CyberBullismo, indigniamoci finalmente.

Come redazione di betapress, vogliamo ritornare su quanto accaduto lunedì scorso durante il Convegno “I GIOVANI E I SOCIAL NETWORKS”, celebrativo della Giornata Nazionale del Bullismo e del Safer Internet Day 2021.

Come a tutti chiaro e come espressamente denunciato, nel nostro precedente articolo “Far West digitale”, alcuni studenti, nel corso dell’evento, hanno saputo esprimere “il peggio di sé” e lo hanno fatto, purtroppo, proprio in occasione di un incontro che voleva essere di formazione e di sensibilizzazione su temi di estrema importanza.

E’ superfluo precisare che l’USR Ambito Territoriale di Novara si è immediatamente attivato per riuscire a dare un nome e un volto ai responsabili dei gravissimi comportamenti messi in atto e che gli stessi saranno naturalmente sanzionati e, soprattutto, invitati a riflettere sulla gravità delle loro azioni.

Vogliamo invece, esprimere e condividere con i nostri lettori, la preoccupazione per la “violenza digitale”, espressione di un fenomeno, il cyberbullismo, la cui pericolosità ha assunto portata e dimensioni ancora più spaventose nel difficile periodo che stiamo attraversando.

Nelle azioni scorrettissime degli allievi possiamo pure leggere paura, confusione, rabbia di ragazzi che probabilmente (anzi quasi certamente) non possiedono gli strumenti per riconoscere, dare un nome e gestire emozioni complesse.

Spesso troppo complesse per un giovane adolescente.

Tutti noi sappiamo bene, per esperienza e formazione, come le emozioni, se non gestite e incanalate, possano essere distruttive e come il senso di impotenza e le fragilità possano sfociare in comportamenti sbagliati, talvolta prevaricatori e assolutamente irrispettosi di regole, situazioni e persone.

Ma qui non si cercano alibi e motivazioni a comportamenti inaccettabili.

Qui, urge sottolineare la priorità del compito della SCUOLA, come ISTITUZIONE.

La Scuola deve individuare strategie e interventi al fine di prevenire, scoraggiare e contrastare fenomeni di prevaricazione, di violenza e, più in generale, di evidente disagio come quelli che vi abbiamo raccontati.

Fatti ancor più gravi se pensiamo che sono avvenuti addirittura alla presenza di figure istituzionali rilevanti per ruolo, prestigio e merito.

E allora, cosa si può fare?

Primo. Serve indignarsi, noi adulti e con noi, i nostri studenti, per non restare indifferenti dinanzi a comportamenti ai quali, loro e nostro malgrado, hanno dovuto assistere.

Secondo. È fondamentale proseguire nei percorsi di educazione alla legalità, al riconoscimento e alla gestione delle emozioni, al rispetto e alla costruzione della persona in relazione all’altro, al corretto utilizzo della parola.

Terzo. Chiedere aiuto alla politica (e qui viene il bello!)

Di sicuro, affinché la Scuola possa realizzare il suo ideale democratico e formativo, occorre porre al centro la persona.

I problemi della comunicazione in rete non si possono risolvere solo in termini di controllo e di protezione. 

La famiglia e la scuola devono rinnovare ed intensificare il loro forte impegno educativo per la crescita e lo sviluppo delle capacità critiche, intellettive ed etico-sociali dei giovani.

Ma i nostri cari politici, almeno loro, dovrebbero darci il buon esempio!

Ed invece, che esempio ci danno nella loro comunicazione in presenza, ma soprattutto sui social?!?

Come possiamo noi genitori e docenti far riflettere i nostri figli ed alunni sull’etica della comunicazione, quando, ogni, giorno, in tv e on line  essi assistono alla prevaricazione verbale, al sopruso personale, all’ingiuria collettiva?!? 

Caro nuovo Ministro, Le chiedo, può cercare insieme ai suoi nuovi colleghi di governo di dare un’etica alla comunicazione politica?

Questa è la prima competenza richiesta, comportarci da persone civili, voi, noi e loro, i nostri giovani.

Questo è davvero il compito urgente, quello che oggi dobbiamo continuare a sentire ancora più forte.

Noi adulti, saremo con loro, giovani, e recupereremo la loro e la nostra fiducia, solo così, imparando a rispettarci, nei gesti e nelle parole.

A partire da oggi, attivandoci, concretamente, per realizzare percorsi di responsabilizzazione e di rispetto, utilizzando tutti gli strumenti di cui disponiamo, nelle nostre case, nelle nostre scuole, ma anche nelle vostre aule di governo.

Visto che da quest’anno l’Educazione Civica è ritornata nei programmi scolastici, noi di Betapress, ci auguriamo il vostro buon esempio, cari politici, per riuscire a promuovere sul piano concreto l’elevazione del costume civico e democratico dei nostri studenti.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Bullismo e Cyberbullismo sempre attuali.

Far West digitale

Cyberbullismo: sempre più giovane il Cyber Bullo

 




