Apri tu che apro anch’io.

Puntuali come un orologio svizzero si riaccendono le polemiche sulle aperture festive e domenicali dei negozi.

La mai tollerata e accettata liberalizzazione voluta dall’allora presidente del consiglio Mario Monti scatena, a ridosso delle principali festività, le ire di parte del mondo economico e delle associazioni di categoria.

Con la  «manovra Salva Italia» varata con il decreto-legge 6 dicembre 2011, n. 201, convertito, con modificazioni, dalla legge 22 dicembre 2011, n. 214, Monti pose fine alla lunga battaglia tra i promotori e i contrari alle liberalizzazioni.

Si passò quindi da una disciplina sostanzialmente regolatoria, dove le Regioni ed i Comuni in forza della loro competenza in materia di Commercio stabilivano orari e modalità di apertura delle attività commerciali, ad una quasi totale deregulation nel quadro della politica di liberalizzazione della c.d. Direttiva Servizi, anche detta Bolkestein – Direttiva 12 dicembre 2006, 06/123/CE – attuata con D.Lgs. 26 marzo 2010, n. 59.

Il nodo della questione, in un ambito più generale, riguarda la possibilità, prima derogatoria, di aprire in qualunque giorno e orario dell’anno la propria attività commerciale.

La normativa dibattuta, oltre a questo aspetto maggiormente sentito, supera il principio del contingentamento delle autorizzazioni commerciali.

Infatti, non è più prevista la possibilità da parte dei comuni di limitare, anche attraverso i piani generali del commercio, le nuove aperture di negozi al disopra dei 250 mq di superficie (per i negozi di vicinato la liberalizzazione delle nuove attività era stata attuata con le modifiche normative alla rigidissima legge 11.6.1971, n. 426 che prevedeva una concorrenza fortemente contingentata).

La deregulation in materia di contingentamento, colpisce direttamente la politica.

Da un giorno all’altro le Regioni e i comuni hanno perso gran parte del loro potere in materia, non avendo più la possibilità di determinare qualitativamente a quantitativamente il numero e la superficie delle attività economiche e commerciali insediabili.

Questo ha chiaramente fatto storcere il naso ai “centri di potere” che in qualche modo detenevano un controllo capillare del territorio.

Il mancato rispetto del calendario di chiusure prevedeva sanzioni pecuniarie di diverse migliaia di euro e la recidiva comportava la sospensione dell’attività per un numero di giorni stabilito dalla legge regionale territorialmente competente.

La materia che invece regolamenta orari e giorni di apertura al pubblico coinvolge delle sensibilità trasversali e diffuse compresa quella politica che fa incetta di voti tra consistenti sacche di consenso.

La politica si divide quindi su istanze contrapposte e sposa, in funzione di un mero tornaconto elettorale, l’una o l’altra posizione in campo, meno spesso entra con obiettività nel merito.

Tendenzialmente a favore delle liberalizzazioni le associazioni dei consumatori che rivendicano il diritto all’eccesso ai servizi senza soluzione di continuità, il libero mercato e l’autodeterminazione delle strategie commerciali con una ricaduta positiva ed a favore degli utenti, al loro fianco i grossi gruppi del commercio che hanno la capacità di organizzare turni di lavoro e garantire adeguati riposi infrasettimanali e il riconoscimento della paga per festivi e straordinari.

Contrari le maggiori sigle sindacali, con qualche distinguo e le associazioni degli esercenti che annoverano tra gli iscritti tanti piccoli commercianti; i primi vedono nelle aperture festive una riduzione della libertà dei lavoratori con il rischio di sfruttamento senza reali garanzie, i secondi ritengono inutili le aperture straordinarie e particolarmente onerose per l’aumento dei costi di gestione.

La contrapposizione è sostanzialmente tra chi vorrebbe decidere per legge quando e come alzare la saracinesca del proprio negozio e chi vorrebbe che tutti potessero liberamente autodeterminarsi.

Purtroppo, il buon senso nel bel paese langue, basterebbe lasciare agli esercenti la possibilità di stare aperti, ma anch’essi potrebbero serenamente e pacificamente rinunciare a qualche giornata d’incasso durante le principale festività.

Troverebbero giovamento i lavoratori, le aziende ed il livello dello scontro calerebbe di tanto.

Sempre che non si voglia un ritorno al passato e che alcuni auspicano, giacciono in parlamento alcune proposte di legge che vorrebbero cancellare la riforma del commercio di Monti e ”re-interpretare” la Bolkestein, ma che probabilmente porterebbe ulteriore instabilità ad un mercato  già afflitto da una crisi endemica e da una profonda difficoltà ad adattarsi ai tempi.

 




Il Cammino minerario di Santa Barbara

Il Cammino minerario di Santa Barbara

Prendendo spunto dal celebre Cammino di Santiago, con un percorso di 386 km nasce in Sardegna il Cammino di Santa Barbara, una scommessa per il Sulcis – Iglesiente – Guspinese.

