Pandemia Finanziaria, cui prodest?

La crisi virale che ha colpito il mondo negli ultimi mesi ha ormai un nome che suona triste e profetico: quello di Pandemia.

Un Virus che ha ucciso 4947 persone in tutto il mondo, 1016 soltanto in Italia (fonte salute.gov.it).

Eppure, un elevato numero di vittime rischia di farlo la recessione economica nella quale il paese è piombato.

Dalla prima diffusione del Covid 19 in Cina i provvedimenti del Governo Conte sono stati improvvisati, volti più alla mediazione del consenso che alle tutela sanitaria dei cittadini.

Così, invece di chiudere i porti ai voli provenienti dalla Cina, il Governo ha continuato a tranquillizzare il paese con misure inadeguate. Nel frattempo, purtroppo, i contaggi aumentavano e con essi i decessi e la consapevolezza di dover assumere scelte drastiche.

L’8 marzo il Decreto varato dal Governo ha messo in quarantena il Paese, imponendo la chiusura di attività commerciali e proibendo i movimenti delle persone non autorizzate.

Una decisione necessaria ma ancora una volta priva di una visione globale. Una scelta maturata all’interno di una gestione della necessità e non della programmazione.

In questo quadro si sono fermate imprese, scuole, circoli sportivi, attività commerciali privando cittadini ed imprese di ogni entrata economica ma si sono lasciate aperte le Borse finanziarie.

Si è denunciato lo sciacallaggio che ha fatto lievitare il prezzo delle mascherine, dei disinfettanti e dei ventilatori polmonari ma non ci si è occupati di chiudere alla speculazione finanziaria le Borse Valori che hanno subito crolli delle quotazioni che non si vedevano da decenni.

Il FTSE MIB l’indice della borsa italiana che rappresenta circa l’80% della capitalizzazione delle imprese quotate italiane, ha perso, dal 31 gennaio, il giorno in cui il Covid 19 è apparso ufficialmente in Italia, oltre il 50%.

Stiamo vivendo un nuovo 11 settembre quando un attentato terroristico efferato a New York attaccò con due aerei dirottati le Twins Towers distruggendole completamente. In quel momento drammatico l’amministrazione Bush non perse tempo e sospese le contrattazioni a Wall Street per 5 giorni consecutivi. Una chiusura per circostanze di interesse pubblico che non veniva assunta dalla prima guerra mondiale ma che evitò all’America conseguenze economiche peggiori.

La storia, tuttavia, smette di essere maestra di vita quando chi assume le decisioni non ne conosce le cifre o non è in grado di interpretarle.

Per questo motivo, in queste ore, il vero protagonista della crisi rischia di diventare la recessione economica divenuta sistemica e globale.

Il Prodotto Interno di un Paese, il PIL (prodotto interno lordo) è il valore dei beni e servizi prodotti e quindi consumati all’interno del paese stesso.

L’espressione che lo esprime, in contabilità nazionale, è data dalla somma dei Consumi Finali, degli Investimenti, della Spesa Pubblica e delle Esportazioni al netto delle Importazioni.

Ebbene, se associamo ad ognuno di questi addendi valori prossimi allo zero abbiamo il collasso di un sistema economico.

È come sospendere di colpo una partita di Monopoli riponendo alla rinfusa dadi e banconote. Siamo in questa situazione.

In questo contesto, la mancata chiusura delle Borse Finanziarie con le perdite che ne sono derivate negli ultimi giorni, con lo spread balzato sopra i 200 punti, assumono una gravità estrema perchè lasciano libero il fianco del paese a quegli attacchi speculativi che vanno a sommarsi alla caduta di tutti gli indicatori economici e che mettono, altresì, in evidenza, luci ed ombre degli aiuti europei.

La decisione a sorpresa dell’Eurogruppo di anticipare la votazione sul Mes (Meccanismo Europeo di Stabilità), prevista originariamente per fine Aprile, a Lunedì prossimo, potrebbe accelerare enormemente una sorta di commissariamento dell’Italia da parte dell’Unione Europea.

Il MES istituito nel 2012, è bene ricordarlo,è un’ organizzazione intergovernativa a cui il trattato istitutivo attribuisce il potere di “imporre” scelte di politica economica ai paesi aderenti.

Le condizioni richieste tuttavia per ottenere aiuti finanziari da parte dei paesi membri in modo ordinario richiedono parametri di finanza pubblica in ordine, ovvero, Deficit di Bilancio inferiore al 3%, rapporto Debito Pil inferiore al 60%. Condizioni a cui l’Italia non può aspirare, soprattutto nel momento attuale e che aprirebbero la strada ad aiuti condizionati ad interventi rigoristi.

La sensazione, in sostanza, è quella che anche l’aumento da 3.6 md a 7.5 md del sistema di aiuti concesso all’Italia sia il rovescio della medaglia per il voto favorevole alla formulazione attuale del Mes in agenda per la votazione lunedì 16 Luglio prossimo, a Bruxelles

Una volontà che purtroppo l’esternazione di oggi, declassata poi a rango di gaffe, di Christine Lagarde sulla decisione di non utilizzare un taglio dei tassi di interesse a sostegno dell’economia dei paesi maggiormente in difficoltà, rende tristemente attuale.

La Politica dovrà mostrare capacità di visione globale e determinazione nel difendere il Paese dalla minaccia di una pandemia ma, al contempo, dovrà lottare contro la speculazione internazionale ed adottare misure di sostegno più incisive in favore di imprese e famiglie.

