Il Faust dentro di noi

Il mio nome è Faust e non mi sazio.

Ho milioni di fratelli,

tutti identici a me e abitiamo i corpi mortali di uomini eterni.

La mia storia è molto semplice ma straordinaria.

Ero un uomo anche io e già allora non mi saziavo e un giorno venne da me il diavolo a chiedermi la mia anima così appetibile.

Io neppure sapevo che la mia anima fosse così preziosa e accettai quando il diavolo mi propose il suo cambio: avrei potuto avere tutto quello che volevo al mondo e nell’universo.

Il diavolo avrebbe riscattato la sua merce solo alla fine, solo in un caso: quando e semmai avessi detto “ne ho abbastanza”.

Forte della mia fame, mi convinsi di essere immortale e tale rimasi per lunghissimo tempo.

Ero un brav’uomo, colto e di scienza e avevo sentimenti nobili quando iniziai questo mio viaggio.

Amai, uccisi, mi corruppi e diventai peggiore di chiunque, pensai di essermi allontanato da me ma mai, mai mi saziai.

Quando morì fu per errore: Mefistofele pensò che fossi sazio e quando fu il mio momento di pagare il pegno, gli angeli mi salvarono; la mia anima fu salva perché, nonostante tutto quello che avevo fatto, tutti i crimini commessi e tutte le aberrazioni compiute, io avevo provato.

E oggi sono qui,

io e i miei fratelli abitiamo i corpi mortali di uomini eterni

e ci stiamo stretti

e ogni giorno ci dimeniamo e tormentiamo il nostro ospite perché vorremmo di più e lo spingiamo a non accontentarsi e a non saziarsi.

Siamo la voce che ti fa chiedere “ancora e ancora”,

che ti tiene scomodo anche quando agli occhi degli altri hai tutto,

che ti affama e ti asseta di cibo e vino che non sono a casa tua.

Siamo la bramosia furiosa che vuole farti cambiare il mondo perché questo in cui stai è troppo piccolo e non ti sazia.

Siamo la legittimazione della ricerca, la componente salvifica che ti confonderà, ti peggiorerà ma ti garantirà che la tua vita non è stata né vana né sprecata perché hai provato.

Io sono Faust, vivo dentro te e non mi sazio.

 




Perché la sposa di Barbablù si è salvata

La chiave proibita di Barbablù si chiama “Perché?”

Quando la giovane sposa si avvicinò all’ultima porta tenendo stretta tra le dita, separata dal grande mazzo, la più piccola delle chiavi, sentì come una specie di paura.

Con lei le sorelle più grandi, il sangue del suo sangue, le più sagge, le più esperte, quelle che avevano visto di più della vita, la incoraggiavano ad usare quella chiave e lei si fidò.

Quella chiave era la più piccola del grande e pesante mazzo lecito che precedentemente aveva aperto ad una ad una tutte le altre porte di quel grande e bellissimo castello che la giovane sposa credeva proprio.

Dietro ciascuna porta le chiavi avevano concesso la vista e il godimento di meraviglie e gioie.

E tanto poteva bastare e le era bastato fino a quel momento, ma non bastò alle sagge sorelle.

Restava ancora quella chiave, quella piccola chiave che avrebbe aperto quella porta; quella piccola, preclusa porta.

Quella chiave era piccola ma avrebbe aperto la porta più pericolosa di tutte: quella proibita, l’unica che la giovane sposa non aveva il permesso di aprire.

Quella che, da sola, le faceva capire che il castello non era suo.

Quella chiave aveva un nome, si chiamava “Perché?”.

Ed era piccola ma pericolosissima perché apriva la porta della Verità.

Quando la chiave girò, la porta si aprì e tutto fu chiaro.

Improvvisamente la barba di Barbablù fu chiaramente blu e non di nessun altro colore che poteva sembrare normale, come ad un certo punto era sembrato alla giovane sposa quando cedette al corteggiamento.

Improvvisamente furono chiari i delitti, le colpe nascoste e il sangue.

Gli interessi personali, le bugie e i raggiri.

Improvvisamente fu tutto vero e la giovane sposa ne ebbe paura.

Barbablù intanto stava rientrando ed era sempre più vicino a scoprire la disobbedienza della sposa.

La sposa richiuse la porta e nascose la chiave nella tasca del vestito.

Ma la chiave era il “Perché?” e aveva avuto la sua risposta e la verità non può essere nascosta.