Una passeggiata mozzafiato che si spinge dai boschi dell’interno sino alla costa con una missione che è sì spirituale ma anche orientata alla sostenibilità e allo sviluppo per una delle zone d’Italia tra le meno popolate ma che riuscirà a sorprendere i suoi visitatori per la storia e la cultura testimoniata da importanti siti archeologici, villaggi fantasma, miniere recuperate e mare stupendo.

Il Cammino Minerario di Santa Barbara è percorribile a piedi (in bicicletta o a cavallo) in 24 tappe e interessa 23 comuni, il percorso è ad anello e parte e termina dalla città di Iglesias, la più antica e mineraria del territorio, la via riprende i luoghi di culto dedicati alla Santa – patrona dei minatori –  e si sviluppa lungo i sentieri percorsi da chi lavorò in miniera, da vecchie mulattiere e vie ferroviarie utilizzate in passato per il trasporto dei minerali grezzi.

Una gran bella idea e proposta che viene coadiuvata dalla distribuzione, in tutte le librerie, di una guida dettagliatissima e molto scorrevole con un formato piccolo che ben si addice alla tipologia dei “camminatori” e dove alla storia dei luoghi si aggiungono cartine e indicazioni viarie molto precise.

Per  Giampiero Pinna il coordinatore della consulta delle Associazioni del Parco Geominerario della Sardegna, colui che ha creduto a questo progetto sin dall’inizio, non ci sono dubbi l’iniziativa si pone l’obiettivo di divenire uno tra i più gettonati itinerari italiani, in un’epoca dove i cammini religiosi diventano sempre più un volano di crescita economica per i territori e rappresentano una preziosa occasione per coniugare in maniera virtuosa cultura, sostenibilità e sviluppo.

 

 

 

 

 

 




SUD: incentivi per il lavoro ai giovani.

Sud Italia e lavoro ai giovani

Con un livello altissimo di disoccupazione giovanile l’Italia è ultima tra i paesi OCSE e ogni anno per questo motivo brucia 143 miliardi di euro pari a 8,4 punti percentuale di Pil.

L’avere questo divario con gli altri stati e soprattutto con i nostri vicini europei ha sicuramente fatto dare una svolta al nostro governo a cui occorre dare merito dell’iniziativa che rivalorizza il concetto della “nazione fondata sul lavoro” attraverso iniziative mirate là dove il problema è più sentito: il SUD.

Le imprese che nel corso del 2017 volessero assumere ragazzi tra i 15 e i 29 anni potranno usufruire di sgravi attraverso l’incentivo occupazione Sud e l’incentivo occupazione Giovani – vediamoli nel dettaglio:

> L’incentivo Occupazione Sud, con un tetto di 500 milioni di euro è indirizzato alle regioni meno sviluppate (Puglia, Sicilia, Campania e Calabria) mentre per altri 30 milioni di euro per quelle in transizione (Sardegna, Molise e Abruzzo), riguarda tutti i datori di lavoro privati che assumono persone disoccupate con un contratto a tempo indeterminato.

I requisiti sono l’età compresa tra i 15 e i 24 anni, oppure lavoratori con almeno 25 anni senza lavoro da sei mesi ovvero che negli ultimi sei mesi non hanno avuto un rapporto di lavoro subordinato ne svolto attività lavorativa in forma autonoma o parasubordinata dalla quale derivi un reddito inferiore al reddito annuale minimo personale escluso da imposizione.

Per queste assunzioni le imprese hanno diritto per 12 mesi ad uno sgravio totale dei contributi previdenziali (tetto massimo di 8.060 euro annui).

E’ da evidenziare che sono incentivate le assunzioni con contratto di lavoro subordinato a tempo indeterminato, e anche le trasformazioni di contratti da tempo determinato a tempo indeterminato – in tale ipotesi non è richiesto il requisito di disoccupazione. Le domande di agevolazioni devono essere presentate per via telematica ALL’INPS.

> L’incentivo Occupazione Giovani, con un tetto di 200 milioni di euro, è invece destinato ai disoccupati di tutta l’Italia con età tra i 16 ed i 29 anni, non inseriti in percorsi di studio o formazione ed iscritti al programma Garanzia Giovani.

Potranno essere utilizzati i contratti a tempo indeterminato con uno sgravio totale dei contributi previdenziali per 12 mesi con un tetto di 8.060 euro, mentre per il determinato di almeno 6 mesi, soci lavoratori, apprendistato professionalizzante e altri contratti a tempo parziale sempre per una durata minima di 6 mesi sono previste agevolazioni “dimezzate” che permetteranno uno sgravio del 50% della contribuzione previdenziale con un tetto massimo di 4.030 euro per 12 mesi.

Per il rilancio dell’Italia occorre grande impegno sulle politiche del lavoro mirato alla professionalizzazione dei giovani ed a un loro immediato impiego.

 




Copertino: PD Tutto da rifare!

Il congresso del circolo cittadino del PD si è svolto lo scorso 26 marzo.

Anzi no, è tutto da rifare.

Sembra di assistere ad una commedia all’italiana, invece è quanto realmente accaduto a Copertino, quarto centro per popolazione della provincia di Lecce noto per aver dato i natali a San Giuseppe da Copertino: santo protettore degli esaminandi e dei voli. 