Nei prossimi giorni avremo maggiori elementi per una lettura più ampia della situazione attuale ma una cosa, tuttavia, è certa: resteremo a casa rispettando i decreti, lavoreremo con ostinazione come facciamo da generazioni, ci prenderemo cura dei più deboli nonostante la crisi e le difficoltà ma non lasceremo che l’Italia diventi una provincia dell’Europa.

 

Fabio Delibra

 




Chiusura Totale, forse manca qualcosa…

Siamo nella pandemia, lo dice l’OMS, quindi situazione gravissima, in cui l’Italia è un centro tipo “ground zero”.

Tutti a casa, ed, attenzione, se andate in giro e non avete una motivazione valida prendete un’ammenda di 206 euro che vi resta sul casellario giudiziario, quindi vi sporca la fedina penale!!!!!

Tutto spento, serrande abbassate, guai ad andare in giro, e ci mancherebbe, negozi chiusi, scuole chiuse, tutti a casa…

Ma perché le scuole sono ancora aperte??? 

Perché gli ATA ed i Dirigenti devono andare  a Scuola? a fare cosa????

Stiamo mandando gente in giro per niente, non serve a niente, chiudete anche le segreterie!!!!!!

 Tenere aperte le segreterie oggi è un poco come pensare di mandare una visita fiscale!!!!

Ma la cosa ancora più grave è lasciare aperte le borse!

Una follia, un modo per mandare ulteriormente a puttane i risparmi delle famiglie ma anche un modo per svendere il poco patrimonio industriale italiano, che verrà comprato sempre dai soliti ignoti.

Meccanismi di fiducia finanziaria del paese saltati, borse a picco, aziende prossime alla chiusura, liquidità di capitale azzerata e sempre più a picco, ma porcaccia miseria è così difficile da capire che occorre sospendere i mercati, subito!

Invece invochiamo aiuti dalle banche centrali, o finanziamenti agevolati alle imprese; ma perché dobbiamo indebitare ulteriormente le imprese?

Facciamo interventi come Stato a livello di capitale, aiutiamo le ricapitalizzazioni non gli indebitamenti, compriamo asset ed aiutiamo la stabilità dei mercati.

Se chi è al governo non ha idea di come fare, si faccia aiutare da chi più in gamba, forse è il momento di agire.

Evitiamo più che mai che da una sicura prossima crisi di liquidità si arrivi a problemi di solvibilità, da lì non ne usciremmo più…

Abbiamo chiuso tutto tutelando la salute, almeno quella immediata, ma la salute del paese prossima ventura, quella costituita da salute fisica, mentale ed economica?

A me sembra di no, anzi per nulla…

 




Coronavirus, italiano addio, etica addio, riprendiamoci il paese, Avanti Savoia!

Capisco che è facile fare polemica, capisco che mi si potrebbe rispondere vorrei vedere te, ma io sono un Direttore di Giornale, seppur piccolo ed insignificante rispetto ai grandi nomi che comunque hanno sparato a zero su quello che è successo pur di far notizia senza un minimo senso di responsabilità, almeno a parer mio, cosa che noi di Betapress non abbiamo fatto, quindi mi permetterò adesso di fare qualche piccola considerazione.

Intanto osservo che abbiamo chiuso le scuole ma in realtà abbiamo sospeso le attività, e no caro governo sospensione è una cosa, chiusura è altra cosa.

Non è difficile se chiudo non entra nessuno, se sospendo entrano tutti tranne i bambini ed i docenti.

Ma governo, tu che vuò fà?

Vuoi che le persone non entrino troppo in contatto e quindi salvaguardare i cittadini allora CHIUDI le scuole.

Vuoi che si salvino solo i docenti ed i bambini, allora SOSPENDI le lezioni.

Ma che ti hanno fatto i Dirigenti e gli ATA nonché i collaboratori scolastici?

Ma poi siamo sicuri che sia così utile fare questa via di mezzo?

Comunque a voler vedere alcune osservazioni:

Le lezioni sono sospese, ma i parchi pubblici sono pieni di bambini e baby sitter, le piste da sci sono gremite di persone che fanno vacanze inaspettate, ma l’obiettivo era spostare il luogo di contagio?

Non ci capiamo sull’italiano, ma nemmeno sulle misure, forse qui dovevamo chiudere le scuole e comunque tutti i luoghi in cui le persone si trovano in numeri elevati.

Però mi scuso, in partenza forse l’idea era un’altra (si ma quale?).

Ma anche sul virus prima era terribile, adesso è solo un’influenza un poco più grave del solito, prima un flagello, adesso normale, prima una catastrofe, adesso gestibile, però adesso chiudiamo il mondo … quando è gestibile?

L’unica verità è che non siamo preparati, il mondo non è preparato, ma nemmeno riusciamo a riflettere: in questi casi è necessario dare almeno la sensazione di avere tutto sotto controllo, ad esempio chiudere le scuole ogni settimana lascia l’idea che non sappiamo che pesci prendere (ma forse è proprio così) o peggio che non sappiamo di cosa parliamo.

In tutto questo incredibile “bordello” (ahi serva ITALIA …) nemmeno riusciamo a dire le cose minime per tranquillizzare i cittadini, ad esempio abbiamo instaurato una commissione che vigila sui prezzi dei beni di consumo per evitare sciacallaggi (vedi amuchina), o fare considerazioni sull’impatto economico ed il costo in vite professionali che tutto questo comporterà (non possiamo pensarci dopo) per poter definire una serie di sussidi alle imprese ed ai privati, ma anche solo pensare che nelle scuole ci sono centinaia di laboratori di chimica che potrebbero produrre disinfettanti a basso prezzo sia per i Cittadini che per lo Stato (invece stiamo buttando migliaia di euro per comprare disinfettanti), avremmo comunque dando inoltre l’idea di un paese pronto.

