Siamo in Europa ma il MIUR non è d’accordo

Ci dicono che siamo in Europa ma non è vero

Per quanto ciascuno di noi si senta cittadino europeo per il ministero dell’Istruzione Italiano non lo è abbastanza.

In questo articolo raccontiamo un paradosso istituzionale che tiene prigionieri centinaia di italiani che non vedono riconosciuti i propri diritti nonostante il TAR riconosca la loro ragione.

Nello specifico in questo articolo si affronterà il problema attualissimo e impellente dell’abilitazione all’insegnamento.

Attuale perché la scuola italiana ha un bisogno fondamentale di insegnanti formati e adeguati al ruolo completamente nuovo che devono ricoprire.

Impellente perché il mondo della formazione è cambiato drasticamente nel giro di pochi mesi e ci troviamo davanti l’urgenza di tre generazioni che non possono pagare nella loro vita futura la perdita di anni di studio degli anni della formazione.

Bloccare gli studenti oggi vuol dire non avere scampo tra dieci anni e doverci piegare all’involuzione del progresso impossibile senza le dovute basi.

Cosa denunciamo

In questo articolo segnaliamo la condizione di circa 4.000 laureati che hanno conseguito il titolo di abilitazione all’insegnamento in un paese europeo diverso dall’Italia e che il MIUR non riconosce valida.

Chi vuole insegnare in Italia deve essere innanzitutto molto aggiornato e al passo coi tempi.

Non nel senso di superamento di un eventuale gap tecnologico generazionale ma nel senso che deve essere aggiornato su tutte le novità del ministero.

In principio l’abilitazione all’insegnamento avveniva tramite concorso e successive prove di esami.

All’inizio del 2000, con l’ingresso nella crisi lavorativa si è scoperto che quello della formazione poteva essere un mercato interessante così sono ante le varie scuole di abilitazione (SSIS e compagnia cantando) che poi sono state dismesse e sostitute con i crediti formativi addizionali (i famosi 24 cfu) che hanno costituito lo zoccolo duro del bilancio di numerosi enti di formazione.

 

Un po’ di storia

Ma vediamo cosa aveva previsto la storia, come tutto era stato progettato al meglio.

Era il 1945 e nel continente europeo un gruppo di nazioni avevano avviato una serie di trattative volte a rivoluzionare le relazioni internazionali.

Era finita la seconda guerra mondiale e si iniziava a parlare di Mercato Comune Europeo.

Vennero gli anni ’60 e il boom economico fu favorito anche dall’assenza di dazi doganali tra i paesi europei.

Negli anni ’70 la comunità di nazioni si allarga e inizia la sensibilizzazione al tema dell’ambiente.

Gli anni ’80 sono segnati dall’epocale caduta del muro di Berlino e dalla nascita del Mercato Unico.

Ma sono gli anni ’90 che ci fanno sentire tutti cittadini Europei: il trattato di Maastricht del 1993 sancisce l’uguaglianza dei cittadini Europei liberi di far circolare  beni, servizi, persone e capitali.

Da lì in poi si sono aggiunti paesi, abbiamo imparato a viaggiare in Europa senza passaporto, abbiamo unito la moneta e abbiamo affrontato il mercato di lavoro internazionale come cittadini e non come migranti.

Il paradosso

Nel periodo della propaganda europeista avevano perfino fatto una serie per bambini con Cristina D’Avena che recitava e cantava nella sigla “l’Europa siamo noi, un’unica nazione”.

Eppure pare che così non sia.

Nonostante quanto ci venga detto, c’è qualcosa all’interno dello stato italiano che non si arrende a questo tassello che ha simboleggiato una cesura epocale tra l’era delle guerre economiche e l’era dei trattati.

Nonostante oggi ogni cittadino europeo sia libero di viaggiare, fare acquisti, lavorare in Europa, pare che secondo il ministero dell’Istruzione Italiano non possa studiare.

O meglio, un cittadino europeo è libero di studiare dove vuole salvo che il MI non riconoscerà il suo titolo.

Sembra paradossale e infatti lo è.

Lo è perché il TAR riconosce come validi i titoli conseguiti all’estero ma il Ministero dell’Istruzione no.

 

L’eccezione alla regola

Solo che non è sempre così.

Guardando lo storico dei decreti emanati, non sempre il MIUR è stato contrario alle abilitazioni prese all’estero.

Dalle ricerche in corso, ci risulta che almeno 5 (ma le ricerche non sono finite) persone sono sfuggite al nazionalismo istituzionale.

Avv.Maurizio Danza
Avv.Maurizio Danza

Per capire meglio abbiamo contattato l’ufficio preposto al riconoscimento dell’abilitazione, le asce turche che, nonostante il richiamo del TAR si ostinano a mantenere la barricata.

Queste informazioni sono state prese dagli allegati che lo studio Legale Danza ha sottoposto sia al TAR sia Consiglio di Stato per segnalare questa condotta stonata.