Fu così che la verità, sotto forma di sangue, iniziò a sporcare la tasca, le mani e l’abito tutto della sposa che ebbe ancora più paura.

Cambiò l’abito e lo nascose nell’armadio.

Ma l’emorragia di verità non si fermava e dopo poco anche l’armadio iniziò a sanguinare.

E la giovane sposa aveva paura.

Quando Barbablù rincasò e vide che il suo segreto era stato svelato e non poteva mai più essere nascosto, non lo sopportò e decise di uccidere la sposa.

Ma la ragazza non era sola, aveva le sorelle, che le consigliarono di prendere tempo e, intanto, di nascosto, andarono a chiamare i fratelli.

E così, mentre la ragazza chiedeva tempo per prepararsi alla morte, si avvicinarono al castello correndo i fratelli di lei, il sangue del suo sangue, la parte di lei più forte, più coraggiosa, quelli che avevano sempre combattuto e vinto le battaglie della vita.

I fratelli arrivarono al castello e Barbablù, colto di sorpresa e sopraffatto dalla forza dei fratelli, fu ucciso.

Fu così che la giovane sposa, grazie alla chiave del “Perché?” e alla disobbedienza divenne una donna al pari delle sorelle e con i fratelli si diresse verso un nuovo viaggio.


Dedicato a chi ha paura di usare fino in fondo la chiave del “Perché?”, 

a chi sa che la verità che gli hanno raccontato è strana e, anche se molto bella, non è la verità.

A chi sa che la barba di Barbablù (dentro o fuori di noi) e blu e c’è un motivo.

A chi vuole scoprire quel motivo.

A chi non vuole avere paura delle verità perché è molto più forte di ciò che crede ed è in grado di affrontarla.

 

Crediti

Ispirato a Donne che corrono coi lupi di Clarissa Pinkola Estès: libro

Audiolibro Barbablù di Perrauld

 




COVID-19 – cronologia di una pandemia

Mentre ci apprestiamo a vivere la fase 2, proviamo a riprendere le fila si questi due mesi scarsi di quarantena proponendo un diario cronologico di questo periodo senza precedenti.

Prima della quarantena

Tutto inizia a Wuhan, una cittadina cinese, il 31 dicembre 2019.

Il 1 gennaio 2020 viene chiuso il mercato di Wuan e i contagiati vengono messi in quarantena.

Il virus viene riconosciuto subito come molto pericoloso e contagioso.

In Italia, nello stesso periodo, si sono verificati molti casi molto aggressivi di polmonite.

Il 7 gennaio 2020 il virus ha un nome: “2019-nCOV” per noi Covid-19.

Il 9 gennaio 2020 viene comunicato il primo caso ufficiale di decesso e l’Organizzazione Mondiale della Sanità conferma lo stato di epidemia.

Noi intanto stiamo a guardare e sentiamo che ci dicono che in Italia non sarebbe arrivato.

Il 17 gennaio il Centro Europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie (ECDC) dice che bisogna stare attenti perché il virus potrebbe arrivare presto in Europa.

Intanto in Cina aumentano i numeri di casi ma fino ad oggi è impossibile capire l’ammontare della differenza tra i numeri dichiarati e quelli reali.

Covid nel resto del mondo

Il 21 gennaio arriva il primo caso di contagiato negli Stati Uniti d’America.

Ma ancora noi in Italia non ci sentiamo in pericolo: i numeri parlano di 316 casi nel mondo e 6 decessi confermati.

Chiusura du Wuahn

Il 22 gennaio il governo cinese chiude Wuahn e mette in quarantena i suoi undicimila abitanti e a seguire viene chiusa quasi tutta la provincia di Hubei (siamo a circa 60 milioni di persone), pare che il virus abbia un periodo di incubazione durante il quale può essere asintomatico ma infettivo.

Arriva l’obbligo in Cina di indossare le mascherine.

In tv noi vediamo immagini di persone con le mascherine e dentro tute di plastica ma ci sembrano realtà lontane, in più i media ci rassicurano.

Il 23 gennaio si viene a sapere che il capodanno Cinese a Pechino non verrà festeggiato e che in Cina chiudono gli aeroporti.

lo stesso giorno viene posata la prima pietra dell’ospedale Ospedale Huoshenshan  dedicato ai malati di Coronavirus che verrà ultimato in 11 giorni.

In Italia guardiamo questa cosa con stupore e pensiamo con ironia che noi in Italia non saremmo in grado e invece ad aprile dimostreremo il contrario: Milano, Bergamo e Napoli dimostrano l’eccellenza.
Ad Aprile, a Napoli, il reparto Covid viene costruito in 30 ore.