Lettori, il coronavirus non sarà una tragedia per la salute degli italiani, ma lo sarà per il sistema economico Italia, una spallata al già nostro traballante equilibrio economico che, se non gestita in tempo, non sarà una sciocchezza.

Intanto siamo diventati i paria del mondo, quasi che l’infezione l’avessero creata gli Italiani, tra un poco mi aspetto che la Cina ci mandi degli aiuti umanitari!!!

Poi ci siamo anche resi conto che le nostre strutture sanitarie non sono pronte o quantomeno carenti per gestire un evento simile (va beh e questo ha la sua logica, una pandemia [pandemia=Epidemia con tendenza a diffondersi rapidamente attraverso vastissimi territori o continenti] non è qualcosa su cui si può programmare un dimensionamento, un poco come pensare di esser preparati ad uno tsunami).

Anche chiudere le scuole forse lascia delle riflessioni: facciamo la scuola on line, l’Italia non è pronta, non ci sono le tecnologie nelle scuole e sopratutto il nostro sistema di lezioni non è strutturato per l’erogazione on line, infatti stiamo facendo la stessa tipologia di didattica frontale (tranne qualche mosca bianca) pensando di usare chat, blog, compiti a casa, slide sul registro elettronico… ahahahah …

inoltre, abbiamo sicuramente risolto il problema dell’abbandono scolastico perché appena i ragazzi che non venivano più a scuola capiranno cosa sta succedendo rientreranno tutti, sicuramente ci sarà una sanatoria per le assenze e chi avrà mai il coraggio di bocciare quest’anno???

Qualche Professore o Dirigente Scolastico si prenderà questa responsabilità con schiere di avvocati dei genitori che andranno a nozze con quanto sta succedendo?

Ma poi è mai possibile che venga detto ai dirigenti di attivare la modalità di didattica on line senza passare dal collegio dei docenti, organo sovrano in tal senso?????

Per tutelare i diritti passiamo sui diritti? Stato di Guerra?

Ma come cavolo si fa a passare dal popolo di santi poeti e navigatori a quello di infetti, malati ed untori …

Caro il mio Governo, nella paura tutto diventa piccolo, anche la capacità e l’orgoglio!!

Ma porcaccia miseria, etica, diritti, correttezza, italiano: persi …

Noi siamo Italiani, abbiamo organizzato l’Europa, abbiamo inventato il diritto, ma che succede?

Noi non dobbiamo avere paura, noi siamo l’Italia, noi siamo un popolo di eroi,
di santi, di poeti, di artisti, di navigatori, di colonizzatori, di trasmigratori, noi siamo Leonardo, noi siamo Marconi, noi siamo Giulio Cesare, noi siamo Leopardi, noi siamo Manzoni, noi siamo Caravaggio, noi siamo Giotto,
noi siamo papa Giovanni, noi siamo san Francesco, noi siamo Don Milani, noi siamo Dante, noi siamo Boccaccio, noi siamo Tommaso d’Aquino, noi siamo Michelangelo, noi siamo Cicerone, noi siamo Costantino, noi siamo Galileo, noi
siamo Ottaviano Augusto, noi siamo Cristoforo Colombo, noi siamo Italiani, ecco chi siamo, e voi chi siete?

Italiani Galantuomini, Avanti Savoia!

 

 

 

 

 

 

 

 

Coronavirus, stare dall’altra parte!

Coronavirus, ma la vita è altrove…

 




Orgoglio e pregiudizio a teatro

Orgoglio e pregiudizio, non aspettatevi quello che avete visto finora

È un adattamento teatrale bello, veloce e divertente quello di Orgoglio e Pregiudizio realizzato da Antonio Piccolo con la regia di Arturo Cirillo.

Non è mai facile prendere un testo così famoso e così rappresentato e dargli una personalità propria e caratteristica.

Parliamo di un’opera che dal 1940 ad oggi ha avuto 15 versioni cinematografiche e, solo in lingua italiana, 23 traduzioni.

Tutti conosciamo il sig. e la sig.ra Bennet e le figlie Jane ed Elisabeth e ci siamo fatti una idea ben precisa di Charlotte, Collins, Bingley e Dancy, chi per conoscenza diretta sui libri o al cinema o chi per sentito dire nei numerosi richiami.

La cosa bella di assistere a questo spettacolo è conoscerli di nuovo sotto nuove vesti.

Fare una versione teatrale (la prima italiana) di Orgoglio e Pregiudizio è una azione audace e, in questo caso, l’audacia è stata premiata.

Il risultato è stato uno spettacolo con personaggi dalle personalità definite e trasparenti che non sono caduti negli stereotipi che a torto o ragione hanno finora plasmato la disposizione del pubblico.

Sono tutti giovani i personaggi di questa rappresentazione, giovani dentro e fuori, giovani nelle emozioni e nei rapporti tra loro, giovani come sono davvero nel romanzo e come sarebbero oggi.

Lo spettacolo aveva debuttato in prima nazionale al Mercadante il 4 luglio per il Napoli Teatro Festival con una produzione del Teatro Stabile di Napoli, Teatro Nazionale e Marche Teatro.

Adesso è tornato a Napoli all’inizio della tournée invernale che seguirà il seguente calendario

Orgoglio e pregiudizio in tournée

Pavia, Teatro Fraschini, 6 – 8 marzo 2020

Brescia, Teatro Sociale, 12 – 15 marzo 2020

Torino, Teatro Carignano, 17 – 22 marzo 2020

Genova, Teatro Duse, 25 – 29 marzo 2020

Reggio Emilia, Teatro Ariosto, 31 marzo – 1 aprile 2020

Udine, Teatro Giovanni da Udine, 2 – 4 aprile 2020

La Spezia, Teatro Civico, 7 – 8 aprile 2020

Consigliamo a chi può, di non perdersi lo spettacolo.

