Coronavirus: andrà tutto bene, parte seconda.

Andrà tutto bene? Ciak, si gira…

Altro giro, altro regalo…

Continuiamo il nostro viaggio nell’ universo lavorativo italiano,alla ricerca dell’effetto domino provocato dal covid 19 nell’economia del nostro paese.

Come detto ieri, noi di beta press, vogliamo sondare il disagio collettivo (senza filtri) delle diverse categorie di lavoratori coinvolti (e sconvolti!) dall’ impatto del coronavirussull’economia.

Oggi, passiamo al mondo dell’edilizia e dell’architettura. In particolare in due regioni, Piemonte e Lombardia.

Le stesse domande di ieri, le abbiamo poste ad un notoimpresario edile novarese.

E poi ad un altrettanto noto architetto libero professionistabergamasco.

In entrambi i casi, non mettiamo i loro nomi, perché, giustamente, in un momento in cui tutti fanno a gara ad apparire, i professionisti da noi intervistati, preferiscono parlare a nome della loro categoria, sapendo di farsi portavoce di opinioni condivise.

Betapress-Criticità specifiche del proprio lavoro in generale e, soprattutto adesso.

Impatto economico e problemi fiscali.

Decreto di marzo efficace o inadeguato?

Cosa è impellente in questo momento e nei prossimi mesi?

Soluzioni possibili o propaganda elettorale?

Focus sul mondo dell’edilizia.

“Le imprese edili come la mia, hanno a che fare con i privati che,chiaramente, al momento, preferiscono sospendere i lavori. E’tutto bloccato, non possiamo svolgere nessun lavoro, non solo all’interno, per legge è vietato, ma anche all’esterno, perché i clienti preferiscono non avere operai che transitano nel cortile.

Dunque, l’impatto economico è rilevante, se non lavori, nonporti a casa i soldi, non guadagni.

Stanno prorogando i pagamenti, buona cosa, ma poi dovranno essere effettuati, anzi, sappiamo benissimo che dovremo pagare a prescindere dai guadagni, questo è il vero problema.

Il decreto di marzo è parziale, perché in una società come la mia, agli impresari non danno nulla.

Danno ai liberi professionisti, cioè architetti, ingegneri…

Alle società non danno nulla, l’unico aspetto positivo è l’aver riconosciuto la cassa integrazione agli operai, ma ripeto, a noi impresari non danno nulla.

Capisco che a livello politico si stiano cercando delle soluzioni, sinceramente, non penso che sia propaganda politica, in questo momento non c’è tempo per quella, ma la situazione è davvero grave…”

Beta press- In che tempi prevedete una ripresa della vs attività?

L’accesso al credito e quindi un ulteriore indebitamento potrebbe risolvere?

E nel medio lungo periodo? Un finanziamento in quota capitale da parte dello stato potrebbe essere utile?

“Speriamo di riprendere l’attività entro una quindicina di giorni, un mese al massimo.

Tutto dipende dall’emergenza, fino a che la curva del contagio non inizia a decrescere è impensabile una ripresa delle attivitàedilizie.

Accesso al credito?!? No, non ho mai voluto dipendere dalle banche, ho sempre lavorato con i soldi della mia impresa. Non ho mai voluto indebitarmi con le banche e chiedere dei finanziamenti, dei prestiti proprio adesso sarebbe ancora più pericoloso, vorrebbe dire rischiare di chiudere del tutto.

E poi, non è solo un problema di soldi, ma di atteggiamento delle persone. Le imprese hanno il problema della committenza, dunque, bisognerà vedere, concretamente, come e quanto le persone risentiranno di tutta questa emergenza.

Bisognerà confrontarsi con la ricaduta economica, ma ancor piùcon il contraccolpo psicologico del coronavirus, bisognerà vedere se le persone avranno i soldi, ma ancor più la voglia di costruire,di restaurare, di progettare.

Focus sul mondo degli architetti, liberi professionistibergamaschi.

“È un decreto di emergenza che risolve la contingenza immediata, ma non propone soluzioni a medio ed a lungo termine.

Perché non è solo quando, ma anche come riprenderanno le attività. Chi ha già dei cantieri aperti, potrebbe anche riprendere, tra un mese. Ma, tutt’altra situazione si prospetta per chi è alla ricerca di nuovi clienti…

La crisi, la vera crisi economica, sarà visibile nei prossimi mesie allora sì che bisognerà investire su misure che possano dare carburante al paese.

Ci sarà una selezione naturale, un’immunità di gregge economica, dopo quella virale.

Le piccole imprese ed i liberi professionisti sono, come sempre,i più penalizzati e senza garanzie di liquidità a fine mese, saranno destinati a soccombere.

Non ci sentiamo tutelati, ci troviamo di fronte ad enormi difficoltà.