La scuola che verrà

Ad ogni giro di valzer, ogni governo pensa alla scuola. Sarà un bene?
Apprendiamo che anche il presidente incaricato Mario Draghi pone in agenda la scuola.
Ma qual è la scuola che verrà?
Tralasciando il prolungamento dell’anno scolastico e inutili corsi di recupero, proviamo per grandi linee a tracciare nuovi scenari.
Bisogna investire in termine di strutture e risorse professionali per far sì che la formazione possa essere volano di crescita economica.
Bisogna puntare su formazione e crescita green, per costruire ricchezza, costituita da energia, innovazione e scuola.
Bisogna arricchire il patrimonio del passato, rappresentato dalla formazione umanistica, con i contributi delle scienze e della tecnologia per offrire ai giovani reali prospettive di lavoro.
La scuola deve liberarsi del nozionismo e fornire le chiavi per l’interiorizzazione di schemi logico-concettuali mediante i quali integrare i diversi saperi.
Per fare tutto questo è importante avere basi solide del sapere.
Basta con l’eccessiva enfasi delle “competenze”. Si possono avere competenze senza conoscenze? Allora è importante riprendere la strada maestra con un primo ciclo di istruzione che punti sulle conoscenze (leggere, scrivere e far di conto!!!) e un secondo ciclo sulle competenze trasversali e specialistiche a seconda dell’indirizzo di studi seguito.
Obiettivo per creare “ricchezza” e investire nella scuola e invertire il trend negativo del mismatch tra domanda e offerta di lavoro.
Il recente studio di Unioncamere quantifica in 900.000 posti di lavoro fino al 2023 nei settori dei servizi e dell’artigianato, settori che rappresentano il Made in Italy delle nostre piccole e medie imprese.
Solo così potrà finalmente partire la “società della conoscenza”, nella quale il ruolo della conoscenza assume, dal punto di vista economico, sociale e politico, una centralità fondamentale nei processi di vita, e che fonda quindi la propria crescita e competitività sul sapere, la ricerca e l’innovazione
Pio Mirra
Dirigente Scolastico



Far West digitale

Ma non prendiamoci in giro…

Il Safe Internet Day, la teoria e la realtà.

Sono insegnante referente cyberbullismo in un I.C. di Novara.

Ieri, in occasione della Giornata Mondiale del Bullismo e del Safe Internet Day, le mie classi hanno partecipato al Convegno on line

“I Giovani e i social network” coi ragazzi della CPS Novara.

La teoria.

Il coordinamento e la progettazione curati dalla prof ssa Gabriella Colla, referente Cyberbullismo e Bullismo dell’Ambito Territoriale di Novara, con presenti, on line, la Dott ssa Rosanna Lavezzaro Questore di Novara, il Prof Andrea Crivelli Consigliere per l’Istruzione della Provincia di Novara, la Dott ssa Patrizia Grossi ASL Novara e la Prof ssa Elena Ferrara, USR Piemonte.

La crème della crème, per dirla alla francese.

La pratica.

Alle ore 11, in classe, con presente i miei alunni, mi collego al link.

Così fanno i miei colleghi, ciascuno controlla i propri studenti, presenti a scuola. Siamo impazienti di vedere cosa succede.

Si collegano tutti gli alunni delle scuole medie e superiori che hanno aderito al progetto ed è subito evidente che il link è stato condiviso con alunni responsabili e corretti, o per lo meno controllati, perché in classe con il prof. presente e, soprattutto, senza in mano uno smartphone per fare danni.

Ma che il link è stato condiviso anche con ragazzi scorretti, per niente responsabili, di sicuro non controllati, perché in classe da soli (almeno spero che non fosse presente un insegnante mentre facevano quello che sto per raccontarvi), o perché a casa, da soli, davanti al computer.

In questo periodo, a Novara, la didattica è in presenza al 100% per le medie e al 50% per le superiori.

Bene, anzi no, male.

Alcuni dei ragazzi che si sono collegati da casa, soli, senza controllo, oppure, può anche essere, qualche ragazzo a scuola, che si è sottratto ad ogni controllo, ha dato il meglio, anzi no, il peggio di sé.

Ma andiamo con ordine.

Subito, sin dall’inizio, è stato evidente, non sono state rispettate le elementari forme di netiquette digitale.

Per chi ancora non lo sapesse, quando ci si collega bisogna tenere il microfono spento e la telecamera attivata.

Non solo, chi da mesi, come la sottoscritta, cerca di confrontarsi con le trappole della DAD, sa benissimo che è assolutamente necessario il controllo delle impostazioni da parte dell’insegnante, per impedire che un alunno possa giocare a silenziare il microfono della prof che parla o a spegnere la telecamera quando si è interrogati.

Dunque, mi chiedo, possibile che gli organizzatori dell’evento non abbiano pensato che prevenire è meglio che curare, dando in mano a degli esperti digitali la gestione informatica del convegno?!?

Ieri, invece, era tutto un grande show, microfoni accesi con un inventario di rumori in diretta, alunni che accendevano e spegnevano le telecamere nelle loro stanze, studenti che riapparivano mascherati, che ridevano, scherzavano, e che poi interagivano tra di loro scrivendo in diretta delle grandi stupidaggini sulla chat della piattaforma.

Ma soprattutto, studenti, abili disturbatori dell’evento che strategicamente, a tavolino, direi, ne boicottavano la riuscita.

Come?

Semplice, applicando quello che imparano nei video di Scuola Zoo, un inventario di giochi informatici per “congelare” l’immagine di chi sta parlando, oppure per disturbare con apparenti problemi di interferenza audio, la connessione di chi parla.

E così gli interventi di tutto rispetto di questo enorme impegno collettivo e sforzo sociale si è disperso in un mare magnum di anarchia e mancanza di rispetto in diretta.

Ma per correttezza li riportiamo:

Noi Nativi Digitali di Luciano Fiorenza Politecnico di Milano Facoltà Cybersecurity; I pericoli dei Social Networks di Andrea Pensotti ITIS “Fauser” Novara-CPS Novara; Social Networks e Internet : come tutelarsi dal punto di vista giuridico di Viola Albertinazzi – Luiss Roma Facoltà di Giurisprudenza; L’Importanza del Relazionarsi in Presenza e a Distanza della Dott Barbara Camilli Associazione Psicologia Utile; l’Importanza della Comunicazione e dell’Ascolto Peer to Peer delle Prof sse Ida Angiulli e Valentina Martes referenti Cyberbullismo ITI “Omar” Novara; Comunicare ai bambini ai ragazzi i pericoli della Rete con Bruno Testa fumettista ed infine Il Battello del Rispetto con Vittoria Lorenzetti fotografa.

L’acme è stato raggiunto quando, in tempo reale, sulla chat della piattaforma, mentre i relatori parlavano, venivano postati giudizi irrispettosi, commenti volgari e persino bestemmie in un’escalation di violenza digitale.