Lo spettacolo è consigliato sia agli appassionati del teatro, sia a chi desidera passare una serata gradevole e diversa.

Durata

La rappresentazione dura 1,45 minuti senza intervallo ma non si sente mai la narrazione e talmente incalzano e la regia talmente agile che non si sente la necessità di prendersi una pausa.

Il cast

Gli attori sono tutti all’altezza della compagnia e dello spettacolo, danzano e cantano sulla scena al ritmo di mambo sulle musiche originali Francesco De Melis

Arturo Cirillo, interpreta Bennet e Lady Catherine De Bourgh non ha bisogno di confermare la sua bravura e la sua professionalità: attore di valore riconosciuto e regista armonioso e scaltro.

Valentina Picello, regala al personaggio di Elizabeth un carattere nuovo, reale, concerto conferendole la personalità che la Austen certamente avrebbe approvato.

Sara Putignano dona convincente una dolce freschezza a Jane.

Riccardo Buffonini è Fitzwilliam Darcy in una versione caratteriale giovane, credibile e accattivante.
L’eccellente Alessandra De Santis è la simpaticissima sig.ra Bennet.

Rosario Giglio ci presenta un Collins divertente, simpatico e ammiccante.

Giacomo Vigentini, ovvero  Charles Bingley e Reynolds riesce a dare un carattere attivo al suo personaggio.
Giulia Trippetta passa dalla sciocca Charlotte alla intrigante Caroline senza problemi dando carattere e credibilità ai due personaggi

Le luci di Camilla Piccioni hanno giocato e valorizzare le scene di Dario Gessati che ha pensato per le scene a 4 specchi – finestra mobili e fortemente scenografici nella loro semplicità che ben soddisfano le esigenze di regia 

Gianluca Falaschi con i suoi costumi ha ben sottolineato i caratteri dei personaggi.

in scena

Lo spettacolo sarà in scena al Teatro Mercadante di Napoli

dal 19 febbraio al 1 marzo

Info e Orari su www. teatrostabilenapoli.it

Biglietteria: tel. 081.5513396




Sereni è, Sereni sarà, ma si rasserenerà?

Sciopero, Istituto Sereni, si torna a scuola!!!

Oggi, 10 febbraio 2020, riprenderanno le lezioni i circa 200 studenti dell’Istiituto Agrario Emilio Sereni di Roma,

I ragazzi hanno iniziato lo sciopero mercoledì 5 febbraio.

Uno sciopero breve si direbbe, ma proprio questo ci fa capire la serietà dei suoi partecipanti, il livello di insostenibilità raggiunto e lo stato di necessità che li ha spinti a indire lo sciopero.

È stato uno sciopero bianco: i ragazzi sono comunque andati a scuola e hanno marcato presenza.

Non hanno creato disagio, non hanno apportato danni alla struttura, non sono stati in alcun modo violenti o coercitivi.

L’unica cosa di diverso che hanno fatto rispetto al solito, è stato riunirsi in aula magna e aspettare che le loro richieste venissero ascoltate.

Hanno un problema molto grosso i ragazzi del Sereni: sono abbandonati dal loro Dirigente Scolastico, Patrizia Marini, che, manco a farlo apposta, ha già attirato l’attenzione della nostra redazione quando era DS del l’Istituto Agrario Garibaldi (vedi articolo in calce).

Il Dirigente Scolastico non si fa vedere in succursale dal 6 dicembre. Non si è presentata neppure quella volta che è scoppiato un incendio in istituto: del materiale informatico abbandonato in un sottoscala davanti l’entrata di un laboratorio ha preso fuoco misteriosamente e un bidello è rimasto intossicato.

L’assenza del Dirigente Scolastico

Il motivo per cui la Preside Marini è andata in istituto, è stata una cerimonia di premiazione: gli studenti della succursale Bufalotta del Sereni hanno vinto il concorso indetto dal III Municipio di Roma, per la notte bianca.

Il premio consisteva nella somma di 5.000 euro che i ragazzi volevano devolvere in lavori per la  loro serra, che necessita urgentemente di manutenzione e per sostenere le spese di gestione delle loro attività.

I soldi sono stati incassati, dovevano essere utilizzati entro il 31 dicembre ma, in questo momento, non ne abbiamo ancora trovato traccia e la serra, che necessita, conti alla mano, di una spesa di circa 600 euro, è ancora da sistemare.

L’auto-tassazione

Per quanto riguarda invece le spese di gestione delle attività, queste aprono un altro capitolo dolente.

La scuola ha bisogno di tanto: ha bisogno di animali, di manutenzione, di materiali, di carburanti… la rappresentante dei genitori, per portare sollievo a questo stato di totale abbandono ha proposto la soluzione estrema: l’auto-tassazione da parte dei genitori.

Ed è così

Se oggi al Sereni – Bufalotta ci sono le capre, è merito dei genitori, se c’è il vigneto, è merito dei genitori, se ci sono i pali per far crescere il vigneto, è merito della generosità dei genitori degli alunni.

Ma non è tutto: se c’è il gasolio per il trattore, è merito dei docenti, che si autotassano anch’essi con qualche euro a settimana.

I punti della dichiarazione dello sciopero

É una scuola molto amata la succursale Bufalotta dell’Istiituto Agrario Emilio Sereni di Roma.

Molto amata dai 200 studenti che, anche visto il numero, sono quasi una famiglia, molto amata dai loro genitori, che fanno di tutto per permettere un’istruzione ai figli, molto amata dai professori, che non si rassegnano a lasciare i loro studenti del tutto allo scuro della parte pratica.

