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La crisi del turismo invernale. L’opinione di Matteo Pellissier.

Meno 70% di fatturato, ovvero una perdita secca di quasi 8,5 miliardi di euro: è quanto rischia di perdere il mondo che ruota intorno al turismo invernale.

A causa della pandemia da Covid le cancellazioni sono tante, sia da turisti italiani che stranieri e un intero settore è in crisi.

Da novembre, In Valle d’Aosta, l’unica stazione sciistica operativa, aperta solo a sciatori professionisti a seguito delle restrizioni, è quella di Cervinia e negli ultimi mesi si registrano solo numeri in negativo per quanto riguarda l’arrivo di turisti italiani e stranieri.

Basti dire che in Piemonte, la Via Lattea, che comprende Sestriere, Sauze d’Oulx, Oulx, Sansicario, Cesana, Pragelato e Claviere, il comprensorio più grande della regione è ferma, con la chiusura di tutti gli impianti ed il blocco di tutte le attività legate al turismo invernale.

Sulle montagne piemontesi preoccupa già la quasi certa perdita della clientela straniera che è il 45% del fatturato della stagione invernale.

Come se non bastasse, da metà gennaio a fine febbraio i turisti sono prevalentemente esteri, dal Brasile alla Cina, dagli Stati Uniti alla Scandinavia, e sono il 70-80% della clientela.

Con la pandemia tutto questo flusso non ci sarà.

Eppure sembra che il governo si dimentichi di affrontare anche quest’emergenza, cioè la paralisi di un intero settore turistico invernale, preoccupato com’è ad inventare il gioco dei semafori, zona rossa, zona arancione, zona gialla…

Così, ci proviamo noi, redazione di betapress, a riprendere la questione.

L’occasione è la giornata della neve, prevista per il 20 gennaio.

La crisi del settore turistico invernale s’ innesta sulla paralisi del mondo sciistico, tanto più che la grave situazione di chiusura degli impianti, degli alberghi, e di tutte le attività connesse continua a protrarsi ad oltranza.

Basti pensare quanto è avvenuto anche in questi ultimi giorni di vacanze di Natale, in cui, ironia della sorte, ha nevicato come non mai, ma nessuno ha potuto godersela, sia la neve che l’attività sciistica, neppure chi ha una seconda casa in montagna, perché, siamo onesti, cosa ci vai a fare in montagna se è tutto chiuso e tutto fermo?!?

E per dare voce a degli esperti del settore, nonché rappresentanti di categoria, abbiamo avuto il piacere di intervistare Matteo Pellissier,25 anni, atleta italiano, maestro di sci, allenatore della Val d’Aosta.

Betapress- Buongiorno Maestro Pellissier, grazie per la disponibilità, che cosa possiamo raccontare di lei ai nostri lettori?

Pellissier- Sono Matteo Pellissier, nato e cresciuto a La Thuile, in Valle D’Aosta e, inutile dirlo, lo sci è sempre stata una mia grande passione.

Prima come atleta a livello italiano, poi come maestro di sci ed allenatore da 6 anni spostandomi in diverse stazione: da Pila a Valtournenche, fino allo scorso inverno quando sono tornato a La Thuile. 

 

Betapress- Dunque sempre e solo dedicato allo sci…

 

Pellissier- Lo sport ha sicuramente impegnato gran parte della mia vita ma, nello stesso tempo, nel 2015 mi sono diplomato all’ITPR di Aosta nel settore del turismo.

Poiché la stagione invernale comprende i mesi che vanno da dicembre ad aprile, durante il tempo restante, oltre a concedermi qualche viaggio, negli ultimi anni ho svolto la professione di Barman in Francia.

Professione per la quale, durante il tempo libero dettato dal Covid, ho preso anche una certificazione EBS. 

 

Betapress- Entriamo subito nel merito, crisi del settore turistico bloccato da marzo del 2020 con un singhiozzo di dcpm fino ad oggi.

Partiamo dal primo lockdown…

 

Pellissier- Le comunità montane e il settore turistico sciistico, nello specifico qui in Valle D’Aosta, a partire dall’8 marzo 2020 si sono viste chiudere progressivamente, impianti di risalita e a seguire servizi e strutture ricettive.

Con tale chiusura anticipata noi maestri, e di conseguenza tutto ciò che gravita intorno al turismo invernale, abbiamo perso 41 giorni effettivi di lavoro.

Tra questi il periodo di Carnevale e di Pasqua che, insieme a Natale, portano i maggior introiti per la scuola di sci ed i suoi collaboratori.