Per completezza di informazione segnaliamo che abbiamo chiesto anche alla direzione generale per gli ordinamenti scolastici e la valutazione del sistema nazionale di istruzione una intervista per chiarire questa condizione ma fino al momento di pubblicazione di questo articolo non abbiamo ancora ricevuto risposta alla nostra richiesta di intervista ma siamo sempre aperti a un confronto e a una integrazione.

Vi terremo aggiornati sui risvolti.

 

 

Crediti

https://www.miur.gov.it/abilitazione-all-insegnamento1

Il Ministro Azzolina, verso l’infinito e oltre




Massimo Coen Cagli parla di Fundraising per le scuole

Massimo Coen Cagli ci parla del fundraising

In questa puntata de “il fundraising per le scuole” Chiara Sparacio (la sottoscritta) e Francesca Donati  hanno ospitato Massimo Coen Cagli il più famoso fundraiser nel settore della scuola.

Massimo Coen Cagli ha dimostrato come ogni scuola può fare fundraising e come attingere alle risorse umane all’interno della scuola stessa.

All’interno di una puntata molto concreta, ha spiegato come chiedere e a chi.

 

Di seguito il video

[youtube https://www.youtube.com/watch?v=hoJ0rzi7xfo?feature=oembed&w=640&h=360]

Il Fundraising per la Scuola

Aiutiamo le scuole col fundraising

BetapressTV




Riccardo Friede parla del fundraising

Riccardo Friede ci parla del fundraising

Per la prima puntata della trasmissione “il fundraising per le scuole” Chiara Sparacio (la sottoscritta) e Francesca Donati  hanno ospitato  Riccardo Friede che ha parlato delle regole base del fundraising.

Riccardo ha spiegato cosa è il fundraising e che per fare fundraising bisogna:

  • individuare una buona causa

  • creare un gruppo di persone che si impegni nel fundraising

  • individuare i donatori (e conservarne i contatti sotto forma di lista)

  • chiedere

  • portare a termine i progetti

 

Di seguito il video

[youtube https://www.youtube.com/watch?v=dCgPptEPTtk?start=41&w=640&h=360]

 

Il Fundraising per la Scuola

Aiutiamo le scuole col fundraising

BetapressTV




Emotività disfunzionale

E’ vero, stiamo attraversando un periodo difficile.

La pandemia ci ha messo in ginocchio.

Alzi la mano chi, tra di noi, non sta sperimentando, da un anno a questa parte, un vissuto interno di sfiducia, incertezza e negatività.

Però, nel mondo degli adolescenti dei nostri giorni, c’è dell’altro, qualcosa che viene prima e va oltre il Covid.

Emerge prepotentemente la trascuratezza emotiva dei figli della nostra epoca.

Si tratta di un fenomeno molto trascurato in psicologia.

A differenza dei maltrattamenti, dell’abbandono o dell’abuso, dove i segnali sono evidenti fin da subito, la trascuratezza emotiva non dà sintomi così eclatanti, almeno non fin da subito.

Generalmente, i sintomi di un bambino emotivamente trascurato sono riconosciuti solo nell’età adulta.

I sintomi che compaiono in età adulta possono essere i più disparati.

Tra i più comuni, quelli che spesso emergono già tra gli adolescenti, troviamo:

  • Paura dell’abbandono
  • Pronunciata sensibilità al rifiuto
  • Senso di irrisolto e incompletezza
    sentirsi come se ci fosse qualcosa che manca, senza riuscire a individuare cosa.
  • Sensazione di vuoto interiore
  • Sentirsi facilmente sopraffatti o scoraggiati
  • Bassa autostima
  • Perfezionismo
  • Spiccata sensibilità al giudizio altrui
  • Poca chiarezza per quanto riguarda le proprie aspettative e le aspettative altrui

 

Ma quando si verifica la trascuratezza emotiva nell’infanzia?
Quando i genitori non soddisfano i bisogni del figlio.

Lungi da me ogni critica, chi scrive sa bene, per esperienza diretta

(come madre) ed indiretta (come insegnante),quanto sia difficile essere genitore.

L’educazione emotiva è un vero campo minato e l’errore è dietro l’angolo! 

Purtroppo, però, concretamente, giorno dopo giorno, non sempre i genitori riescono a offrire il giusto sostegno emotivo ai propri figli. Ciò accade perché, spesso, i genitori non riescono a vedere il bambino per quello che è in realtà

Il genitore svolge il suo ruolo guidato dalle emozioni e filtra ogni frase e ogni azione attraverso di esse. 

Il risultato di questo filtro, purtroppo, non è sempre ottimale per la crescita emotiva del bambino.

La trascuratezza emotiva nell’infanzia genera il terreno fertile per la bassa autostima, la vergogna, l’inadeguatezza e… sì, anche per i disturbi di personalità e stili di attaccamento disfunzionali.

Quando un bambino cresce senza le giuste attenzioni, può arrivare a sentirsi “sbagliato” o “invisibile”, perché percepisce che i suoi bisogni emotivi sono irrilevanti.

Cresce con la gravosa sensazione che i suoi bisogni emotivi sono sbagliati.

Questa convinzione si auto radica come meccanismo di difesa.

Il bambino non riesce a “elaborare” e riconoscere gli sbagli dei genitori ed allora pensa che egli stesso è sbagliato.