L’OSM espande il livello di allerta

Nei giorni seguenti il virus dilaga in Cina, i numeri sono sempre falsati ma il 26 gennaio l’OSM espande il livello di pericolosità “molto alto” del virus al resto del mondo.

Il mondo chiude i confini con la Cina.

I casi in tutto il mondo crescono.

Il 30 gennaio l’organizzazione mondiale della sanità dichiara il Covid-19 un’emergenza di sanità pubblica di rilevanza internazionale.

Il primo febbraio la Cina ammette di aver affrontato la gestione dell’epidemia in modo inadeguato, intanto arriva il primo caso di decesso Covid riconosciuto fuori dalla Cina, nelle Filippine.

Il contagio dilaga.

Il 5 febbraio arriva la notizia della Diamond Princess: una nave da crociera con a bordo 35.000 persone tra cui una trentina di italiani, la nave è in quarantena per via di alcuni casi di Covid.

L’8 febbraio pare che i contagiati a bordo della Diamond Princess siano una sessantina.

Il 12 febbraio il virus viene battezzato Covid-19,  e fa paura.
La fiera internazionale di telefonia Mobile World Congress e il Gran Premio di Cina di Formula1 e il salone del mobile di Pechino non si terranno.

Intanto il governo cinese accetta di annoverare tra i contagiati Covid-19 che gli asintomatici in coerenza con i criteri dell’Organizzazione Mondiale della Sanità.

Seguire i numeri non è facile.

Nel mondo dilagano i contagi.

Il Covid-19 arriva in Italia

La notte tra il 21 e il 22 febbraio (ma questo verrà fuori dopo) ad Alzano Lombardo muore una donna ricoverata per scompenso cardiaco una decina di giorni prima che potrebbe aver contratto il Covid in ospedale.

Il 21 febbraio viene riconosciuto ufficialmente il paziente uno, è della provincia di Lodi.

Covid-19 è arrivato in Italia.
Il focolaio si ingrossa in pochissimo tempo: la provincia di Lodi è in isolamento.

Il 22 febbraio il governo cinese ammette di aver barato sui numeri .

La psicosi degli assembramenti

L’Italia si mette in allerta: la prima cosa da fare è “evitare gli assembramenti”; a nord vengono chiuse le università e le scuole, vengono annullate le manifestazioni legate al carnevale ed eventi sportivi.

In Giappone si guardano le Olimpiadi di Tokyo 2020 e se ne valuta l’annullamento.

Il 28 febbraio viene pubblicato il Report of the WHO-China Joint Mission on Coronavirus Disease che annuncia che il virus ha origini animali.

La situazione peggiora sempre più, nel nord Italia i casi di Covid-19 aumentano; il 3 marzo il governo italiano annuncia che, per contenere il virus, potrebbe istituire zone rosse.

Detto fatto, l’8 marzo l’Italia intera è zona rossa.

La stessa notte avviene la grande fuga dal nord Italia verso il sud.

Le regioni sono in allerta.

Il resto del mondo inizia ad adottare le misure italiane.

Inizia così la Fase 1

L’11 marzo viene dichiarata la pandemia.

I canali di comunicazione danno indicazioni chiare e continue sulle misura da adottare:

  • si deve stare a casa,
  • bisogna lavare bene le mani,
  • bisogna mantenere la distanza di sicurezza di almeno un metro tra le persone.

Tv e giornali non parlano di altro.

In Europa si pratica crudo ostruzionismo nei confronti dell’Italia, l’America de l’Inghilterra criticano l’Italia e poi la apprezzano.

Le notizie false si mescolano a quelle vere, le notizie vere vengono modificate da un giorno all’altro.

Il morale delle persone cambia da un giorno all’altro.

L’Italia è frammentata: ogni comune ha la propria storia del coronavirus, c’è chi ha visto portar via per sempre cari e conoscenti e chi lamenta di non potersi godere le giornate di sole.

Le aziende chiudono, altre si convertono, nessuno ha idea di cosa sarà il futuro.

Il mondo si ferma.

Tutti sono angosciati per qualcosa che non conoscono.

Regole della fase 1

Chiusura di tutti gli esercizi commerciali non di prima necessità

Chiusura di tutte le attività non legate alla gestione dell’emergenza 

Impossibilità agli spostamenti inter-regionali e intra-regionali salvo per motivi inderogabili.

Arriva l’autocertificazione a giustificare gli spostamenti.

