Putin vivo e vegeto
Sono giorni che i media italiani dedicano ore a dimostrare che le elezioni politiche della Federazione Russa sono una farsa.
Premesso che la Federazione Russa è la diretta discendente dell’Unione Sovietica e che, conseguentemente, è pensabile che sia ancora assai presente in quella terra l’idea di controllo della nazione attraverso una oligarchia che sia in grado di mantenere, anche con strumenti “persuasivi”, il potere, il messaggio che ci arriva da quel 88% è forte e chiaro.
Con questo messaggio faremo i conti nei prossimi anni.
Putin è a capo di un sistema che ha il controllo del suo Paese.
La propaganda funziona allorquando conferma l’opinione ed i valori che il popolo vuole sentire e, attraverso questo, si possa confermare in se stesso.
Putin ha vinto perché l’oligarchia che ha alle sue spalle ha compreso che la maggioranza del popolo russo si sente sicura se lui è il punto di visibilità di un sistema complesso che governa la loro nazione.
I media italici, assai ossequiosi al potere a cui devono dare conto, in caso contrario sarebbero degli stolti e non lo sono, raccontano che Putin è un uomo solo al comando, un despota che in solitudine dispone della vita di un intero popolo, che decide in autonomia le sorti di una delle tre superpotenze al mondo.
Vere baggianate. Mi permetto di definirla “propaganda da dilettanti impreparati”.
Alla grande maggioranza del popolo russo Putin va bene e, conseguentemente, il sistema di potere russo lo sostiene.
Questa la causa che ha fatto fallire i tentativi di facilitare la sua caduta attraverso azioni dall’interno che hanno visto la regia, sempre, nel nostro occidente.
I colpi di stato, più o meno camuffati, richiedono il consenso interno.
La “marcia su Mosca” del capo della Wagner fallì, fu una vera farsa a cui per qualche ora solo in occidente potevano crederci, o far finta di crederci, perché l’assunto su cui si basava era errato.
L’assunto fu che il popolo si sarebbe schierato con il “liberatore” Evgenij Prigožin.
Il popolo russo non ne sentiva la necessità, la “marcia” si trasformò in “passeggiata”, tutto finì con una chiacchierata incredibile a favore di telecamere di generali dell’esercito russo seduti su un muretto con lo stesso Prigožin in cui i primi davano “consigli” al secondo di lasciar perdere.
La “marcia” iniziò e fini nella stessa giornata.
Putin è un autarca? Certamente sì, come molti altri, anche in Europa.
In Italia è impossibile creare nuovi partiti che possano presentarsi alle elezioni a causa di leggi votate da tutti i partiti seduti in Parlamento, questo è un fatto.
Le differenze di azione politica fra i governi di diverso colore sono assai ridotte rispetto ai roboanti proclami delle campagne elettorali, questa la causa delle sempre più risibili percentuali di presenti al seggio rispetto agli aventi diritto.
“Votare non serve a niente, tanto sono tutti uguali” questo dicono gli italiani.
Autarca Putin, sistema autarchico il nostro.
Questo parrebbe pensare il popolo italiano.
“È vivo il re, viva il re” questo ci arriva dal voto russo, con questo “re” le cancellerie occidentali tutte e la NATO dovrà fare i conti, non solo per quanto concerne l’Ucraina.
Come non notare che Stati Uniti e Stati europei tutti sono “debitori” mentre la Federazione Russa è “creditore”?
La Federazione Russa ha un sistema economico basato su numeri piccoli rispetto all’estesa ed alla popolazione ma, in costanza della guerra, esporta materie prime strategiche, grano compreso.
Quel 1.000% in più di importazione di grano da parte del sistema Italia dalla Federazione Russa nel 2023 non necessità commenti.
Salvo il “nuovo Napoleone”, Emanuel Macron, che vuole inviare formalmente e pubblicamente i suoi militari in Ucraina, molto probabile già oggi la presenza di soldati degli Stati aderenti alla NATO nello scenario, senza di essi l’esercito ucraino non esisterebbe, le cancellerie occidentali non sembrerebbero voler mettere in atto tale “follia” per tutta l’umanità. Dichiararla una “follia” è un cortese ed educato eufemismo.
Felici e rassicurati abbiamo letto quanto, con sempre maggiore forza e chiarezza, dichiara sul tema il Santo Padre.
Identiche emozioni causano le “strutturate” e “stabili” parole del Presidente Mattarella a Cassino del 15 marzo scorso.
Putin, da parte sua, nel discorso di ringraziamento al suo popolo dopo la vittoria nella tornata elettorale, ha aperto a logiche post belliche sull’Ucraina, concetto che il portavoce dello stesso leader russo Peskov aveva già messo sul tavolo il 13 giugno del 2023.
Al tempo lo scenario era assai meno favorevole all’esercito russo.
Ancor di più dopo le elezioni in Russia la necessaria, non solo auspicabile, pace in Ucraina si raggiunge con il pragmatismo.
Dallo stato dei fatti, e non dalla propaganda occidentale, bisogna partire per costruire una nuova stabilità.
In questo scenario noi occidentali dobbiamo ricordare la presenza del popolo ucraino, molto di più che di Zelensky e della sua oligarchia.
Sono certo, però, che anche il popolo ucraino desideri tornare ad una vita in pace con tutti.
Per questo l’idea delle aree cuscinetto sono un passo, probabilmente, nella direzione giusta.
Certamente assai più interessante a quella della guerra nucleare.
Se le nostre cancellerie non hanno la capacità del cambio di passo noi europei non possiamo fare altro che sperare nelle elezioni presidenziali americane di novembre.
Dobbiamo sperare che Donald Trump vinca ed il progetto MAGA riparta.
Make America Great Again potrebbe essere utile anche alla nostra Italia, ad alcuni Stati europei meno, ma mi chiedo quanto questo debba essere importante per noi italiani.
A Giugno si vota per l’Europa, forse agli italiani converrà “mandare in Europa” chi vorrà andarci con una postura più “da italiano”, postura di chi vuole realmente tutelare i nostri interessi, che piuttosto di chi ritenga che sia necessario in Europa una continuità attraverso un secondo mandato alla Von der Leyen.
I “ponti” in politica si costruiscono fra “simili”, simili per davvero non a chiacchiere elettorali.
Ignoto Uno
Bravo Corrado. Parole sante.