Una bella messinscena con tanto di spartizione di voti che oltre i presenti avrebbe visto coinvolti anche gli ignari iscritti assenti alle operazioni di voto.

Questa é la denuncia partita da un gruppo di dirigenti del PD che in realtà non é rappresentato da nessuna delle tre mozioni e che sembra stia preparando le valigie ed in odore di scissione.

Fratelli coltelli e vendette trasversali che si consumano nelle sedi dove la politica dovrebbe, piuttosto, elevarsi e produrre idee e progetti.

 La Commissione Provinciale di Lecce per il Congresso unitamente ai rappresentati provinciali delle mozioni di Renzi, Orlando ed Emiliano, non ha perso tempo e dopo aver constatato che le regole congressuali non sono state rispettate, ha deciso di invalidare i lavori. 

 Il prossimo 1 aprile è previsto il remake.

Dalla nota della commissione si evince che  «Alla nuova convocazione sarà presente la Presidente della Commissione Provinciale per il Congresso Annamaria Monaco».

Viste le premesse c’è da scommettere che la vicenda farà ancora parlare di sé, dalla parte degli scissionisti o presunti tali la guerra è solo all’inizio, avendo  prontamente chiesto la testa del segretario del circolo cittadino e del presidente dei garanti.

D’altronde sembra improbabile che si possa rifare tutto senza che nessuno paghi lo scotto di una figuraccia la cui eco è giunta in tutte le regioni italiane.

 Intanto i cittadini assistono allibiti ed inermi all’ennesimo brutta figura della politica ed i populisti ringraziano e si sfregano le mani: per loro l’ascesa al potere sembra essere solo una questione di tempo.

 

 




Roma: approda UDIR dopo il successo riscosso in Sicilia ed in Calabria

Continua senza sosta l’inarrestabile marcia di UDIR che ha avviato ieri a Roma il primo di una serie di cinque incontri dedicati alla Dirigenza Scolastica operante nella capitale (altri sono previsti a Milano, Torino, Napoli) sul tema:

le TRE ERRE della DIRIGENZA SCOLASTICA, RESPONSABILITÀ, RETRIBUZIONE E RISCHI.

 

il primo di una serie di cinque convegni dedicati alle scuole di Roma e Provincia si è tenuto ieri a Roma presso l’Hotel H10 in via Avogadro.

 

Davanti ad un’interessata platea Marcello Pacifico ha aperto il suo intervento ribadendo l’importanza della figura del Dirigente Scolastico oggi ,sopratutto in considerazione della necessaria crescita dei giovani.

Un intervento che ha meritato un lungo applauso e nel quale il Presidente di Anief ha stigmatizzato non solo l’importanza della figura del dirigente scolastico ma anche di quali e quante opportunità mancate sia costellato il percorso di questa figura dirigenziale verso la quale i sindacati storici hanno molte colpe.

A seguire Pietro Perziani e l’avvocato Walter Miceli hanno fatto luce sulla scorretta decrescita della retribuzione dei Dirigenti Scolastici, più volte caricati di oneri e deprivati di compensi economici, fino ad arrivare all’assurdo incostituzionale di dare compiti e togliere soldi.

Si sono avvicendati sul palco molti Dirigenti Scolastici, Daniela Crimi, Concetta Giannino, Laura Sanfilippo, Paola Felicetti, introdotti da Giuseppe Di Vico, coordinatore Udir per il Lazio e chairman del convegno.

Tutti gli interventi sono stati apprezzati ed applauditi dai Dirigenti presenti che hanno poi quasi in toto immediatamente aderito alla sigla sindacale.

UDIR cresce in modo molto vertiginoso e questa sua crescita sta infastidendo molti personaggi, in particolare tra le sigle sindacali, che iniziano a muoversi in modo anche scomposto, arrivando addirittura ad organizzare incontri nelle stesse date.

Occorre ricordare che anche la nascita di Anief fu un fulmine a ciel sereno per molte sigle sindacali che vennero colte di sorpresa dall’immediatezza e dal pragmatismo del sindacato nascente che in brevissimo tempo ed a suon di ricorsi riuscì a tutelare la categoria dei Docenti con interventi clamorosi mai riusciti ad altro sindacato prima.

UDIR sembra ricalcare la stessa linea di condotta, ma in un ambiente (quello dei presidi N.d.R.) che è connotato da un comportamento tipico di un silenzioso ed assuefatto animale da soma, a cui, a fronte di una carota spelacchiata, per nulla conta il peso portato.

I Dirigenti Scolastici in realtà da anni si lamentano (ma spesso solo tra loro N.d.R.), ma i sindacati che li dovevano tutelare non hanno fatto nulla, anzi spesso i sindacati hanno nascosto la loro incapacità di agire dietro una non ben specificata anomalia del ruolo della Dirigenza Scolastica, quasi come se per essere Dirigente Scolastico non ci fosse un percorso durissimo e lungo, nonché un’importante professionalità.

Per ora sembra che i Dirigenti Scolastici che si avvicinano ad UDIR vedano finalmente un sindacato adatto a loro (in UDIR ci sono dirigenti in servizio che operano attivamente) e stiano raccogliendo la sfida, ce la faranno? Secondo UDIR SI!