Sospensione di tutti gli eventi e le competizioni sportive

L’Italia scopre lo smart working e le lezioni on line.

Sono sospese le celebrazioni religiose e tutti i tipi di ritualità di gruppo.

Gradualmente chiudono gli esercizi ristorativi 

Gradualmente chiudono tutte le attività salvo quelle di prima necessità come alimentari, edicole, tabaccherie, farmacie e parafarmacie

È consentito il trasporto delle merci ma sospeso il trasporto di persone

Il mancato adeguamento alle dette indicazioni comporta sanzioni.

 

La risposta degli italiani.

 

Gli Italiani, intanto attraversano diverse fasi.

Immediatamente vengono organizzati fash mob dai balconi: si canta e si balla per sentirsi più vicini, è il book di conferenze on line e di attività di aggregazione attraverso la rete.

Nascono gruppi facebook e canali telegram.

I super mercati non fanno in tempo a ripristinare le forniture di farina, lievito e carta igienica.

Gli imprenditori entrano in sofferenza mentre il governo adotta una serie di azioni in sostegno della categoria ma nulla può veramente sostituire l’esercizio lavorativo.

Chi vive nelle zone tartassate dalla pandemia ha paura ad uscir di casa e piange gli affetti falciati dal virus.

Chi ha la fortuna di vivere nelle zone meno colpite, in parte rispetta il dolore dei connazionali più colpiti un po’ non crede che il pericolo sia reale.

Inizia una gara di solidarietà per sostenere chi combatte il virus e chi è stato penalizzato da questo.

C’è chi vorrebbe far competere nord e sud in una gara di efficenza e mortalità ma di questo non parleremo perché siamo tutti italiani e rimandiamo ad un articolo del nostro direttore.

La giostra dell’informazione

Intanto circolano le notizie più disparate e si fatica a star dietro alla verità:

  • il virus può essere o non può essere propagato dagli animali domestici
  • il virus è uno o sono tanti
  • la cura esiste o non esiste
  • negli ospedali salvano i più giovani a favore dei più anziani o no
  • il virus è stato creato in laboratorio o viene da salto di specie
  • la vitamina C previene il contagio o lascia il virus indifferente
  • bere bevande calde protegge o non protegge

Insomma, non sono stati giorni facili neppure per l’informazione.

Il DPCM del 26 aprile 2020

E così il 26 aprile siamo arrivati al DMPC 26 aprile 2020 con cui il presidente del consiglio Giuseppe Conte ha annunciato l’inizio della fase 2 a partire da oggi 4 maggio 2020.

La redazione di betapress vi augura una fase con più libertà e rispetto e meno invasione delle idee e degli spazi degli altri, con più affetto e meno indifferenza; con un po’ più distanza fisica rispetto a prima della pandemia ma molta più vicinanza affettiva.

 

Fonti

OSM Report del Covid-19 

Wikipedia

Piano Nazionale di preparazione e risposta ad una pandemia influenzale

Misure del Governo sul tema di Covid-19

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Coronavirus, stare dall’altra parte!

Cura a Casa il covid 19, forse sì!




La noia

Benedetto sia quel sentimento che ci prende quando davvero non sappiamo cosa fare,

quel sentimento che piano piano perdiamo con l’età perché, più cresciamo, meno tempo, ci pare, ci resta per annoiarci.

Più cresciamo, più ci pare che il mondo abbia sempre qualcosa da esigere da noi, qualcosa che, se non la portiamo a termine, potrebbe mettere a repentaglio l’intera esistenza cosmica.

Benedetta sia la noia quando ci lascia distanti da tutto quello che normalmente facciamo e ci fa dire “non c’è nulla da fare”.

Accogliamo la noia e amiamola perché essa è Benedetta.

Quando la grazia della noia ci tocca, non cerchiamo alternative o distrazioni,

non cerchiamo riparo in passatempi che portano via i nostri pensieri,

non apriamo una finestra sulle vite degli altri ma, piuttosto, apriamola sulla nostra.

Benedetta sia la noia che ci presenta la nostra vita, che ci da la possibilità di restare soli con noi stessi, lì dove siamo

e di conoscerci, socializzare con noi, cosa che non facciamo spesso.

Amiamo la noia che ci lascia soli con noi stessi, lì, nel vuoto, dove il peggiore dei rischi che possiamo correre è lo stupore di incontrarci e riconoscerci.

