“La Sicilia non è Italia e nemmeno meridione …”

CORRADO FALETTI

Sono passati tanti anni, più di dieci, da quando ho lavorato per lo stato, quindi tutto quello che racconterò in queste righe è ormai prescritto e non dovrebbe più far paura a nessuno. CORRADO FALETTI

Ora voi cari lettori potreste pensar che io scrivo queste cose perché sono soffocato dalla rabbia e dalla frustrazione o per un senso di vendetta, a mia difesa e per dimostrare la mia buona fede queste cose le sto dicendo dieci anni dopo, appunto.

In questi anni ho sempre cercato di portare all’evidenza degli organismi preposti le cose che qui racconterò, ma gli esiti dei miei tentativi sono stati poco utili perché, seppur positivi alla fine, sono rimasti talmente sommersi che non sono serviti a far capire al cittadino la realtà in cui viviamo.

Perché raccontarle oggi? perché appare sempre più evidente che pochi comprendono il funzionamento della macchina dello stato, quantomeno pochi sanno che il problema non è solo nella politica, ma nel sistema dirigente su cui la politica appoggia.

Il problema è incardinato nella macchina amministrativa che è troppo complessa, permettendo deviazioni o addirittura scappatoie che vengono gestite dalla media dirigenza statale che ne conosce perfettamente i meccanismi, spesso addirittura li crea lei stessa.

Più volte mi è capitato di vedere arrivare il politico di turno anche animato da buone intenzioni, per poi naufragare clamorosamente nel mare dei cavilli e delle tempistiche assurdamente lunghe “imposte” dalla burocrazia della middle class

Eppure ci scanniamo per le dichiarazioni di Salvini o Zingaretti o Dimaio o chi per loro, per poi non capire che le stesse dichiarazioni, giuste o sbagliate che siano, messe nella macchina statale diventano clamorosi fallimenti …

Non mi soffermerò a raccontare tutto quello che trovai di storto e segnalato agli organismi competenti, non spenderò tempo per raccontare quanto malaffare esiste e come viene bellamente tollerato dalle cariche importanti dello stato, mi limiterò a raccontare qualche  aneddoto che rappresenta la punta dell’iceberg di un sistema talmente cristallizzato che credo sia ormai impossibile distruggere.

Come faccio a dirlo? direte voi, ebbene giudicate da soli se ancora avete la capacità di leggere tra le righe e sopratutto se ancora vi interessa.

Anni dal 2009 al 2014

Venni incaricato di gestire un gruppo di lavoro di scuole per analizzare il controllo di gestione nelle istituzioni scolastiche (chiamato poi gruppo Co. Ge.), il gruppo di lavoro parte nel 2010, ne fanno parte oltre 200 scuole, l’entusiasmo è alto da parte delle scuole, fu la prima volta in cui le scuole vennero coinvolte dal Ministero nella realizzazione di progetti che le riguardano.

La particolarità di questo gruppo fu quella di dialogare direttamente con le scuole, saltando qualsiasi intermediazione anche quella sindacale, e dando direttamente le notizie alle scuole, facendole progettare direttamente quello che più serviva loro.

Fin da subito, infatti, il gruppo di lavoro fu soggetto a critica ed attacchi da parte delle organizzazioni sindacali in quanto in un certo qual modo questo gruppo le disintermediava rispetto alle scuole stesse.

I sindacati addirittura chiesero al ministro se il gruppo coge era una mia farneticazione personale.

Le scuole realizzarono progetti importantissimi e vennero avviati i primi progetti di fundrising per le scuole con la grande distribuzione organizzata (ad esempio Conad), con ritorni di svariati milioni di euro.

Progetti che oggi sono all’ordine del giorno come l’ordinativo informatico locale con le banche, e che hanno portato tantissimi vantaggi alle scuole.

Realizzammo inoltre un progetto completo che prevedeva una nuova gestione dei software della scuola, in cui venivano messi a disposizione delle scuola registro elettronico, segreteria digitale, bilancio e contabilità, inventario, sito edu.it, etc. che le scuole avrebbero ricevuto in forma gratuita (costo medio del pacchetto oggi sulle scuole comprato da da fornitori terzi è dalle 4 mila euro in su, quindi si avrebbe avuto un un risparmio per lo stato di circa 32 milioni di euro annue in su, senza contare che un unico sistema informativo avrebbe aiutato molto anche nella formazione, negli spostamenti di personale tra le scuole, nella puntualità degli aggiornamenti,  etc.), peccato che questo progetto sia stato subito boicottato (anche con interrogazioni parlamentari) dai vari fornitori di software per ovvi motivi economici.

Questo gruppo di lavoro realizzò importanti progetti ancor oggi attivi e funzionanti, leggasi appunto il suddetto ordinativo informatico per le scuole in collaborazione con ABI, e avviò un percorso di formazione diretta Miur scuole che poi prenderà forma definitiva nel progetto IO CONTO.

Mi venne anche affidato il ruolo di capo degli ispettori dei fondi europei (un nucleo di sei persone più consulenti esterni), vennero svolte delle ispezioni sulle scuole e sull’utilizzo dei fondi, si riscrissero i regolamenti ispettivi (ad oggi ancora utilizzati).

Durante questa attività uscirono luci ed ombre, dalle pillole del sapere ai fondi mal gestiti da alcune scuole e da società di formazione regionali (parliamo di milioni di euro), ovviamente individuammo anche scuole eccellenti e di altissima qualità.

Provvidi a segnalare le evidenze negative con note ai miei superiori ministri compresi, alla comunità europea, querele alla procura della repubblica, informative ai giornali.

Gli animi si scaldarono, ricevetti lettere anonime, mi venne distrutta la moto con cui mi recavo al ministero, ricevetti lettere dai miei superiori in cui mi si accusava di danno erariale perché facevo troppe ispezioni, le missioni ci vennero pagate con mesi di ritardo, venne messa in giro la voce che mi ero sfasciato la moto da solo e che le lettere anonime le scrivevo io , i carabinieri, su indicazione superiore, indagarono su di me dall’asilo in poi, venni anche indagato per simulazione di reato (ovviamente tutto poi archiviato) dal nucleo interno al ministero dei carabinieri che “casualmente” mandava relazioni ai miei superiori su come stavano gestendo il caso (durante le indagini è un reato), addirittura riuscirono a farmi indagare per la moto, le lettere anonime ricevute (dicevano che me le ero scritte io), i titoli di studio, insomma per screditarmi il più possibile riuscirono a buttarmi addosso una serie di indagini ridicole che normalmente non sarebbero state nemmeno avviate, indagini che comunque furono tutte ovviamente archiviate in seguito (cioè quando non servivano più),  sul momento venni fatto passare per un mitomane pazzo pericoloso, tutti presero le distanze.

Agli occhi delle persone normali questo accanimento contro di me risultò evidentemente una macchinazione, ma immaginate come poteva essere percepita all’esterno tutta questa serie di informazioni buttate là a caso o dai sindacati o da chi aveva interesse a continuare le sue ruberie senza ” lo Sceriffo” che li controllava.

Nonostante questi atteggiamenti io ed i miei colleghi continuammo nella nostra attività, portammo avanti i progetti, le verifiche ispettive, ottenemmo i risultati che poi sono stati certificati dalla società di consulenza esterna.

Se ci si pone attenzione, nessuna delle accuse che ricevetti era diretta al mio operato, ma solo al fatto che ero uno sceriffo, mi rompevo la moto da solo, mi scrivevo le lettere anonime da solo, falsificavo i documenti, pertanto ero un inaffidabile pazzo che diceva cattiverie sui poverini che invece facevano tutto bene, come poi si è visto chiaramente negli anni successivi dalle condanne della magistratura, dalla chiusura forzata degli enti, dall’allontanamento forzato di persone mandate in pensione anticipata.

La cosa che però mi lasciò più perplesso e deluso del mondo in cui ero avvenne proprio in mezzo al marasma che vi ho descritto sopra, il fatto sconcertante, almeno a mio avviso, fu questo:

Venni convocato da uno dei ministri dell’epoca: ovviamente mi aspettavo parole di incoraggiamento per me e per i colleghi che stavano subendo tutta una serie di angherie (come il non pagamento delle trasferte o il continuo controllo sui permessi e sulle presenze), invece dopo un saluto che io non avrei dato nemmeno al peggiore dei miei nemici, venni apostrofato con queste parole, davanti a testimoni:

“la smetta di andare in Sicilia a fare ispezioni, la Sicilia non è Italia e nemmeno meridione …”.

A parte la mia espressione che doveva essere di un misto di schifo e stupore, io comunque rilanciai “ma ministro e la comunità europea? a loro dobbiamo rendicontare i fondi che usiamo”

mi si rispose: ” già non riceviamo tutti i fondi che dovremmo se poi andiamo anche a dire che ci sono magagne…”

“quindi” continuai  io “invece che mettere a posto gli errori che facciamo, nascondiamo tutto e scriviamo che è tutto perfetto!?!? andiamo bene…”

Fui congedato dal ministro senza un saluto, ma con i miei colleghi, aggiornati sull’accaduto, decidemmo di andare avanti nel nostro lavoro, sapendo che sarebbe comunque a quel punto durato poco.

 

Tengo a precisare che io amo la sicilia ed i siciliani, che sono gente veramente in gamba (poi le mele marce sono ovunque), ma questa frase mi sembrò assurda in bocca ad un ministro dello Stato, e questo mi fece perdere molta della voglia di andare avanti.