É una scuola molto amata da tutti e, per questo, ecco i motivi dello sciopero estratti dal verbale di sciopero:

  • Sede abbandonata dalla dirigente scolastica
  • Mancanza di attrezzatura di vario tipo (gasolio, utensili agricoli ecc…) siamo costretti a limitare le nostre attività tecnico- pratiche compromettendo significativamente la didattica.
  • Difficoltà nel mantenimento delle arnie che necessitano manutenzione e alimenti.
  • Ripristino del corso di apicultura.
  • Difficoltà ad usufruire del laboratorio di informatica perché molti computer necessitano di manutenzione e controlli”(N.d.A.: i computer nuovi sono stati comprati ma mandati in centrale, la succursale ha quindi cambiato i suoi obsoleti e preso i vecchi computer dismessi della centrale).
  • La serra risulta ad oggi ancora inagibile -N.d.A.: avrebbe dovuto essere aggiustata con i fondi del concorso della notte bianca erogati il 6 dicembre 2019-  ed è quindi impossibile effettuare attività di qualsiasi genere”.

Il nostro sostegno

Sono bravi ragazzi, bravi genitori e bravi professionisti quelli della succursale Bufalotta dell’Istiituto Agrario Emilio Sereni di Roma.

Meritano attenzione e riguardo perché le persone come loro fanno da esempio in un mondo di lassismo e superficialità.

Noi di Betapress li abbiamo ascoltati e abbiamo riportato la loro storia meritevole di attenzione.

Lo sciopero per ora è rientrato, dicevamo, e i ragazzi oggi torneranno a scuola perché la Preside Patrizia Marini ha risposto al loro appello: li incontrerà, andrà da loro.

Ha preso l’impegno per il 2 marzo: 22 giorni esatti da oggi, 88 giorni esatti dall’ultima volta che ha visitato la succursale.

 

Ma la scuola dove sta andando? (N.d.D.)

Davanti a casi come questo sorgono spontanee domande, ma che razza di scuola stiamo gestendo a livello di stato?

Quali sono i finanziamenti  e dove sono soprattutto i soldi necessari affinché i nostri ragazzi possano frequentare delle scuole adatte a farli diventare bravi cittadini ma anche bravi professionisti???

Vediamo troppi casi di scuole in difficoltà e soprattutto di scuole gestite in modo inadatto, passano i governi ma nessuno si sta chiedendo che scuola serve, tutti stanno facendo la scuola con i soldi che ci sono, il che non sarà mai la scuola che questo paese dovrebbe avere per poter tornare ad essere esempio di virtù e di scienza.

Ripensare anche il ruolo degli organi collegiali dovrebbe essere una priorità, come peraltro sarebbe necessario rivedere ruoli e stipendi del personale scuola, cercando di capire come tutto deve essere integrato, e come, ad esempio, gli stessi collaboratori scolastici  abbiamo un forte ruolo educativo, anche solo con il loro esempio e la loro dignità quotidiana .

Ma la scuola che serve davvero per vincere le sfide del futuro e per poter dare ai nostri giovani, appunto, un futuro vero, qualcuno la progetterà mai?

 

 

Riferimenti

Sito dell’Istituto Agrario Sereni di Roma ?

Articolo ?Chi ha ferito il Garibaldi?




La notte in cui Pietro rinnegò sé stesso

La notte in cui Pietro rinnegò sé stesso, eravamo tutti là

Che notte memorabile,
che notte sconvolgente.

Si erano portati via il suo amico, la sua guida,
Per tutta la strada dal Getsemani al Sinedrio lui non aveva fatto che ripetersi “Amico mio io non ti lascio, Amico mio io non ti lascio”

E continuava a ripeterserlo attorno al focolare, tra chi andava e veniva e si aggrappava alla speranza di recuperare il suo amico e di far tornare tutto com’era prima, dileguando quell’assurdo incubo.

Le notizie però non erano buone,
pareva che fossero tutti molto arrabbiati col suo amico e volessero ucciderlo.
Lui non capiva bene il motivo della colpa e neppure gli altri, ma era così.

A quel punto cominciò ad ascoltare meglio il mantra che faceva girare dentro di lui e sentì che non era “Amico mio io non ti lascio” ma “Amico mio senza di te son perso”

All’improvviso, nella desolazione della notte, Pietro iniziò a pensare alla sua vita senza il suo amico e piano, piano, guardò in faccia la sua paura.

La sua vita senza il suo supporto?
 Come fare?!
Quello sconosciuto era arrivato un giorno e aveva cambiato tutto.
Finalmente aveva una strada, uno scopo, una certezza divina.

Gli aveva fatto cambiare pure il nome.
Aveva un’altra identità, era diventato un’altra persona.

Nei giorni precedenti a quella notte, Pietro viveva la chiara percezione di far parte di una rivoluzione, unirsi a quelle persone era stata la cosa migliore che avesse fatto.

E adesso tutto era in pericolo.
Se si fossero portati via il suo amico, tutto sarebbe finito.
E Pietro si sentì solo.
All’improvviso gli veniva a mancare il porto sicuro, la persona che gli diceva cosa fare e come,
chi rispondeva alle domande, il faro, l’albero che gli faceva ombra.
Tutto quello che aveva rivoluzionato la sua vita e gli aveva dato una nuova, bellissima e corretta, dimensione di stabilità e serenità.

Ma perché doveva rinunciare?

Non poteva farcela.
Era un salto troppo grande.
Cosa ne sarebbe stato adesso di lui?


Mentre pensava così, passò una donna che lo fissò e disse:
“Io so come parli e cos’hai da dire, tu sei uno di quelli che possono arrivare nelle profondità di loro stessi e trovare la strada”.