I miei alunni, prima divertiti, poi stupiti ed attoniti, erano inchiodati alla lim per vedere in tempo reale, fino a che punto gli altri, i bulli, potevano arrivare.

Erano persino eccitati dallo spettacolo, finché, ho deciso di spegnere il computer ed ho cercato di gestire l’emergenza.

Ho detto loro che gli irresponsabili verranno individuati e puniti, che fare in diretta su una piattaforma digitale delle cose simili, significa firmare la propria condanna, che l’evento era registrato e che rimane traccia di tutto quanto scritto in chat.

Che la polizia postale rintraccerà i bulli e punirà a dovere.

Che ci sarà una sanzione disciplinare per gli alunni coinvolti.

Che è previsto un coinvolgimento penale dei ragazzi o dei loro genitori, qualora fossero minori…

Ma manco mi ascoltavano.

Se volevamo verificare in diretta a che punto siamo arrivati, bene, ci siamo riusciti.

Credetemi, non avrei voluto scrivere quest’articolo.

Ma come insegnante referente cyberbullismo ho il dovere morale di prendere posizione.

E come giornalista, il diritto di cronaca e di critica mi obbliga a dire quanto siamo in pieno FAR WEST digitale.


Nota del Direttore: resta evidente che indipendentemente dall’ambiente oggi i ragazzi sono maleducati, cafoni e pure un poco (tanto) ignoranti, e questo non dipende dal digitale.


 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Antonella Ferrari

 

Bullismo e Cyberbullismo sempre attuali.

Il Digital Divide

 




Qui e là …

… “IN PRESENZA” … “A DISTANZA” …

L’ultimo DPCM prevede per il 18 gennaio il ritorno in presenza a scuola, seppur con il limite del 50%, ma l’Ordinanza regionale lascia le scuole superiori pugliesi a distanza fino al 23 gennaio.
Dal 5 marzo dell’anno passato la scuola non è più Scuola. Il maledetto virus ha stravolto le nostre vite e oggi, quasi ad un anno di distanza, si continua a sfogliare la margherita con il dilemma tra “didattica in presenza” o “didattica a distanza”.
Nonostante tutte le sue storture, la didattica a distanza ha permesso di continuare le attività didattiche ed è stata utile e salvifica in piena emergenza. Ma oggi non possiamo più parlare di situazione di emergenza, ma di situazione di pandemia, che per essere governata necessita di una rimodulazione dell’organizzazione scolastica, non estemporanea, ma frutto di programmazione.
Certo il distanziamento, le mascherine e il gel igienizzante hanno fanno sì che le scuole siano sicure, non causa di contagi significativi al loro interno, tuttavia non possono non risentire del della situazione epidemiologica esterna, perché i casi di positività al covid o i contatti stretti generano a scuola un pericoloso effetto domino tra gli alunni, i docenti ed il personale ata.
Non possiamo andare a scuola con la paura, la preoccupazione. Questa non è scuola. Che si tema l’arrivo della terza ondata non un segreto. Il rischio di aprire e poi richiudere c’è.
L’emergenza è per definizione una circostanza imprevista, quindi non possiamo continuare a parlare di emergenza in riferimento alla scuola, il problema ha acquisito una connotazione strutturale, perché per anni si è disinvestito sull’istruzione, sui trasporti e servizi, sulla sanità ed oggi ci viene presentato il conto.
E allora? Per tornare in presenza ed evitare che ogni regione vada in ordine sparso è necessario vaccinare il personale scolastico, sottoporre tutta la popolazione scolastica a test rapidi, dotare ogni scuola di termoscanner per la rilevazione della temperatrura, di sistemi di aereazione di classe per lo più sottodimensionate, risolvere il sovraffollamento dei mezzi di trasporto pubblico.
Bisogna stare sui fatti, sui casi concreti e su questi prendere decisioni: riaprire oggi la scuola sarebbe un rischio eccessivo.
Continuiamo con la didattica a distanza, consapevoli di tutte le sue storture, ma altrettanto consapevoli del grande rischio di tenere tutti in classi sempre più numerose e in aule non adeguatamente dimensionate e con difficoltà al ricambio aria, adesso che le temperature non permettono di spalancare le finestre.
La Scuola con la S maiuscola è solo in presenza, ma ciò vale in periodi ordinari e non straordinari come quello che stiamo vivendo, proseguiamo con la didattica a distanza, aspettando i primi effetti dei vaccini e non rischiare di provocare una terza ondata di contagi che sarebbe più deleteria delle precedenti.
Ai nostri ragazzi possiamo dire “Non è vero che questo sia un anno perso. Dimostrate il contrario, studiate non per il voto, ma per voi stessi, dimostrando così di essere più capaci di chi dovrebbe decidere per voi”.

Pio Mirra

Dirigente Scolastico




Terza Missione, la nuova trasmissione di Betapress

Martedì 19 Gennaio 2021 alle h 15,00, andrà in onda la prima puntata della trasmissione betapress terza missione.

In ambito accademico si indica come terza missione l’attività di restituzione alla società civile dei risultati della ricerca scientifica attuata dall’università.

Betapress.it, ha sempre creduto nel ruolo della ricerca e della sua trasmissione e, nella sua programmazione per il 2021, ha deciso di dare voce ai ricercatori universitari attraverso una trasmissione dedicata chiamata appunto Terza Missione.

 

La trasmissione andrà in onda ogni mese sui canali social di betapress e resterà a disposizione della rete.

 

Caporedattore cronaca di BetaPress.it

La trasmissione sarà condotta da Chiara Sparacio, capo redattore di betapress.it e direttore della collana scientifica Unilibris dedicata alla pubblicazione dei lavori accademici di Currenti Calamo.

Ogni mese verrà ospitato un ricercatore che parlerà dei risultati della sua ricerca in modo colloquiale e leggero.