 

 




Rubare l’infanzia, Azione vergognosa. Sempre più preoccupanti i numeri della Pedofilia in Italia.

 

Quando si approccia all’universo pedofilia spesso si corre il rischio di generalizzare, di limitarsi a un’analisi superficiale e scontata di un fenomeno vastissimo e ramificato nelle implicazioni, se poi il tema in discussione è quello della relazione tra pedofilia e internet occorre avvicinarsi con maggior cautela.

 

 

Di tutte le ingiustizie e le violenze perpetrate alla persona, quelle esercitate sui minori sono in assoluto le più odiose perché rivolte a chi non sa e non può difendersi (L’Europa è in testa alla classifica per reati di abusi sessuali su minori, N.d.R.).

Il web è il mezzo che più di ogni altro trasporta i propri utenti in una dimensione di viaggio continuo, in quel processo di assorbimento di notizie definito appunto con il termine “navigazione”.

Occorre prendere atto che gli ultimi dieci anni hanno segnato un enorme salto di qualità nella conoscenza e nelle relazioni tra le persone dove le barriere di tempo, spazio e luogo sono state abbattute lasciando spazio alla diffusione di informazioni condivise.

Oggi la Global Community si è finalmente realizzata ma ha generato al suo interno problematiche riconducibili all’incontrollata velocità dell’evoluzione del cyberspazio e la lentezza dell’adeguamento normativo che ha lasciato ampi spazi di manovra alla criminalità comune ed è in questo panorama che si inseriscono elementi di disagio e devianze più o meno sofisticate. Internet è un mare senza confini dove l’individuo che vi entra ha l’opportunità di rimanere sconosciuto, è l’habitat ideale del pedofilo 2.0.

Sicuramente con l’avvento dei social network e le chat la comunicazione è cambiata, non solo nel lessico formale ma soprattutto nelle esternazione delle emozioni che possono avvenire in modo più esplicito, senza freni inibitori e tabu, dove con il file sharing diventa possibile scambiare esperienze personali, foto, video e altro materiale pedo-pornografico come gli snuff movies.

Il risultato è il continuo alimentarsi di un mercato di diffusione e commercializzazione dei minori con “cataloghi di merce umana”. Grazie alla possibilità della segretezza, i pedofili stabiliscono fitte relazioni tra loro dando vita a ramificate associazioni che al loro interno possono rappresentare l’occasione per un “actingout”, legato allo scambio di informazioni e alla fruizione di pornografia, molto difficoltoso e rischioso nella realtà, soprattutto se tentato in alcuni contesti sociali e culturali.

Ma sulla devianza di queste circostanze è singolare evidenziare che questi individui sono convinti che un minore avverta le stesse pulsioni sessuali di un adulto e che sia dunque legittimo lasciare che tali pulsioni trovino la loro naturale manifestazione: In tal senso, per loro, non si tratterebbe di un reato ma di una libera scelta del bambino.

E’ proprio questa commistione e avvicinamento tra mondo virtuale e mondo reale che crea un mix esplosivo facendo aumentare il rischio di un abuso concreto nella vita reale del minore e a cui noi dobbiamo fare attenzione.

Fortunatamente dal punto di vista legislativo in Italia le leggi permettono di punire non solo chi sfrutta minori ma anche chi consapevolmente cede ad altri, anche a titolo gratuito, materiale pornografico prodotto mediante lo sfruttamento sessuale dei minori, rendendo così punibili anche coloro che creano, pubblicizzano e distribuiscono materiale pedo-pornografico.

La posizione europea chiaramente è analoga, il materiale pedo-pornografico è considerato un delitto e vale il principio della perseguibilità extraterritoriale e lo sfruttamento della prostituzione minorile è un crimine contro l’umanità, un’aberrazione dei diritti umani, e pertanto prevale una tendenza ad armonizzare le politiche di intervento attraverso 3 linee d’indirizzo: forme di contrasto, forme di prevenzione e forme di assistenza.

Le azioni poste in essere dall’Italia secondo queste 3 direttrici vede coinvolte le forze dell’ordine, e diversi gruppi civili e religiosi che anni hanno portato allo smantellamento di numerose reti di pedofili e alla denuncia di insospettabili connivenze. Un esempio alla lotta della cyberpedofilia è sicuramente il lavoro Svolto da Meter la onlus di don Fortunato Di Noto che palesa la propria attività attraverso vari dossier e dati fruibili da tutti nel suo sito web (www.associazionemeter.org), con numeri scioccanti di questo fenomeno: nel 2015 identificati 9.872 siti e oltre 1 milione di foto pedopornografiche.

Questi numeri purtroppo sono in continuo aumento grazie all’anonimato e al deep web che rende molto complicato accertare le identità on line ed è importantissimo evidenziare che in Italia dal 2006 ad oggi i casi di denuncia sono aumentati di oltre l’80% – sono state 333 nel 2006 e 544 nel 2015 (l’81% di essi le vittime sono bambine e ragazze) – ma non è solo Italia, Meter stima che al mondo nel mercato della pedopornografia ci siano oltre dieci milioni di bambini vittime dei cyberpedofili. Seppure in origine il concetto di Internet era incentrato sulla libertà della rete, l’assenza di regole ha finito per agevolare questo crimine allontanando il barlume della sicurezza del cittadino che ci pone una domanda, ossia quali azioni che il nostro paese può mettere in campo contro l’abuso dei minori.