“Non so, non capisco quello che vuoi dire”.

Sentì che non era il caso di fermarsi lì in mezzo e si allontanò un poco.
Si guardò intorno, di lì a poco sarebbe sorta l’alba,
in lontananza sentì il gallo cantare.

Ma la donna sapeva dentro di sé, aveva capito che Pietro era molto di più di quello che credeva e continuò:
“Tu puoi distruggere la paura ed esplorare la vita lì dove tutti gli altri hanno paura di arrivare per via dell’attaccamento nei confronti della comodità”.

“Non so e non capisco cosa vuoi dire.
Cosa vuoi da me?
Mi stai confondendo con le tue parole, vai via!”

La fuga durò poco, la voce continuava:
“Io ti conosco, lo vedo chiaramente: tu puoi fare cose grandi e noi tutti abbiamo bisogno di te”.

“Per il cielo e per la terra! Per le cose visibili e per le cose invisibili! 
Andate via da me! Voi non sapete quello che dite!
 Io non sono quello di cui parlate”.

Ed ecco che il gallo cantò per la seconda volta e Pietro si ricordò delle parole di Gesù
“Prima che il gallo canti due volte, nella notte delle tue paure, tu rinnegherai te stesso tre volte.
Da questo capirai che c’è molto più di ciò che vedi e che le tue paure sono infondate”.

E allora capì che la verità era che lui era pronto e che doveva salpare.
Da quella notte, nulla fu più come prima.


La notte in cui Pietro rinnegò sé stesso, c’ero anche io e ci sono ancora ed è una notte affollata.

Ci siamo tutti noi che attraversiamo la lunga notte della paura e non facciamo che rinnegare noi stessi, prede dell’incertezza e della precarietà del futuro che vediamo.

Tutti noi che sappiamo che quello che vediamo è solo a un metro da noi mentre l’orizzonte è ampio chilometri e chilometri eppure …

Tutti noi che, anche se non lo abbiamo mai fatto e non crediamo di poterlo fare, siamo pronti a camminare da soli e andare lontano incontro alla nostra sconosciuta e ricchissima strada.




Il Coraggio di essere vivi

Lasciare il passato non è cosa facile.

Ma il passato fa parte della sfera delle cose morte che come tali vanno trattate.

Riportiamo qui la storia di Orfeo e della sua scelta.

 

E quando erano quasi vicino all’uscita,

quando tutti gli sforzi stavano per essere premiati,

quando Ade era stato convinto e fuori si vedeva il cielo,

Euridice chiamò ancora

Orfeo allora si fermò,

e si voltò.

non lo ha fatto per debolezza, non lo ha fatto perché non resisteva senza guardare l’amata

Orfeo si è voltato perché aveva capito che Euridice era morta

e loro due non facevano più parte dello stesso mondo.

Il loro destino era quello di battere terre diverse: 

lui era vivo e lei era morta.

Lui doveva andare a vivere, 

Lei doveva restare negli inferi.

Noi siamo Orfeo tutte le volte che non abbiamo il coraggio di lasciarci alle spalle pezzi della nostra vita che sono morti e ci portiamo appresso cadaveri sperando che torneranno a vivere.

Ma non lo faranno.

Euridice è il nostro lavoro, il nostro amico, il nostro amore, la nostra roba.

Euridice è il pericolo più grande che ci impedirà di guardare avanti e continuare a vivere.

Nel voltarsi di Orfeo c’è la libertà di liberarsi di un periodo felice per andare incontro alla vita imprevedibile.

C’è la forza di lasciare ciò che è morto per ciò che palpita.

Auguro un po’ del coraggio di Orfeo a chi ha lottato tanto per Euridice.




L’indemoniato dentro le nostre identità

Le scritture sacre nascondo spunti psicologici profondi.

immaginiamo una rivisitazione del brano riportato in Matteo 8; 28-34

 

Tu non sei quello che credi,

tu non sei quello che racconti, 

e, alla fine, non mi interessa neppure sapere chi sei.

Nel senso che ognuno di noi, a meno che non sia una eccezione, è  naturalmente composto da una infinità di “io”.

Per questo non dobbiamo parlare di noi in prima persona: perché sappiamo che un secondo dopo avremo mentito.

E per questo motivo quello che scriviamo adesso, tra un secondo non sarà più valido.

Ecco il nostro aspetto diabolico.

Ecco da cosa siamo separati: da noi stessi.

 

Un giorno Gesù attraversava la Giordania e gli venne incontro un uomo posseduto dal demonio.

Quest’uomo  viveva nei sepolcri, spaccava catene, spezzava ceppi, era indomabile, urlava e i percuoteva con pietre.

E lui si chiamava Legione “perché erano tanti” e dichiarava di non voler aver nulla a che fare con Gesù che rappresentava la totalità, ovvero l’unità tra il dire e il fare.

La storia finisce con Gesù che scaccia i demoni nel corpo di porci suicidi che si lanciano da un dirupo.

Ed è la stessa fine che facciamo noi quando le nostre parole non combaciano con le nostre azioni: diventiamo dei porci suicidi.

Suicidi perché prima o poi, correndo all’impazzata tra le nostre incoerenze, ci tufferemo nel burrone.

Gurdjeff diceva che l’uomo è una pluralità e il suo nome è Legione.

“Ad ogni attimo, 

ad ogni momento

l’uomo dice e pensa “io”.

Ed ogni volta il suo “io” è differente

[…]

è la tragedia dell’essere umano, che qualunque piccolo “io” abbia così il potere di firmare assegni e cambiali e che sia in seguito l’uomo, ossia la totalità, che debba farvi fronte”

 

Per questo non dobbiamo parlare o promettere, impariamo a non prendere impegni che altri migliori di noi dovranno saldare.