 

 




Il percorso iniziatico del sanscrito

Mi piaceva studiare il sanscrito perché per i filosofi indiani non si poteva essere filosofi senza prima essere grammatici.

Prima di avviare le speculazioni più raffinate, l’allievo che voleva iniziare questa avventura doveva conoscere gli strumenti.

Lo strumento del pensiero è la grammatica.

La grammatica è il codice che usiamo per avviare il pensiero e articolarlo.

Ci sono voluti millenni perché l’illuminato occidente intuisse che esiste un collegamento tra il modo di costruire un periodo sintattico e pensare.

Loro lo sapevano.

L’allievo

prima imparava lo strumento

poi lo applicava nel ragionamento

poi ancora faceva silenzio

infine parlava

A quel punto il maestro lo rimproverava perché non avevano capito nulla

e l’allievo ricominciavo da capo.

Così avanti all’infinito.

La grammatica amici cari

la grammatica.

E prima di chiederci perché una persona ragiona in un certo modo, osserviamo come parla e scrive.

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Il valore dell’amicizia

L’amicizia è immensa ma non ha spazio.

Accoglie chiunque bussi e chiude porte con cortesia.

L’amicizia è un sentimento divino applicato a chi è anche troppo umano.

Perdona all’infinito 

ma solo chi ammette la sincerità.

L’amicizia non vuole bugie 

ma le perdona per amore della debolezza.

L’amicizia è così accessibile a chi si presenta nudo 

e inespugnabile per chi indossa veli.

Benedette quelle mattine che ci riportano agli amici.

Benedette le ore a parlare di sé perché al mondo non esiste nessun altro.

Benedetto lo spazio sacro dell’abbraccio in cui si pensa solo a chi c’è dentro.

Benedetta l’amicizia che ha spazio, tempo e affetto infinito.

Beato chi ha un amico perché il mondo sarà sempre bellissimo.




La bellezza delle cose impreviste

Della mia vita, del mio lavoro, dei miei affetti amo soprattutto le cose impreviste

 

Luigi Pirandello diceva che l’umorismo è la percezione del sentimento del contrario

e a me, il fatto che le cose vadano al contrario di quello che mi aspetto, fa ridere.

La mia vita è tenuta insieme da un curioso senso del divertimento.

Mi piace svegliarmi al mattino e pensare: “chissà cosa accadrà?”,

mi piace trovarmi di fronte a situazioni che sembrano disperate e pensare: “chissà come risolverò questa cosa questa volta?”,

mi piace la risata isterica del “non può accadere veramente”.

E poi agire.

È lì che mi sento viva.

A me, della mia vita perfettamente pianificata (sì perché alla fine io pianifico tutto), piacciono gli imprevisti e le azioni o le non azioni che ne conseguono.

Quando organizzo qualcosa mi piace avere tutto sotto controllo: pianificare tutto minuto per minuto, visualizzare, vivere tutto nei particolari mille volte nella mia mente.

Con l’esperienza ho imparato a fare un piano principale e a tenere sotto controllo una serie sempre crescente di possibili imprevisti, inclusi degli spazi vuoti di osservazione e del “lasciar accadere”

e, nonostante questo, mi stupisco ancora…

che magnificenza la vita…

Ciò che ci accade è simile a una partita a tennis:

sappiamo che ci sono buone possibilità che arriverà la palla nel nostro campo e conosciamo il gesto tecnico per respingerla ma non sappiamo come, dove, quando, con che intensità arriverà, se pioverà, se farà caldo…

si sa che si giocherà la partita e ci si prepara a tutto.

In quello che faccio, mi piace il fatto che molte cose che per altri sono ancora sconvolgenti, per me fanno già parte del piano senza essere discriminanti.

Credo si chiami studio ed esperienza.

E poi, per sopravvivere a tutto questo, ho una gran fiducia.

Ho fiducia innanzitutto in me, a volte rasento il delirio di onnipotenza (ma lo affronto con ironia),

ho fiducia nelle persone che mi stanno accanto, nei professionisti che incontro e, soprattutto, ho fiducia nelle scelte delle persone che si allontanano.

E poi sono fortunata.

Sono fortunata perché non ricordo persone sgradevoli sulla mia strada, non ricordo persone che non hanno contribuito al mio miglioramento.

Sono fortunata perché sono molto selettiva, soprattutto nella memoria.

Sono fortunata perché, in linea generale, non ho paura.


Dedicato a chi ama ridere e sa che, come diceva Italo Svevo, “per ogni veleno esistono i disveleni”

 




Le persone speciali

Le persone speciali le riconosci perché si sviluppano tutte in edizione illimitata.