L’accesso al credito non è un problema ma, paradossalmente,andrebbe ad aumentare i costi già molto alti che un detentore di P.IVA deve adempiere …

Così come un finanziamento in quota capitale sarebbe sicuramente una soluzione tampone per un breve periodo di inattività.

Una soluzione concreta sarebbe, finalmente, valorizzare il made in Italy, rallentare (se non sospendere) la delocalizzazione spaziale della produzione all’estero, riportare in Italia la filiera produttiva dei nostri migliori marchi, incentivare le nostre esportazioni, e, viceversa, disincentivare le importazioni.

Tenere in casa i nostri talenti, tutelare i nostri giovani, altro che obbligarli a fuggire all’ estero per avere un po’ di riconoscimento del loro lavoro.

E poi, me lo lasci dire, dov’è la salvaguardia del merito se, in Italia, un clandestino vale 39 euro al giorno, un nullafacente 26 ed un libero professionista 19?!?”

Che dire? Pragmatismo, competenza e consapevolezza della propria forza lavoro, ma anche della miopia politica.

Noi di betapress non aggiungiamo altro, se non, ironicamente, chi vivrà, vedrà!

 

 




Covidisaster 2020

Il Virus fa paura.

Fanno paura i morti.

Fanno paura i contagiati e persino gli amici che distrattamente ci tendono la mano per salutarci infrangendo i divieti e le regole di sicurezza.

La verità è che siamo di fronte ai nostri peggiori fantasmi quelli evocati, finora, soltanto dalle pellicole di Hollywood.

La Pandemia tocca da vicino la sopravvivenza di ognuno di noi, la sopravvivenza della specie umana.

Dalla fine della seconda guerra mondiale in rarissime occasioni si sono sfiorate catastrofi di dimensione globali e tali da mettere l’intera umanità in pericolo.

In questi giorni, però, assistiamo a rappresentazioni della paura e dell’orgoglio di specie tra le più disparate.

Solidarietà e appelli all’unità nazionale fanno da contraltare al nascere di provocazioni e conflitti tra gli stati nazionali in ambito europeo e mondiale.

Esiste, allora, un naturale “orgoglio di specie” capace di salvare l’intera specie umana quando si approssimano eventi tali da metterne a rischio la stessa esistenza?

Negli ultimi anni i colossal cinematografici hanno prodotto molto materiale sul tema rendendo il filone “disaster” o “doomsday” uno dei più redditizi per l’intera industria.

Grazie a molti film del genere ci siamo confrontati con scenari ritenuti improbabili ma che hanno fornito una chiave di lettura della natura umana alle prese con le più disparate minacce di estinzione di ogni organismo vivente.

Nella pellicola “Io sono Leggenda” del 2007, per la regia di Francis Lawrence, il mondo, nel 2012, viene colpito da una pandemia che uccide il genere umano trasformando tutti in vampiri. L’unico sopravvissuto è il medico Rovert Neville, interpretato da Will Smith.

Rimasto solo in compagnia del suo cane, in una New York, deserta, si prodiga per sopravvivere e scoprire un vaccino per curare la terribile pandemia.

Fanno venire i brividi le sue parole alla ricerca disperata di umani ancora in vita:

“Mi chiamo Robert Neville”.

“Sono un sopravvissuto che vive a New York. Sto diffondendo messaggi radio in modulazione di frequenza. Sarò al molo di South Street Seaport ogni giorno, a mezzogiorno, quando il sole è più alto nel cielo.

Se siete lì fuori, se qualcuno di voi è lì fuori, posso darvi da mangiare, posso darvi un tetto, posso proteggervi.

Se c’è qualcuno lì fuori, qualcuno… per favore. Voi non siete soli.”

Voi non siete soli.

Finisce con queste parole la quotidiana ricerca dei sopravvissuti da parte del protagonista del film.

L’orgoglio di specie che irrompe nelle nostre coscienze, da queste immagini, è forte ed infonde negli animi paura e solitudine.

Paura e solitudine che ci ricordano di essere umani e ci spingono a lottare gli uni con gli altri contro il nemico comune.

Purtroppo, “Io sono Leggenda” non é l’unico film che abbiamo visto sul tema.

Ce ne sono stati molti altri negli ultimi 20 anni.

Nel 2009 esce in tutte le sale il Film dal titolo “2012” per la regia di Roland Emmerich.

La pellicola immagina un Mondo, anche in questo caso siamo nel 2012, destinato a scomparire a causa di tempeste solari che provocheranno disastri naturali fino alla completa estinzione della razza umana.

Nella sceneggiatura, tuttavia, gli scienziati delle superpotenze scoprono il tragico destino dell’umanità con due anni di anticipo ma i politici, al comando dei potentati economici, decidono di tenere segreta la notizia per tutto il tempo necessario a programmare un piano di salvataggio.