Solo così legittima le mancanze ricevute dai genitori senza condannarli.

Il bambino ha bisogno di tutto il sostegno emotivo dei genitori per avere consapevolezza di sé e per strutturare la sua personalità.

Il problema è che la nostra connotazione emotiva si radica in noi fin dall’infanzia. 

In questa fase la nostra autostima, così come il concetto di sé, si strutturano in base alle dimensioni relazionali.

La relazione cruciale è quella con i genitori.

In parole povere, a livello psicologico, ognuno di noi, da bambino, ha assimilato questa uguaglianza:

io sono ciò che gli altri mi restituiscono e, da adulti, ha applicato quest’assioma io valgo in base alla qualità delle cure e dell’accudimento ricevuti nell’infanzia.

Così un bambino che ha ricevuto le dovute attenzioni, crescendo svilupperà una sana autostima, al contrario, un bambino che non ha ricevuto le dovute cure emotive penserà di non meritare e avrà un concetto di sé svalutativo o svilupperà una serie di ferite interiori difficili da guarire.

 

Ed allora, per ritornare da dove siamo partiti, in questo ultimo periodo, molti nostri adolescenti danno prova di essere stati dei bambini emotivamente trascurati:
Sono figli di genitori che non sempre sono stati in grado di soddisfare i loro bisogni emotivi, ed oggi, ne stanno pagando le conseguenze.

I bambini trascurati emotivamente si porteranno dentro ferite difficili da guarire. 

Fin all’età adulta, queste persone, possono sentirsi segretamente inferiori rispetto agli altri e dover fronteggiare spesso sensazione di vergogna e inadeguatezza.

I bambini emotivamente trascurati diventano adulti restii al confronto e hanno difficoltà a perseguire obiettivi importanti.

Chi è stato trascurato emotivamente si ritroverà ad affrontare diverse battaglie interiori.

Questi bambini diventano persone molto sensibili alle critiche, con paura del rifiuto e dell’abbandono.

Con paura che gli altri possano giudicarli negativamente.

Possono attraversare periodi di ansia sociale senza alcuna apparente ragione.

E per tornare al tema della nostra rubrica di psicologia “Parliamone Insieme” Adolescenza e Sessualità, riemerge anche il tema delle conseguenze del ruolo genitoriale sulla vita sentimentale del loro figlio.

Qualche paragrafo più su ho scritto che la trascuratezza emotiva getta le basi ideali per l’inadeguatezza, la vergogna di sé, la bassa autostima, i disturbi di personalità e gli stili di attaccamento disfunzionali.

In psicologia, la trascuratezza emotiva è stata definita come una specifica configurazione, potenzialmente patogena, del campo relazionale costituito dal bambino e dalle sue figure di accudimento, caratterizzata da assenza di reciprocità emotiva, per cui i bisogni affettivi del bambino vengono assoggettati alle esigenze, ai conflitti, alle paure e alle proiezioni genitoriali.

Allora, prima di sparare a zero su questa gioventù bruciata dei nostri adolescenti datati 2020, ricordiamoci che tutte le relazioni che abbiamo oggi (di tipo amoroso, amicale, lavorativo…) sono frutto dell’amore che abbiamo appreso da bambini.

Ed allora, qualche domanda, dovremmo farcela…

Le relazioni che intrecciamo oggi, sono la testimonianza del nostro vissuto infantile, di ieri, e delle cure emotive che i nostri genitori ci hanno prestato.

Spesso sono le sovra compensazioni a spingerci tra le braccia della persona sbagliata.

Infatti tendiamo a ricercare il partner con una ferita interiore compatibile alla nostra, partner che non sono in grado di donarci amore in modo sano e così inciampiamo in storie sbagliate, una dopo l’altra.

Ma di questo parleremo alla prossima puntata…

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Perché è importante utilizzare l’intelligenza emotiva?




I giovani ed il sesso: parliamone liberamente

Parte con questo primo incontro, il 18 febbraio alle ore 21.00, in diretta sul canale YouTube di betapress.it, il ciclo di appuntamenti dedicato alla psicologia.

Antonella Ferrari, caporedattore scuola di Betapress.it, insegnante referente cyberbullismo, giornalista iscritta all’ordine dei giornalisti inglesi e Giulia Alleva, dott.ssa in Psicologia Clinica e Neuropsicologia nel Ciclo di Vita e Consulente Sessuale, condurranno la prima puntata dedicata all’ADOLESCENZA E SESSUALITA’.

Parleremo insieme di come si sente un adolescente.

Uno, nessuno, centomila, perché, così si sente un adolescente.

Un’identità fisica, sociale, intellettiva continuamente rinnovata.

L’adolescente si sente l’ombelico del mondo, il centro dell’universo, prima viene lui, i suoi bisogni, i suoi ricatti, poi tutto il resto.

In piena tempesta ormonale, ribelle in casa, leader o gregario nel gruppo, è affamato di vita, vorace di conoscenze ed esperienze.

