedrà.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

I Vaccini Panacea di tutti i mali… ma ricordiamoci che da poveri ci si ammala di più…

LE MELODIE DEI CANTORI DEL VIRUS

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Medici: dove sono?

Bestiario del Coronavirus

 




Incidenti in volo, dimezzarli è possibile!

L’AeroClub d’Italia è pronto al decollo

50% in meno di incidenti in due anni, ecco il piano di sicurezza volo del nuovo AECI

La prima intervista alla stampa da parte del generale Gianpaolo Miniscalco nuovo Direttore Generale dell’AeroClub d’Italia.

A novembre del 2020, dopo 3 anni di commissariamento, l’AeroClub d’Italia (AECI) accoglie il nuovo Direttore Generale.

Si tratta di Gianpaolo Miniscalco, generale dell’aeronautica in pensione.

Il curriculum del generale Miniscalco è fiorentissimo: tra i ruoli e gli incarichi di spicco segnaliamo l’esperienza nella pattuglia delle Frecce Tricolori, sia da Leader, sia da Comandante, la Rappresentanza Italiana NATO a New York, la Classic Jet Association, il Comando del IX Stormo “Francesco Baracca” dell’Aeronautica Militare.

Generale, con che stato d’animo ha accolto la proposta di questo nuovo incarico e con che animo lo affronta?

In un certo senso con sorpresa: come potrei dire di ogni cosa della mia vita, questo incarico è arrivato per caso e inaspettatamente.

Sono membro dell’AECI da tanti anni, ho iniziato come socio quando stavo alle Frecce ma non avrei mai pensato che un giorno mi sarebbe stato chiesto di dirigerlo.

Per quanto invece riguarda lo spirito con cui lo affronto,  mi sento chiamato a far rispettare lo Statuto dell’AECI.

Sento che è mio dovere dare nuova vita all’AeroClub d’Italia  grazie soprattutto al contributo di tutti i soci e di tutti i colleghi che quotidianamente mi scrivono e mi danno suggerimenti.

Questo è il mio compito istituzionale nei confronti dell’Aeroclub.

Gianpaolo Miniscalco
Gianpaolo Miniscalco – DG AECI

Lei è un pilota dell’Aeronautica, qual è la tipologia di persone che frequentano un aeroclub? Ci sono solo professionisti o anche “civili”?

La passione per il volo è una specie di malattia.

Una malattia traversale che attraversa ogni settore sociale e professionale.

Tra i nostri soci l’unica continuità riscontrabile non sta né nella professione, né nell’estrazione.

L’unica continuità sta nella passione per il volo.

Il settore del volo è un mondo ricchissimo di attori e personaggi che declinano la passione per il volo in molteplici sfumature.

Spesso, quando si parla di volo, le prime categorie a cui si pensa sono le ali fisse e le pale rotanti ma esistono anche alti mezzi.

Altre strade che assecondano le persone nella passione del volo e che nel mio mandato intendo valorizzare e ricondurre all’interno delle pertinenze di AECI.

Sto parlando, per esempio, del paracadutismo che diversi anni fa è diventato una responsabilità dell’Ente Nazionale per l’Aviazione Civile (ENAC) ma che oggi AECI è pronto a riprendersi.

Un altro settore che mi sta molto a cuore è quello del volo libero (il parapendio), un modo sportivo ed economico per vivere il volo.

Per anni il volo libero è stato un settore di serie B, noi vogliamo invece promuoverlo.

Ci sono infine gli aeromodelli per i quali l’AECI sta portando avanti un dialogo costruttivo con ENAC che nel nuovo regolamento UAS equipara gli aeromodelli con i droni cosa che non è esatta.

Infatti, mentre il drone può godere della doppia natura, professionale o da banco, l’aeromodello richiede una attività scientifico amatoriale complessa che richiede un attestato paragonabile a quello di un pilota.

Quali sono le caratteristiche che si sviluppano imparando a volare che poi possono essere utili nella vita a terra?

Il pilota è una persona in grado di fare dieci cose contemporaneamente e, soprattutto, sa dare le priorità governando i tempi.

Lei è alla direzione dell’AECI da pochi mesi, quali sono state le sue prime azioni?

Di fronte a un Ente (l’AECI) bloccato dal commissariamento, il primo passo necessario è stato risvegliare gli organi sociali come segnale simbolico della ripartenza.

È stata fatta la riunione con il Consiglio Federale e l’Assemblea annuale dei soci per definire tutte le attività amministrative coinvolgendo tutti gli aventi diritto in un evento in streaming molto partecipato.