Archeologia, astrofisica, scienza, medicina, architettura, filosofia, storia, ingegneria sono solo alcuni dei settori che verranno trattati nel corso dei 12 appuntamenti stabiliti per il 2021.

 

 

Dott. Armando Bramanti

La prima puntata ospiterà Armando Bramanti, Dottore di Ricerca in Assiriologia presso Sapienza – Università di Roma e la Friedrich-Schiller-Universität Jena. 

Il dott. Bramanti è attualmente ricercatore presso il Consejo Superior de Investigaciones Cientificas (CSIC) a Madrid. 

Ha condotto lunghi periodi di ricerca in Italia, Germania, Spagna, Svizzera e Stati Uniti e da anni è impegnato nell’insegnamento della lingua sumerica e della storia del Vicino Oriente antico in varie università e centri di ricerca. 

È co-autore di una grammatica di sumerico (La lingua dei sumeri, Hoepli, 2019) e di numerosi articoli scientifici e di divulgazione. 

Tra i suoi principali interessi figurano l’economia e l’amministrazione sumerica, la paleografia cuneiforme e la vita quotidiana nell’antica Mesopotamia.

 

Ecco il link per seguire le puntate

YouTube

Se si desidera segnalare uno studio particolarmente notevole da ospitare in trasmissione scrivere a chiara.sparacio@betapress.it

 

per vedere tutte le trasmissioni di betapress.it visita la sessione betapress TV 




Un inverno lungo un anno…

Crisi del settore turistico invernale con la questione impianti chiusi.

L’opinione di Enrico Camanni, Direttore della rivista “Dislivelli”.

In questi giorni è d’attualità la discussione impianti sciistici aperti oppure mondo alpino in crisi con perdite occupazionali, di reddito e non solo.

Migliaia di persone coinvolte a tutti i livelli.

Le località turistiche ossolane sono pienamente coinvolte in questa difficile e contraddittoria situazione.

Lo scenario sulle Alpi è molto variegato: niente sci in Francia e Germania.

L’Austria tentenna e propone uno sci con molte limitazioni.

La Svizzera, nonostante le grandi problematiche legate al Covid-19 che ha sul suo territorio, ha già aperto i suoi impianti curando il distanziamento, obbligando la mascherina anche su seggiovie e sciovie.

Qualche ospedale ha fatto sentire la propria voce: siamo già sotto pressione, con cure che sono state diradate nel tempo e non possiamo ricevere gli immancabili infortunati dalle piste.

Tutti hanno ragione, nessuno ha torto.

E allora di chi è la colpa?!?

O meglio quali sono le responsabilità di ciascuno?

Il Governo, le Regioni, gli operatori commerciali, i proprietari degli impianti di risalita sono tutti coinvolti nello stesso problema che esiste da prima del covid.

Ecco quello che pensa Enrico Camanni, il direttore della rivista ‘Dislivelli’ che ci propone una visione diversa del problema.

Riprendiamo le testuali parole prese dall’Editoriale

“NON FACCIAMO FINTA DI NIENTE” della rivista ‘Dislivelli’ del novembre 2020 scritto dal direttore Enrico Camanni.

Negli ultimi giorni di novembre, qua e là sulle Alpi, s’è celebrata la solita inquietante liturgia: cannoni che sparano neve finta sui versanti secchi, temperature altissime per via dell’inversione termica e bulldozer che sbancano e pareggiano i pendii, perché lo sci di oggi non tollera gobbe e inciampi.

Tutto ciò che inciampa va spianato e distrutto.

Sono molti anni che Dislivelli, senza acredine e senza pregiudizio, mette in dubbio le scelte unilaterali dell’industria dello sci di massa, sostenuta da ingenti finanziamenti pubblici (cioè dai soldi di quei pochi cittadini che sciano e di quei tanti che non sciano affatto),che come tutte le industrie dai piedi pesanti non è in grado di adattarsi ai cambiamenti (climatici, economici, estetici),ma cerca con insistenza, talvolta con violenza, di adattare il mondo alle sue esigenze di sviluppo illimitato.

Sono anni che esprimiamo pacatamente i nostri dubbi, però questo non è un anno come gli altri, perché mentre i cannoni sparavano neve finta per le improbabili vacanze dei privilegiati dello sci, gli ospedali erano costretti a rifiutare le cure ai malati “ordinari”, le scuole erano chiuse dalla prima media in su, il mondo della cultura e dello spettacolo era paralizzato dalla pandemia e buona parte della popolazione italiana si trovava senza lavoro, senza risarcimento e senza futuro.

Non pochi, schiacciati dai debiti.

In questa situazione, il grido di dolore delle lobby dello sci e del turismo di massa appare stonato e decisamente fuori misura, non tanto perché difende uno dei tanti comparti produttivi del paese (e, come tale, sarà probabilmente ristorato), quanto perché non immagina neanche lontanamente di sfruttare l’opportunità della crisi per ripensare l’offerta turistica invernale, che comprende molte possibilità trascurate come lo scialpinismo, il fondo, le ciaspole, i sentieri innevati e non.

Quanta gente cammina d’inverno sui versanti assolati!

Le voci autorevoli che abbiamo raccolto in questo numero concordano su un punto decisivo: non ha più senso l’equiparazione “sci di pista-montagna”, perché è un concetto ampiamente superato dalla realtà, frutto di un pensiero dominante che, in cambio di molto denaro, ha reso la montagna e la neve dei banali oggetti di consumo.

E quando la vetrina è vuota, sembra che intorno non ci sia più niente.

Invece c’è moltissimo: la neve, e intendiamo quella del cielo, il silenzio, l’ambiente naturale, il distanziamento naturale e intelligente, non quello forzato dalla pandemia.

Come scrive Michele Serra su “Repubblica”, «il messaggio che arriva in queste ore sulla “distruzione dell’economia alpina” se le piste di sci rimangono chiuse è un messaggio autolesionista. Cattiva pubblicità.

Riduce la montagna a una monocultura invadente e fragile: quella degli impianti di risalita».