 

Betapress- Come avete fatto a resistere? Che aiuti ed incentivi avete avuto dal governo dall’inizio della pandemia?

Come sta andando questo secondo lockdown?

 

Pellissier- Sebbene il primo lockdown fossimo riusciti in qualche modo a farlo passare, anche grazie agli aiuti pervenuti dalla Regione (solo per i maestri di sci residenti) il secondo invece, che ha previsto l’apertura posticipata, ci ha fatto perdere il Natale.

 

Betapress- Perché la chiusura a Natale ha dato il colpo di grazia al mondo dello sci?

 

Pellissier- Se per molti il Natale rappresenta un felice momento di ferie da trascorrere sulla neve, per noi, del settore turistico invernale, è il periodo più significativo dell’anno.

Questo, non solo per l’afflusso di gente ma anche per costruire relazioni importanti con i nostri allievi e far sì che ritornino a condividere con noi la montagna e i suoi sport. 

 

Betapress- Impianti, alberghi, maestri, operatori del settore…

Quanti e quali sono i danni provocati dalla pandemia, ma non solo?

 

Pellissier- I danni arrecati alle famiglie che popolano la montagna, ai suoi professionisti e ai suoi imprenditori sono sicuramente molteplici.

Tra il primo ed il secondo lockdown abbiamo perso 4 mesi di lavoro, mesi decisivi ed importanti per la nostra economia, mesi in cui le spese ci sono state, ma non ci sono state le entrate.

Nello specifico noi maestri siamo una categoria poco considerata

(forse il nostro mestiere viene visto più come un hobby che come una reale fonte di sostentamento).

 

Betapress- Che incentivi avete avuto dal governo?

 

Pellissier- Nei mesi di marzo e aprile abbiamo avuto la possibilità di ricevere i 600 euro dell’INPS che, francamente, corrispondevano semplicemente ad un rimborso (per tenere aperto il cassetto previdenziale) di ciò che avremmo pagato in quei mesi pur essendo senza lavoro.

 

Betapress- Pazzesco! Come avete fatto a resistere?

 

Pellissier- A fronte di ciò la Regione Valle D’Aosta ci è venuta in aiuto garantendoci per i mesi di marzo, aprile e maggio 400 euro al mese.

Meglio che niente, ma di sicuro non ci si può vivere. 

 

Betapress- Durante l’estate, com’è andata?

 

Pellissier- Durante il periodo estivo, siamo in qualche modo riusciti a risollevarci, con le giuste misure di sicurezza, ma parliamo sempre di un mese e mezzo di lavoro, non di più.

Abbiamo riaperto le strutture ricettive, i bar ed i ristoranti; sono anche riprese le attività sportive di mountain bike e di sci (a terra e qualche giorno sulla neve). 

 

Betapress- Fino alla nuova paralisi attuale di tutto il settore con un danno irreversibile.

Che cosa si poteva fare ed invece non è stato fatto?

 

Pellissier- Credo che, per non andare incontro a questo disastro economico che ci sta colpendo, si poteva giocare di anticipo, sapendo fin dall’inizio che questa seconda ondata sarebbe arrivata. Avremmo potuto regioni e governo, trovare le giuste misure di sicurezza e il giusto equilibrio per preservare la salute dei cittadini e la stabilità economica di migliaia di famiglie e di giovani.

 

Betapress- Di cosa avete bisogno, adesso e subito?

 

Pellissier- Quello che mi viene da dire a gran voce è che qualcuno rappresenti in modo più assertivo la montagna e le sue categorie, abbiamo bisogno di ristori concreti e subito.

Necessitiamo che gli aiuti economici arrivino anche a noi.

Che gli incentivi siano studiati per noi come per tutte le altre categorie che, ad oggi, non sono ancora riuscite a riceve alcun aiuto. 

 

Pienamente, d’accordo, ma allora, ci diciamo noi di betapress, perché non sfruttare la crisi per ripensare l’offerta turistica invernale e forse affrontare il problema alla radice?

Perché, finalmente, capire che la montagna è sci, prima di tutto, ma non solo…

 

Ed allora, appuntamento al nostro prossimo articolo, con l’opinione di Enrico Camanni, Direttore della rivista “Dislivelli” che ci propone un’interessante lettura del mondo della montagna.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

SCI, SCI, SCI…

Andrà tutto bene … parte terza

 

1 thought on “Gli sci appesi al chiodo…

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