Il Piano consisterà nel costruire delle Arche che, in un mondo alle prese con l’innalzamento dei mari, consentiranno di salvare non più di tre milioni di individui selezionati sulla base delle classi sociali di appartenenza e sulla ricchezza personale.

Alla fine solo una piccola parte dell’umanità sembrerà salvarsi, quella a bordo delle Arche, quella appartenente alle classi dominanti o capace di pagare la cifra di un miliardo di dollari per il prezzo del biglietto.

Sul finire del film, il fortunato equipaggio delle Arche si rende conto che, nonostante il mondo abbia una nuova morfologia, ci sono altri sopravvissuti. La razza umana non si estinguerà nonostante gli egoismi e le prevaricazioni dei più forti.

L’approssimarsi della fine del genere umano, nel film, spinge gli uomini gli uni contro gli altri, i ricchi contro i poveri, i potenti contro i deboli.

Ritornano le conclusioni del filosofo Hobbes con la sua teoria su l’istinto di sopraffazione e l’istinto di sopravvivenza per un mondo dominato dalla massima Homo homini lupus, l’Uomo, cioè, è un lupo per l’Uomo.

Il film di Lawrence, ci dà un segno di speranza.

Il dottor Neville parla con le parole di Gesù che ai suoi discepoli dice “come io vi amato, cosi amatevi anche voi gli uni gli altri” (Gv 13,34) e con quelle del Principe Siddharta, il Buddha che presenta nei Tre Segni dell’Esistenza alla base del buddismo, il concetto del “non sé”, l’idea, cioè di un genere umano composto da miliardi di individui ma da un unico “sé” e da un unico cuore.

In questi giorni la paura, l’isolamento ed il bombardamento mediatico che uniscono in un’unica trama narrativa solidarietà ed egoismi, ci pongono di fronte agli stessi scenari: quegli dell’amore compassionevole e quegli dominati dai peggiori istinti di conservazione.

Non é questa la sede per andare oltre negli oscuri sentieri delle ragioni del bene e del male.

La Politica avrà la responsabilità di non lasciarci soli con le nostre paure e di trovare la strada per uscire da questo momento difficile.

Quando tutto sarà finito, però, ognuno di noi dovrà ricordare che esistiamo da milioni di anni e che all’approssimarsi della fine l’orgoglio di specie ha sempre prevalso sugli egoismi e le prevaricazioni.

Quando tutto sarà finito non dovremo dimenticare il tempo delle mascherine ed impegnarci ad essere migliori.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 




Coronavirus: andrà tutto bene?

Andra tutto bene o andrà tutto a puttane?!?

Scusate l’esordio volgare, ma oltre agli striscioni alle finestre ed agli inni sui balconi, c’è un l’Italia in ginocchio, e non solo negli ospedali.

E ’evidente, nessuno è immune, perché il contagio è arrivato per tutti.

E non parlo del contagio virale, per fortuna, la stragrande maggioranza di noi non sarà contagiato e, comunque, anche se contagiato, potrà farcela.

Parlo dell’impatto economico, della crisi produttiva, del crollo della borsa…

Di tutti noi che non moriremo di coronavirus, ma per la crisi scatenata dal coronavirus.

Apocalittica? No, aderente ai fatti, basta parlare con la gente.

Noi di beta press, abbiamo deciso di scendere in campo, non nella trincea degli ospedali, dove quotidianamente, ci sono eroi che lottano per la salvaguardia della salute di tutti, ricchi e poveri, giovani o vecchi, (e scusate se è poco, altro che immunità di gregge!).

Noi di beta press, abbiamo deciso di stare nelle retrovie, tra la gente, per dare voce a tutta quell’ Italia che si è ammalata, economicamente parlando, prima che l’emergenza coronavirus diventi, oltre che un bollettino medico, la cronaca di una morte annunciata.

Iniziamo dal mondo dei liberi professionisti, dei lavoratori autonomi, per poi arrivare ai negozianti, agli artigiani.

Oggi siamo partiti dal mondo delle società commerciali e dei medici che esercitano la libera professione.

Poche domande dirette, sempre le stesse.

Criticità specifiche del proprio lavoro in generale e, soprattutto adesso.

Impatto economico e problemi fiscali.

Cosa è impellente ora e nei prossimi mesi?

Decreto di marzo, soluzioni possibili o propaganda politica?

Iniziamo con la testimonianza di Donatella Venanzetti, manager commerciale piemontese.

“Ciao. Beh, bisogna stare fermi, è tutto bloccato, credo si commenti da solo.

SE NON LAVORI, NON INCASSI.