Tornando alla pandemia, dunque, perché non ammettere che le crisi mondiali come l’infezione da Covid non sono disgrazie piovute dal cielo, ma sono piuttosto i detonatori di ciò che già prima non funzionava, o stava deragliando, e con la crisi scoppia, si frantuma. Utilizzando la metafora del re nudo, la crisi è quel colpo di vento che gli strappa l’ultimo abito di dosso.

In questo senso il dibattito di questi giorni sulla riapertura degli impianti dello sci ci sembra più che mai logoro e senza prospettiva, perché presuppone il fatto che dopo la tempesta non si veda l’ora di tornare come prima, senza un ripensamento ecologico, economico e anche etico, aggiungerei.

Invece potrebbe essere l’occasione epocale, è il caso di dirlo, per ripensare un sistema che il riscaldamento climatico e la crisi economica avevano già totalmente incrinato, anche se facevamo finta di niente.

Si sa da tempo che il re è nudo, sotto i 1800 metri di quota, ma si continua a investire e rilanciare in sbancamenti e nuovi impianti perché è molto più facile insistere sul vecchio sistema che riconvertirsi a un sistema innovativo, sostenibile e capace di futuro.

La differenza sta nella riflessione e nella progettazione, ed è proprio per riflettere, cioè per usare la crisi in senso creativo e costruttivo, che vi abbiamo proposto questa nuova prospettiva di lettura della questione impianti chiusi.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

SCI, SCI, SCI…

Gli sci appesi al chiodo…

 




“Vulnerabili” con Paolo Crepet

Introduzione.

“Ciascuno di noi è ciò che appare durante una burrasca, nel bene e nel male, nella destrezza e nell’incapacità: ci si conosce nelle difficoltà …

… È la crisi – ovvero il distress, nel senso di iperstimolo – a portare a un opportuno tumulto interiore che obbliga a un esame, che costringe ognuno a guardarsi allo specchio e a dirsi la verità, invece di raccontarsela (cosa che si tenderebbe a fare se non si è obbligati da una data congiuntura).”

  • Paolo Crepet

 

Scrivere, che ossessione!

Il “Soul Talk” di venerdì 19 dicembre 2020 si apre con un pensiero tratto da “Vulnerabili”, l’ultima fatica letteraria di Paolo Crepet.

“Fatica” perché non è facile convivere con “un’ossessione che ti entra dentro e diventa tua compagna di scrittura”.

“Fatica” come frutto di un travaglio interiore: “Non nasce dalla pace un libro. È una guerra interna, una tribolazione”, confessa l’Autore. 

“Fatica”, perché in ogni capitolo c’è una parte dello Scrittore che descrive ciò che vede e prova, dello stesso evento, a un pubblico diverso, da una differente prospettiva.

 

La Genesi del Libro.

Il primo lockdown lo ha sorpreso in un paesino dove “eravamo rimasti in sette, e c’era un Silenzio che quasi sentivamo passeggiare i gatti”. 

Un Silenzio che l’Autore ha sentito il bisogno di rispettare e al tempo stesso di rompere … per amore e per rabbia.

Non dev’essere stato facile, per lui, mettere su carta le contrastanti, contraddittorie sensazioni provate nei lunghissimi mesi di “confinamento”.

Al suo iniziale senso di smarrimento si sarebbe, nel tempo, sostituito qualcosa di diverso: la paura. 

Paura per un’Umanità miope alle proprie responsabilità che, nel corso della storia, non è ancora riuscita a interrompere un circolo vizioso di antichi schemi, paradigmi ricorrenti, ciechi automatismi.

Mentre la Banalità, regina indiscussa dei media e della tecnologia digitale, tutto appiattisce, tutto omologa, tutto priva di sapore, senso, memoria.  

 

I nostri Eroi.

Eppure, le persone che più ammiriamo – i nostri musicisti preferiti, le icone cine televisive, le voci fuori dal coro in ogni ambito – hanno in comune un vissuto di dolore …

La vita degli Eroi è infatti spesso costellata di lutti, difficoltà economiche, imprevisti cambiamenti che li privano di ogni sicurezza.

Vien da chiedersi se questo dolore non sia in realtà un Regalo, una preziosa Risorsa evolutiva …

La “sicurezza” che l’Uomo brama tanto, a quanto pare, non è la miglior palestra dove sviluppare il proprio pieno potenziale.

 

Un nuovo mondo.

Ecco perché, nella straordinarietà del periodo storico che stiamo vivendo, è racchiuso il seme di un nuovo mondo.

Un mondo di persone che di fronte alle impreviste, inevitabili, dolorose a volte sfide della vita, riescono a guardarsi allo specchio scoprendosi “vulnerabili”.

Un mondo governato da Leader che, di fronte alla tragedia, abbassano il capo, tolgono il cappello e chiedono perdono al loro popolo (anziché dar la colpa ad altri, agli eventi o al fato).

Un mondo di Uomini che, con umiltà e coraggio, guardando in faccia la realtà, si aprono a un più che necessario Cambiamento. 

Perché è la Verità, non il “raccontarsela”, la pietra angolare di ogni presa di coscienza, di ogni assunzione di responsabilità: il solido terreno su cui costruire un futuro che abbia un senso.

“Vulnerabili” nasce proprio come onesto, lucido intento di capire come, aldilà del virus, gli esseri umani siano potuti arrivare a tanto e come possano, consapevoli dei loro “nei”, diventare visionari “Cacciatori di Orizzonti”.

Ed ecco la video intervista all’Autore, trasmessa in live streaming sul Canale YouTube “Jasmine Laurenti”.

JL (Ondina Wavelet)

 

P.S.: Ringrazio di cuore l’amica, Mentore e “Fata Madrina” Elena Cipriani Pagliacci, psicanalista e scrittrice, per avermi messa in contatto con il suo caro amico Paolo Crepet: psicanalista, sociologo, scrittore, saggista, libero pensatore, opinionista.