Venni convocato dalla Comunità Europea che mi chiese conto delle mie relazioni, le confermai, i fondi vennero bloccati per sei mesi: tutti impazzirono, ricevetti minacce, mi venne imposto per scritto di modificare i miei rapporti ispettivi che mandavo alla comunità europea, venne smantellato l’ufficio ispettivo che dirigevo, il venerdì eravamo in sei ispettori e 15 consulenti, il lunedì non c’era più nessuno; dopo una settimana al mio posto venne nominato un nuovo dirigente che mi disse testuali parole: “dopo quello che è successo a te io di sicuro non faccio un cxxxo di niente.”

Nel febbraio 2012 visto che nulla era stato fatto rispetto alle mie segnalazioni rassegnai le dimissioni, che non vennero accettate in quel momento perché a marzo si doveva rispondere alla comunità europea rispetto al mio rapporto che aveva fatto bloccare i fondi e lo dovevo fare io come capo degli ispettori ancora in carica, e peraltro la mia uscita repentina  sarebbe stata evidentemente un colpo tremendo anche e soprattutto verso la comunità europea, venni pertanto convinto a rimanere con la promessa che le mie segnalazioni sarebbero state considerate, mi illusi che sarebbe stato così e ritirai le dimissioni, in realtà fu solo uno stratagemma per prendere tempo e fare così in modo che io mandassi alla comunità europea un rapporto meno pesante perché tenetti conto delle promesse che mi furono fatte.

Questo prendere tempo servì non solo per passare il momento cruciale del rapporto alla comunità europea, ma anche per poter mettere ulteriormente in moto la macchina del fango e darmi del pazzo scatenato in modo tale che tutto quello che dicevo passasse per le farneticazioni di un mitomane.

Devo dire, ad onor del vero, che ci riuscirono.

Amareggiato e deluso, visto che quanto mi era stato promesso a febbraio non veniva messo in atto, consegnai le mie dimissioni definitive ed inderogabili comunque nei primi di settembre 2012, rendendomi conto che il problema non era nel governo politico, erano passati ormai tre ministri, ma nel sistema di alta dirigenza ministeriale.

Dopo la mia uscita la macchina del fango svolge il suo compito che, solo adesso dopo dieci anni, sono riuscito a debellare grazie alla giustizia che mi ha dato ragione (anche se forse un poco in ritardo).

Anche io ho fatto i miei errori certo, avrei potuto mediare, un colpo al cerchio ed un colpo alla botte, invece sono stato categorico, non ho mediato, non ho accettato il compromesso, ho portato lo stile del privato in un comparto che non era abituato a reggerlo, che non è proprio il modo di lavorare in quel mondo, non ho saputo adattare il mio agire all’ambiente in cui mi trovavo e da cui appunto alla fine mi sono allontanato, sono entrato come montanaro bergamasco e ne sono uscito uguale.

Però alla luce dell’esperienza che ho vissuto, finché il mondo del pubblico non assimilerà lo stile del privato, non funzionerà mai.

Nel mondo del pubblico il 75% del tempo i dirigenti lo passano per “pararsi il fondoschiena“, quindi prima di fare una cosa chiedono 1000 pareri, 1000 relazioni, aumentando tempi, costi e facendo in modo che l’idea iniziale diventi tutt’altra cosa alla fine dei passaggi.

Insomma manca il coraggio di portare avanti idee innovative e soprattutto manca la voglia.

Ah, tra le altre cose, ho anche dovuto discutere con qualche sindacato perché a loro non andava bene che il ministero parlasse prima con le scuole che con loro, sindacato che ancora oggi riesce a dire che il ministero ha fatto in modo che io me ne andassi (nonostante io avessi ricevuto lettera di encomio da parte del mio superiore diretto), notare la frase il ministero ha fatto in modo che io me ne andassi (il sindacato infatti dice e scrive: “il ministero ci ha garantito che il problema faletti sarebbe stato risolto”), ma non è proprio qui che un sindacato dovrebbe intervenire? o almeno verificare cosa succede? invece il sindacato ha spalleggiato il ministero (in realtà alcuni personaggi del ministero) addirittura schierandosi con gli stessi  … assurdo vero? un sindacato che dice consapevolmente che un datore di lavoro assilla un lavoratore fino a farlo andar via, e lo dice come se fosse una cosa giusta???

ma sindacato mio, sei sicuro? se fossi stato un lavoratore così pessimo, secondo te, il mio capo aveva davvero bisogno di farmi mobbing, di fami indagare per qualsiasi fesseria, di non pagarmi le trasferte, di togliermi gli incarichi, di allontanare dal servizio tutti i colleghi presenti, compresi i consulenti,  per farmi dare le dimissioni?? non ti sembra che ci sia sotto qualcosa???

in fondo bastava licenziarmi per giusta causa …

ah, ma certo, la giusta causa non c’era, appunto, allora giusto farmi mobbing, ma che lo dica anche il sindacato non è un poco patetico?

ma anche ammesso che io fossi un pazzo, ma gli altri colleghi presenti non andavano tutelati??

Mi viene da ridere a pensarci!

Comunque, a ripensarci bene, il mio datore di lavoro non poteva licenziarmi, c’erano gli encomi della comunità europea, c’erano le lettere di gradimento delle scuole, ma soprattutto c’è una relazione (che ovviamente non esiste sul sito del ministero come non esiste nessun riferimento al progetto Co. Ge. tutto cancellato) fatta da una società di revisione che dice che, con la nostra attività, progettuale sono arrivati in più,  alle scuole, circa 13 milioni di euro nei primi due anni per poi assestarsi sugli 80 milioni di euro ogni anno per tutti gli anni successivi alla sperimentazione,

… andata la giusta causa …

 

Per dieci anni mi sono gestito tutto il rammarico che questa situazione mi ha lasciato, anche se mi ha fatto piacere che in precedenza qualche ex collega ispettore abbia rilasciato qualche dichiarazione raccontando i fatti, anche se in forma anonima.

Ma io ho taciuto sperando che il tempo fosse galantuomo con i galantuomini, e devo dire che alla fine lo è stato, anche se, per me purtroppo, la galanteria è arrivata postuma.

Scrivo ora queste cose perché sia abbastanza chiaro che qui nel nostro paese da cambiare sarebbe buona parte dell’impalcatura, non solo le bandiere in cima al balcone, invece noi ci illudiamo che basti votare pinco piuttosto che pallino per cambiare qualcosa, non è così!

I decenni di malgoverno del nostro paese lo dimostrano, non importa chi governa, conta il substrato, l’humus del sottobosco italiano della PA che oggi è uno dei veri artefici dello sfacelo a cui stiamo assistendo.

Al 31 agosto 2019 il debito pubblico era pari a 2.463 miliardi di euro, rispetto ai 2.466 miliardi del mese precedente (dato rivisto), che rappresenta il massimo storico.

Occorre dire altro?

Direi proprio di no.

Vorrei lanciare una proposta: chiediamo tutti asilo politico in un paese straniero (Canada, Australia, Nuova Zelanda, Russia) per incapacità manifesta dello stato italiano, secondo me non possono negarcelo.


In considerazione di questo malcostume italiano, Betapress.it propone a chiunque abbia avuto un sopruso, sia stato messo da parte perché faceva il suo lavoro, abbia ricevuto azioni di mobbing o simili, di raccontare la sua storia tramite le nostre pagine.

Un nostro giornalista raccoglierà la testimonianza e pubblicheremo un articolo nella nostra rubrica IO CI HO PROVATO, in cui racconteremo storie di soprusi e di malcostume che nessuno ha mai raccontato.

Siamo fermamente convinti che il silenzio su questi casi sia fatto ancora più grave dei casi stessi, pertanto scrivete alla mail iocihoprovato@betapress.it  e raccontateci cosa vi è successo, non fa nulla se è successo dieci anno or sono o ieri o sta succedendo, noi lo racconteremo sentendo tutte le campane e portando alla luce tutta la verità, così come stiamo già facendo nel mondo delle scuole.

Il nostro team di avvocati valuterà gratuitamente il vostro caso e vi darà le prime indicazioni per poter reclamare giustizia.

 

note di positiva speranza:

A onor del vero occorre però fare i nomi di chi in quel periodo fu dalla mia parte, aiutandomi, o anche solo non voltandomi le spalle:

in primis l’allora direttore generale del bilancio del Miur, Marco Ugo Filisetti, che con me portò avanti parte delle battaglie e che comunque subì anche lui una forma di ostracismo che lo portò ad essere trasferito ad altro incarico. (leggi più avanti)

della politica vi fu solo un senatore, che nel momento in cui tutti mi misero al bando, rimase al mio fianco cercando di aiutarmi.

i colleghi Elisabetta Cannarsa, Cesare di Falco, Cavallo Patrizia, Antonino Giunta, Rocco Pinneri, Gianna Barbieri, il consulente Giovanni Vico, a cui sempre va un mio pensiero affettuoso.

 

 

corrado faletti

Corrado Faletti Corrado Faletti Corrado Faletti Corrado Faletti Corrado Faletti Corrado Faletti Corrado Faletti Corrado Faletti Corrado Faletti Corrado Faletti Corrado Faletti Corrado Faletti

per chi volesse approfondire, ecco alcuni documenti utili:

Rampelli vs Cineca – scontro di civiltà?

