Da Caravaggio a Ceruti: alla scoperta del Pitocchetto

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È in corso a Los Angeles la mostra sul pittore lombardo del 1700 Giacomo Ceruti detto il Pitocchetto.
L’esposizione si intitola “Giacomo Ceruti, un occhio compassionevole” (“A Compassionate eye”).
La mostra propone un interessante viaggio tematico nell’universo della povertà nell’Europa del 1700.
Ceruti è uno dei precursori della cosiddetta pittura di genere, o pittura di strada, in una epoca, come quella del 1700, in cui le principali rappresentazioni riguardavano la ritrattistica le nature morte e i soggetti religiosi.

Il tombolo, Giacomo Ceuruti, 1730

Donne che lavorano al tombolo, Giacomo Ceruti, 1730

Da Caravaggio a Ceruti: alla scoperta del Pitocchetto, il pittore della povera gente

È in corso al Getty Museum di Los Angeles la mostra sul pittore lombardo del 1700 Giacomo Ceruti detto il Pitocchetto.

L’esposizione si intitola “Giacomo Ceruti, un occhio compassionevole” (“A Compassionate eye”).

L’esposizione propone un interessante viaggio tematico nell’universo della povertà nell’Europa del 1700.

Alla scoperta del Pitocchetto, il pittore della realtà

È in corso a Los Angeles la mostra “Giacomo Ceruti, un occhio compassionevole” (Giacomo Ceruti, a Compassionate eye).

L’esposizione propone un interessante viaggio tematico nell’universo della povertà nell’Europa del 1700 attraverso i dipinti del pittore lombardo del 1700 Giacomo Antonio Melchiorre Ceruti, detto il Pitocchetto  (Milano, 1698-Milano, 1767).

Il “Pitocco” è infatti il nome che nel Cinquecento indicava il rozzo panno marrone e nero con cui si vestivano i mendicanti.

Da Brescia a Los Angeles

All’artista è stata dedicata la prima mostra in occasione di Bergamo e Brescia Capitale italiana della cultura 2023, inaugurata il 14 febbraio 2023 al Museo di Santa Giulia, prima che prendesse il volo per la tappa d’oltreoceano.

La mostra è prodotta dal Comune di Brescia, la Fondazione Brescia Musei ed è organizzata dalla J. Paul Getty Museum di Los Angeles.

Si tratta di una eccezionale co-produzione con il Getty Center.

La tappa californiana, intitolata “Giacomo Ceruti, a Compassionate eye” è infatti frutto della collaborazione tra Fondazione Brescia Musei e Getty Museum.

Il Getty Museum di Los Angeles

L’esposizione è esposta al J.Paul Getty Museum di Los Angeles dal 18 luglio 2023.

Presenta per la prima volta al pubblico statunitense un gruppo di assoluti capolavori del maestro lombardo.

La splendida cornice del Getty Museum di Los Angeles invoglia a ripercorrere i bei saloni arredati e ricchi di opere d’arte.

Ed anche a ripercorrere gli ampi giardini, che incorniciano un complesso moderno e funzionale, architettonicamente ambizioso ed esteticamente piacevole.

Getty Museum, Los Angeles
Getty Museum, Los Angeles

 

Da Caravaggio a Ceruti

L’argomento della interessante esposizione è dedicata a quel filone di pittura sei-settecentesca che si pone sulla scia del  maggiore rappresentante di questo filone post caravaggesco, rappresentato da Giacomo Ceruti, il pittore “della realtà” e della povera gente, famoso per aver sviluppato un genere di pittura antiretorica per quell’epoca.

Il suo percorso artistico fa parte di quel filone della “pittura della realtà” che ha in Lombardia una tradizione secolare.

Prima di lui, grandissimi artisti come Caravaggio, Vincenzo Foppa, ed esponenti della scuola bresciana rinascimentale come Giovanni Girolamo Savoldo e il Moretto, avevano toccato l’argomento.

La precedente mostra a Brescia nel 1987 sul pittore di strada

Sono passati trentasei anni, dalla grande mostra che nel 1987 Brescia ha dedicato a Giacomo Ceruti.

I tempi sono dunque maturi per tornare a indagare questo particolare pittore.

La pittura di strada di Ceruti incontrò molto favore presso l’aristocrazia locale bresciana.

La favolosa Brescia del 1700

Nel Settecento infatti Brescia, politicamente assoggettata alla Serenissima, fu centro attivo e culturalmente vivace, con respiro europeo grazie alla influenza milanese e francese.

Fra i committenti certi del pittore si annovera la famiglia Avogadro che possedeva le tele dei Pitocchi e del ciclo Padernello, ora disperso in varie collezioni private.

La mostra ha il grande pregio di riunire le quindi tele dei Pitocchi, appartenenti al Ciclo Padernello.

L’universo della povertà nella prima Europa moderna

Giacomo Ceruti si impone come una delle voci più originali della cultura figurativa del XVIII secolo.

I dipinti di Ceruti sono toccanti rappresentazioni dei ceti umili.