 




Aiutiamo le scuole col fundraising

Concluso il ciclo di 4 incontri sul fundraising per le scuole prodotto da Betapress.it

A partire dalla fine di Novembre Betapress.it è cresciuto e  dal solo spazio scritto è passata all’integrazione con la parte video.

Le dirette di Betapress.it

Sono nate così le Dirette di Betapress.it, una serie di trasmissioni tematiche incentrate sulla Scuola, la Politica, lo Sport e Costume che integrano già da ora e integreranno i nostri articoli.

Nelle dirette di Betapress.it incontreremo autori e protagonisti dei nostri articoli, daremo spazio ai nostri lettori di interfacciarsi con noi e avremo modo di affrontare in modo molto più diretto tematiche delicate.

Per inaugurare in bellezza il ciclo di programmazione dedicato alle scuole, abbiamo deciso di proporre un argomento molto utile alle scuole: il fundraising.

Le dirette di betparess.it – la Scuola

Questo primo ciclo di puntate è stato condotto da Chiara Sparacio, capo redattore di Betapress.it,  e Francesca Donati, consulente di fundraising per il gruppo editoriale Currenti Calamo.

Nel corso delle quattro puntate, pianificate secondo un criterio graduale di inserimento nel tema, presentazione dello spirito, teoria ed esempi concreti, abbiamo intervistato

Riccardo Friede, consulente per le piccole associazioni, Luciano Zanin, notissimo consulente di fundraising e fondatore di fundraising per passione, Massimo Coen Cagli, direttore della scuola di fundraising di Roma e simbolo vivente del fundraising per le scuole, Mariangela Leonetti consulente di fundraising per una cooperativa di scuole paritarie.

Contenuti

I contenuti prodotti sono stati di enorme valore, gli ospiti hanno dato consigli pratici e concreti alle scuole che desiderano fare fundraising.

Riccardo Friede ci ha raccontato di come alla base di ogni richiesta di contributo economico o umano serva la condizione della buona causa

Come ha raccontato Massimo Coen Cagli, in Italia, a differenza che nel mondo anglosassone, c’è una fortissima e immotivata resistenza all’idea di fare fundraising, di coinvolgere le famiglie nei progetti delle scuole.

Come segnalato da Luciano Zanin, spesso si pensa che le scuole ottengano già “abbastanza” dallo stato o dalle rette, in realtà, a pensarlo, spesso sono solo le scuole perché, di contro, le faglie e la comunità sarebbero ben felici di partecipare a un progetto che va a vantaggio delle nuove generazioni e dell’intera comunità.

Ma la comunità ha la piena percezione del fatto che la scuola è un nucleo fondamentale della nostra società e, di fronte a una richiesta di coinvolgimento attivo, è sempre ben felice di dare il suo contributo e questo ce lo ha raccontato benissimo e con enorme coinvolgimento Mariangela Leonetti.

Quello che abbiamo imparato è che oggi, anche se non lo si fa abbastanza, le scuole possono fare fundraising.

I primi passi

Ognuno realtà scolastica ha il proprio percorso e un proprio ambiente sociale; questo vuol dire che le modalità di azione non possono essere universali.

Detto questo, però, nel corso delle trasmissioni sono stati evidenziati dei punti comuni e delle azioni che è possibile fare fin da subito.

Andiamo a vederle

  • individuare una persona che si occupi del fundraising
  • fare una lista delle persone che orbitano attorno alla scuola (docenti, studenti, genitori, comunità…)
  • fare una lista delle relazioni legate a queste persone (mestieri, competenze, amicizie…)
  • individuare dei grandi progetti importanti per la scuola e dividerli in tanti piccoli progetti (rifare la Palestra, acquistare le attrezzature…)
  • coinvolgere la comunità (presentare i progetti alla comunità spiegandone l’importanza ma anche i vantaggi umani ed economici che ci sono nel fare fundraising)
  • aprire la scuola alla comunità (fare giornate a porte aperte laddove il periodo lo permetterà…=
  • coinvolgere l’associazione dei genitori
  • organizzare le attività e condividerle

Nelle puntate troverete altri importanti stimoli.

Il Fundraiser prefetto

Abbiamo chiesto ai nostri ospiti di descrivere il fundraiser perfetto affinché il dirigente scolastico potesse individuare la persona più adatta il più facilmente possibile.

Proprio perché le esperienze di ciascuno sono differenti, anche le risposte sono state assortite.

Alcuni hanno detto che il fundraiser deve essere una persona della scuola, altri hanno detto che deve essere una persona esterna assunta apposta.

Tutti sono stati d’accordo col fatto che il fundraiser deve conoscere bene la comunità e la scuola e debba essere radicata in essa e si debba dedicare solo al fundraising.

per quanto riguarda la figura da cercare, tutti sono stati d’accordo sull’importanza della capacità relazionale, della capacità di saper chiedere e del costante desiderio di formarsi.

Come ha detto Mariangela Leonetti, che il fundraiser sia interno o esterno alla scuola. la cosa fondamentale è che sia formato, perché non è possibile improvvisarsi fundraiser e sperare di ottenere risultati.

Seguito

La trasmissione ha avuto un buon riscontro e in redazione abbiamo avuto delle richieste che ci hanno fatto decidere di continuare a portare avanti il filone di incontri sul fundraising e affrontare anche altri temi ad esso collegati come il crowdfunding o l’europrogettazione.

Le puntate

Riportiamo qui il link del canale YouTube di Betapress al quale vi invitiamo ad iscrivervi

[youtube https://www.youtube.com/watch?v=videoseries?list=PLT_pnnqU-nBfnNr1c_WdA0vkAzNabaAn3&w=640&h=360]

 

Buon Natale

Intanto il gruppo delle puntate sul fundraisingper le scuole vi augura un sereno e santo Natale

Buon Natale

 

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LE DIRETTE DI BETAPRESS




Profe mannaro!