Uno, nessuno, settemila…

Storia di Massimiliano

Massimiliano Titone è il classico utente di facebook.

È un tipo gioviale e allegro, ha un bel viso, scrive bene in italiano e si diverte a fare tante foto da solo o con i nipotini per pubblicarle poi sul suo profilo assieme a qualche frase simpatica.

Lavora nel campo della formazione e le pubbliche relazioni e l’essere social (come si suol dire per indicare una persona presente e attiva sui social network) sono parte integrante del suo lavoro. Ha sempre avuto una vita movimentata come nella norma.

Bello, simpatico ed estroverso come tanti altri uomini sul web, Massimiliano conduceva tranquillamente la sua vita virtuale in modo spensierato e ordinario.

Poi un giorno di tre anni fa, le cose iniziano a cambiare, iniziano ad accadere delle cose strane a cui – in principio – Massimiliano non dà troppa importanza ma che presto si trasformeranno in una situazione paradossale e, ad oggi, senza soluzione.

Un giorno Massimiliano riceve e accetta una strana richiesta di amicizia: una persona col suo stesso nome e cognome; sul momento Massimiliano non ci fa caso più di tanto, gli sembra una cosa curiosa ma non si allarma, nel giro di poco tempo , però, la situazione esplode.

All’improvviso inizia a ricevere messaggi privati da parte di donne che non conosce; messaggi minacciosi e inquietanti “so chi sei” gli scrive un giorno una donna.

Nel giro di un mese quei messaggi diventano decine e sono sempre più aggressivi.

Nessuno capisce cosa può essere successo tanto è fuori dalla normalità né ci si immagina cosa sarebbe diventato.
In forma precauzionale Massimiliano va alla polizia postale, ha capito che qualcuno potrebbe aver rubato la sua identità, prova a denunciare il crimine ma ai tempi nessuno era preparato ad accogliere una denuncia di questo tipo; tre anni fa, non esistevano ancora né giurisprudenza né precedenti per questo reato.

Solo che il problema c’era e diventava sempre più grande.

Nel giro di poco tempo, grazie ai consigli di amici poliziotti e avvocati, Massimiliano raccoglie le prove di 2000 (duemila) profili fake presentandoli come allegati alla denuncia.

È allora che inizia la battaglia dei fake, dei profili falsi che in una lotta di segnalazioni e ricerche oggi sono stati censiti in 7000 (settemila).

Il problema e aggravante è che per una serie infinita di ragioni, tutti i dati personali di Massimiliano sono on line e le donne raggirate ci mettono molto poco a trovare l’originale (scambiandolo per il fake) e conoscere oltre al numero di telefono privato, perfino l’indirizzo di casa.

Piano piano, essendo comunque un uomo intelligente e per bene, parlando con le donne offese, Massimiliano riesce a ricostruire la storia che, grosso modo, è sempre più o meno la stessa.

Storia del fake e sua strategia.

Lui (il fake) è vedovo e ha due figli (nella realtà i figli sono interpretati in foto dai due nipoti minorenni), caduto in disgrazia per qualche motivo, riesce poi a risollevarsi grazie al commercio di auto, torna ad essere un uomo ricco e va in Costa d’Avorio.

Purtroppo mentre è lì con i due figli, ha avuto un imprevisto (un furto, un sequestro…) fatto sta che si trova in pericolo e senza soldi e chiede aiuto per comprare il biglietto aereo per sé e per i suoi figli o per pagare chi lo tiene sotto scacco o una certa ludoteca.

Una storia da film che appassiona donne sensibili e di buon cuore che cercano un uomo di cui innamorarsi.

Donne che passano del tempo con uno dei 7000 falsi Massimiliano che le fa sentire importanti, amate, apprezzate, fondamentali e che chiede loro soldi, sempre più soldi.

I contatti avvengono tramite messenger, addirittura vengono fatte anche video chiamate per le quali, i malfattori, mettono sù un sistema ingegnosissimo: durante la chiamata mandano l’immagine in movimento senza audio di uno dei tanti video pubblicati da Massimiliano e, con la scusa che in Costa d’Avorio la connessione non è gran ché, tolgono il video e tengono solo l’audio.

Chi legge si chiederà “ma per le chiamate vocali, chi parlava?” Ivoriani (probabilmente) che conoscono l’italiano.

Ma chi ascoltava non si rendeva conto che non era il modo di parlare di un italiano?

No.

Perché una persona che vuole credere in qualcosa, non aprirà mai gli occhi di fronte a nessuna evidenza.

Queste donne affamate di attenzioni e affetto decidono di denunciare la truffa solo quando finiscono i soldi e, la cosa più inverosimile è che la denuncia per truffa non può essere accolta perché le donne hanno dato spontaneamente i soldi senza ricevere alcuna minaccia.

Ma come è possibile gestire e coordinare 7000 profili finti, completi di fotografie, storie, invio di messaggi, telefonate e interazioni di vario tipo?
Di certo non è una sola persona.

Si tratta di una organizzazione ben strutturata che individua il profilo ideale (composto da foto, video, informazioni facilmente utilizzabili e ri manipolabili, un viso attraente…) da utilizzare, ne prende le prime informazioni e le distribuisce a una rete fittissima di operatori della mala vita che, lavorando on line, e accrescono

Massimiliano ha scoperto anche questo perché, ad un certo punto, perfino alcuno dei suoi fake lo hanno contattato per avere ulteriori materiali da utilizzare argomentando che alla fine era il loro lavoro e che avevano bisogno di guadagnare.