Insomma, messa a galleggiare la nave abbiamo fatto in modo che questa avesse una rotta.

Ha detto che ci sono già tavoli di lavoro e dialogo attivati, quali sono i suoi progetti per il rilancio dell’AECI?

Direi che l’Aeroclub ha 3 grande priorità per la sua ripartenza:

  • Una nuova legge per il Volo da Diporto Sportivo (VDS)
  • Il rilancio dell’attività statutaria
  • La sicurezza del volo

Ce ne può parlare?

Molto volentieri.

1. Nuova legge per il Volo da Diporto Sportivo (VDS)

In Italia, la legge che regola il Volo da Diporto Sportivo risale al 25 marzo del 1985.
Ad oggi, in Italia, contiamo 6.000 attestati di VDS rilasciati e più di 13.000 mezzi tra elicotteri, aeroplani, vele da parapendio, volo libero e paramotore.

Questo vuol dire che l’industria aeronautica italiana si trova davanti a un mercato vigoroso e adesso più che mai è chiamata ad aprirsi al mondo se non vuole arrivare troppo tardi.

In un panorama all’interno del quale le norme si sono velocemente evolute, l’Italia, nata come eccellenza, deve assolutamente portarsi al passo per non restare inesorabilmente indietro.

È per questo che uno dei punti cardine del piano di rinascita dell’AeroClub d’Italia è l’impegno congiunto di tutti i tavoli di lavoro per la modifica della legge che regola il VDS.

In questo momento stiamo portando avanti una iniziativa parlamentare e una ministeriale.

Attori

Gli attori di questo enorme progetto sono AECI, ENAC, ENAV, Ministero dei Trasporti, Costruttori e agenzie nazionali di sicurezza volo.

Cosa si vuole ottenere?

a. Aumento del peso del veivolo ultraleggero da 450kg a 600 kg

Oggi è considerato un mezzo da diporto sportivo un veivolo di peso non superiore ai 450 kg.

La normativa europea, invece, riconosce come mezzo da diporto sportivo i veicoli che arrivano a 600 kg.

Un incremento di peso di questo tipo porterebbe con sé vantaggi diretti e indiretti.

Vantaggi diretti, ovvero direttamente legati al mezzo

  • Incremento delle prestazioni: sarà possibile affrontare tratte più lunghe con maggiore autonomia

Vantaggi indiretti, ovvero legati all’industria aeronautica italiana

  • incremento del mercato dei veivoli e del target di riferimento.

b. Mantenimento della semplicità di legge

La legge attuale si basa sul principio dell’autodichiarazione attraverso la quale l’utente è tenuto ad auto-certificare la propria conformità alla normativa.

Di contro, l’AECI si accollerà la responsabilità dei controlli verificando il peso legale degli aeroplani e di tutta l’attività del Documento Programmatico sulla Sicurezza (DPS) (che oggi è a carico del Ministero dei trasporti) avvalendosi anche della potestà sanzionatoria.

Una azione di questo tipo porterebbe uno snellimento estremo dei controlli e delle procedure alleggerendo il Ministero dei Trasporti da una incombenza delegabile.

2. Rilancio dell’attività statutaria

L’articolo 3 dello Statuto dell’AECI recita

“L’Aero Club d’Italia svolge ogni attività ritenuta necessaria ai fini dello sviluppo culturale, economico, didattico, sportivo, civile, sociale e democratico nel settore dell’aviazione civile non commerciale”.

L’AECI è chiamata a favorire l’attività di volo e per fare questo stiamo lavorando ad alcune azioni specifiche:

Crediti formativi per i corsi dell’AECI

L’AECI sta lavorando a un protocollo di intesa con MIUR affinché questo riconosca agli studenti di scuola primaria e secondaria che frequentino delle attività stabilite organizzate dall’Aeroclub, dei crediti formativi utili per la maturità.

Questi corsi imprimeranno negli studenti delle skills trasversali fondamentali per affrontare il mondo del lavoro quali, per esempio, la valutazione del rischio e la capacità di effettuare la scelta più semplice e meno rischiosa.

Accesso all’esperienza di volo

Il piano di apertura e condivisione dell’esperienza aeronautica prevede l’offerta non a fini di lucro di esperienze di volo per chiunque volesse farlo.

Rilancio delle scuole di volo

La scuola di volo italiana vanta una storia brillantissima.