 

 

PON – intervista ad un ex ispettore dei fondi europei del MIUR

[youtube https://www.youtube.com/watch?v=4VDSISTKNMY?start=5&w=640&h=360]

 

http://www.report.rai.it/dl/Report/extra/ContentItem-7778933c-ec14-4f2d-8b5a-3712b51d388b.html

https://www.ilsussidiario.net/news/educazione/2016/8/3/scuola-pillole-del-sapere-la-sentenza-della-corte-dei-conti-che-la-giannini-non-puo-ignorare/717312/

https://www.ilfattoquotidiano.it/2013/06/24/ministero-dellistruzione-a-roma-aperta-uninchiesta-per-bandi-su-misura/635955/

https://www.iltempo.it/cronache/2016/07/26/news/il-grande-bluff-delle-pillole-del-sapere-1016138/

questi a seguire sono i documenti che provano quanto raccontato sopra, ovviamente non sono tutti, ma credo che bastino per dare veridicità ad un racconto che altrimenti potrebbe sembrare surreale ed inventato:

questa è la lettera con cui prese avvio ufficialmente il progetto Co.Ge

[pdf-embedder url=”https://betapress.it/wp-content/uploads/2019/11/lettera-avvio-coge-biondi.pdf” title=”lettera avvio coge biondi”]

questa è una delle scuole su cui facemmo l’ispezione nel 2010

[pdf-embedder url=”https://betapress.it/wp-content/uploads/2019/11/borsellino-articolo.pdf” title=”borsellino articolo”]

questo è l’ente di formazione citato nell’articolo sopra e da noi segnalato

[pdf-embedder url=”https://betapress.it/wp-content/uploads/2019/11/assunzioni-edyuform.pdf” title=”assunzioni edyuform”]

questa è la lettera di buon servizio ricevuta

[pdf-embedder url=”https://betapress.it/wp-content/uploads/2019/11/44-faletti-miur-lettera-paluso-Filisetti-protocollata-2013.pdf” title=”44 – faletti miur lettera paluso Filisetti protocollata 2013″]

questa è la lettera in cui venivamo accusati di far troppe ispezioni, e leggendo gli articoli di cui sopra appare molto ridicola

[pdf-embedder url=”https://betapress.it/wp-content/uploads/2019/11/parte-lettera-su-troppe-ispezioni.pdf” title=”parte lettera su troppe ispezioni”]

relazione di società di consulenza su mio operato

[pdf-embedder url=”https://betapress.it/wp-content/uploads/2019/11/MIUR_Progetto-Co.Ge_._Relazione-tecnica-0.34-relazione-di-kpmg.pdf” title=”MIUR_Progetto Co.Ge._Relazione tecnica 0.34 relazione di kpmg”]

alcune delle tante lettere di ringraziamenti

[pdf-embedder url=”https://betapress.it/wp-content/uploads/2019/11/06-LETTERA-ministro-da-borini.pdf” title=”06 – LETTERA ministro da borini”]

[pdf-embedder url=”https://betapress.it/wp-content/uploads/2019/11/07-lettere-varie-complimenti-progetto-coge.pdf” title=”07 – lettere varie complimenti progetto coge”]

[pdf-embedder url=”https://betapress.it/wp-content/uploads/2019/11/IC-MISANO.pdf” title=”IC MISANO”]

la mia prima lettera di dimissioni del 7 febbraio 2012

[pdf-embedder url=”https://betapress.it/wp-content/uploads/2019/11/41-prima-lettera-di-dimissioni-7-2-2012.pdf” title=”41 – prima lettera di dimissioni 7-2-2012″]

la seconda e definitiva lettera di dimissioni del 5 settembre 2012

[pdf-embedder url=”https://betapress.it/wp-content/uploads/2019/11/42-dimissioni.pdf” title=”42 – dimissioni”]

Alcuni articoli sulle nostre iniziative

[pdf-embedder url=”https://betapress.it/wp-content/uploads/2019/11/60-mio-articolo-con-intervista-ad-ispettore-ex-miur-Fondi-Europei_-luci-ed-ombre-forse-più-buio-profondo…pdf” title=”60 – mio articolo con intervista ad ispettore ex miur Fondi Europei_ luci ed ombre, forse più buio profondo..”]

[pdf-embedder url=”https://betapress.it/wp-content/uploads/2019/11/30-IlSole24ore-20mag12-Sostegni-privati-per-le-scuole.pdf” title=”30 – IlSole24ore 20mag12 – Sostegni privati per le scuole”]

[pdf-embedder url=”https://betapress.it/wp-content/uploads/2019/11/31-sole-24-ore-23-marzo-2012.pdf” title=”31 – sole 24 ore 23 marzo 2012″]

[pdf-embedder url=”https://betapress.it/wp-content/uploads/2019/11/34-2012_03_23_Corriere_AdriaticoAN_Miur.pdf” title=”34 – 2012_03_23_Corriere_AdriaticoAN_Miur”]

[pdf-embedder url=”https://betapress.it/wp-content/uploads/2019/11/35-2012-03-21_RestodelCarlino_Miur.pdf” title=”35 – 2012-03-21_RestodelCarlino_Miur”]

[pdf-embedder url=”https://betapress.it/wp-content/uploads/2019/11/36-2012_03_24_IlMessaggeroAN_Miur.pdf” title=”36 – 2012_03_24_IlMessaggeroAN_Miur”]

[pdf-embedder url=”https://betapress.it/wp-content/uploads/2019/11/37-2012_03_24_ilRestodelCarlinoAN_Miur.pdf” title=”37 – 2012_03_24_ilRestodelCarlinoAN_Miur”]

[pdf-embedder url=”https://betapress.it/wp-content/uploads/2019/11/38-2012-03-20_CorriereAdriatico_Miur.pdf” title=”38 – 2012-03-20_CorriereAdriatico_Miur”]

[pdf-embedder url=”https://betapress.it/wp-content/uploads/2019/11/39-2012-03-20_CorriereAdriatico_Miur1.pdf” title=”39 – 2012-03-20_CorriereAdriatico_Miur1″]

una delle tante lettere anonime ricevute

[pdf-embedder url=”https://betapress.it/wp-content/uploads/2019/11/lettera-minatoria-dicembre-2011.pdf” title=”lettera minatoria dicembre 2011″]

 

 

Condannato per diffamazione Giusto Scozzaro, ex segretario provinciale CGIL Palermo

Vita da sindacato: quando manca la logica nelle cose

 

 

 

 

 




La prima volta della governance…

Per la prima volta in Italia la I Edizione della Governance Week, una settimana di incontri ed approfondimenti sul tema della Corporate Governance.

Dal 18 al 22 novembre, allo IULM di Milano, Edificio 6 – Via Carlo Bo 2 avranno luogo una serie di incontri per formare i top manager, addetti ai lavori, ma anche per informare gli azionisti societari, sulla relazione tra GOVERNANCE E MANAGEMENT.

Tradizionalmente si passa dal generale al particolare, dal macro al micro, dall’alto al basso. La relazione tra Governance e Management rispetta questo schema: dalla strategia all’execution. La Governance Week stimola invece la discussione sul paradigma inverso: dal Management alla Governance, interrogandosi su quali siano le principali istanze di business e i trend evolutivi globali che gli organi di governo dovrebbero maggiormente considerare. L’iniziativa è a numero chiuso e la partecipazione è gratuita.

Ma perché la corporate governance è così importante? perché è la linfa vitale di ogni azienda, è la corrente etica che percorre ogni ganglio aziendale, più è preparata, più è corretta e più l’azienda avrà un futuro.

Quante aziende oggi fallite o sommerse da scandali sarebbero ancora sul mercato se avessero avuto una corporate governance preparata ed etica?

Chi governa un’azienda, chi siede nel CDA quindi decide le strategie, dovrebbe essere una persona preparata, etica, orientata al futuro, e chi investe in un’azienda dovrebbe prima di tutto guardare alla composizione del CDA, alla sua preparazione ma anche alla sua indipendenza.

Formare ed informare per il bene di tutti, questo il motto della settimana sulla governance, formare i manager perché possano sedere in cda in modo competente per il bene dell’azienda e dei suoi investitori ed informare la gente che investe i propri soldi su cosa guardare di un cda per poter investire con consapevolezza e coerenza.

 

[pdf-embedder url=”https://betapress.it/wp-content/uploads/2019/11/Programma-dettagliato.pdf” title=”Programma dettagliato”]

[pdf-embedder url=”https://betapress.it/wp-content/uploads/2019/11/Speaker.pdf”]




I Rischi del 5G, cosa può fa paura agli Stati.

Poco fa, a Montecitorio si è svolto un incontro sul tema del 5G e dei rischi ad esso legati, è emerso che

Premesso che per la tutela della salute pubblica è dovere del Parlamento e del Governo Italiano considerare la protezione della salute della popolazione civile come essenziale ed inderogabile

Premesso che ai sensi della Convenzione di Lugano del 1993, sulla responsabilità civile per il danneggiamento risultante da attività lesive all’ambiente (Lugano, 26 Giugno 1993) si riterrà co-responsabile in solido qualunque amministrazione pubblica autorizzi attività lesive all’ambiente e alla popolazione esprimendosi in favore dell’installazione e dell’autorizzazione della Tecnologia 5G sul territorio comunale, derogando al principio di precauzione e quindi al principio di tutela della salute pubblica

Premesso infine che, ai sensi della Convenzione del Consiglio d’Europa sulla Protezione dell’Ambiente attraverso la Legge Penale (Convenzione di Strasburgo, 4 Novembre 1998) ogni comitato spontaneo contro il 5G sul territorio italiano potrà costituirsi in giudizio contro qualunque amministrazione che autorizzi tale tecnologia senza la prova indefettibile sulla sua innocuità per la salute della cittadinanza e del popolo italiano.

Invocando l’applicazione delle predette Convenzioni Internazionali e tutte le altri Convenzioni Internazionali sottoscritte e ratificate dall’Italia nel rispetto della Legge Internazionale.

Si esorta il Parlamento Italiano al rispetto delle pre-citate disposizioni normative internazionali per la tutela dell’incolumità della salute pubblica e si chiede che la presente comunicazione possa venire divulgata a tutti gli organi Parlamentari, Governativi ed Amministrativi sul territorio Nazionale.

Speriamo che questa riflessione contribuisca a evitare i rischi sull’essere umano legati alla tecnologia 5G.