I suoi ritratti sono penetranti.

Aleggia sui volti dei suoi dipinti un senso di rassegnazione e di stanchezza.

Come nella “I due mendicanti nel bosco”, dove i volti seri ma sereni si stagliano nello sfondo dello scarno paesaggio boschivo.

I due mendicanti nel bosco, Giacomo Ceruti, 1730
I due mendicanti nel bosco, Giacomo Ceruti, 1730

L’ evoluzione della scena di genere in Italia nel Sei-Settecento.

Giacomo Ceruti (1698-1767) nacque e morì a Milano e fu attivo nel nord Italia tra la Lombardia e il Veneto.

I suoi dipinti si distinguevano per la rappresentazione di commercianti a basso reddito e di individui senza casa, che ritrasse con dignità e simpatia.

Per questo Ceruti arrivò a essere conosciuto come Il Pitocchetto (il piccolo mendicante).

Il percorso espositivo statunitense, il primo incentrato esclusivamente su Giacomo Ceruti, esplora le relazioni tra arte, mecenatismo e disuguaglianza economica nella prima età moderna dell’Europa.

Gli argomenti includono rappresentazioni di soggetti emarginati nella storia dell’arte europea della prima età moderna.

Le scene di genere e l’immagine dei pitocchi nella pittura di Giacomo Ceruti

Giacomo Ceruti ritrae con realismo sincero, e spesso impietoso, scene di vita quotidiana e domestica.

La vena è spiccatamente narrativa e popolare.

In particolare, la sua attenzione si sofferma sulla umile vita di strada ed i particolare sui mendicanti, i cosiddetti “pitocchi”. Da qui il suo soprannome “Il Pitocchetto”.

Il volto e le mani sformate dei suoi “pitocchi” sono segnate da profonde rughe, lo sguardo è sfuggente, il vestiario di estrema povertà.

I tre accattoni, Giacomo Ceruti, 1736
I tre accattoni, Giacomo Ceruti, 1736

La pittura di genere

L’ occhio compassionevole di Giacomo Ceruti si traduce nella rappresentazione delle scene di genere.

La pittura di genere è una rappresentazione pittorica che ha per soggetto scene ed eventi tratti dalla vita quotidiana.

Fu a lungo considerata un genere “minore”.

Si distingue per la rappresentazione degli aspetti della vita di tutti i giorni; mercati, faccende domestiche, interni o feste.

I primi grandi pittori di scene di genere si affermarono nei Paesi Bassi, paese con una forte componente mercantile.

Pieter Brueghel il Vecchio, Johannes Vermeer sono tra i più noti pittori olandesi specializzati nelle scene di genere.

In Italia tra i primi pittori ad aver dipinto scene di genere si segnalano il cremonese Vincenzo Campi e il bolognese Bartolomeo Passerotti.

Entrambi furono d’esempio per Annibale Carracci, il cui Mangiafagioli è uno dei dipinti di genere più celebri della pittura italiana.

I  soggetti pauperisti di Ceruti

La pittura europea del XVII e XVIII secolo è nota soprattutto per scene storiche, ritratti espressivi, nature morte e rappresentazioni idealizzate di soggetti religiosi e mitologici.

Ceruti si distingue invece per la particolarità pauperista dei suoi soggetti.

Il progetto espositivo vede esposte infatti tele di soggetto pauperista: mendicanti, vagabondi e persone umili.

In realtà Ceruti ha dipinto tele anche con soggetti religiosi, ritrattistica e nature morte, ma la sua fama è passata alla storia per la rappresentazione della vita reale e umile della strada.

I due mendicanti, Giacomo Ceruti, 1730
I due mendicanti, Giacomo Ceruti, 1730

Sono ritratti con oggettività e al contempo rispettosa partecipazione, dalla quale promana un senso di dignità e profondità interiore, il contributo più originale dell’artista alla pittura europea della prima età moderna.

L'accattone, Giacomo Ceruti, 1735
L’accattone, Giacomo Ceruti, 1735

Particolarità dei dipinti di Ceruti nel panorama europeo del 1700

Le straordinarie raffigurazioni a grandezza naturale di persone che vivono ai margini della società dipinte dall’artista dell’Italia settentrionale Giacomo Ceruti (1698-1767) sfidano una facile categorizzazione.

I soggetti delle sue immagini includono anziani e disabili che chiedono l’elemosina o seduti in preda alla stanchezza.

Mendicante seduto, Giacomo Ceruti, 1720
Mendicante seduto, Giacomo Ceruti, 1720

Oppure uomini, donne e bambini che lottano per la sussistenza come calzolai, merlettaie, filatori e facchini.

I tre ciabattini, Giacomo Ceruti, 1730
I tre ciabattini, Giacomo Ceruti, 1730

Scene di vita quotidiana

In un’epoca in cui i dipinti di genere (scene di vita quotidiana) rappresentavano spesso i poveri come ammonimenti moralistici o figure di parodia, Ceruti ritraeva i suoi soggetti con verosimiglianza ed empatia.