L’adolescente, però, si sente una nullità rispetto agli altri, non conforme alle aspettative genitoriali, non adeguato ai propri sogni, non integrato nel gruppo dei pari, con bassa autostima, con disturbi d’ansia che sfociano, a volte, nell’autolesionismo, nella bulimia, nell’anoressia, nell’uso di droghe e di alcool.

Infine, l’adolescente si sente un caleidoscopio di identità da catturare nei selfie, da postare sui social, da vendere e svendere per una manciata di like.

Basta vedere con che frequenza un adolescente stravolge la propria immagine con look rinnovati ad ogni stagione, con mise trasgressive, tatuaggi tribali, rasta percing e via dicendo.

Proprio perché l’adolescenza è un arco di vita, caratterizzato da una serie di modificazioni somatiche, ma soprattutto un momento chiave per lo sviluppo psicosociale dei caratteri sessuali, abbiamo pensato, noi di Betapress, che ne valga la pena di parlarne insieme, noi adulti e loro, ragazzi, con l’aiuto di specialisti.

Perché, l’adolescente mentre osserva il suo corpo che cambia (spesso senza avere gli strumenti per comprendere e gestire tale cambiamento), vive anche una fase conflittuale con i genitori e così continua ad interrogarsi sulla propria identità sociale e sessuale.

L’adolescente ha bisogno di aiuto, ma, sovente, non chiede aiuto.

Non dimentichiamo che, riguardo alla salute degli adolescenti, la Società Italiana di Medicina dell’Adolescenza (SIMA) stima che in Italia circa 300.000 ragazzi tra i 15 e i 17 anni soffrano di almeno una patologia cronica, che non viene adeguatamente curata probabilmente a causa di un minore monitoraggio da parte dei medici e delle famiglie dovuto all’indipendenza dell’individuo.

Inoltre, secondo il rapporto sulla Strategia Globale per le donne, bambini e adolescenti Salute 2016-2030: guida per sostenere l’azione nei Paesi dell’Organizzazione mondiale della sanità (i cui risultati sono stati riportati da Quotidiano Sanità), nel corso del 2015 si sono registrati circa 1,2 mln di morti nella fascia di età compresa tra 10 e 19 anni per diverse cause.

Infine, secondo la Società Italiana di Pediatria, “gli studi epidemiologici indicano che un adolescente su cinque va incontro ad un disturbo psicopatologico”. 

I più frequenti sono i disturbi d’ansia e depressivi e l’abuso e dipendenza da sostanze, mentre il suicidio è una delle cause di morte più comune tra i giovani. (Si tratta di argomenti complessi gestiti dal neuropsichiatra infantile ma, come si legge ancora sulle pagine della SIP, il pediatra ha un ruolo fondamentale nel riconoscere e comprendere i primi segni della depressione da condividere con lo specialista).

Riguardo poi alla scoperta della sessualità, in un Paese come l’Italia dove la natalità ha raggiunto il record di livelli negativi, il tema della fertilità non è più un tabù, tuttavia, l’informazione in materia è superficiale ed inesatta. 

I giovani sono poco preparati sul tema della fertilità e si affidano al Web per colmare le lacune: per il 37,4% dei ragazzi che nel 2016 hanno preso parte all’indagine dal titolo “I Giovani e la Fertilità”, la Rete è la prima fonte di informazione su questi temi.

Basti pensare, per esempio, che negli ultimi anni la diagnosi precoce in ambito andrologico si è ridotta, probabilmente a causa della scomparsa della “visita di leva” che per i giovani maschi ha rappresentato per anni l’unica forma di screening.

Di conseguenza, si registra un aumento di malattie andrologiche non diagnosticate, ma facilmente prevenibili e curabili.

Non solo, riguardo alla malattie sessualmente trasmesse, queste risultano in continuo aumento nel mondo, mentre si abbassa sempre di più l’età in cui si presentano.

La tendenza, soprattutto dei giovani ad avere più partner sessuali, fa sì che, a livello globale, la popolazione tra i 15 e i 24 anni risulti una delle fasce più esposte a questo gruppo di malattie infettive e che una adolescente su 20 presenti un’infezione batterica acquisita per via sessuale.

Secondo una ricerca Censis “Adolescenti e Millennials: la sessualità e la prevenzione delle malattie sessualmente trasmissibili e dell’Hpv” (2017), non è sempre chiara la distinzione tra contraccezione e prevenzione: infatti, se il 70,7% dichiara di usare il profilattico come strumento di prevenzione, il 17,6% per le stesse ragioni dichiara di fare ricorso alla pillola anticoncezionale, concependola erroneamente, quindi, non come metodo contraccettivo, bensì come strumento di prevenzione.

Infine, riguardo all’aiuto da dare ad un adolescente, il ruolo dei genitori non è semplice.

Non è semplice, perché, figli si nasce e genitori si diventa.

In virtù della complessità del periodo di transizione dell’adolescenza, essere genitori di un adolescente non si improvvisa.

I genitori di un adolescente sono accusati talora di indifferenza, talora di invadenza.