All’Aeroclub toccava storicamente preparare una parte dei piloti che avrebbero fatto parte dell’allora Regia Aeronautica.

Oggi  la necessità è quella di preparare i piloti delle compagnie aeree e bisogna farlo in fretta perché per preparare un pilota sono necessari tra i tre e i quattro anni: bisogna preparasi oggi per domani.

Lo spirito che guiderà la scuola di volo sarà

Maggiore sicurezza costruita con il rispetto procedurale nell’utilizzo del buon senso e decidendo rapidamente.

3.Sicurezza del volo

Purtroppo, quasi ogni settimana si sente parlare di incidenti aerei.
Sebbene il rapporto tra veicoli in volo e incidenti sia basso, non possiamo permetterci neppure il minimo rischio soprattutto quando è evitabile.

Basti pensare che la quasi totalità degli incidenti è dovuto a un errore umano sul quale si può e si deve intervenire.

Per questo sto creando un gruppo composto da piloti esperti che porterà avanti un progetto di formazione che ha l’ambizioso obiettivo di ridurre del 50% il numero degli incidenti da qui ai prossimi due anni.

 

Ringraziamo il Generale Gianpaolo Miniscalco per la generosa intervista che ha voluto concederci e per l’onore che ci ha fatto nell’averci scelto per rilasciare la prima intervista del suo mandato. 

Sarà per noi un piacere continuare a seguire i progressi e le storie dell’AECI

Crediti

Chi è Gianpaolo Miniscalco

Statuto dell’AECI
DPCM 27 febbraio 2019 

Disegno di Legge VDS 17 dicembre 2020

Proposta di legge 16 novembre 2020

Legge vigente per il VDP 25 marzo 1985
Regolamento ENAC del 1 Gennaio 2021 

Lo Sport libero libera lo Sport

 




Quando hai la fundraiser a scuola – Elena Torretta

A volte le scuole hanno al loro interno tutto quello che serve loro per raccogliere i fondi.

L’istituto Tommaseo di Torino, per esempio, ha scoperto di avere tra i genitori dei suoi studenti una fundraiser e tra gli insegnati una artista.

Chiara Sparacio e Francesca Donati intervistano Elena Torretta che racconta di come ha offerto il suo aiuto alla scuola e con quali risultati

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Cosa è il crowdfunding – Valeria Vitali

Nel corso degli incontri sul fundraising per la scuola abbiamo molto parlato di raccolta fondi e di pianificazione, spesso abbiamo accennato al Crowdfunding che è una attività molto popolare (nel senso che se ne sente molto parlare) di cui, però, non è chiarissimo il criterio di utilizzo.

Come abbiamo detto più volte, il crowdfunding (ovvero raccogliere donazioni tramite piattaforme on line), per dare il meglio di sé, va inserito all’interno di un piano di fundraising e non lasciato sospeso.

In questo appuntamento Chiara Sparacio e Francesca Donati incontrano Valeria Vitali fondatrice de La rete del dono, una famosissima piattaforma di crowdfunding.

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Il Fundraising per la Scuola




Fundraising per le scuole – Stefano Pianori racconta come hanno raccolto 23.000 euro

In questa puntata Chiara Sparacio e Francesca Donati incontrano Raffaele Pianori membro del Consiglio di amministrazione della fondazione del Sacro Cuore.
La fondazione del Sacro Cuore l’anno scorso ha raccolto cirac 23.000 euro per la riorganizzazione del giardino esterno al fine di favorire lo studio degli studenti.
Il dott. Pianori ci racconterà come hanno fatto, che difficoltà hanno riscontrato, quanto tempo e impegno sono serviti e qual è stata la risposta della comunità.
Cliccando sul pulsante sottostante è possibile programmare il promemoria per la diretta.Lo stesso link sarà valido per vedere la registrazione.
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Mariangela Leonetti parla di Fundraising per le scuole

In questa puntata de “il fundraising per le scuole” Chiara Sparacio (la sottoscritta) e Francesca Donati  hanno ospitato Mariangela Leonetti fundraiser per la cooperativa sociale la Carovana che gestisce un gruppo di scuole paritarie.

L’incontro con Mariangela Leonetti è stato molto stimolante grazie agli esempi molto concreti sulle attività che è possibile fare a scuola.

Ringraziamo Mariangela per averci mostrato come raccogliere fondi per una scuola è molto semplice se si coinvolgono genitori e studenti.

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Il Fundraising per la Scuola

Aiutiamo le scuole col fundraising

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