Hanno illimitato amore, illimitata forza, illimitata memoria e illimitata misericordia.

Illimitata pazienza, illimitato carisma, illimitata gentilezza e illimitata fede.

Le persone speciali hanno illimitati abbracci, illimitate carezze e illimitati baci,

Illimitato tempo, illimitato spazio, illimitati cieli e illimitato ossigeno.

Illimitati hanno cibo e acqua alle loro tavole, spazio sotto gli ombrelli e letti sotto il loro tetto.

Le persone speciali sono tutte in edizione illimitata

Tutti gli altri, sono limitati.

 




La Generosità Circola: la cordata di solidarietà degli imprenditori italiani contro COVID-19

La Generosità Circola: la cordata della solidarietà delle aziende italiane a favore di chi combatte contro il COVID-19

La solidarietà che alleggerisce l’angoscia

Alla fine di tutto questo, le persone si ricorderanno solo se siamo stati umani o no

Questa è l’unica certezza che chi scrive si sente di avere in questo periodo eccentrico e, forse, è l’unica cosa che alleggerisce l’angoscia.

Chi scrive, come tanti, è fortunata perché è circondata da persone profondamente umane che, nonostante la sofferenza lavorativa, continuano a chiedersi come aiutare gli altri, le istituzioni e chi si sta sforzando di dare sempre di più sul campo.

La condizione dei piccoli e medi imprenditori italiani non è facile, non lo è per niente.

Ma la cosa più straordinaria e oltre il limite è che anche loro dimostrano di essere eroi.

La nascita del progetto

L’altro ieri parlavo con un mio amico che ha una osteria a Rovereto (TN), lui è un uomo dalla caratura umana molto alta; anche lui, come tantissimi colleghi, ha subìto il fortissimo colpo della chiusura. 

Anche lui, come tanti colleghi, sta facendo i conti con le spese e i piani di sostenibilità.

Anche lui, come tanti altri colleghi, vuole dare il suo contributo a chi si impegna e combatte contro COVID-19.

L’altra mattina il mio amico mi ha chiesto un consiglio: aveva deciso di dare il suo contributo ma non sapeva come perché nella sua zona, fortunatamente, i servizio mensa dell’ospedale non è al collasso quindi non servono pasti caldi per gli operatori.

Quando però ha capito che la risorsa utile in questo momento sono i fondi, ha ideato il “canederlo del sorriso”.

Una iniziativa di raccolta fondi basata sulla vendita del suo piatto forte: il canederlo.

L’intero importo raccolto andrà devoluto in beneficenza alla sua Azienda Provinciale per i Servizi Sanitari.

La circolazione della generosità

A me l’idea è piaciuta talmente tanto e tanto mi ha commossa che ho chiesto l’autorizzazione al mio amico, Paolo Torboli, di poter coinvolgere anche altre aziende, lui ha generosamente acconsentito e ho passato le ultime 24 ore a chiamare e sensibilizzare quanti più piccoli imprenditori possibile in tutta Italia.

Poiché la generosità circola e lo fa velocemente e con entusiasmo, subito in tanti si sono mossi, così è nata La Generosità Circola“: il progetto di raccolta fondi promosso da noi di Betapress.it per ispirazione di Paolo Torboli dell’Osteria Il Pettirosso.

Ognuno sta contribuendo con un piccolo segno: chi offre un gadget, chi un servizio estetico, chi altro…

Alcuni hanno già aderito e contattato i loro clienti, altri si aggiungeranno in corso d’opera perché, davvero, mancava il tempo tecnico per organizzarsi.

Il ruolo di Betapress

Ovviamente a questa maratona di generosità non potevamo non partecipare anche noi di Betapress; così, nella mia qualità di caporedattore e consulente di comunicazione e grazie agli strumenti messimi a disposizione dal gruppo editoriale e dai colleghi tutti, abbiamo scelto di sostenere queste aziende con il totale supporto comunicativo del caso: cli imprenditori che aderiranno saranno aiutati nella preparazione dei testi e dei materiali nonché nella loro divulgazione.

I partecipanti

Ad oggi, meno di 24 ore dal primo passa parola hanno aderito 10 aziende che ho il piacere di indicare di seguito

OSTERIA DEL PETTIROSSO, di Rovereto (TN) il nostro simbolico capofila che, con l’iniziativa Il Canederlo del sorriso, devolverà in beneficenza l’intero importo di un Canederlo del costo di €12,00.