Autoritari, retrogradi se stanno troppo addosso, oppure permissivi ed incoscienti se mollano la presa…

Forse, il “trucco” sta nella ricerca di un dialogo aperto senza pregiudizi né prevenzioni: parlare, capire quali sono le amicizie e le frequentazioni, cercare un punto di incontro mantenendo fermo il gioco dei ruoli genitore/figlio.

Il rapporto tra genitori e figli adolescenti è un terreno lastricato di difficoltà e addossare le colpe esclusivamente a eterni fenomeni biologici o a nuovi comportamenti sociali sarebbe riduttivo.

Così, piuttosto di “navigare a vista” e di “sperare in bene”, noi di betapress, abbiamo scelto di investire sulla formazione dei genitori e sull’educazione dei figli.

Per noi, è importante che gli adolescenti di domani vengano “preparati” a vivere a quella che sarà, seppure transitoria, una nuova condizione, fin da quando sono bambini.

Famiglia, scuola e network di relazioni devono lavorare per tempo nella costruzione di rapporti saldi e solide certezze.

Questo è il nostro intento, per questo vi proponiamo un corso-percorso che vogliamo intraprendere con voi, genitori, figli, direttamente coinvolti, ma anche con educatori, formatori, figure di supporto e con tutti coloro che vorranno essere dei nostri.

Allora, appuntamento, giovedì 18 febbraio alle ore 21, al primo incontro di Parliamone Insieme.

 

Fonti:

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Sesso a colazione

Le Chat: estensioni della fuga dal matrimonio…




CyberBullismo, indigniamoci finalmente.

Come redazione di betapress, vogliamo ritornare su quanto accaduto lunedì scorso durante il Convegno “I GIOVANI E I SOCIAL NETWORKS”, celebrativo della Giornata Nazionale del Bullismo e del Safer Internet Day 2021.

Come a tutti chiaro e come espressamente denunciato, nel nostro precedente articolo “Far West digitale”, alcuni studenti, nel corso dell’evento, hanno saputo esprimere “il peggio di sé” e lo hanno fatto, purtroppo, proprio in occasione di un incontro che voleva essere di formazione e di sensibilizzazione su temi di estrema importanza.

E’ superfluo precisare che l’USR Ambito Territoriale di Novara si è immediatamente attivato per riuscire a dare un nome e un volto ai responsabili dei gravissimi comportamenti messi in atto e che gli stessi saranno naturalmente sanzionati e, soprattutto, invitati a riflettere sulla gravità delle loro azioni.

Vogliamo invece, esprimere e condividere con i nostri lettori, la preoccupazione per la “violenza digitale”, espressione di un fenomeno, il cyberbullismo, la cui pericolosità ha assunto portata e dimensioni ancora più spaventose nel difficile periodo che stiamo attraversando.

Nelle azioni scorrettissime degli allievi possiamo pure leggere paura, confusione, rabbia di ragazzi che probabilmente (anzi quasi certamente) non possiedono gli strumenti per riconoscere, dare un nome e gestire emozioni complesse.

Spesso troppo complesse per un giovane adolescente.

Tutti noi sappiamo bene, per esperienza e formazione, come le emozioni, se non gestite e incanalate, possano essere distruttive e come il senso di impotenza e le fragilità possano sfociare in comportamenti sbagliati, talvolta prevaricatori e assolutamente irrispettosi di regole, situazioni e persone.

Ma qui non si cercano alibi e motivazioni a comportamenti inaccettabili.

Qui, urge sottolineare la priorità del compito della SCUOLA, come ISTITUZIONE.

La Scuola deve individuare strategie e interventi al fine di prevenire, scoraggiare e contrastare fenomeni di prevaricazione, di violenza e, più in generale, di evidente disagio come quelli che vi abbiamo raccontati.

Fatti ancor più gravi se pensiamo che sono avvenuti addirittura alla presenza di figure istituzionali rilevanti per ruolo, prestigio e merito.

E allora, cosa si può fare?

Primo. Serve indignarsi, noi adulti e con noi, i nostri studenti, per non restare indifferenti dinanzi a comportamenti ai quali, loro e nostro malgrado, hanno dovuto assistere.

Secondo. È fondamentale proseguire nei percorsi di educazione alla legalità, al riconoscimento e alla gestione delle emozioni, al rispetto e alla costruzione della persona in relazione all’altro, al corretto utilizzo della parola.

Terzo. Chiedere aiuto alla politica (e qui viene il bello!)

Di sicuro, affinché la Scuola possa realizzare il suo ideale democratico e formativo, occorre porre al centro la persona.

I problemi della comunicazione in rete non si possono risolvere solo in termini di controllo e di protezione. 

La famiglia e la scuola devono rinnovare ed intensificare il loro forte impegno educativo per la crescita e lo sviluppo delle capacità critiche, intellettive ed etico-sociali dei giovani.

Ma i nostri cari politici, almeno loro, dovrebbero darci il buon esempio!

Ed invece, che esempio ci danno nella loro comunicazione in presenza, ma soprattutto sui social?!?

Come possiamo noi genitori e docenti far riflettere i nostri figli ed alunni sull’etica della comunicazione, quando, ogni, giorno, in tv e on line  essi assistono alla prevaricazione verbale, al sopruso personale, all’ingiuria collettiva?!? 