Risposte a questo tipo di quesito necessitano di strumenti adeguati e di supporti immediati per la repressione realizzando un moderno coordinamento di collaborazione e cooperazione tra i vari paesi affinché emergano questi episodi di violenza, prevedendo un impegno culturale tale che gli abusi e i soprusi sui bambini siano sempre denunciati.

E’ indispensabile istituire ambiti di studio e di ricerca sui responsabili di questi reati in modo da attuare un’azione preventiva sicuramente più efficace dell’esclusiva repressione e condanna a posteriori così come oggi avviene.

La nostra società deve non solo rifiutare, ma combattere con determinazione questo fenomeno, rompendo il muro di omertà che oggi lo imprigiona.

 




Sardegna: sempre più bella grazie alle bonifiche minerarie

SARDEGNA, Si parte con le vere bonifiche minerarie in Sardegna e precisamente ad Iglesias nel Sulcis Iglesiente.

Un progetto ambizioso che sarà trainante anche per altri progetti attualmente in fase preliminare su un territorio martoriato nei secoli da estrazione metallifera senza regole.

Durante la conferenza stampa sulla presentazione del progetto, che vedrà in questo bando in primis la costituzione di un equipe di esperti delle bonifiche a cui sarà poi demandato il coordinamento dei lavori, è emerso l’ingente capitale messo a disposizione pari a € 43.685.722,76. 

Un importo che secondo il sindaco di Iglesias Emilio Gariazzo “vedrà il risanamento ambientale come presupposto dello sviluppo lavorativo territoriale ma allo stesso tempo potrà essere l’esempio e la fucina di nuove tecnologie per altre bonifiche minerarie non solo sarde”.  

Le zone interessate dall’intervento sono limitrofe alla città di Iglesias e attraverso l’utilizzo di impianti mobili atti al trattamento delle scorie minerarie si otterrà una minimizzazione dei contaminanti sul terreno e soprattutto nelle falde acquifere.

La discarica utilizzata per la bonifica sarà poi piantumata e resa green rendendo irriconoscibile l’intervento effettuato.

Un territorio ricchissimo di storia e località incantevoli che potrebbe con queste bonifiche vedere rinascere la sua economia attraverso il connubio risanamento ambientale – turismo – archeologia mineraria.

Un modello che cerca di riprendere quello tedesco della Ruhr ed Iglesias crede nella scommessa, dove un tempo c’erano le miniere ora deve esserci cultura, un territorio che riconvertito e bonificato, trasformato potrà sicuramente essere ancor di più uno straordinario punto d’attrazione turistica non solo d’estate ma durante tutto l’anno.

 




Burnout? occorre guarire giorno per giorno

Burnout? occorre guarire giorno per giorno

 

 

Figlia di insegnanti e madre di studenti, sono stata per 17 anni sui banchi di scuola e poi sono passata “dall’altra parte della barricata” in cattedra…

Da 28 anni, infatti, insegno nella scuola secondaria. A chi mi chiede cosa faccio nella vita, preferisco dire con chi vivo: a scuola, con i miei alunni, e qui sta il problema…

E sottolineo vivo, non insegno.

Perché nella scuola, o vivi ed evolvi, o muori. Sì, di BURNOUT.

La prima volta che ho sentito questo strano termine, così cacofonico, ho pensato: “ Ma perché non lo dicono in italiano che forse si capisce ?!?”. Poi, ho capito…in inglese rende meglio l’idea dell’essere senza energie, fuso, fuori di cranio, con il cervello spappolato “senza neanche farti le canne” come dicono i miei alunni…

La letteratura scientifica definisce il burnout un particolare affaticamento fisico ed emotivo, un atteggiamento distaccato ed apatico nei rapporti interpersonali con un profondo sentimento di frustrazione per mancata realizzazione delle proprie aspettative; ecco che, già, si profila il candidato ideale del burnout

E’ di sicuro un insegnante che ha investito davvero tanto nella sua professione, che ci ha creduto fino in fondo.

Un individuo che vive per la scuola e non riesce ad accettare che la scuola sia finita così in basso.

La scuola ha per lui assunto un’importanza smisurata nell’ambito della sua vita di relazione, perché il soggetto in questione non riesce a staccare mentalmente, si porta i problemi a casa, non ne parla con nessuno e, talvolta, si lascia andare a reazioni emotive, impulsive e violente.

Per chi non è addetto ai lavori è difficile da capire, lo so. Ma, di disagio, tra gli insegnanti, ce n’è parecchio.

Per esperienza diretta, ho conosciuto colleghi “fusi “ perché, dopo una vita da insegnante, hanno avuto una bella sorpresa dai loro alunni: un filmato sparato in rete in cui il loro volto era incollato ad un corpo che balla con indosso solo un perizoma leopardato.