K2 Progetto Corpo, di Caronno Pertusella (VA) che con l’iniziativa Il virus ci fa un baffo! devolverà in beneficenza l’intero importo di un trattamento di epilazione baffetti al costo di €10,00.

La Dolce Vita “the beauty lounge experience”, di Novara che con l’iniziativa Bellezza per la solidarietà devolverà in beneficenza l’intero importo di un trattamento di un buono bellezza al costo di €10,00.

Angolo di Paradiso, di Allumiere (ROMA) che con l’iniziativa Il baffetto della solidarietà devolverà in beneficenza l’intero importo di un servizio di epilazione baffetti al costo di €10,00.

Sublimando 2.0 di Oliviero Denni, di Carpi (MO) che con l’iniziativa La ricarica del sorriso devolverà in beneficenza l’intero importo di un Caricatore Wireless al costo di €10,00.

SpecialGas, di Carpi (MO) che con l’iniziativa La ricarica del sorriso devolverà in beneficenza l’intero importo di un Caricatore Wireless al costo di €10,00.

Revolutionbody, di Biella che con l’iniziativa Il virus ci fa un baffo devolverà in beneficenza l’intero importo di un trattamento di epilazione baffetti al costo di €10,00.

Amalaki di Messina Rosalba, di Bergamo che con l’iniziativa Il virus ci fa un baffo  devolverà in beneficenza l’intero importo di un trattamento di epilazione baffetti e sopracciglia al costo di €13,00.

Magnolia di Stefania Guariso, di  Moncalieri (TO) che con l’iniziativa Il virus ci fa un baffo, devolverà in beneficenza l’intero importo di un trattamento di epilazione baffetti al costo di €10,00.

Riflesso Evolution, di Montebbelluna (TV) che con l’iniziativa Il virus ci fa un baffo, devolverà in beneficenza l’intero importo di un trattamento di epilazione baffetti al costo di €10,00.

Purtroppo questa azione non è adatta a tutti i piccoli imprenditori, ci sono quelli che non hanno beni o servizi adatti a questa raccolta fondi, però ci hanno tenuto tanto a farci sapere che loro volevano esserci pur donando in forma autonoma ai loro Enti locali.

È il caso di 

ACF GROUP s.r.l. – Assicurazioni Credito Finanza e ACF Finance di Antonio Consiglio di Parma

Vi ringraziamo, vi ringraziamo di cuore tutti quanti.

Unisciti all’iniziativa

Se qualcun altro volesse contribuire a questa iniziativa, mi contatti all’indirizzo chiara.sparacio@betapress.it: sarà per me un piacere contattarlo e dare tutte le informazioni del caso.

Aggiornamenti

Alla fine dell’emergenza, quando tutti noi potremo andare a ritirare il nostro acquisto, noi di betapress pubblicheremo un nuovo articolo e vi racconteremo quante imprese si sono unite e quanto hanno raccolto, sarà bello e importante per noi festeggiare tutti assieme.

Alla fine di tutto questo, le persone si ricorderanno solo se siamo stati umani o no




Lista dei contagiati per proteggere il paese

Lista dei contagiati: la richiesta al capo del governo di due avvocati siciliani.

“oggetto: riflessioni tecniche sulla necessità di una banca dati COVID-19, di ampio accesso”
così si intitola una lettera inviata da due avvocati Siciliani al Presidente del Consiglio Giuseppe Conte.

 

Loro sono Andrea Caristi e Francesco Savasta e da avvocati dei cittadini cercano un dialogo con l’avvocato degli italiani.

La richiesta ha a che fare con la creazione di una banca dati che riporti l’elenco aggiornato dei positivi al virus.

“una banca dati COVID-19, nella quale possa essere accessibile, con le dovute cautele, l’elenco dei soggetti contagiati o potenzialmente contagiati, articolato secondo le ASL di competenza, su tutto il territorio nazionale”.

Le cause

I due avvocati si fanno portavoce di una esigenza popolare: la percezione dal pericolo indotto da positivi sprovveduti che infrangono i dettami ministeriali rischiando così di espandere il contagio con la complicità involontaria di chi, inconsapevolmente, interagisce con essi.

Il periodo del contagio è una emergenza reale e dare a tutti la possibilità di essere coscienti del contesto in cui ci si muove, è un gesto civile volto al benessere comune.