 

 




Rispetto dell’Ecosistema e lineamenti di ecosofia

Ecosofia – Intervento di Chiara Sparacio all’interno della “Conferenza Internazionale Prevenzione Emergenze”: Protezione Nazionale Boschi e Foreste – Riduzione del Global Warming ROMA, 25 Ottobre 2019 ore 15.30  e MILANO, 26 Ottobre 2019 ore 15.30

(leggi qui il comunicato stampa dell’evento: Conferenza Internazionale Prevenzione Emergenze: Protezione Nazionale Boschi e Foreste Riduzione del Global Warming)

Parlare di Ecosofia all’interno di una conferenza che parla di prevenzione delle Emergenze ambientali vuol dire guardare lo stesso argomento da un punto di vista differente.

È un po’ come quando si guarda un giardino da tante prospettive differenti: alcuni lo guardano dall’interno, altri si affacciano dalla casa di fonte, altri ancora confrontano guardando altri giardini vicini.

Il mio intervento è una finestrella un po’ più distante, aperta da una casetta a Tavertet, vicino Barcellona, una casetta in mezzo ai boschi, molto difficile da raggiungere che non è neppure mia ma di un uomo di nome Raimundo Panikkar.

chiara sparacio

Raimundo Panikkar è stato un uomo dal “multiforme ingegno” classificato come pensatore, scrittore, filosofo, professore e tanto altro ancora… è morto nel 2010 e ha lasciato una vastissima bibliografia.

Anche se il rischio è quello di semplificare troppo, potremmo dire che ha sviluppato il suo pensiero nel rapporto generativo tra gli uomini, la Terra e il senso del divino.

A questo proposito ha coniato il termine Cosmotheandrico: κόσμος, θεός, ἀνδρός (kosmos, theos, andros).

Panikkar ha ipotizzato una sorta di triangolo di relazione, senza vertice principale né basi fisse che, per funzionare, richiede la piena collaborazione e il completo scambio tra i tre vertici.

Questo vuol dire che l’uomo, per essere veramente sé stesso e vivere bene con sé e con gli altri, ha bisogno anche della relazione con la terra e l’ambiente.

Viceversa: l’ecosistema per sopravvivere, ha bisogno dell’uomo e di essere riconosciuto non solo come flora, come oggetto, ma anche come fenomeno (da φαίνω – faino– : manifestazione).

Il rapporto tra l’uomo, la terra e il sovrasensibile altrimenti indicato come Divino e il presupposto fondamentale di questo articolo.chiara sparacio

Tra i cardini del pensiero di Raimundo Panikkar c’è quella che lui aveva chiamato EcoSofia, ovvero una riflessione profonda sull’ambiente.

Tra i cardini del pensiero di Raimundo Panikkar l’EcoSofia, ovvero una riflessione profonda sull’ambiente.

Eco-sofia è una parola di etimologia greca composta da Eco (in greco οἶκος) e sofia (in greco σοφία).

Sofia non è solo sapienza, come la traduciamo concettualmente in epoca moderna, in realtà questo è l’ultimo dei suoi significati, prima ci sono l’abilità, la scienza, il senno

Οἶκος (oikos), che troviamo come suffisso di numerosissime parole: eco-logia, eco-sistema, eco-sfera, contrariamente a quanto possa sembrare per via della usura scriteriata delle parole, non indica semplicisticamente l’ambiente esterno ma vuol dire casa, abitazione, dimora…

Andando ancora più a fondo, è un luogo sacro: tempio, curia, stanza per gli atleti… (ricordiamo che, presso i greci, l’atleta era considerato un semidio).

Ecco quindi che il termine οἶκος riacquista in questa prospettiva una importanza cruciale per l’esistenza umana: non è solo un ambiente che viene abitato in modo passivo e che può essere sfruttato indiscriminatamente ma è un ambiente attivo che influisce sulla persona, formandola, arricchendola e migliorandola.

Ricordiamoci che ciò che è sacro, se toccato, rende sacri.

Ecco quindi che, mentre siamo qui a parlare di problemi ecologici, quello che dobbiamo avere chiaro è che, quando si parla di ecologia, si tocca una sfera sacrale.

Attenzione: con sacro non intendiamo il dio.

La radice del latino “sacrum” è di etimologia incerta, probabilmente ha a che fare con la radice indo europea sac-, sak-, sag –  che ha a che fare con l’attaccamento, l’avvinghiamento… che poi abbiamo riferito alla divinità ma sappiamo bene che il concetto di divinità non è propriamente universale nei suoi dettagli.

Per cercare di essere un po’ più universali potremmo dire che il divino ha a che fare con una realtà superiore rispetto quella umana comune, ma non sappiamo esattamente dove sia geograficamente dislocata questa parte. 

Non stiamo parlando di religioni o spiritualità o di qualunque cosa possa apparirci come distante da noi e messa chissà dove ma di aspetti profondi dell’anima.

Eco-logia, dicevamo. 

Loghia ha che fare con il λόγος che tende a segnare la dimensione pratica dell’esperienza.

Logos non la semplice parola astratta, come si può pensare, ma la parola concreta, quella che crea: “in principio era il logos”

L’ecologia moderna, affronta i problemi dello sfruttamento della terra e si sforza di combatterli.

Ma non dobbiamo farci prendere né dalla foga delle parole né dalla foga delle idee.

Fare dell’attivismo ambientale oggi, con il vocabolario che abbiamo a disposizione ci fa correre il rischio di non capire bene cosa facciamo, di scappare dalla realtà che c’è dietro, di non scoprire l’origine del problema.

Abbiamo detto poco fa che Panikkar, nello sviluppo del suo pensiero ha creato una sorta di triangolo di relazione: uomo, natura, sovrasensibile.

Ecco: quando Raimundo Panikkar parla di ecosofia, sposta l’uomo dal vertice della gerarchia terrestre e lo pone sulla terra insegnandogli che non esiste un triangolo di gerarchia ma di relazione: 

“l’ecosofia adempie una funzione rivelatrice. Ci rivela che la terra – come noi stessi – è limitata, finita e che abbiamo con lei dei legami stretti, dei legami costitutivi e quindi reciproci. (cit.R. Panikkar)

Per sperimentare l’ecosofia, per avere coscienza della terra, dobbiamo prima avere coscienza di noi stessi.

Per capire la saggezza della terra dobbiamo prendere coscienza del nostro sé e scoprire che non è una cosa differente e separata da ciò che ci circonda: 

“una coltivazione di me stesso che non sia anche coltura della natura […] non è coltura dell’uomo”.  (cit.R. Panikkar)

Panikkar, occidentale per parte di madre spagnola e orientale per parte di padre indiano, amava osservare differenze e punti di contatto tra la cultura occidentale e la cultura orientale.

Egli sottolinea come la “cultura occidentale” esaspera una cultura della contrapposizione piuttosto che della mediazione e, in un certo senso, della contaminazione e dell’arricchimento.

Questo perché voler separare nettamente ogni cosa dall’altra, anche se condividono la stessa natura, comporta la tragica creazione di realtà separate e inconciliabili. 

La conseguenza inevitabile di questa impostazione culturale è stata ed è l’allontanamento dell’uomo dalla natura.

Quando l’uomo non si sente parte completante e complementare della natura, allora ne prende le distanze e genera un rapporto di passività o dominio.

È chiaro che una relazione di questo tipo causa disagio e il prezzo sono le calamità ecologiche: le piogge acide, l’inquinamento che oscura il cielo sottrae giorni di sole, i cedimenti del terreno, l’estinzione di molte specie animali e vegetali, le malattie del feto e le alterazioni genetiche.

Ma conferenze come quella a cui stiamo partecipando oggi, le parole che ci stiamo dicendo e stiamo ascoltando, tutte le mobilitazioni di questo tipo che stiamo vedendo agire in questi mesi, sono i segni di come l’uomo si sia accorto del ritorno del boomerang lanciato e voglia trovare una soluzione.

Pare che l’uomo stia capendo che, sempre come dice Panikkar, “l’uomo è terra, ma la terra è anche noi”.⁠5 

Alla luce di tutto questo, quindi l’ecosofia, diventa il dialogo con la terra.

Prima della cultura capitalistica (o, come usa dire Panikkar, prima della cultura monetocratica) il rapporto cosmotheandrico era chiarissimo: l’uomo si rivolgeva al dio tramite la natura, offrendo sacrifici. 

Questo accadeva perché la percezione che queste tre verità – la terra, il Dio e l’uomo – erano in completa relazione e partecipazione era vivissima.

Purtroppo la monetocrazia, l’idolatria del denaro, ha sbilanciato questo equilibrio.

L’ecosofia vuole ristabilire il rapporto triadico tra Dio, l’uomo e la natura e questo può avvenire solo dal nuovo ascolto di sé stessi e dall’accettazione del nuovo rapporto con la natura; nuovo non perché non è mai stato sperimentato dall’uomo (tutt’altro) ma perché non è stato ancora sperimentato dall’uomo moderno.

Il nostro atteggiamento deve essere quello del dialogo sincero che intercorre tra chi non intende prevaricare sull’altro ma cerca uno scambio reciproco e sincero: 

“se ascoltiamo, la terra stessa può rivelare […] la volontà di Dio riguardo al compito dell’uomo su questo pianeta. […] se non avviene un vero incontro religioso (religioso ovvero che crei un legame: religere) tra noi e la terra, finiremo per annichilire la vita sulla stessa terra”. (cit.R. Panikkar)

 

Sito dell’ente organizzatore: www.itpc-commission.org

Dichiarazione alberi patrimonio dell’umanità https://www.itpc-commission.org/dichiarazione-globale-alberi-patrimonio-dell-umanita/ firma anche tu




Infiltrazioni Mafiose nel comune di Cerignola, sciolta la giunta comunale!