Insomma, quello che ne viene fuori è che la delinquenza si sposta on line e crea dei mostri.

Riflessioni finali sul senso di ingiustizia.

La storia di Massimiliano Titone forse qualcuno di voi la conosceva già, perché una storia così bizzarra ha trovato spazio, soprattutto in un primo momento, in numerose trasmissioni televisive come Chi l’ha visto o la trasmissione di Barbara d’Urso…

Purtroppo presto anche il sistema di informazione televisivo che si proponeva di aiutarlo a risolvere questo nonsenso si è presto trasformato in una forma di sciacallaggio per avere più audience, così Massimiliano ha rifiutato i vari inviti se non seguito direttamente dal suo avvocato Andrea Caristi.

Massimiliano al telefono si rivela una persona simpatica e forte, che non ha nessuna intenzione di farsi piegare da questa ingiustizia anche se vive una condizione impossibile per tanti; ma la sua storia è triste perché racconta di tante ingiustizie.

L’ingiustizia patita da un uomo che non è più padrone della sua identità, che riceve ogni giorno telefonate e messaggi di donne che pretendono che sia quello che non è.

L’ingiustizia strutturale tenuta sù da persone che guadagnano rubando l’identità di una persona per estorcere soldi a donne fragili.

L’ingiustizia patita da donne emotivamente analfabetizzate, saccheggiate sentimentalmente che cercano amore nel posto sbagliato perché, spesso, non sono in grado di cercarlo in quello giusto.

L’ingiustizia istituzionale di una giurisprudenza impreparata che non riesce a fare giustizia su un reato quasi inesistente.

L’ingiustizia mediatica di un sistema televisivo che approfitta delle vittime per esserne a loro volta anch’essi carnefici.

È amara la chiusura di questo articolo ma non ne troviamo altre.

Auguriamo al protagonista e a tutti personaggi di questa storia una fine felice che saremo ben lieti di raccontare.

Restiamo in attesa facendo il tifo per Massimiliano e non ce la sentiamo di dare nessun consiglio sulla prudenza sui social sulla condivisione delle informazioni personali perché al posto di Massimiliano poteva benissimo esserci ciascuno di noi.

 




Distruggere i templi per andare avanti

Un giorno Gesù entrò nel tempio di Gerusalemme e lo mise a soqquadro.

Ovviamente questo suscitò un certo sgomento in tutti i presenti (e anche negli assenti che vennero poi a conoscenza della cosa).

Spettacolo senza dubbio suggestivo e d’impatto: banchi che cadevano, piccioni che volavano, gente cacciata via con un frustino, buoi e pecore che correvano di qua e di là, denaro per terra, urla… e chi più ne ha più ne metta.

… Ah, se fossi stata presente, mi sarei divertita un sacco…

Chi era davvero presente e voleva voler bene a Gesù, passato il divertimento, chiedeva un segno che quella cosa fuori dalla razionalità avesse senso e verità e così gli chiesero l’unica cosa logica: un segno, una prova, possibilmente concreta e razionale, che quello che stava facendo fosse giusto.

“Ma certo – rispose Gesù – smontate (in greco “luo” e in latino “solvo”) questo tempio e in tre giorni lo risveglierò (“ex-cito” in latino ed “egheiro” in greco)”

 


 

Ma il tempio non è il tempio….

Chissà se il Tempio di Gerusalemme non siano le nostre vite prefabbricate da altri.

Chissà se ogni giorno non ci adattiamo ad architetture e frequentazioni scelte da altri per avere una vita serena e facile da giustificare?

Luoghi belli, per carità, se no non ci staremmo con tanto piacere:

luoghi di grande socievolezza, con una architettura precisa e determinata, luoghi saldi che da sempre sono stati a quel modo, dove ci sono mercanti, animali, dove passa un sacco di gente, dove sono gli amici e i colleghi… bei luoghi dove passare le giornate, luoghi dove non può accadere nulla di brutto o di peggio di quello che sono…

Salvo se non si decide un giorno di buttare giù i banchi e far scappare gli animali in gabbia… ma quello poi è un altro discorso…

Sì perché se si ascolta la parte di noi che non ha paura, sarebbe anche bello abitare degli spazi scelti da noi.

Luoghi nei quali entrare da dove piace a noi: dall’alto, dal basso, da metà…

Arricchite dai nostri desideri: chissà se quel quadro che ci piace tanto parla davvero di noi o di un architetto molto informato e alla moda?

Chissà se le persone con cui usciamo ci piacciono davvero o sono solo socialmente convenienti?

Chissà se l’oggetto che desideriamo ha davvero a che fare con noi o vuole solo creare una immagine di noi?

Chissà se i viaggi che facciamo ci portano davvero nei luoghi che desideriamo conoscere?

Chissà se la ricerca del nostro fine ultimo può salvare noi o arricchire qualcun altro…

Chissà se la mia vita è davvero la mia o quella di qualcun altro,

chissà se i miei desideri sono i miei o quelli di qualcun altro,

chissà se i miei comportamenti sono i miei o quelli di qualcun altro,

se il mio modo di pensare, di scrivere, di farmi domande siano i miei o no.

Chissà se il tempio di Gerusalemme non debba davvero essere distrutto e fatto risorgere dalle nostre coscienze?
Un po’ come Adamo che deve mangiare la mela,

come Lucio che deve spiare attraverso la porta (cfr. l’Asino d’oro di Apuleio)

come la giovane sposa di Barbablù che deve usare la chiave

come Osiride che doveva essere smembrato per guadagnare la nuova signoria

Chi vuol progredire, distrugge i templi.

I templi sono i nostri luoghi, le nostre vite, quelle che non ci somigliano più e alle quali, spesso ci siamo adattati.