Novara. Importante Liceo di Novara. Docente di storia e filosofia denunciato per molestie sessuali.

Un docente di storia e filosofia del prestigioso liceo di Novara è stato denunciato per violenza sessuale continuata, aggravata dalla qualifica di pubblico ufficiale.

Il Gip presso il Tribunale di Novara, su richiesta della Procura della Repubblica – «ritenendo sussistenti gravi indizi di colpevolezza per ripetute e dall’aver approfittato dello stato di inferiorità delle vittime, nonché il pericolo di reiterazione del reato e quello di inquinamento probatorio» – ha emesso nei confronti dell’insegnante, la misura cautelare dell’interdizione dalla professione di docente per la durata di un anno.

Il caso è nato dopo le testimonianze di alcune delle vittime che si sono rivolte alla Squadra Mobile della Questura di Novara, testimonianze che hanno fatto scattare le indagini sui comportamenti del docente.

La Polizia, su delega della Procura di Novara, ha effettuato una perquisizione domiciliare a casa dell’indagato, a cui sono stati sequestrati telefono cellulare, personal computer, tablet.

Ancora una volta, una storia da Dottor Jekyll e Mr. Hyde.

A Novara, tranquilla e sonnolenta città di provincia, ci si conosce tutti, ed iscrivere i propri figli all’Importante Liceo di Novara è motivo d’orgoglio e di soddisfazione per i genitori.

Chi vi scrive è di Novara ed ha fatto così.

E conosce la fama ed il prestigio dell’indagato e per rispetto nei  confronti del professore, ha deciso di non sparare il suo nome in prima pagina, come hanno fatto altre testate giornalistiche nazionali.

Il professore in questione è stato considerato un punto di riferimento per intere generazioni di alunni.

Le sue lezioni di storia e filosofia al liceo di Novara sono sempre state apprezzate almeno quanto la capacità di coinvolgere gli studenti in attività extrascolastiche.

Nessuno si sarebbe mai immaginato che sarebbe stato denunciato per molestie di natura sessuale nei confronti di alcune allieve.

Sono state le stesse vittime che, rompendo forse un muro di silenzio, hanno aperto squarci investigativi alla Squadra mobile della città piemontese.

Ma allora come è stato possibile che i colleghi non sapessero e che gli alunni non parlassero?!?

Dopo mesi d’indagine, il quadro tratteggiato dagli inquirenti è terrificante.

L’insegnante «facendo leva sul proprio ruolo, induceva giovani alunne a sottostare ad approcci di natura sessuale».

Ipotesi che hanno convinto la procura di Novara a chiedere al Gip che, cautelativamente, al docente fosse inibito di salire in cattedra per un anno per evitare sia il pericolo della reiterazione dei reati sia l’inquinamento delle prove.

Ma partiamo dalle accuse

Le accuse formulate dai pm vanno dalle violenze sessuali continuate, aggravate dalla qualifica di pubblico ufficiale all’aver approfittato dello stato di inferiorità delle vittime.

Per i magistrati, il professore utilizzava la tecnica di invitare le studentesse in un’aula appartata o a casa per approfondimenti extra scolastici in vista dell’esame di Maturità o per il completamento di ricerche e la scrittura di libri.

Una volta convinte le ragazze, spiega la polizia, provava a baciarle sulla bocca o sul collo e le palpeggiava.

Un comportamento che ripeteva anche se le giovani provavano a divincolarsi o se, sopraffatte e scioccate, restavano impietrite e subivano le molestie.

Per cercare prove la sua casa è stata perquisita e gli sono stati sequestrati lo smartphone, un computer e il tablet.

Gli inquirenti ritengono che sia stato autore di abusi sessuali su almeno cinque studentesse, di cui una minorenne.

Quello che sconvolge è che, nel corso dell’attività d’indagine è emerso che questi comportamenti il professore li poneva in essere da anni e che, nell’ambiente studentesco, alcuni suoi discutibili atteggiamenti pubblici erano tollerati e scambiati per dei «gesti affettuosi» mentre, in realtà, nascondevano un preciso modus operandi finalizzato a carpire la fiducia delle giovani vittime.

Adesso tutta la città, stupita ed attonita, si scrolla di dosso la falsità e la cortesia che la contraddistingue, ma perché è così difficile squarciare per tempo il velo dell’indifferenza verso le “stranezze” di un collega ed il muro dell’omertà verso gli abusi di un professore?!?

Perché è così radicato l’atteggiamento del “farsi i c…i propri” per quieto vivere tra il personale scolastico?

Perché spesso i colleghi, parlano alle spalle, ma non agiscono di fronte?!?

Perché i pochissimi che agiscono e reagiscono ricevono pressioni, minacce, diffide di aver offeso il decoro e l’onore del collega in questione e di aver divulgato fatti inerenti l’istituto?!?

E che dire dei dirigenti, magari ripetutamente informati dei fatti che cercano una conciliazione per non aver casini, dicendo che non c’è niente di scritto?!?

E che poi quando ci sono ripetute segnalazioni disciplinari, temporeggiano, sperando che l’anno scolastico finisca e che tutto torni a posto, magicamente, da solo …

Mi vergogno io per loro, e come docente, mi dispiace tantissimo che siano state le alunne, a volte persino minorenni, ad avere agito e reagito, da sole, mentre gli adulti, per di più formatori, stavano a guardare, ed a commentare…

 

 

 




Perché imparare piangendo se lo si può fare ridendo?

Oggi vi voglio raccontare una storia.

Una bella storia, che ha a che fare con le favole e la musica.

Il personaggio principale è un musicista, scrittore e regista che da anni si occupa di diffondere tra bimbi ed adolescenti un modello di scrittura non banale su cui aggiungere una melodia.

La storia è quella di Gianluca Lalli, 44 anni, marchigiano, di Colle d’Arquata, piccola frazione di Arquata del Tronto, provincia di Ascoli Piceno.