Lo avevamo detto in tempi non sospetti ed unici fra i giornali italiani ad avere il coraggio di affiancare la scuola nel denunciare un abuso gravissimo e lo abbiamo fatto con un articolo durissimo, Il genocidio culturale e l’associazione a delinquere…

 E’ di questi giorni la notizia che il Consiglio dei ministri, su proposta del Ministro dell’interno Luciana Lamorgese, a seguito di accertati condizionamenti da parte delle locali organizzazioni criminali, ha deliberato lo scioglimento per diciotto mesi del Consiglio comunale di Cerignola (Foggia) e il contestuale affidamento dell’amministrazione dell’ente a una commissione di gestione straordinaria.

Cerignola…Ve ne avevamo parlato anche noi, il gennaio scorso, nell’ articolo sul genocidio culturale perpetrato ai danni dell’I.T.I.S. Agrario Pavoncelli.

Giusto per rispolverare la memoria ai lettori.

La storia.

A Foggia, precisamente a Cerignola, c’è un Istituto Agrario, il Pavoncelli, con una fiorente azienda agricola annessa.

Ogni anno aumenta il numero degli iscritti dell’Istituto.

Ed i ragazzi dell’azienda agricola fanno ricerca e sperimentazione su nuove forme di “cultivar” autoctone, straniere ed ibridi genetici, oggi introvabili. Arrivano a produrre persino un olio certificato d’eccellenza seguendo ed amando, quotidianamente, 1650 piante di ulivo.

I terreni su cui coltivano sono un lascito testamentario del 1868. Il patrimonio immobiliare rimanda infatti ad una benefattrice. Anna Maria Raffaella Manfredi, vedova Pignatari, che nel suo testamento aveva lasciato i suoi terreni affinché fosse costituita l’Opera Pia Manfredi–Pignatari.

Dunque, da più di un secolo, generazioni di allievi dell’Istituto agrario Pavoncelli hanno continuato a studiare la teoria, ed applicare la pratica, sui terreni dell’azienda agricola annessa.

Terreni che non erano del Comune, ma fondi rustici aziendali di proprietà del Pavoncelli.

Fino a che, un brutto giorno, sono arrivate le ruspe.

Di chi? Del Comune. Per fare cosa? Distruggere tutto.

L’imperativo categorico, a norma di legge, secondo l’amministrazione comunale vigente, è stato quello di fare spazio e costruire un Palazzetto dello sport ed un centro commerciale. Con quali soldi? Con quelli ottenuti dalla vendita dei terreni dell’azienda agricola.

Tutto a norma di legge, per il Comune.

Un po’ meno per noi che, più che perplessi, avevamo intervistato il Dirigente Scolastico dell’Agrario in questione, il Prof. Pio Mirra.

Ed è stato così che avevamo scoperto le violazioni di legge perpetrate dal Comune ai danni dell’Istituto.

Dalla testimonianza del Dirigente, avevamo verificato che il Comune di Cerignola, enfiteuta, cioè locatario perpetuo dei terreni, si era comportato da proprietario.

con D.G.C. n.54 del 27/02/2017 aveva inserito nel “Piano delle alienazioni e valorizzazioni immobiliari” il suolo, facente parte dell’azienda agraria, una superficie di 10.000 mq. (Peraltro, nella stessa delibera era precisato che il Comune ha il titolo di livellario e non di proprietario!).

con D.G.C. n.98 del 12/04/2017 aveva approvato il progetto esecutivo per la realizzazione del palazzetto dello sport sull’area individuata al foglio 276, p.lla 579 (parte ex95), facente parte dell’azienda agraria annessa all’Istituto Agrario Pavoncelli.

E come se non bastasse, si leggeva nella delibera: “…  si procederà ai sensi dell’art.191 del D.Lgs 50/2016, a finanziare l’opera, in toto, con la permuta di un’area di proprietà comunale, prevista nel Piano di alienazione e valorizzazione dei Beni comunali, giusta deliberazione n.54 del 27/02/2017, individuata nel Foglio 276 particella 94 (parte) di circa 10.000 mq. Zona F2 di Prg, per un importo pari a € 1.830.000,00 …”.

Cioè aveva finanziato i lavori di costruzione con l’esproprio dei terreni!!!

Infatti, la particella da permutare faceva anch’essa parte dell’azienda agraria annessa all’Istituto.

E per non aver problemi, il Comune di Cerignola, con Delibera del Consiglio n.55 del 25/07/2017 aveva inserito nel Piano delle Alienazioni e Valorizzazioni dei Beni Comunali il suolo facente parte dell’azienda agraria dell’Istituto, come livellario.

Bel giochetto!

Giusto per intendersi, il “livello” non ha una definizione normativa, tuttavia la giurisprudenza di legittimità lo considera un istituto corrispondente di fatto all’enfiteusi e quindi ad esso applicabili le relative norme del codice civile.

Allora il “livellario” gode di un diritto reale che esercita su fondo appartenente ad altri, detto concedente. Quindi il Comune di Cerignola aveva disposto liberamente di un bene, peccato che, come enfiteuta, non potesse farlo e tanto meno alienarlo!!!

Ma, la vergogna nella vergogna, è stata che il fondo rustico permutato (foglio 276, p.lla 94) era investito a oliveto super intensivo con 1650 piante di varietà nazionali ed estere, impianto sperimentale realizzato con il contributo della Regione Puglia e la partecipazione attiva dell’Università di Bari (vedi relazione tecnica del Direttore del Dipartimento di Scienze agroambientali e territoriali Università di Bari).

Il nove agosto 2018- era sempre il preside Pio Mirra che ci parlava- abbiamo assistito all’estirpazione di 1650 piante di olivo con le ruspe, trattando le piante come mattoni. 

Eppure in quel campo sperimentale si faceva ricerca, sperimentando nuove forme di allevamento di cultivar autoctone, straniere e ibridi genetici, oggi introvabili.

Le ruspe senza fare alcuna distinzione non hanno avuto alcun riguardo e annullato anni di ricerca. La logica del cemento sta affossando il nostro paese e i toni del dibattito non di rado ci autorizzano a pensare che la cultura, la scuola non siano più la bandiera dei nostri governanti. 

Nelle nostre terre i genitori contadini si spezzavano la schiena pur di fare studiare i figli e assicurare loro un futuro migliore. 

Oggi sono diventati “eletti” coloro che magari a scuola occupavano l’ultimo banco e si è convinti che sport e ipermercati siano più importanti della scuola, rovesciata dalla cultura del danaro. 

Chi, prima di stare in mezzo alla gente, si è fatto un giro in mezzo alle pagine dei libri, dovrebbe saperlo, ma a guidare il paese ci mandiamo quelli dell’ultimo banco”.

Non avevamo potuto che condividere, pienamente ed amaramente, la posizione del dirigente scolastico e di tutto il personale del Pavoncelli.

Ed ora la notizia. Il consiglio comunale di Cerignola è stato sciolto per infiltrazioni mafiose.

Dopo 6 mesi di accertamenti da parte della commissione d’accesso, la relazione prefettizia giunta al ministero dell’Interno e portata in Consiglio dei ministri da Luciana Lamorgese ha stabilito che sono stati “accertati condizionamenti da parte delle locali organizzazioni criminali”. Per questo il comune foggiano, quasi 60mila abitanti, è stato commissariato per 18 mesi.

Cerignola diventa così il terzo Comune della provincia pugliese, il secondo nell’ultimo anno dopo Mattinata, ad essere sciolto per i condizionamenti della criminalità organizzata. E resta aperta la procedura per il comune di Manfredonia, che a breve verrà portata in Consiglio dei ministri.

Ma allora aveva ragione il Dirigente scolastico del Pavoncelli, e noi non avevamo dubbi.

 A questo punto le sue parole sono state davvero profetiche!

E siamo sempre stati convinti, anche noi di Betapress, che anche altri cittadini, fuori dal mondo della scuola, abbiano visto, nello scempio perpetrato contro questo istituto Agrario, un’assurda manovra politica contro la proprietà, ma soprattutto la libertà di chiunque di noi.

E’ vergognoso che sia stata violata la volontà di una benefattrice che più di un secolo fa, ha creduto nella cultura come riscatto sociale. E’ inammissibile che, con dei giochetti politici, ci si sia appropriati indebitamente di terreni di proprietà inalienabile di un Istituto scolastico. Ed è anticostituzionale che lo Stato abbia avvallato il sopruso di compromettere il diritto alla cultura, oltre che alla coltura, per assecondare delle logiche consumistiche.

Altro che insegnare che la cultura è libertà! Gli alunni del Pavoncelli, e noi con loro, cosa abbiamo visto?

L’abuso di potere politico, la connivenza delle Istituzioni con degli interessi economici consumistici di parte, e l’asservimento del diritto all’istruzione al connubio politica-marketing.

Il sogno proposto per le future generazioni non è più il riscatto sociale con la cultura, lo studiare per capire e l’imparare per migliorare. Il sogno, anzi l’incubo proposto alle nuove generazioni, è crescere per diventare un popolo ignorante, che consuma prodotti fittizi, secondo bisogni indotti.

E, magari, l’ha già imparato vedendo cos’è successo a scuola, vota per chi è ricco, potente, famoso e pure mafioso.

Un popolo complice, lentamente, ma inesorabilmente complice, di chi gli ha tolto la libertà di ribellarsi, convincendolo pure che è per il suo bene!

Perché, non dimentichiamoci che il Consiglio comunale è stato sciolto per infiltrazioni mafiose, ma il palazzetto dello sport ed il centro commerciale sono lì, sotto gli occhi di tutti, alunni, professori, dirigente del Pavoncelli, e pure sotto gli occhi di tutti i nostri lettori, costruiti nella più assoluta illegalità ed oggi si spiega anche il perché.