Credo che sia indispensabile una MORATORIA, un contributo per gli affitti, anche di casa, perché qui, nel nostro team, tra un po’ saremo in tanti a dormire in auto, sempre che non sia a noleggio e che non ce la portino via, altrimenti dobbiamo stare sotto un ponte veramente!

Credo anche che un CONDONO TOMBALE di tutte le pendenze Equitalia ed agenzia delle entrate sia un segnale forte, sia una possibilità di tirare una riga per tanti.

Un bel RESET farebbe ripartire con un altro spirito.

Inoltre, una valutazione della CRIF, che condoni posizioni, ad esempio di crediti già cartolarizzati, è un modo per dare una possibilità di acquisto, così da poter far ripartire l’economia.

Altrimenti qui sarà un delirio e ci sarà gente che arriverà a suicidarsi!

Dopo una guerra, perché è quello che stiamo vivendo, devono tirare una riga e fare in modo che, almeno mentalmente, le persone siano concentrate sul futuro e non arrancare per il presente, per il passato e per il futuro…Non ce la faremo mai in questo modo!

Betapress- “Per entrare nello specifico, in che tempi prevedete una ripresa della vs attività?

L’accesso al credito e quindi un ulteriore indebitamento potrebbe risolvere?

E nel medio lungo periodo?

Un finanziamento in quota capitale da parte dello stato potrebbe essere utile?”

Donatella Venanzetti “L’accesso al credito è utile al popolo indipendentemente se sono o meno p. iva, ma se sono finanziabili, le persone, hanno capacità di acquisto e quindi possono far girare l’economia.

Se fanno un condono tombale rendono le persone “leggere” mentalmente oltre che economicamente e le mettono in uno stato di gratitudine e di positività per potersi protendere verso progetti futuri…spero di essermi spiegata.

La ripresa dipende dal fermo che daranno.

Una partecipazione da parte dello stato potrebbe essere interessante … ma se io devo far fronte al vecchio… non ce la farò nemmeno con il nuovo”

Passiamo ora alla testimonianza di Vincenzo D’ Amato, dottore in psicologia, ipnologo, ricercatore.

Stesse domande, ma nuovi problemi.

“Premesso che non sono un esperto di economia ma di processi mentali, farò una serie di considerazioni che sono chiaramente un punto di vista.

Nel mio lavoro le criticità che si presentano normalmente, sono legate alla particolare tipologia di intervento.

Da ipnologo, lavoro con le persone innanzitutto creando un rapporto empatico, che prevede quindi che le energie di cui siamo fatti si incontrino, durante un appuntamento che si svolge nella maggior parte dei casi da vicino (attività soggetta a numerose normative, tra l’altro).

In questo particolare momento, più che mai, alle persone serve un AIUTO per uscire dalla morsa creata dalle informazioni che ci arrivano attraverso i media che innescano meccanismi deleteri per il nostro benessere psicofisico, quel CIRCOLO VIZIOSO generato dal TERRORISMO PSICOLOGICO.

Nonostante la richiesta, evidentemente, non ci si può incontrare e le difficoltà sono riuscire ad essere di aiuto tramite mezzo on-line.

L’impatto economico è estremamente grave dato il BLOCCO TOTALE di svariate attività produttive.

Senza produzione NON C’E’ REDDITO e la burocrazia non sempre aiuta a venirne fuori.

Il decreto di marzo può sicuramente essere un aiuto e come sempre arriva quando c’è già il problema, un po’ come sistemare il sistema di smaltimento delle acque reflue dopo che c’è stato lo smottamento.

Per anni sono stati fatti TAGLI ALLA SANITA’ per pagarne le conseguenze quando poi si vive il problema.

Sarebbe utile nell’immediato AZZERARE LE TASSE, ELIMINARE LE CARTELLE ESATTORIALI, SBLOCCARE I FLUSSI delle LIQUIDITA’ portate all’estero per anni, facendole rientrare senza tassazioni, BLOCCARE GLI INTERESSI bancari su mutui, prestiti e fidi, BLOCCARE I PAGAMENTI di utenze.

Ma, soprattutto, MONITORARE l’informazione e, per una volta, evitare l’informazione negativa e puntare ad una informazione che stimoli la produzione di sostanze che vadano a rinforzare il nostro sistema immunitario, parlando di quante persone si stanno salvando e non solo di quante ne muoiono ogni giorno!

Bisogna sottolineare i dati positivi e non diffondere terrore e paura, queste sono i primi passaggi che davvero possano aiutare famiglie ed imprese.

Sicuramente tutte le forze politiche oggi approfittano per fare operazioni che mettano in mostra il loro intervento per giocare quella carta al momento delle elezioni!