Caro nuovo Ministro, Le chiedo, può cercare insieme ai suoi nuovi colleghi di governo di dare un’etica alla comunicazione politica?

Questa è la prima competenza richiesta, comportarci da persone civili, voi, noi e loro, i nostri giovani.

Questo è davvero il compito urgente, quello che oggi dobbiamo continuare a sentire ancora più forte.

Noi adulti, saremo con loro, giovani, e recupereremo la loro e la nostra fiducia, solo così, imparando a rispettarci, nei gesti e nelle parole.

A partire da oggi, attivandoci, concretamente, per realizzare percorsi di responsabilizzazione e di rispetto, utilizzando tutti gli strumenti di cui disponiamo, nelle nostre case, nelle nostre scuole, ma anche nelle vostre aule di governo.

Visto che da quest’anno l’Educazione Civica è ritornata nei programmi scolastici, noi di Betapress, ci auguriamo il vostro buon esempio, cari politici, per riuscire a promuovere sul piano concreto l’elevazione del costume civico e democratico dei nostri studenti.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Bullismo e Cyberbullismo sempre attuali.

Far West digitale

Cyberbullismo: sempre più giovane il Cyber Bullo

 




La scuola che verrà

Ad ogni giro di valzer, ogni governo pensa alla scuola. Sarà un bene?
Apprendiamo che anche il presidente incaricato Mario Draghi pone in agenda la scuola.
Ma qual è la scuola che verrà?
Tralasciando il prolungamento dell’anno scolastico e inutili corsi di recupero, proviamo per grandi linee a tracciare nuovi scenari.
Bisogna investire in termine di strutture e risorse professionali per far sì che la formazione possa essere volano di crescita economica.
Bisogna puntare su formazione e crescita green, per costruire ricchezza, costituita da energia, innovazione e scuola.
Bisogna arricchire il patrimonio del passato, rappresentato dalla formazione umanistica, con i contributi delle scienze e della tecnologia per offrire ai giovani reali prospettive di lavoro.
La scuola deve liberarsi del nozionismo e fornire le chiavi per l’interiorizzazione di schemi logico-concettuali mediante i quali integrare i diversi saperi.
Per fare tutto questo è importante avere basi solide del sapere.
Basta con l’eccessiva enfasi delle “competenze”. Si possono avere competenze senza conoscenze? Allora è importante riprendere la strada maestra con un primo ciclo di istruzione che punti sulle conoscenze (leggere, scrivere e far di conto!!!) e un secondo ciclo sulle competenze trasversali e specialistiche a seconda dell’indirizzo di studi seguito.
Obiettivo per creare “ricchezza” e investire nella scuola e invertire il trend negativo del mismatch tra domanda e offerta di lavoro.
Il recente studio di Unioncamere quantifica in 900.000 posti di lavoro fino al 2023 nei settori dei servizi e dell’artigianato, settori che rappresentano il Made in Italy delle nostre piccole e medie imprese.
Solo così potrà finalmente partire la “società della conoscenza”, nella quale il ruolo della conoscenza assume, dal punto di vista economico, sociale e politico, una centralità fondamentale nei processi di vita, e che fonda quindi la propria crescita e competitività sul sapere, la ricerca e l’innovazione
Pio Mirra
Dirigente Scolastico



Far West digitale

Ma non prendiamoci in giro…

Il Safe Internet Day, la teoria e la realtà.

Sono insegnante referente cyberbullismo in un I.C. di Novara.

Ieri, in occasione della Giornata Mondiale del Bullismo e del Safe Internet Day, le mie classi hanno partecipato al Convegno on line

“I Giovani e i social network” coi ragazzi della CPS Novara.

La teoria.

Il coordinamento e la progettazione curati dalla prof ssa Gabriella Colla, referente Cyberbullismo e Bullismo dell’Ambito Territoriale di Novara, con presenti, on line, la Dott ssa Rosanna Lavezzaro Questore di Novara, il Prof Andrea Crivelli Consigliere per l’Istruzione della Provincia di Novara, la Dott ssa Patrizia Grossi ASL Novara e la Prof ssa Elena Ferrara, USR Piemonte.

La crème della crème, per dirla alla francese.

La pratica.

Alle ore 11, in classe, con presente i miei alunni, mi collego al link.

Così fanno i miei colleghi, ciascuno controlla i propri studenti, presenti a scuola. Siamo impazienti di vedere cosa succede.

Si collegano tutti gli alunni delle scuole medie e superiori che hanno aderito al progetto ed è subito evidente che il link è stato condiviso con alunni responsabili e corretti, o per lo meno controllati, perché in classe con il prof. presente e, soprattutto, senza in mano uno smartphone per fare danni.

Ma che il link è stato condiviso anche con ragazzi scorretti, per niente responsabili, di sicuro non controllati, perché in classe da soli (almeno spero che non fosse presente un insegnante mentre facevano quello che sto per raccontarvi), o perché a casa, da soli, davanti al computer.

In questo periodo, a Novara, la didattica è in presenza al 100% per le medie e al 50% per le superiori.

Bene, anzi no, male.