Ho incontrato prof scoppiati perché, nel fare l’appello, hanno avuto come risposta un rutto.

Prof bruciati perché, ad un passo dalla pensione, hanno ricevuto in faccia una sonora bestemmia e, già che ci siamo, un bel commento sulla rispettabilità della madre. Ed allora, è proprio l’aver nominato la madre, morta e sepolta da anni, che ha scatenato il raptus…e solo il pronto intervento dei colleghi ha scongiurato il rischio di una bella denuncia per violenza a minori…

Questi cari colleghi, perché in fondo il loro disagio svegliava empaticamente il mio, erano sempre più stanchi, senza più voglia di andare in classe.

Già di primo mattino erano poco concentrati, di fronte alle novità reagivano con disinteresse e, pian piano, finivano nel tunnel della depressione.

I giorni si succedevano uguali, dopo un’altra giornata di Vietnam, avevano solo voglia di dormire, sperando che, almeno domani, quell’ alunno, così tremendo, fosse assente…

Ed invece, domani, lui c’era, ed era lì ad aspettarli e non vedeva l’ora di vantarsi con i compagni di averli fatti sclerare fino a  “ fargli uscire le vene dal collo”…

Questi stessi colleghi hanno cominciato a chiedere qualche giorno di malattia, “per tirare un po’ il fiato”, poi hanno iniziato ad addormentarsi con un sedativo ed a caricarsi con un antidepressivo.

Ed intanto, all’ultimo corso di aggiornamento, diranno che sono 20.000 i docenti in Italia colpiti dal burnout… ed allora, uno si interroga su come prevenire e gestire tanta sofferenza.

Il primo passo è mettersi in gioco, ma non in discussione.

 Ogni anno scolastico, con classi sempre più numerose, considerato il caleidoscopio di disabili, bisogni educativi speciali, dislessici, disgrafici, discalculici…conviene accettare la sfida: più teste, più idee.

 Mancano le attrezzature?

Ok, lavoro sulle menti e non sugli strumenti.

L’organizzazione scolastica è assurda, sempre più burocrazia e demagogia?

Ok, non pago la tessera del sindacato e chiedo aiuto alla mia segretaria così competente e disponibile.

I corsi di aggiornamento sono carenti e poco significativi?

Ok, allora io so come impiegare i miei famosi 500 euro, vado all’estero a rispolverare la lingua che insegno.

 Non posso far carriera? Ed allora? Voglio stare proprio lì, in trincea…

Anzi, mi piace la lotta, il tener testa ai miei alunni più difficili, quelli che nella provocazione cercano visibilità, quelli che hanno alle spalle dei genitori latitanti o consenzienti, quelli che implorano qualcuno che restituisca loro l’infanzia rubata tra videogiochi, allenamenti di calcio ed ore di musica a tutti i costi, quelli pieni di ansia per l’ abbandono dei loro genitori in carriera.

Genitori che ai colloqui ti diranno: “ Mi dica lei prof cosa devo fare con mio figlio?“.

Allora, capirai che hanno delegato a te, insegnante, il loro ruolo genitoriale, che implorano come i loro figli, di trovare qualcuno che restituisca loro l’ansia bonificata.

I miei alunni migliori sono stati quelli che mi hanno supplicato con il loro disagio di essere contenuti e purificati dal male di vivere, quelli che mi hanno ascoltato, stregati, mentre spiegavo, con l’anima in mano, i poeti maledetti.

Così, quando certi miei colleghi mi dicono che ci pagano troppo poco, rispondo: dipende…

Se lavoro solo le 18 ore a scuola e riciclo ogni anno gli stessi programmi e sonnecchio ai Collegi Docenti e scarabocchio ai Consigli di classe, basta e avanza…

Se invece, passo i pomeriggi a correggere le verifiche, predispongo prove differenziate, preparo le lezioni in modo creativo, mi invento ogni giorno qualcosa di nuovo per appassionare i miei alunni… allora sì, il mio stipendio è giusto, migliorabile, ma di sicuro non ho scelto di fare l’insegnante per  i soldi, ho voluto essere insegnante perché i miei alunni mi pagano con la loro stessa presenza.

Quando arrivo sulla porta, il loro “Salve prof “ mi riempie di gioia, se sono stanchi ed annoiati, è lì che viene il bello: il mio silenzio ed il mio sguardo catturerà la loro attenzione, sarà una lezione migliore delle altre, perché costruita su di loro e con loro.

Ho capito che la comunicazione è per il 70% non verbale, che la postura del corpo, il timbro della voce, i colori che indossi e l’acconciatura che scegli la dicono lunga su di te…

Ed allora,  ho scelto, razionalmente, di stare al gioco, di conoscere l’ultimo idolo rap, di fare la mossa del campione di calcio, di mangiare qualche schifezza e di ridere per quella barzelletta un po’ sporca…

Se penso a quanto ero rigida ed autoritaria ad inizio carriera, mi faccio schifo da sola…

Più invecchio, più divento autorevole, guadagno sul campo la stima dei colleghi ed il rispetto degli alunni, perché non ho paura di dimostrare quello che sono con qualità e difetti.