Per quanto riguarda i tempi di ripresa delle attività, sarà sicuramente difficile recuperare per buona parte delle attività italiane, anche se, come sempre, in ogni difficoltà, si nasconde un’opportunità.

Dopo ogni momento di crisi ci sono imprese che falliscono ed altre che diventano più forti e prendono il volo.

Se SFRUTTIAMO QUESTO TEMPO, in cui non possiamo muoverci all’esterno, per preparare prodotti, servizi, contenuti ed offerte migliori, allora rientreremo in quella categoria che si riprenderà velocemente e più forte di prima!

Dobbiamo imparare qualcosa da questo evento che ci è arrivato addosso all’improvviso.

L’ACCESSO AL CREDITO come il finanziamento in quota capitale, possono diventare un BOOMERANG che proprio nel medio e lungo termine ci si ritorce contro.

Servono SOLUZIONI DEFINITIVE che permettano a tutti, con un grande impegno di riprendersi e NON PALLIATIVI di cui, poi ci si pentirebbe.

Più importante di tutto servirebbe, ad ognuno di noi, IMPARARE LA LEZIONE, e farne tesoro, ed aprire gli occhi iniziando a pensare con la propria testa oltre ogni manipolazione.

CRESCERE ed EVOLVERSI potrebbero essere le parole chiave”.

Che dire! Ringraziamo chi ci ha dedicato tempo e consigli e domani passiamo al mondo dell’edilizia, a quello degli avvocati, a quello degli artigiani, ai negozianti…

A, proposito, invitiamo chiunque voglia dare la sua testimonianza in ambito lavorativo a scriverci, affinché, almeno, possiamo dar voce al nostro disagio collettivo.

L’intento sarebbe quello di compilare, tutti insieme, il nostro CAHIER DES DOLEANCES, datato 2020, prima che scoppi un’altra rivoluzione…

E, per dirla tutta, qualche giorno fa, la rivolta nelle carceri di tutta Italia, sembrava proprio una nuova presa della Bastiglia!!!

 

 




Coronavirus: no allo stress, parola di Chiara Cecutti.

Ormai lo sappiamo: provare tristezza, stress, confusione mentale, ansia, paura e rabbia sono conseguenze piuttosto diffuse nell’emergenza coronavirus che stiamo vivendo (e il solo citarle così tutte in fila ci fa sentire ancor peggio!), ma non per questo vanno accettate passivamente né ancor meno sottovalutate.

Naturalmente ognuna di queste condizioni andrebbe trattata e analizzata caso per caso in base alla situazione: per esempio avere paura di ammalarsi è diverso da avere paura di perdere il lavoro, e sentirci confusi perché stiamo vivendo in solitudine è diverso dal provare questo stato perché ci troviamo invece numerosi in casa e non riusciamo a concentrarci causa sovraffollamento fisico e sonoro.

Ma se c’è tra tutte un filo conduttore questo è senz’altro l’avere un atteggiamento positivo e fiducioso nel presente e verso il futuro.

Facile dirlo e difficile farlo? Per alcuni di più e per altri meno dipendentemente dalle nostre caratteristiche personali e dal nostro mindset, ovvero dall’atteggiamento mentale che ci contraddistingue.

Chi per “natura” è portato a vedere il famoso bicchiere mezzo pieno è infatti sicuramente avvantaggiato rispetto a chi tende a vederlo mezzo vuoto anche in condizioni di normalità. La cosa certa per tutti è che se non ci piace il film che stiamo proiettando non servirà a nulla provare a cancellarlo sullo schermo: per cambiarlo sarà necessario andare nella cabina di regia che altro non è che… la nostra mente.

In sintesi la famosa canzone di Lorenzo Jovanotti che canta “io penso positivo perché son vivo perché son vivo” potrebbe diventare un bel mantra sempre che naturalmente non ci si voglia flagellare aggiungendo anche la parte “finché son vivo” che potrebbe invece terrorizzarci.

Ma vediamo come venirne concretamente a capo e cioè da dove partire per potenziare il nostro atteggiamento mentale.

La prima cosa da fare è dare un nome a ciò che proviamo e, nel caso in cui si trattasse di più aspetti, a ognuno di essi; la seconda identificare i pensieri che ci producono quel malessere (o quei malesseri, in questo caso tenendo separate le categorie ); la terza analizzare tali pensieri, razionalizzarli e trovare uno o più modi per tranquillizzarci (in caso di stress, ansia, rabbia e paura è suggeribile intervenire anche sul piano fisico, evitando gli eccitanti come caffè ecc.) pensando che più saremo calmi e fiduciosi meglio staremo e migliori possibilità avremo di trovare piccole e grandi soluzioni per la situazione che stiamo affrontando e che affronteremo nel prossimo periodo.