Alcuni dei ragazzi che si sono collegati da casa, soli, senza controllo, oppure, può anche essere, qualche ragazzo a scuola, che si è sottratto ad ogni controllo, ha dato il meglio, anzi no, il peggio di sé.

Ma andiamo con ordine.

Subito, sin dall’inizio, è stato evidente, non sono state rispettate le elementari forme di netiquette digitale.

Per chi ancora non lo sapesse, quando ci si collega bisogna tenere il microfono spento e la telecamera attivata.

Non solo, chi da mesi, come la sottoscritta, cerca di confrontarsi con le trappole della DAD, sa benissimo che è assolutamente necessario il controllo delle impostazioni da parte dell’insegnante, per impedire che un alunno possa giocare a silenziare il microfono della prof che parla o a spegnere la telecamera quando si è interrogati.

Dunque, mi chiedo, possibile che gli organizzatori dell’evento non abbiano pensato che prevenire è meglio che curare, dando in mano a degli esperti digitali la gestione informatica del convegno?!?

Ieri, invece, era tutto un grande show, microfoni accesi con un inventario di rumori in diretta, alunni che accendevano e spegnevano le telecamere nelle loro stanze, studenti che riapparivano mascherati, che ridevano, scherzavano, e che poi interagivano tra di loro scrivendo in diretta delle grandi stupidaggini sulla chat della piattaforma.

Ma soprattutto, studenti, abili disturbatori dell’evento che strategicamente, a tavolino, direi, ne boicottavano la riuscita.

Come?

Semplice, applicando quello che imparano nei video di Scuola Zoo, un inventario di giochi informatici per “congelare” l’immagine di chi sta parlando, oppure per disturbare con apparenti problemi di interferenza audio, la connessione di chi parla.

E così gli interventi di tutto rispetto di questo enorme impegno collettivo e sforzo sociale si è disperso in un mare magnum di anarchia e mancanza di rispetto in diretta.

Ma per correttezza li riportiamo:

Noi Nativi Digitali di Luciano Fiorenza Politecnico di Milano Facoltà Cybersecurity; I pericoli dei Social Networks di Andrea Pensotti ITIS “Fauser” Novara-CPS Novara; Social Networks e Internet : come tutelarsi dal punto di vista giuridico di Viola Albertinazzi – Luiss Roma Facoltà di Giurisprudenza; L’Importanza del Relazionarsi in Presenza e a Distanza della Dott Barbara Camilli Associazione Psicologia Utile; l’Importanza della Comunicazione e dell’Ascolto Peer to Peer delle Prof sse Ida Angiulli e Valentina Martes referenti Cyberbullismo ITI “Omar” Novara; Comunicare ai bambini ai ragazzi i pericoli della Rete con Bruno Testa fumettista ed infine Il Battello del Rispetto con Vittoria Lorenzetti fotografa.

L’acme è stato raggiunto quando, in tempo reale, sulla chat della piattaforma, mentre i relatori parlavano, venivano postati giudizi irrispettosi, commenti volgari e persino bestemmie in un’escalation di violenza digitale.

I miei alunni, prima divertiti, poi stupiti ed attoniti, erano inchiodati alla lim per vedere in tempo reale, fino a che punto gli altri, i bulli, potevano arrivare.

Erano persino eccitati dallo spettacolo, finché, ho deciso di spegnere il computer ed ho cercato di gestire l’emergenza.

Ho detto loro che gli irresponsabili verranno individuati e puniti, che fare in diretta su una piattaforma digitale delle cose simili, significa firmare la propria condanna, che l’evento era registrato e che rimane traccia di tutto quanto scritto in chat.

Che la polizia postale rintraccerà i bulli e punirà a dovere.

Che ci sarà una sanzione disciplinare per gli alunni coinvolti.

Che è previsto un coinvolgimento penale dei ragazzi o dei loro genitori, qualora fossero minori…

Ma manco mi ascoltavano.

Se volevamo verificare in diretta a che punto siamo arrivati, bene, ci siamo riusciti.

Credetemi, non avrei voluto scrivere quest’articolo.

Ma come insegnante referente cyberbullismo ho il dovere morale di prendere posizione.

E come giornalista, il diritto di cronaca e di critica mi obbliga a dire quanto siamo in pieno FAR WEST digitale.


Nota del Direttore: resta evidente che indipendentemente dall’ambiente oggi i ragazzi sono maleducati, cafoni e pure un poco (tanto) ignoranti, e questo non dipende dal digitale.


 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Antonella Ferrari

 

Bullismo e Cyberbullismo sempre attuali.