Ma non si poteva intervenire prima per bloccare i lavori e la distruzione di 2000 ulivi di altissima produzione, visto che tutti sapevano grazie alle denunce del Dirigente Scolastico???

Cosa fare adesso che la Scuola ha perso un bene preziosissimo per essere mutilata da cemento peraltro di scarsa utilità.

Certo si potrebbe procedere abbattendo l’ingiusta costruzione, ma sicuramente non accadrà.

Sarebbe un sogno, anzi un’utopia!

Non dimentichiamoci che siamo in Italia, dove la Legge esiste. E si applica… mafia permettendo, però! …

 

Genocidio Culturale

 

https://tg24.sky.it/cronaca/2019/10/11/comune-cerignola-sciolto-mafia.html

 

 

Antonella Ferrari

 

 




La mafia culturale

Noi siciliani la mafia l’abbiamo in testa e lo sforzo più grande che facciamo quando capiamo questa cosa, è distinguere i comportamenti mafiosi dai comportamenti umani.

Ma ci vuole tempo,

ci vuole frequenza.

Noi siciliani la mafia l’abbiamo nello sguardo,

quando guardiamo con superiorità chi ci sta di fronte e accettiamo la sfida di mostrare chi è più forte.

Noi siciliani la mafia l’abbiamo nell’incedere,

quando passiamo avanti e crediamo che tutto ci sia dovuto.

Quando non sbagliamo e sbagliano sempre gli altri.

Quando chi sbaglia paga ma l’errore è opinabile.

E ci vuole tempo

ci vuole frequenza.

Noi siciliani la mafia l’abbiamo nell’amico dell’amico

quando risolviamo problemi e accettiamo lo scambio.

Noi siciliani la mafia l’abbiamo nella strafottenza,

quando pensiamo che le regole degli altri non valgono per noi.

Quando il vanto è il privilegio.

E ci vuole tempo,

ci vuole frequenza.

E noi li abbiamo avuti

Abbiamo avuto secoli e secoli in una società incomprensibile per tutti fuorché per noi.

Siamo corrotti e compromessi.

Abbiamo la mente lurida di mafia e ormai non dormiamo la notte.

Ma proprio per questo

noi siciliani siamo avvantaggiati

Perché abbiamo avuto tempo

perché abbiamo avuto frequenza

e anche se tutto quello che abbiamo vissuto ha fatto schifo, ora abbiamo il dovere di non rendere tutto inutile.

Adesso, chi ci ha fatto attenzione, arriva prima;

chi è cresciuto circondato, oggi può scegliere e ha il dovere morale di avvisare gli altri.

E così noi siciliani la mafia la vediamo prima e la riconosciamo in fretta.

La riconosciamo ai primi posti agli eventi mondani,

nelle tribune d’onore,

nei biglietti al botteghino e nei nomi in lista.

La riconosciamo nel sorriso ammiccante e nel favore disinteressato … e sappiamo che disinteressato non lo sarà mai veramente.

Nel delirio di onnipotenza e nel sorriso astuto, quello che nessuno vede tranne noi.

Noi siciliani la mafia la riconosciamo anche nel ringraziamento di chi crede di aver ricevuto un favore e invece si è compromesso.

E ci dispiace per loro.

Noi siciliani la mafia la vediamo nella promessa del potere e nella sua ostentazione,

nel gesto di onnipotenza e nella spavalderia.

Nell’onore che deve essere protetto.

Nell’arroganza che diventa legge.

Riconosciamo il rumore dei soldi che vendono l’umanità e ne siamo addolorati.

Noi siciliani la mafia la sentiamo all’olfatto perché riconosciamo l’odore e sappiamo che puzza.

E abbiamo e sentiamo il dovere di dirvelo,

di mettervi in guardia.

Ma che ne sarà altrimenti di voi che la incontrerete senza riconoscerla?

Di voi che cercate compagnia agli angoli delle strade cercando l’amore nel posto sbagliato?

La mafia è una prostituta che si improfuma per nascondere l’olezzo nauseabondo.

È malata e contamina ogni cosa che tocca.

Che ne sarà di voi sempliciotti quando la incontrerete e vi sedurrà?

La mafia scappa da chi può riconoscerla e condannarla e cerca rifugio in chi non la conosce ancora e ha sete di fama e potere.

Badate

Badate.




Banca delle Marche: chi c’era e chi non c’era…

Banca delle Marche, alla fine ancora in difficoltà.

 

I dati odierni della banca non promettono nulla di buono. A tutti ora viene facile parlare della tragedia di banca delle marche e delle altre banche, tutti si sentono truffati e tutti sono indignati per quanto successo. Ed hanno tutti ragione, all’interno di questi istituti vi erano delle cupole che lavoravano esclusivamente per il profitto solo di alcune caste.

Ma nessuno ora ricorda che banca Etruria era considerata da sempre la banca della massoneria, che banca marche era la banca capofila nella scalata di Unipol e che il suo direttore generale era protetto da una delle più alte cariche dello stato (che lo ha salvato dai vari processi che aveva in corso per usura).

A Betapress  però risulta una storia che deve essere raccontata per vedere di capire anche come certe realtà godevano di protezioni anche sul territorio, in particolare dalle stesse fondazioni. Nel settembre 2007 da banca delle marche se ne vanno tre alti dirigenti, il capo della compliance, il direttore centrale organizzazione e sistemi informativi ed il dirigente dello sviluppo software. Nel 2007 il Direttore Centrale dell’organizzazione e dei sistemi informativi, corrado faletti, manda un memo a Bianconi che diceva esattamente

“PROMEMORIA INTERNO RISERVATO PERSONALE, Data: 8 maggio 2007, Oggetto: usura e composizione bilancio, Nel merito dell’oggetto sono dispiaciuto nel segnalare che sono state individuate più di 150 posizioni di imprese con tassi usura, alcune anche in procedura fallimentare. Le posizioni sono in essere alcune dal 2005 e consolidano purtroppo il reato di usura a lei imputabile. Si ritiene necessario intervenire immediatamente con una autodenuncia che potrebbe certamente ridurre l’entità del danno (abbiamo parere del servizio Compliance). I dati sono in apposito file excel e sono presenti nei sistemi informativi. Con l’occasione le segnalo che la valutazione dei crediti che la direzione preposta sta preparando non appare consona alle necessarie indicazioni del regime di Basilea. In particolare non sarebbero corretti i rischi esposti ed anche l’assorbimento di capitale rispetto al rischio stesso, falsando evidentemente il bilancio della banca. Vi sono inoltre posizioni sull’area di Roma che appaiono forzatamente concesse e, nonostante un’apparente percorso autorizzativo corretto, risultano spropositate rispetto al tema garanzie ed affidabilità, nonché accumulo di rischio (vedasi big A). Da ultimo le segnalo che sarebbe utile considerare di analizzare bene la gestione degli immobili in quanto presenta lacune e caratteristiche di eccessiva personalizzazione (con proposte di vendita del patrimonio immobiliare quantomeno poco ortodosse). Si ritiene fondamentale intervenire in merito con urgente sollecitudine. Si resta in attesa di sue decisioni in merito. Il presente memo visto il contenuto è stato inoltrato solo alla sua visione, e per riservatezza solo i responsabili del servizio compliance e del servizio sistemi distribuiti sono a conoscenza delle tematiche.”

Dopo un mese dal primo memo in cui chiaramente si preannunciava una sciagura, quindi in data giugno 2007, dopo aver visto che nulla veniva fatto a riguardo, lo stesso dirigente mandava copia del memo al presidente della banca, Costa, chiedendogli di intervenire. In data giungo 2007 a Piediripa il presidente costa convoca una riunione con corrado faletti, direttore centrale, stefano delibra capo della compliance, e roberto de duro, responsabile dello sviluppo software, con l’aiuto di un consulente esterno, Pierluigi Feliziani, amico di lunga data del presidente stesso. In questa riunione Costa apprende del significato dei contenuti del memo e delle preoccupazioni dei tre dirigenti.

Il presidente Costa organizza per fine luglio 2007 una cena con i tre più alti dirigenti della banca, Faletti, Giorgi, Vallesi, chiedendo a Faletti di organizzarla a casa sua in quanto vicina alla sede della banca.

Questa cena resterà nella memoria della banca come “la cena dei cannelloni”. Durante la cena il presidente dichiara di voler prendere degli avvocati per fare un esposto contro Bianconi, garantendo che la talpa che gli avrebbe dato i dati necessari era Faletti. Bianconi, che in quei giorni era in vacanza in Sardegna, venne avvisato del contenuto della stessa da Giorgi, e la cosa fu talmente insignificante che la mattina successiva, chissà con quale mezzo di trasporto prestato da quale amico (la cena sembra fini verso la mezzanotte), arriva in ufficio a jesi alle otto della mattina.

Da quel momento viene avviato un percorso di delegittimazione dei tre dirigenti che passa da trasferimenti ad attività di mobbing, fino alla inevitabile uscita degli stessi dirigenti.

Ovviamente della cosiddetta “cena dei cannelloni” erano tutti informati, anche dei contenuti della stessa, ma nessuno fece nulla, ne l’allora presidente della banca ma nemmeno le fondazioni, i consiglieri ed i revisori dei conti, i sindaci della banca. Tra ottobre e novembre 2007 casualmente i tre dirigenti furono “dimissionati“.

Il presidente costa nulla fa per salvare i tre dirigenti da Lui messi in situazione così drammatica. Da informazioni ricevute da Betapress sembra che lo stesso Costa, interrogato in merito, abbia detto che faletti gli aveva presentato dei dati che non erano validi. Peccato che poi la banca sia fallita proprio per i motivi che venivano rappresentati da quei dati.