In fondo chissà quante cose abbiamo fronteggiato e superato in passato che ci sembravano insormontabili, non sarà che siamo più forti e capaci di quanto non ci possa sembrare di poter essere in questo momento? In tutti i modi anche un piccolo mantra costituito per esempio da frasi quali “sono calmo, sono sereno, sono al sicuro, va tutto bene” da ripeterci mentalmente accompagnandolo da qualche bel respiro profondo può essere di grande aiuto.

Step successivo: concentrarsi sulle cose belle anziché su quelle catastrofiche. Affrontare certamente e concretamente tutto ciò che possiamo, e se necessitiamo di aiuto sia materiale sia morale cerchiamolo, ma dedicare dei momenti della giornata a pensare anziché a ciò che non possiamo fare ora, o ai problemi da risolvere, alle tante cose gratificanti che faremo in futuro è vincente.

Che si tratti di un trattamento estetico o di una partita di calcetto, di una passeggiata al mare o in montagna, fa molto bene visualizzare situazioni piacevoli per noi.

Perché poi non dedicarci a pianificare le prossime vacanze? Non ha importanza quando le faremo, e se saranno proprio quelle che stiamo immaginando ora, la progettualità fa sempre, davvero sempre, bene.

Ah, naturalmente anche seguire con limitazione trasmissioni e notiziari funesti in favore di programmi positivi (o quanto meno neutri) rappresenta un ottimo rimedio, idem per quel che riguarda le chiacchiere con amici e parenti. E questo vale anche per i libri: se siamo sotto stress scegliamo letture adeguate…

A questo punto un suggerimento antistress diversificato per chi si trova in solitudine e che invece in sovraffollamento domestico: per i primi importante mantenere i maggiori contatti possibili con altre persone (se video ancor meglio della semplice telefonata) fatto salvo quanto già detto sulle conversazioni con amici e parenti.

E anche cogliere l’occasione per dedicarsi a dipingere, scrivere, leggere, imparare nuove cose (se c’è la possibilità di connettersi nel web c’è tanto anche di gratuito).

Per i secondi invece: tanta organizzazione, suddivisione dei compiti e responsabilizzazione di tutti i componenti della famiglia e soprattutto turni per gestire i bambini e lo smart work per chi lo fa. Ma anche, a turno, uno spazio tutto per sé nell’arco della giornata.

Provare per credere. Che dire poi dell’ironia? Un vero toccasana!

Infine, e per tutti: anche tenersi curati nell’aspetto aiuta il morale.

Mantenersi attivi fisicamente è un elemento fondamentale per scaricare la tensione e sentirsi meglio.

Perciò, compatibilmente con la propria forma fisica, età e preferenze, cerchiamo qualcosa che faccia per noi.

Forse non potremo correre o saltare in casa, ma fare stretching, yoga, ballo, ginnastica sì.

Mai fatto e non sapete come fare? Chi cerca trova: accendete il tablet (o la TV) e scoprirete un mondo.

Certamente anche una buona alimentazione aiuta la forma mentale (oltre che fisica).

Perciò sì a cucinare prelibatezze, che siano possibilmente anche salutari.

In fondo almeno il tempo per sperimentare adesso ce lo abbiamo.

Perciò: pronti, partenza e via con il buon umore e tutto andrà subito meglio.

 

Chiara Cecutti

 (Life Coach e Counsellor)

 




La scuola ai tempi del coronavirus

In questi giorni di sospensione delle lezioni e, da domani, di chiusura totale delle scuole, emerge sempre più la mancanza di alfabetizzazione emozionale, non digitale dei nostri figli, nonché alunni della scuola italiana.

Che senso ha parlare di conoscenze, di competenze, di abilità, quando i programmi sono saltati, non si sa se e quando si torna a scuola e, soprattutto cosa sta succedendo a tutti noi?!?

Che lo sappiano quelli del MIUR, che, dopo un paio di settimane di pseudo didattica digitale, propongono un sondaggio per censire l’alfabetizzazione digitale della scuola italiana!

Sempre scollati dalla realtà di chi, la scuola la vive, davvero!

Non ha senso fornire un report taroccato come nelle prove invalsi, per far vedere che siamo bravi, che i nostri alunni hanno studiato, che siamo all’avanguardia, che ci destreggiamo tra lezioni on line, piattaforme digitali, classroom…

Mai, come in questi giorni, siamo tutti consapevoli che l’educazione emotiva deve assolutamente entrare nelle scuole: la scuola, in un momento di crisi delle famiglie e di collasso della società, rimane un’istituzione fondamentale, capace di fare la differenza.

Un insegnante emotivamente intelligente può fare la differenza, in una lezione frontale, passando tra i banchi, come in una lezione digitale, sorridendo dietro uno schermo.