Ho capito che l’antidoto al burnout risiede nella qualità delle relazioni interpersonali, nell’ autentico confronto quotidiano con i colleghi ed il dirigente, condividendo problemi e soluzioni.

Ho compreso che è meglio coltivare interessi personali per stemperare lo stress, che negarne l’evidenza.

Ho la certezza oggi che ogni volta che entro in classe, mi ritrovo di fronte al nostro futuro.

Gli alunni di oggi, sono gli adulti di domani.

In mezzo a tutte le provocazioni, mi chiedono solo di incontrare ogni giorno qualcuno che dia loro la voglia di crescere, il desiderio di imparare, la passione nel fare, l’entusiasmo di vivere.

Ed allora grazie, miei cari alunni, perché, anche se a volte fate di tutto per mettermi alla prova, anche se spesso cercate la provocazione invece che il dialogo, anche se ogni giorno mi guardate disillusi,  io vedo in Voi un futuro che Voi spesso non vedete ancora, io vedo in Voi famiglie che Voi ancora non immaginate, io vedo in Voi padri e madri amorevoli, io vedo in Voi futuri cittadini eccellenti, e nel preciso istante in cui io ogni giorno capisco tutto questo, ogni giorno mi curo, guarisco, mi ritrovo nella mia passione di insegnante, mi creo degli anticorpi mentali, in pratica mi vaccino dall’apatia del vivere, in effetti guarisco ogni giorno dal mio burnout quotidiano…

 

 

 




A.A.A. CLEAN MASTER cercasi per ripulire la scuola da simili prof. inutili, per non dire spazzatura…

A.A.A. CLEAN MASTER cercasi per ripulire la scuola da simili prof. inutili, per non dire spazzatura…

 

Storia emblematica della buona scuola quella di un docente, titolare della cattedra di Diritto presso l’Istituto Tecnico Industriale “F. Severi” di Padova.

Dal 12 settembre 2016 (primo giorno di scuola) è stato continuativamente assente.

La scuola si è subito attivata per nominare un supplente.

Ma per chi è addetto ai lavori, mai come quest’anno, è stato a dir poco rocambolesco reperire in tempi brevi personale idoneo alle supplenze.

Infatti, i dirigenti scolastici, nonché il loro personale di segreteria, hanno dovuto letteralmente andare a caccia di supplenti tra graduatorie esaurite, nomine dirette e gioco di ricorsi tra potenziali candidati…

Come ha dichiarato la stessa preside dell’istituto in questione, Nadia Vidale, solo il 2 dicembre si riesce a “ scovare una supplente giovane ed entusiasta”.

Finalmente, con un ritardo di quasi quattro mesi, questi poveri studenti hanno il diritto di imparare le prime basi di diritto.

Ma, ironia della sorte, il titolare rientra in servizio il 23 dicembre, rivendicando il diritto ad occupare la cattedra in questione.

Agli alunni di prima dirà di essere stato assente per motivi familiari.

 Buon per lui che si sono risolti.

Peggio è andata per la giovane supplente, coinvolgente con gli alunni ed apprezzata dalle famiglie.

Nella buona scuola non c’è spazio per il merito: il 22 dicembre è stata licenziata.

L’insegnante volonterosa e capace ha dovuto cedere il posto al titolare decisamente anziano che era riuscito ad ottenere un posto di ruolo quando neanche più se lo aspettava.

Docente di diritto talmente motivato e responsabile che, dopo essere andato in classe per la prima volta il 23 dicembre scorso, passerà poi in segreteria a richiedere una nuova richiesta di congedo, stavolta dal 9 gennaio 2017.

Ma devono essere proprio più unici che rari i motivi personali che obbligano tale prof ad astenersi quando c’è scuola ed a riprendere servizio quando ci sono le vacanze !!!.

Così la scuola si è dovuta riattivare a cercare un’altra supplente, perché in barba alla continuità scolastica nonché al diritto degli alunni ad avere dei professori degni di chiamarsi così, in tali casi si ricomincia tutto da capo.

Infatti non si può richiamare il supplente precedente, per bravo che sia, se il periodo di assenza è stato interrotto dal rientro del titolare, anche solo per un giorno !!!

 La preside, immagino disgustata da tale comportamento, ma nella reale impossibilità di sanzionare il responsabile, ha scritto una lettera a questo docente di diritto, maestro di opportunismo:

“ Egregio professore, lei ha avuto la sorte fortunata, nella difficile contingenza economica attuale, di aver ottenuto recentemente un posto di lavoro statale: insegnante di Diritto in una bella e grande scuola di una città importante. Data la sua età, forse non se l’aspettava, questa sorpresa. […] Un motivo familiare le aveva impedito di assumere servizio. […] Lei forse non sa, non avendo, nonostante l’età, alcuna esperienza di scuola, che trovare un supplente è difficilissimo. […] I ragazzi avevano trovato un’insegnante volonterosa e capace. Lei, professore, è stato qui un solo giorno, per sparire subito. Gli studenti e i loro genitori vorrebbero ora dare almeno un senso al danno ingiusto che hanno subito: nessun insegnante per settimane, poi finalmente un docente bravo, poi il titolare, poi di nuovo chissà…Ma purtroppo io non trovo parole per spiegare. Vuole dirlo lei, per favore? COSA CI E’ VENUTO A FARE, NELLA NOSTRA SCUOLA, IL 23 DICEMBRE? “.