Dai verbali del CDA relativi alle dimissioni di faletti sembra che lo stesso bianconi abbia detto che se ne andava una persona di altissimo valore ma che voleva tornare in Lombardia per motivi personali (faletti abita ancora nelle marche NdR).

Bianconi fece di tutto in seguito per rovinarne la reputazione dei tre dirigenti dicendo a tutto il mondo bancario che gli stessi erano stati cacciati da lui perché avevano fatto cose gravissime e lo avevano tradito.

Anche in tutto il territorio le fondazioni misero in atto un percorso di delegittimizzazione affinché bianconi risultasse un povero santo tradito.

Betapress sa per certo che in febbraio del 2008 uno dei più importanti consiglieri legato ai piccoli azionisti si era recato in gran segreto a Milano dove lavoravano faletti e de duro per cercare di capire cosa ci fosse veramente dietro alla loro uscita.

In quella riunione furono date le massime indicazioni al consigliere su quanto stava accadendo anche con una previsione di catastrofe economica entro una decina d’anni. Di questo incontro sembra che bianconi ne sia venuto a conoscenza, iniziando a minacciare il consigliere il consigliere, che, avendo forti interessi economici in ballo con bianconi, nulla fece.

Sembra chiaro quindi a Betapress che tutti sapevano già dal 2007 e che anche se qualcuno aveva cercato di opporsi al disastro che stava accadendo nessuno era poi andato a fondo della situazione.

È evidente che gli interessi personali dei vari personaggi erano più forti del bene del territorio. Ma come, diciamo noi, dopo un fatto del genere, ovvero che in un colpo solo vanno via tre alti dirigenti ed in particolare il capo della compliance, le fondazioni non avrebbero dovuto chiamare i tre e chiedere delucidazioni, o forse si sono limitate a chiedere a Bianconi se andava tutto bene????

E Costa, perché non ha fatto quello che diceva??? Forse che lo stipendio della banca era più importante della banca stessa????

Risulta a Betapress che i tre hanno anche aiutato durante la fase ispettiva dell’ultimo periodo e quando hanno potuto hanno fornito informazioni alla stampa. Insomma come sempre un miracolo italiano, chi denuncia è denunciato, e comunque la macchina del fango in questo paese è una delle poche cose che funziona perfettamente. Alcuni giornali (pochi) hanno ripreso questa notizia apparsa in precedenza l’anno scorso sui Blog, ma senza nessuna convinzione…. RITORNEREMO SULL’ARGOMENTO!!!

qualche giornale ha riportato la notizia...
qualche giornale ha riportato la notizia…

banca delle marche ed il fango sui dirigenti
banca delle marche ed il fango sui dirigenti

banche-da-sbarco bdm-carabinieri   https://www.youtube.com/watch?v=c_h-wDvZxx0




40.000 click per un video

Siamo oggi a fare quattro parole con il regista Roberto Vairano che ha girato un video musicale per Barbara Vagnini, esordiente nel mondo della musica POP, i cui video su Youtube in pochi mesi hanno superato le 40.000 visualizzazioni.

 

Ciao Roberto come nasce la tua passione per i video musicali?

Sono romano dal 1967, anno in cui vedo la luce per la prima volta e già da quell’anno ho visto il mondo attraverso una telecamera. I miei occhi hanno sempre “inquadrato” la realtà e visto il mondo come un grande palcoscenico pieno di interessanti scene da girare.

A cinque anni già usavo le dita incrociate a V V per vedere la realtà e tutto da quel momento è stato incentrato sulla fotografia.

Negli anni l’evolvere della tecnica e della tecnologia hanno mutato il modo di lavorare anche per la televisione, parliamo del passaggio dalla pellicola al digitale che ha fatto nascere tante società divenute poi fornitrici Rai, per la produzione e post-produzione dei programmi.

È qui che inizia la mia avventura lavorativa, da specializzato di ripresa a tecnico del suono, da organizzatore delle troupe ad ideatore di sigle e spot, oggi giunto alla regia di video musicali.

Una passione che viene dal piacere di ascoltare tutta la musica italiana e internazionale e dal mettersi in gioco.

Oggi essere una goccia in mezzo al mare è abbastanza usuale, ma il restare fermo a guardare non mi piace, preferisco fare, al meglio delle mie possibilità, indipendentemente dai mezzi tecnici ed economici, tentando di fare un prodotto comunque buono, godibile e poi chissà … l’arte non ha confini per nessuno e creare, è stimolo, è esser vivi, è vita

 

E’ il tuo primo lavoro come regista?

Si è il mio primo lavoro da regista per un video musicale, ma c’è tutta l’esperienza accumulata in tanti anni di collaborazione con programmi del calibro di Chi l’ha visto?, Samarcanda, La storia siamo noi, Linea Verde, Sereno Variabile, Telefono giallo, Duello, Storie maledette, Porta a Porta, Il divano in piazza.

Programmi che mi hanno dato modo di lavorare al fianco di importanti operatori e direttori della fotografia del panorama televisivo e del cinema: Piergiorgio Albertini, Bruno Di Virgilio, Riccardo Calamai figlio del primo operatore Rai e non per ultimi Sandro Grossi,  Nino Celeste, Paolo Maestrelli, Walter Ferrari, Maurizio Fulli, Stefano Bosco e l’elenco è ancora lungo, con loro tanti stupendi ricordi e tanta esperienza accumulata

 

La cosa più facile e quella più difficile durante le riprese?

Una persona non può far niente se non trova la collaborazione di tanta gente, con una buona suddivisione dei lavori e dei tempi, tante persone che hanno bisogno di essere guidate e dirette.

Ecco quindi il compito del regista, coordinare il tutto per far sì che il progetto riesca al meglio.

La difficoltà più grande è stato il tempo, cercare di non perdere tempo, perché lo stesso non ti basta mai.

Questo è stato l’handicap più insidioso, soprattutto quando fai un progetto da indipendente, anche se poi, uno dei punti di forza è proprio l’essere indipendenti, in quanto si è mossi dalla fede nel progetto, quindi le motivazioni sono maggiori.

 

Quanto tempo sono durate le riprese?

un paio di mesi.

Le riprese sono state effettuate nel mese di Luglio, c’era bisogno del sole, per registrare le immagini abbiamo scelto un luogo insolito, un luogo abbandonato da molto tempo, spazioso forse una fabbrica non me conosciamo la storia ne abbiamo parlato a lungo con Barbara prima di avventurarci lì dentro,  ma si cercava un luogo anche vicino al sentimento che la canzone vuole esprimere, il sole, infatti il sole c’è, per tutti, non fa distinzioni di razza lingua o religione, nessuno escluso,  una specie di inno alla vita, una canzone che vuole esprimere un augurio, che si ritrova nelle parole della canzone “ c’è un sole per te “.

È l’espressione di un sentimento di vicinanza rivolto a tutti nessuno escluso, come alle persone che hanno subito calamità naturali come il terremoto, in fondo il sole il simbolo di speranza, calore, Vita.

La cantate Barbara Vagnini è stata brava ad interpretare questa canzone con linearità senza essere troppo evidente, senza eccessi, al contrario, addirittura, accettando di non truccarsi, di avere non abiti di marca, di dare semplicità alla canzone con gusto senza esporsi, come la semplicità del quotidiano che viviamo senza dimenticare che dopo la tempesta torna sempre il sole.

 

Come mai la scelta di girare un video per un’esordiente, quindi senza budget?

La cosa più bella ed emozionante è quella di affiancare chi non ha molta esperienza come può essere un esordiente appunto,  affiancarlo con la mia professionalità per costruire un progetto da portare fino in fondo, consapevoli però che la musica oggi guarda, anzi ascolta, solo chi già è un po’ più in là, tipo chi ha già vinto talent show o  festival,  è una sfida, una scommessa,  che passa attraverso alle tante difficoltà che si incontrano quando sei al primo importante appuntamento, quando finalmente esci dal garage dove hai sempre suonato.

Io non sono nato per arrendermi davanti alle difficoltà, esattamente come quelle in cui si trova un esordiente, senza budget, senza un’etichetta discografica, che non potrà mai far ascoltare la propria musica, la propria creazione in nessuna radio; nessun giornale o rivista avrà attenzioni nei suoi riguardi,  facendo così,  neanche il pubblico può conoscere un esordiente, eppure basterebbe far fare un solo passaggio di queste canzoni alla radio per far conoscere al grande pubblico e far decidere a loro se dare un consenso favorevole o una bocciatura.

Penso che sia importante far scegliere al pubblico, ma la scelta nel mondo della musica viene fatta da altri al posto nostro, con una somministrazione quotidiana studiata a tavolino che non dà spazio a nessun povero esordiente.

Che peccato! E allora io voglio rompere il ghiaccio ed essere dalla parte di un esordiente, faccio il mio mestiere per dargli visibilità.

Voi da quale parte vi mettereste? Questo uno dei tanti motivi del perché collaborare con un’esordiente potete scriverlo con la e maiuscola? Ve ne sarei grato.

 

Collaborare con Barbara Vagnini come è stato?

Lei è una cantautrice, c’è un sole per te è un singolo che anticipa la creazione di un nuovo album che dovrebbe uscire nella prossima primavera, Lei è una persona solare dinamica, ha una grande passione per la musica  sa restare con i piedi per terra,  l’umiltà fa di lei una persona semplice capace di fermarsi a riflettere per trovare quel giusto equilibrio tra il cantare, interpretare muoversi sul palco o davanti a una telecamera, ha le idee chiare ed grintosa quanto serve, è una persona che non si risparmia quando lavora.