E’ evidente, proprio in questi giorni!

Per molti giovani, il contesto familiare non offre più un punto d’appoggio sicuro nella vita.

Ecco perché le scuole restano il solo istituto al quale la comunità può rivolgersi per correggere le carenze di competenza emozionale e sociale dei ragazzi.

La scuola deve accogliere l’ansia dei ragazzi e restituirla loro bonificata.

Oggi più che mai.

Adesso più che mai.

Deve prenderli per mano, facendosi carico della loro fatica di crescere e traghettarli verso l’età adulta.

Un’ età adulta, vaccinata, loro malgrado, da questa sofferenza precoce, di nome covid19.

Siamo sinceri, ci sentiamo smarriti, inqueti, travolti dagli eventi noi adulti, figurarsi loro, che non sono neanche strutturati, emotivamente parlando!

Questo non significa che la scuola sia la panacea di tutti i mali.

Ma, poiché quasi tutti i bambini ed i ragazzi italiani vanno a scuola, anche in questi giorni in cui la frequenza è sospesa, almeno adesso, facciamo sì che la scuola sia un luogo che permette di raggiungere ognuno di essi e di fornirgli lezioni fondamentali per la vita.

Che l’emergenza coronavirus sia un’esperienza di vita, un allenamento emotivo, una palestra di disagio gestito.

L’alfabetizzazione emozionale comporta che il ruolo sociale delle scuole si estenda e vada a compensare le deficienze familiari e collettive nella crescita dei ragazzi.

Due le sfide da vincere: gli insegnanti devono oltrepassare i limiti della propria missione tradizionale e la comunità dev’essere più coinvolta nella vita della scuola.
“Come ti senti? Come stai in questi giorni? Cosa stai provando di fronte alle notizie? Che paure hai? Chi ti manca? Che cosa ti aspetti? Quali sogni coltivi?”

Queste sono le domande che dobbiamo rivolgere quotidianamente ai nostri alunni, prima di chiedere l’esecuzione dei compiti e l’invio dei files.

EDUCAZIONE EMOZIONALE. Non c’è forse materia più importante per valutare la qualità degli insegnanti.

Se c’è una competenza da censire è il modo in cui un insegnante gestisce la classe, perché IL MODO è infatti in sé stesso UN MODELLO, una lezione di fatto, testimonia se l’insegnante è dotato di competenza emozionale o ne è carente o, addirittura, sprovvisto.

Ogni atteggiamento di un insegnante nei confronti di un allievo è una lezione rivolta ad altri venti o trenta studenti, in presenza o on line.

Introdurre nella scuola l’alfabetizzazione emozionale e l’educazione sentimentale significa tornare a concepire l’educazione come formazione integrale della persona: una formazione in cui le conoscenze sono centrali, ma che non può rinunciare all’etica e alla conoscenza di sé.

Dunque, cari esperti del Miur, non prendeteci in giro anche stavolta, abbiate la compiacenza di ammettere che la scuola vera non sono i vostri voli pindarici in una scuola virtuale, in tutti i sensi!

 

 




Meglio soli che male accompagnati…

Era già tutto previsto…

Era già tutto previsto, che il cosmo avesse le sue leggi e che la selezione naturale facesse la sua parte, l’avevamo studiato…

Forse non avevamo previsto che fosse così.

Che la nostra realtà si cristallizzasse nelle parole del Presidente del Consiglio, a reti unificate, una sera di marzo di un anno che finirà sui libri di storia.

Oggi tutti abbiamo ben chiaro quale sia la possibilità di vita nella minor vita possibile.

È solo sperimentando sulla propria pelle che le persone imparano.

In questi giorni di stop forzato, a pensarci bene, ci viene fatto dono di un tempo nuovo: un tempo per pensare.

Un tempo forzatamente rallentato, tra le mura domestiche, in cui potersi fermare a riconsiderare molte cose.

Tra qualche anno, dicevo, ci ritroveremo tra le pagine dei libri di scuola e non so cosa verrà scritto.

Ma so cosa ricorderò.

Ricorderò che gli italiani sono stati definiti untori da Paesi come la Germania da cui proviene il paziente zero.

Ricorderò che i francesi ci hanno deriso, poco prima di “puffare” il virus.

E che gli americani ci vogliono dar lezioni, mentre devastano gli altri Paesi e lasciano morire i loro connazionali che non hanno l’assicurazione per curarsi.

Ricorderò il freddo cinismo degli inglesi.

E pure gli italiani che scappano impauriti, irresponsabili.

Ma, soprattutto, ricorderò gli italiani veri, quelli che non si sono potuti fermare un attimo neanche volendo: medici, infermieri, o.s.s., forze dell’ordine, vigili del fuoco, farmacisti e parafarmacisti.

