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Come redazione di betapress, continuiamo il nostro itinerario di formazione/informazione sull’impiego delle piattaforme digitali, sempre più consapevoli che, in Italia, vige una sorta di analfabetismo informatico.

L’intento è quello di dare delle indicazioni di percorso alla gente comune, offrire strategie di sopravvivenza a chi non se ne intende, ma, comunque, è in balia del cambiamento…

Ritorniamo a parlare con un professionista del campo, Paolo Marson, che in precedenza, nel nostro ultimo articolo, ci ha aiutato a districarci tra What App, Telegram, Signal e via dicendo.

Per chi non lo sapesse, ricordiamo ai nostri lettori chi è Paolo Marson e quali sono le sue competenze professionali ed esperienze lavorative in ambito informatico.

Paolo Marson, è auditor per il rispetto della compliance delle norme cogenti e di quelle volontarie.

In modo più specifico, si occupa di tutte quelle norme riguardanti il trattamento dati personali (ovvero quello che è conosciuto come GDPR) sulla parte di natura tecnica, operativa, informatica, Iso 27001.

Paolo Marson collabora come consulente da anni con la società Top Management Consulting di Vicenza ( www.tmcnet.it ), seguendo Clienti da società Multinazionali, Nazionali e delle più diversificate categorie produttive o di servizi.

Basti dire che il suo background nell’ambito informatico, parte dal lontano 1982.

In quegli, Paolo Marson, è diventato uno dei primi agenti della Commodore Computer, quella del famoso Vic 20 Commodore 64.

Poi, Paolo Marson, ha continuato per decenni a lavorare in ambito informatico, sviluppando business in ambiti diversi, occupandosi, prevalentemente, di parte tecnica ed informatica.

Dunque, cerchiamo di approfondire con lui, il tema PRIVACY e tutte le varie normative, più o meno vigenti, oggi, in Italia

Betapress-  Marson, partiamo dal regolamento UE 2016/679 GDPR.

Secondo lei, esso è applicato realmente o formalmente in Italia?

Paolo Marson- Il Regolamento Europeo deve essere applicato in maniera sia reale che formale.

Talvolta l’impressione che riceviamo da chi lo deve mettere in attuazione (il regolamento è un obbligo e non una facoltà), è che sia sufficiente produrre dei documenti, pubblicare nel sito qualche informativa e null’altro.

Il Regolamento è composto sicuramente da una parte documentale che viene definita “parte legale” in quanto deve definire a chi vanno i dati e come vengono gestiti, in particolare la tipologia del dato che viene ceduto nei confronti dei terzi,

Ma, soprattutto, da una parte organizzativa interna all’azienda, che è sia procedurale, in quanto ci devono essere delle procedure chiare e definite, sia di tutta quella che è la parte informatica, che deve garantire l’integrità del dato e la disponibilità in qualsiasi momento nei confronti dell’interessato.

Betapress-  Marson, possiamo dire che il regolamento UE 2016/679 GDPR, è applicabile su una sostanziale incompetenza/inadeguatezza del sistema italiano? 

Oppure, in Italia, va tutto bene, il problema privacy non esiste?

Purtroppo, in Italia, sono evidenti le incompetenze e le inadeguatezze di molti operatori (attivi e passivi) del sistema informatico italiano.

Le carenze, nel nostro paese, sono enormi, lo possiamo constatare ogni giorno.

Come ho già detto, l’informatica è un qualcosa che si usa perché si deve, perché diverte, perché è utile ma che finché va, va bene…Manca un concetto di approccio assolutamente diverso.

Bisogna che gli utenti informatici, tutti, dal primo all’ultimo, sappiano che l’uso degli strumenti informatici nelle sue varianti, dalla più semplice alla più complessa, è un processo irreversibile, e che “a quella” spina / cavo è attaccata la VITA di una Azienda.

Questo è il presupposto fondamentale che deve essere alla base di ogni approccio informatico.

Oggi, in Italia, si fa ancora molto, ma molto poco per la SICUREZZA informatica.

Siamo tra i paesi più industrializzati, siamo il primo per “strumenti in uso”, ma tra gli ultimi per la SICUREZZA.

Riguardo al sistema Paese, è da anni che si sente parlare di Digital Trasformation.

Ma, siamo onesti, non è mai successo nulla, anche perché molte volte, le persone che sono nei luoghi decisionali o cruciali non hanno le competenze per affrontare questa evoluzione.

Staremo a vedere cosa succede, ma di sicuro, qualcosa deve cambiare ed in fretta.

Betapress- Riguardo al codice privacy (D.Lgs. 196/2003), secondo Lei, è adeguato al mondo attuale?

Cyberbullismo, smart working, dad, sono una conferma o una smentita dello scollamento tra la teoria e la pratica?

Paolo Marson- Della vecchia normativa privacy 196/2003 è rimasto ben poco. Essa è stata per lo più assorbita dal GDPR. 

Cyberbullismo, smart working, dad come tutte le altre operatività che riguardano il traffico di dati, sono la prova del nove del sistema informatico, della sua sicurezza e della tutela della privacy.

Non sono più concetti di norma, sono applicazioni concrete.  

E qui torniamo agli aspetti della consapevolezza di chi li usa e della sicurezza applicata agli strumenti con cui si accede a queste tipologie.

Ed allora, chiudiamo il nostro discorso con le stesse parole con cui, Paolo Marson, ha iniziato la nostra intervista.

” Beh, innanzitutto, la gente comune dovrebbe iniziare a capire come funzionano le cose, ad essere informata ed informarsi su come funziona anche il lato B, cioè quali possono essere i rischi connessi all’utilizzo poco consapevole o poco avveduto.

E’ essenziale quindi partecipare a corsi ed aggiornamenti, consultarsi con degli esperti e non con i famosi laureati su Google con un master su YouTube.

Più volte la cronaca ha dimostrato che quello che viene definito smartphone, molte volte, si è dimostrato essere un’arma letale nel vero senso della parola”. 

Noi di betapress, ci abbiamo provato ad informarci e formarci, e voi, cari lettori, cosa ne pensate di quest’evoluzione digitale in atto?

Chi la vive? Chi la capisce? Chi la subisce?

Fatecelo sapere, formulateci i vostri dubbi e proveremo, grazie ad i nostri esperti, a fare un po’ di luce in questa “selva oscura” digitale.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Calma, Calma, è tutto a posto

 

1 thought on “GDPR: esiste?

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