Il Digital Divide

 




Qui e là …

… “IN PRESENZA” … “A DISTANZA” …

L’ultimo DPCM prevede per il 18 gennaio il ritorno in presenza a scuola, seppur con il limite del 50%, ma l’Ordinanza regionale lascia le scuole superiori pugliesi a distanza fino al 23 gennaio.
Dal 5 marzo dell’anno passato la scuola non è più Scuola. Il maledetto virus ha stravolto le nostre vite e oggi, quasi ad un anno di distanza, si continua a sfogliare la margherita con il dilemma tra “didattica in presenza” o “didattica a distanza”.
Nonostante tutte le sue storture, la didattica a distanza ha permesso di continuare le attività didattiche ed è stata utile e salvifica in piena emergenza. Ma oggi non possiamo più parlare di situazione di emergenza, ma di situazione di pandemia, che per essere governata necessita di una rimodulazione dell’organizzazione scolastica, non estemporanea, ma frutto di programmazione.
Certo il distanziamento, le mascherine e il gel igienizzante hanno fanno sì che le scuole siano sicure, non causa di contagi significativi al loro interno, tuttavia non possono non risentire del della situazione epidemiologica esterna, perché i casi di positività al covid o i contatti stretti generano a scuola un pericoloso effetto domino tra gli alunni, i docenti ed il personale ata.
Non possiamo andare a scuola con la paura, la preoccupazione. Questa non è scuola. Che si tema l’arrivo della terza ondata non un segreto. Il rischio di aprire e poi richiudere c’è.
L’emergenza è per definizione una circostanza imprevista, quindi non possiamo continuare a parlare di emergenza in riferimento alla scuola, il problema ha acquisito una connotazione strutturale, perché per anni si è disinvestito sull’istruzione, sui trasporti e servizi, sulla sanità ed oggi ci viene presentato il conto.
E allora? Per tornare in presenza ed evitare che ogni regione vada in ordine sparso è necessario vaccinare il personale scolastico, sottoporre tutta la popolazione scolastica a test rapidi, dotare ogni scuola di termoscanner per la rilevazione della temperatrura, di sistemi di aereazione di classe per lo più sottodimensionate, risolvere il sovraffollamento dei mezzi di trasporto pubblico.
Bisogna stare sui fatti, sui casi concreti e su questi prendere decisioni: riaprire oggi la scuola sarebbe un rischio eccessivo.
Continuiamo con la didattica a distanza, consapevoli di tutte le sue storture, ma altrettanto consapevoli del grande rischio di tenere tutti in classi sempre più numerose e in aule non adeguatamente dimensionate e con difficoltà al ricambio aria, adesso che le temperature non permettono di spalancare le finestre.
La Scuola con la S maiuscola è solo in presenza, ma ciò vale in periodi ordinari e non straordinari come quello che stiamo vivendo, proseguiamo con la didattica a distanza, aspettando i primi effetti dei vaccini e non rischiare di provocare una terza ondata di contagi che sarebbe più deleteria delle precedenti.
Ai nostri ragazzi possiamo dire “Non è vero che questo sia un anno perso. Dimostrate il contrario, studiate non per il voto, ma per voi stessi, dimostrando così di essere più capaci di chi dovrebbe decidere per voi”.

Pio Mirra

Dirigente Scolastico




Terza Missione, la nuova trasmissione di Betapress

Martedì 19 Gennaio 2021 alle h 15,00, andrà in onda la prima puntata della trasmissione betapress terza missione.

In ambito accademico si indica come terza missione l’attività di restituzione alla società civile dei risultati della ricerca scientifica attuata dall’università.

Betapress.it, ha sempre creduto nel ruolo della ricerca e della sua trasmissione e, nella sua programmazione per il 2021, ha deciso di dare voce ai ricercatori universitari attraverso una trasmissione dedicata chiamata appunto Terza Missione.

 

La trasmissione andrà in onda ogni mese sui canali social di betapress e resterà a disposizione della rete.

 

Caporedattore cronaca di BetaPress.it

La trasmissione sarà condotta da Chiara Sparacio, capo redattore di betapress.it e direttore della collana scientifica Unilibris dedicata alla pubblicazione dei lavori accademici di Currenti Calamo.

Ogni mese verrà ospitato un ricercatore che parlerà dei risultati della sua ricerca in modo colloquiale e leggero.

Archeologia, astrofisica, scienza, medicina, architettura, filosofia, storia, ingegneria sono solo alcuni dei settori che verranno trattati nel corso dei 12 appuntamenti stabiliti per il 2021.

 

 

Dott. Armando Bramanti

La prima puntata ospiterà Armando Bramanti, Dottore di Ricerca in Assiriologia presso Sapienza – Università di Roma e la Friedrich-Schiller-Universität Jena. 

Il dott. Bramanti è attualmente ricercatore presso il Consejo Superior de Investigaciones Cientificas (CSIC) a Madrid. 

Ha condotto lunghi periodi di ricerca in Italia, Germania, Spagna, Svizzera e Stati Uniti e da anni è impegnato nell’insegnamento della lingua sumerica e della storia del Vicino Oriente antico in varie università e centri di ricerca. 

È co-autore di una grammatica di sumerico (La lingua dei sumeri, Hoepli, 2019) e di numerosi articoli scientifici e di divulgazione. 

Tra i suoi principali interessi figurano l’economia e l’amministrazione sumerica, la paleografia cuneiforme e la vita quotidiana nell’antica Mesopotamia.

 

Ecco il link per seguire le puntate

YouTube

Se si desidera segnalare uno studio particolarmente notevole da ospitare in trasmissione scrivere a chiara.sparacio@betapress.it

 

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