Si legge infatti nella lettera

“Immaginiamo che un soggetto possa avere avuto contatti con una persona affetta dal COVID-19, che ella si sia ammalata, ma abbia omesso di informare (anche per mera dimenticanza) tutti coloro che abbiano avuto con lui contatti diretti, e nessuno del personale medico o paramedico lo abbia fatto, nell’ambito delle indagini susseguenti. Tutte le relazioni interumane, come noto, sono fonte di potenziale contagio. Essere ignari rende la cosa di una certa gravità”.

Essere ignari rende la cosa di una certa gravità.

Ovviamente molte persone riconosciute positive, spinte da giusta civiltà, si sono preoccupate di informare i conoscenti in modo da spingerli naturalmente verso maggiore attenzione.

Antefatto.

Alcune di esse, però, per dimenticanza o malafede non lo hanno fatto.

A questo proposito viene preso ad esempio il noto caso avvenuto presso il comune di  Santa Marinella (ROMA) ove un soggetto positivo e in quarantena ha informato del contagio dopo più di 10 giorni un amico che aveva incontrato e sicuramente contagiato,.

“Il soggetto positivo e in quarantena ha diffuso per caso l’informazione all’altro (di essere positivo al coronavirus) soltanto nella tarda serata dell’8 marzo u.s., durante una telefonata di cortesia, fatta per altri motivi. Alla domanda: da quanto lo sapevi? Egli ha risposto: dal 26 febbraio u.s., appena 4 giorni dopo l’incontro, ma 16 dal dies a quo”.

Ciò vuol dire che l’amico avrà sua volta rischiato di contagiare decine di persone incontrate durante quel periodo.

Se l’amico avesse potuto avere accesso a una lista dei contagiati, avrebbe potuto verificare tempestivamente a sua volta il proprio stato di salute.

Estremi giuridici

La decisione è molto delicata e richiede una riflessione attenta.

Si potrebbe dire, leggendo la lettera, che la creazione di una lista pubblica di contagiati non potrebbe essere accettabile per via della legge sulla privacy.

L’avvocato Caristi, esperto dell’argomento, assieme al collega Savasta sottolineano come L’art. 9, lettera I), del Regolamento UE 679/16 consenta che i dati personali dei cittadini vengano trattati  e comunicati in caso di “motivi di interesse pubblico nel settore della sanità pubblica quali la protezione da gravi minacce per la salute”. 

L’intento di questa proposta, si legge nella lettera, è 

“Contribuire al contenimento del contagio, in qualunque modo o forma”.

Conclusione

La lettera di conclude con la dichiarazione di vantaggio dell’operazione

“La banca dati-COVID 19, a nostro giudizio, solleciterebbe già di per sé, comportamenti virtuosi andando nella direzione di un rafforzamento delle responsabilità personali e approdando, in definitiva, alla vie auspicate dall’O.M.S.: estensione dei monitoraggi e prevenzione generale.

In questo senso, essa potrebbe inoltre costituire un valido ausilio a livello territoriale per monitorare il mancato rispetto dei divieti imposti alle persone sospette o malate in quarantena nonché, in ultimo, per monitorare i soggetti guariti, per via del potenziale riaffacciarsi del virus (ove lo stato della tecnica non escluda con certezza la recidiva)”.

Pro e contro

Purtroppo l’istituzione di una lista di questo genere ha tanti pro quanti contro:

Se da un punto di vista giuridico non fa una piega, dal punto di vista sociologico potrebbe riservare dei problemi.

Volendo fare una prima lista di pro e contro vengono fuori le seguenti idee

pro: 

  • chi ha contrato il virus non dovrà preoccuparsi di avvisare tutte le persone con cui è entrato in contatto.
  • Con l’esistenza della lista nessuno potrà seguire comportamenti irresponsabili.
  • Sapere esattamente chi ha il virus e chi no, stronca le dicerie da pianerottolo.
  • Controllo di eventuali recidivi.
  • Ausilio nel monitoraggio dei divieti.

Contro:

  • una lista del genere potrebbe generare una sorta di odio sociale all’interno della comunità generando oltre alle consigliate e doverose cautele della quarantena una ulteriore ostilità che peggiorerebbe la vita della comunità.
  • Un ulteriore sforzo burocratico su un sistema già saturo: l’elenco dei contagiati, dovrebbe essere costantemente aggiornato inserendo i nuovi contagiati e togliendo i guariti o i deceduti
  • Il panico nella gestione di eventuali errori.
  • Rischio di una moderna caccia all’untore.
  • Precedente che distruggerebbe irrimediabilmente la già debole garanzia di privacy.

E chi legge è pro o contro e perché?