Un cantautore, di quelli “impegnati” avremmo detto negli anni Settanta.

Non a caso ha collaborato con il bolognese Claudio Lolli (“ Ho visto anche degli zingari felici”, “Aspettando Godot”, “Borgesia”).

Nel 2005 ha vinto il premio Rino Gaetano, a cui ha poi dedicato una canzone e anche un docufilm, titolati entrambi Rino, nel 2019.

Per completarne il profilo artistico, nel 2013 il video del suo brano “Il lupo ha vinto il premio Hard Rock Café nella sezione video musicale alla Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia.

In più Lalli è un educatore, di formazione e di professione, anche se la musica resta il suo interesse primario.

Dopo il terremoto del 2016 che ha raso al suolo il paese dov’era nato e cancellato casa sua, oggi vive a San Benedetto del Tronto.

Mi ha catturato l’attenzione perché ha appena pubblicato un nuovo album, Favole al telefono tratto dall’omonima raccolta di racconti del 1962 di Gianni Rodari.

Favole che sono per piccoli, ma anche per adulti, come del resto tutta la letteratura dello scrittore di Omegna: la sua bravura stava proprio nel riuscire a raccontare la stessa storia disponendola su più piani.

Quest’anno, il 23 ottobre, si sono celebrati i cento anni dalla nascita di Rodari.

Bene, a ridosso del centenario della nascita del noto autore piemontese, Maestro dei maestri, Gianni Rodari, scopriamo oggi il prezioso lavoro di Gianluca Lalli a partire dal suo ultimo album “Favole al Telefono” tratto, per l’appunto, dall’omonima opera di Gianni Rodari.

L’idea di mettere in musica le favole di Gianni Rodari nasce per Gianluca Lalli da un progetto chiamato “Il Cantafavole”, ideato e realizzato dall’artista stesso; si tratta di un laboratorio di scrittura creativa e musicale, che in qualità di esperto esterno il cantastorie propone nelle scuole statali da molti anni con l’intento di insegnare ai bambini l’arte del cantautorato e della scrittura.

Il progetto ha avuto e continua ad avere molto successo, ed è in questo contesto che è nata l’idea di mettere in musica i testi di Rodari, rendendo protagonisti i bambini.

Ma, attenzione, l’opera narrativa di Gianluca Lalli non si ferma qui, oltre a far vivere i valori narrati da Rodari a Rino Gaetano, dando voce alle storie dell’autore fuse a quelle dei bambini, il cantautore porta nella sua musica la ricchezza e le ispirazioni tratte dai suoi tanti incontri musicali e quotidiani, dai grandi artisti da lui apprezzati a tanti sorrisi e colleghi cantautori.

Autore e musicista dalla spiccata sensibilità e dal merito riconosciuto, non solo dai tanti premi ricevuti, ma dal calore che riceve nelle sue esibizioni di stampo a dir poco socio-educativo, realizza opere musicali e teatrali a contrasto degli stereotipi e contro la violenza di genere.

Uno spettacolo contro la discriminazione di genere è Lisistrata e le altre.

Questa creazione/produzione teatrale Lisistrata si propone di ripercorrere, attraverso vari personaggi femminili e con l’ausilio della poesia, le fasi storicamente più importanti della nostra società, raccontando vicende di donne, protagoniste-vittime della violenza di genere.

 

Il titolo è una rievocazione e insieme un omaggio alla commedia di Aristofane che per la prima volta collocò le donne come protagoniste di uno spettacolo teatrale, immaginando così un mondo alla rovescia, un mondo pacifico guidato da donne, suscitando angosce ancestrali di cui neppure lo stesso grande commediografo fu scevro.

Volgendo brevemente lo sguardo alla nostra storia, raramente alle donne sono stati offerti gli strumenti attraverso i quali ribellarsi: istruzione, autonomia economica, autodeterminazione, tutele giuridiche.

 

Tuttavia, con il passar del tempo, ci sono state importanti rivoluzioni a favore delle donne e spesso promosse dalle donne stesse: dalla legge più importante, quella del mondo romano, che concesse alle donne il diritto di ereditare, alle più recenti conquiste quali il diritto di voto, l’abolizione della ridicola legge sulla delitto d’onore o la lentissima agonia del matrimonio riparatore, le leggi sul divorzio e sull’aborto, il lento ma progressivo riconoscimento delle competenze femminili nel mondo del lavoro.

 

Tuttavia, il fatto che i femminicidi e gli omicidi di genere siano sempre più frequenti (fino a 114 in un mese!) fa riflettere su come questa società, malgrado le conquiste giuridiche, sia ancora in effetti una società violenta, analfabeta in senso civico, incapace di accogliere come un arricchimento le diversità di ogni sorta, spesso vissute con competitività e percepite come un impedimento alla realizzazione di se stessi.

A tale proposito, come redazione di betapress, segnaliamo con grande piacere le migliori poesie di Gianluca Lalli, poesie proprio dedicate al valore e alla dignità di ogni donna.

 

“BAMBINA” Poesia sulla tematica della Prostituzione minorile

https://youtu.be/x_keAZosRCU

 

“VIOLENZA” Poesia sulla tematica del Matrimonio Riparatore dedicata a Franca Viola

https://youtu.be/nX4CrJFp4f8

“SEXY” Poesia sulla tematica della sensualità stereotipata

https://m.facebook.com/story.php?story_fbid=343572082499822&id=100005410990670

 

Dunque, come dicevamo all’inizio, la storia di Gianluca Lalli, è proprio una bella storia. 

Certi di aver contribuito ad una scelta etica nel condividerla con i nostri lettori, vi diamo appuntamento a dei nuovi incontri con questo grande artista a 360°.

Continueremo a scoprire insieme a lui le creazioni musicali e le produzioni teatrali che possono fare la differenza in un periodo come il nostro di appiattimento culturale e di omologazione sociale.

AD MAIORA, Dunque, caro Gianluca Lalli.