La filatrice, Giacomo Ceruti, 1730 - 1733
La filatrice, Giacomo Ceruti, 1730-1733

Le sue immagini ci presentano frammenti austeri della vita di persone spesso cancellate dalla storia, rappresentazioni inquietanti che sono allo stesso tempo profonde e difficili da spiegare.

Non è un caso che Ceruti si sia ritratto  con le sembianze di un pellegrino o di una persona umile.

Autoritratto come pellegrino, Giacomo Ceruti, 1737
Autoritratto come pellegrino, Giacomo Ceruti, 1737

 

La povertà e la diseguaglianza economica

Le rappresentazioni di Ceruti ci incoraggiano a considerare questioni più ampie come la disuguaglianza economica di allora e di oggi.

Il potere dell’arte di trascendere le categorie e sfidare le norme sociali.

In un gruppo di dipinti straordinariamente inquietanti dell’artista italiano del XVIII secolo Giacomo Ceruti ritrae mendicanti, vagabondi e lavoratori poveri.

Gli addetti alla spillatura del vino, Giacomo Ceruti, 1735
Lo spillatore di vino, Giacomo Ceruti, 1735

Essi sono ritratti con un realismo ipnotizzante, ma anche con un senso di dignità e profondità emotiva.

In un’epoca in cui gravi disuguaglianze continuano a segnare anche le società più ricche, il lavoro di Ceruti testimonia il potere duraturo dell’arte di riflettere la nostra comune umanità.

Le immagini di lavoratori e di senza tetto di Ceruti si dipanano  come protagonisti di storie distinte piuttosto che come tipologie generiche.

Scuola di cucito

Emblematico è il dipinto “Scuola di cucito”.

È una delle grandi tele che fa parte del cosiddetto ciclo dei Padernello dal nome del castello dove sono state trovate nel 1931.

Scuola di cucito, Giacomo Ceruti, 1720
Scuola di cucito, Giacomo Ceruti, 1720

Il quadro si intitola Scuola di cucito e rappresenta un gruppo di ragazze e donne di differenti età riunito in una stanza priva di arredamento, quasi uno spazio vuoto, a eseguire vari lavori, soprattutto di cucito, in un contesto di calma e decoro.

Le persone raffigurate sono vestite in modo modesto ma curato.

Le donne hanno dei lineamenti ben individuati.

I gesti sono precisi, di chi sa quello che fa e attende a farlo bene, come un dovere pacificamente accettato, lontano da qualsiasi costrizione apparente.

Emerge anche quella concentrazione assoluta che si trova in altre scene di cucito specie olandesi, e soprattutto nella sublime Merlettaia di Vermeer.

Il Ciclo di Padernello

Il Ciclo è composto da quindici grandi tele, acquisite da Bernardo Salvadego, all’asta della collezione Fenaroli che si tenne il 20 aprile 1882 a Brescia.

Ciclo di Padernello è da ritenersi, all’interno dell’articolata e a volte inaspettata, vicenda pittorica di Giacomo Ceruti (1698-1767) una raccolta di opere intesa come “summa artistica”.

Senza dimenticare e sottovalutare alcuni efficaci ritratti nobiliari, altre tele di soggetto pauperistico, le nature morte, e qualche esempio di pittura religiosa.

L’uomo di bassa statura

L’opera fa parte del cosiddetto “ciclo di Padernello”.

Si tratta di un caso esemplare della pittura pauperistica dell’artista che pone attenzione ai soggetti più umili, appartenenti alle classi sociali più basse, descritti con minuziosa veridicità, dalla giubba cenciosa al cappello bucato.

 

Il piccolo uomo, Giacomo Ceruti, 1720
Il piccolo uomo, Giacomo Ceruti, 1720.

Sullo sfondo un paesaggio agreste con un cascinale e alcune piccole figure e sulla sinistra il tronco di un albero in ombra funge da quinta alla scena. Il dipinto è dominato da una colorazione dai toni scuri e terrosi.

Mendicante seduto, Giacomo Ceruti, 1730
Mendicante seduto, Giacomo Ceruti, 1730

In questa tela “Mendicante seduto” l’uomo vestito con abiti poverissimi tiene in grembo una cesta e un bastone.

Il cromatismo sapiente permette di creare un gioco di volumi e di chiaroscuri che donano solidità a questa fragilità a questa fragile figura.

L’espressione dell’uomo  permette di cogliere anche tutta l’umanità dei poveri che Ceruti ben rappresenta anche in altre tele.

La mostra consente agli americani di conoscere per la prima volta un artista poco presente nei musei italiani di oggi, ma molto nelle collezioni private.

Un artista che ha saputo rappresentare la povertà attraverso i volti, i vestiti, le occupazioni, il modo di stare seduti.

Un artista che ha fatto della realtà “qualcosa di allora così nuovo e moderno da essere contemporaneo ancora oggi”, come dichiarato dalla curatrice delle collezioni della Pinacoteca bresciana, Roberta D’Adda.

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