Possiamo immaginare la risposta: “ Un bel regalo di Natale alla supplente, agli studenti ed alle loro famiglie…”

 

 

 

antonella




Io, professoressa perdente posto

Precaria per 17 anni, titolare di cattedra per 10 anni, perdente posto da un anno, oggi la scuola non è più in chiaro, è al Buio.

Mica da ridere…”. Così mi ha detto un mio alunno a proposito di quello che sta succedendo, in questi ultimi mesi, nella nostra scuola, un Istituto Comprensivo di una tranquilla provincia del nord… ma, che c’entra, è così in quasi tutte le scuole d’Italia, perché LA BUONA SCUOLA è un obiettivo nazionale che fa acqua da tutte le parti!!!

Beh, procediamo con ordine: i miei alunni, alla fine dell’anno scolastico precedente avevano un gruppo di insegnanti (o corpo docenti che dir si voglia) coeso e preparato, con una certa anzianità di ruolo e di servizio.

Grazie alla buona scuola viene rimescolato tutto, ma senza considerare l’esperienza e la professionalità.

Magicamente, a fine maggio, spariscono 38 cattedre dall’organico di diritto della sola provincia in questione, perché, secondo l’U.S.R. c’è un calo di iscrizione degli alunni…

Una grande bugia, perché dati alla mano è vero il contrario: per esperienza diretta, io stessa perdente posto, sono stata recuperata come utilizzo nelle mie scuole in cui ero perdente posto, in cui invece c’è stato un incremento reale delle iscrizioni ed ho accettato delle ore eccedenti all’orario di cattedra pur di avere ancora i miei alunni, e non venir spedita a “tokyo“.

Così, i docenti titolari, perdenti posto, sono obbligati a fare domanda di mobilità forzata e vengono assegnati d’ufficio il più lontano possibile, nella provincia di appartenenza, per coprire posti al confine con la Svizzera

Nel frattempo, nelle scuole di partenza vengono neo-immessi in ruolo docenti del sud che hanno sfruttato l’opportunità di entrare in ruolo con la strategia del potenziamento.

Capite??? Sembra il gioco delle tre carte…Il titolare lo sposto qui, il neo-immesso in ruolo lo metto lì, al suo posto, e alla televisione potranno dire “30.000 insegnanti immessi in ruolo”

Intanto, durante gli esami di fine ciclo scolastico, per gli addetti ai lavori periodo clou dell’anno, scatta la guerra tra gli ultimi: T.F.A. contro P.A.S., praticamente gli insegnanti che hanno fatto la S.I.S e quelli che sono arrivati dopo, ma sono nelle stesse condizioni di Agnese…o SANTA AGNESE da RENZI…

I dirigenti scolastici passano una bella estate da incubo, perché rivendicano la continuità didattica, ma non possono mantenerla, perché i posti sono gestiti dagli U.S.R., su incarico del M.I.U.R.

Ma, evidentemente, bisogna sistemare figure che non servono nella scuola e comprare voti per mantenere questa pagliacciata.

Sì, perché, nel frattempo, i presidi devono esaminare le attestazioni di pagamento relative all’acquisto di beni e di servizi (come disposto dal D.P.C.M. 23 settembre 2015).

I famosi 500 euro per la formazione e l’aggiornamento dei docenti, e vedere se il professore, ormai nonno, non li ha impiegati per comprare il tablet al nipote!!!

E arriviamo a settembre…

Via! Si parte! Ciascuno nel posto sbagliato, proprio lì, dove ha la titolarità più assurda possibile, in attesa che vengano sistemate le immissioni in ruolo in pieno tsunami di ricorsi, i trasferimenti migratori annuali, gli utilizzi per i perdenti posto, le assegnazioni provvisorie per ricongiungimento familiare…

Così, nell’arco di un mese e mezzo, gli alunni vivono un carosello di insegnanti, quando ci sono visto che in alcune scuole sono passati due mesi di lezione prima che le cattedre fossero tutte coperte: docenti interni obbligati a supplire colleghi fantasma, docenti supplenti nominati fino all’avente diritto, docenti di sostegno a gogò e chiamate dirette virtuali, nonché alunni che non hanno fatto lezione, in barba al diritto allo studio…

Importante è firmare la presa di servizio ed il registro, magari quello fittizio, quello cartaceo, perché quello obbligatorio, quello on-line, è fuori servizio, non c’è connessione…ma quando mai…abbiamo finito anche la carta igienica!!!

Buon anno, carissimi miei alunni.

Per fortuna che ci siete, ancora così ignari di quello che vi aspetta.

Perché di Voi non è interessato molto a chi ha pensato alla Buona Scuola, mentre se foste stati dei diciottenni qualcuno che pensava a Voi, o almeno che crede di comprare il primo, sacro voto, con 500 euro recuperate poi con le tasse sulla benzina della vostra prima auto, oggi c’è…
scuola-al-buio

 

 

 

antonella