Quindi tutto il lavoro è stato fatto con armonia e spero che il risultato si veda.

 

Quali le figure che l’hanno ispirata per la creazione di questo video?

Che bella questa domanda, intanto a Barbara che comunque mi ha affidato questo lavoro e se sono riuscito a fare un qualcosa di positivo io debbo ringraziare un grandissimo della televisione, Piergiorgio Albertini, una persona che non è un personaggio pubblico perché è sempre stato come me,  da quest’altra parte, in quella nascosta, come si dice dietro la telecamera,  per me una persona davvero speciale,  che mi ha insegnato passo dopo passo, giorno dopo giorno, fotogramma per fotogramma, tutto quello che c’è da vivere e sapere di questo mestiere, a cui devo tantissimo, vero maestro di vita, visto che per ben oltre 25 anni siamo stati in giro per il mondo lavorando in tutti i tipi di situazioni in cui ci siamo trovati.

Una persona rigorosa e oggi so bene il perché, capisco perfettamente, ora è tutto più facile anche il difficile.

Poi se mi permettete vorrei fare dedicare questa mia prima regia a una persona per me speciale ad una donna, giornalista Rai, scomparsa a Cracovia il 29 luglio 2016 per un malore, Anna Maria Jacobbini, lo voglio fare con un sorriso, come i tanti che mi ha sempre regalato quando si lavorava insieme, Grazie Anna Maria sei stata un angelo e adesso lo sarai per sempre.

 

[youtube https://www.youtube.com/watch?v=S3oQRlQjl7s&w=640&h=360]

la cantante Barbara nel suo video c'è un sole per te
la cantante Barbara nel suo video c’è un sole per te

c'è un sole per te il video clip musicale di barbara
c’è un sole per te il video clip musicale di barbara

il regista roberto vairano
il regista roberto vairano

il concerto di barbara vagnini
il concerto di barbara vagnini

 

 

 




LA LEGGE DEL CONTENZIOSO: l’Italia che ci meritiamo… (corso, concorso, ricorso)

 

Sempre più frequentemente i dispositivi di legge cozzano con pesanti provvedimenti della giustizia amministrativa.

È di questi giorni la notizia che il TAR del Lazio con provvedimenti cautelari sta immettendo insegnanti abilitati di 2 fascia nelle blindatissime GaE (Graduatorie a Esaurimento) chiuse per decreto da quasi una decina di anni.

In definitiva il TAR contravvenendo al dettato normativo della 107/2015, la così detta legge de LA BUONA SCUOLA, apre ai docenti fuori dal piano di straordinario di assunzione la porta per il tanto ambito ruolo.

Anche sull’ammissione alle procedure concorsuali relative all’ultimo Concorso a Cattedra 2016, l’intervento del TAR del Lazio ha sparigliato non poco le carte del MIUR: un’intera categoria di docenti non abilitati appartenenti alle così dette materie di laboratorio (Insegnanti Tecnico Pratici), esclusi per legge dal Concorso, è stata ammessa alle prove con sentenze cautelari, costringendo il ministero a così dette “prove suppletive”.

In questa querelle tra giustizia amministrativa e Ministero, trovano terreno fertile gli studi legali di numerosi sindacati e associazioni che abbandonata la vendita delle tessere intravedono nel “ricorso” il nuovo Eldorado del found raising sindacale.

Il gioco è semplice: fatta la legge, venduto il ricorso.

Queste associazioni sindacali e di categoria, abbandonano il piano programmatico di lotta, sbianchettano il calendario delle agitazioni di piazza e laconicamente propongono liste di ricorsi come i trattamenti estetici in una SPA.

Naturalmente la speculazione sulla disperazione dei lavoratori, che aggrappati alle supplenze vivono alla giornata, fa il resto.

Trovate un docente precario che non abbia all’attivo almeno un ricorso!!!!

Quasi impossibile… e mentre si stracciano le tessere prontamente si firmano le deleghe.

Questa è in fondo l’Italia che ci meritiamo.

 

 

corso, concorso, ricorso le parole chiave per entrare nella scuola
corso, concorso, ricorso le parole chiave per entrare nella scuola




Dirigente Scolastico o Bersaglio da Tiro a segno?

Da tempo da queste pagine scriviamo riguardo alla scuola, valutandone i lati oscuri e negativi, sperando in un riscatto della sua classe lavoratrice, Dirigenti, Docenti, Personale ATA, ma anche famiglie e alunni, in molte occasioni abbiamo stigmatizzato il comportamento anomalo dei sindacati e del governo che sembra voler rendere complesso fino all’inverosimile un mondo che già per sua storia è in grave difficoltà.

Oggi riceviamo una lettera aperta che stanno sottoscrivendo la gran parte dei Dirigenti Scolastici di tutta Italia, in cui viene quantomeno confermato il momento difficile della scuola italiana, ma sopratutto le anomalie presenti nel sistema.

La Redazione di Betapress.it è solidale con il mondo della scuola e ne comprende le difficoltà, ne abbiamo ampiamente parlato, ma sopratutto restiamo stupiti e attoniti di fronte questa evidente incapacità nella gestione di questo mondo che viene oggi dimostrata dalle funzioni “ministeriali”.

Pubblichiamo integralmente la lettera ricevuta dal Comitato Dirigenti Scolastici Sicilia


La difficile situazione dei Dirigenti Scolastici: lettera aperta

Nel mondo dei dirigenti dello Stato italiano il dirigente scolastico assume un ruolo veramente particolare e paradossale: ha più responsabilità, ha la retribuzione più bassa, non ha garanzie e tutele e viene quotidianamente lasciato solo davanti alle emergenze.

La lettera potrebbe finire qui, perché nella prima frase c’è tutto il senso dello sgomento che assale chi svolge con professionalità e dedizione questo ruolo, che ha l’ulteriore strategica importanza di gestire la macchina che crea i nuovi cittadini.

Il Dirigente Scolastico oggi si trova davanti a situazioni non prevedibili, spesso non correttamente normate, ma sempre senza un adeguato supporto.

Il dirigente scolastico è a tutti gli effetti datore di lavoro, responsabile legale dell’istituzione scolastica che dirige, centro unico di spesa, stazione appaltante, responsabile organizzativo, interfaccia con l’utenza più di qualsiasi altro dirigente dello stato, e, come se non bastasse, è anche responsabile di qualsiasi atto amministrativo, segnalazione, base dati, pubblicazione che vengono realizzati nella sua struttura.

Ultimamente il Dirigente Scolastico viene utilizzato dalle sigle sindacali per attaccare le leggi dello Stato: se il sindacato vuole andare contro la legge 107, fa un bell’esposto ad un dirigente che l’ha applicata così può, per il tramite di questo, sollevare il caso.

Non stiamo parlando di ipotesi ma di realtà! È già successo ad un collega della Sicilia, a cui esprimiamo tutta la nostra solidarietà e vicinanza, e la cosa non può essere tollerata.

Non esiste che un servitore dello stato venga usato per poter attaccare lo Stato, soprattutto se a fare questa azione sono i sindacati, che in teoria dovrebbero tutelare lo stesso dirigente.

È come se noi aggredissimo il vigile che ci fa la multa per eccesso di velocità perché non siamo d’accordo con il fatto che su quella strada si debba andare a 40 all’ora!

Ed è anche un paradosso che si attacchi un lavoratore (eh si, il dirigente è un lavoratore) per andare contro il suo datore di lavoro.

Non si può permettere questo stato delle cose, e Noi Dirigenti Scolastici non lo permetteremo.

Soprattutto non lo può permettere lo Stato!! I luoghi del dialogo non possono passare attraverso il TAR e la denuncia a coloro che applicano le leggi, ma devono stare sui tavoli preposti, nel dialogo Stato sindacato.

Noi, come dirigenza della scuola, stigmatizziamo con forza la necessità di ritrovare equilibrio nel nostro ruolo, mitigando le responsabilità e rendendo più leggibili le incombenze che cadono sulle scuole.

Chiediamo solo di poter fare il nostro lavoro con serenità e chiarezza, nel bene delle famiglie e degli alunni, per creare davvero cittadini responsabili.

Per questo risultato siamo disposti ad una incessante lotta, sia mediatica che operativa, al fine di dimostrare che, spesso, le scuole vanno avanti perché i dirigenti si assumono responsabilità oltre il loro dovere: solo sul tema della sicurezza, ad esempio, i dirigenti dovrebbero chiudere metà delle scuole.

Responsabilità che spesso non sono nemmeno del dirigente, ma della provincia, del comune, che purtroppo, nella endemica motivazione della mancanza di fondi, lasciano cadere a pezzi le strutture, privandole delle necessarie manutenzioni e dei necessari interventi, obbligando così i dirigenti a fare interventi con fondi che dovrebbero essere dedicati ad altro.

Non parliamo poi della miriade di novità normative introdotte negli ultimi cinque anni, che hanno portato la scuola alla soglia della confusione amministrativa, obbligando i dirigenti ad una serie di interventi correttivi, spesso sostituendosi alle segreterie, per arginare le problematiche e l’ira delle famiglie e dei docenti.

Chiediamo un intervento urgente e l’apertura di un dialogo immediato con i dirigenti scolastici, affinché vengano rispettate le minime necessità di ordine funzionale e venga ridata dignità ad un ruolo importante e sempre più attuale.

A tal fine siamo pronti a qualsiasi forma di civile protesta.


 

Dirigenti Scolastici siamo con Voi, fatevi sentire!!

 

ricordate il vecchio gioco di spara all'orso? oggi è cambiato...
ricordate il vecchio gioco di spara all’orso? oggi è cambiato…

i dirigenti scolastici sono ormai bersagli da tiro a segno
i dirigenti scolastici sono ormai bersagli da tiro a segno