Commercianti e professionisti che hanno deciso di chiudere solo per coscienza civica, rischiando di non sopravvivere economicamente.

Operai, camionisti, postini, spazzini, volontari e assistenti sociali, che hanno garantito i servizi di prima necessità…

Di tutti noi, insegnanti e genitori che cercano di orientare e orientarsi in questo caos.

Di chi ci ha messo la faccia, ma non solo … Della generosità di chi ha donato degli ospedali.

Mi ricorderò di un Paese come la Cina, che in molti abbiamo sottovalutato, darci un esempio incredibile di efficienza e disciplina e una prova di solidarietà e generosità veramente grande, che in pochi si sarebbero aspettati.

Chissà, però, se i libri di scuola racconteranno della vigliaccheria dell’Europa.

Chissà se sui libri di storia, ci sarà scritto dei tagli che abbiamo fatto alle colonne portanti del nostro Paese, per ingrassare le casse di quei Paesi che ci hanno letteralmente preso a calci nel sedere.

Quando tutto sarà passato, perché passerà, ricordiamocelo tutti quanti che ci siamo rialzati, nonostante gli sgambetti.

Rialziamo la testa e tendiamo la mano solo a chi ce l’ha tesa.

Agli altri che resti solo uno stivale da guardare e lucidare e che sia tricolore, naturalmente!

Se poi torneranno sulle nostre spiagge o nelle nostre città d’arte, che sappiano bene che l’Italia è coraggiosa e dignitosa, ma sola.

 




Covid19, un nuovo futuro.

Immaginare il futuro non è semplice.

Il Covid19 sarà vinto, morirà di solitudine o verrà sconfitto da qualche vaccino in via di sperimentazione o dall’innalzamento delle temperature proprie della bella stagione.

In questa situazione, l’opinione pubblica cerca di proiettarsi all’interno di un modello sociale ed economico che vorrebbe immaginarsi impermeabile alla pandemia che stiamo vivendo.

Non si spiegherebbero, altrimenti, gli inviti provenienti da molti settori a vedere nella crisi  un’opportunità di investimento.

La realtà potrebbe essere un’altra e dipanarsi nell’ambito di nuove dimensioni di sviluppo.

Come immaginare, allora, il Futuro?

Il punto di partenza, è a ben guardare, non già il futuro ma il presente.

Comprendere il presente non è soltanto utile ma indispensabile per orientarsi nel Mondo post virus.

Il divieto imposto agli spostamenti con milioni di persone costrette a rimanere nelle proprie case se da un lato risponde ai dettami di una lotta estrema contro il virus, dall’altro impone nuove forme adattive e fa nascere nuove modalità acquisitive.

Il commercio “on line”, l’offerta di servizi attraverso forme “esclusivamente” virtuali finirà per decretare la fine dei canali fisici che già prima della pandemia, avevano minato le basi del commercio di prossimità e delle piccole realtà distributive.

Il lavoro da casa, lo “smart working” con il quale hanno dovuto fare i conti tutte le aziende anche quelle meno attrezzate, ha creato un’ulteriore discontinuità nei processi di digitalizzazione.

Una discontinuità che ha riguardato il lavoro nelle sue diverse proiezioni, quindi quella amministrativa, ma anche gli ambiti direzionali, l’insegnamento, l’amministrazione pubblica, la consulenza, le prestazioni sanitarie e così via.

Il ritorno ad una fase di normalità potrebbe svilupparsi in un mondo diventato di colpo digitale e capace di disintermediare i principali servizi e tutti i bisogni dei consumatori.

Un modello di virtualità che modificherebbe in modo sensibile il sistema di consumi esistente.

L’accelerazione dei processi di digitalizzazione non è l’unica conseguenza degli scenari post pandemici.

La ridefinizione dei contesti geopolitici sarà un totem con il quale fare i conti.

Le tecnologie “cloud” unitamente alla intelligenza artificiale consolideranno condivisioni di esperienze in tempo reale annullando di colpo il presupposto di viaggi e missioni all’estero.

In queste ore stiamo assistendo alla chiusura delle frontiere.

Gli accordi di Shengen sembrano un antico ricordo.

I programmi Eramus, con i quali migliaia di studenti universitari hanno svolto sessioni di studio all’estero, sembrano appartenere ad un mondo che non esiste più.

Il rischio di un isolamento prolungato ed un ritorno ai confini nazionali potrebbe far divampare fervori nazionalisti e mettere in crisi la stessa idea di economia aperta e globale costruita negli ultimi 20 anni.

La stessa Unione Europea sembra cedere sotto le pressioni sovraniste e reagire, ai programmi di sostegno agli stati aderenti, in modo scomposto.

Il futuro da immaginare, in sintesi, rischia di rappresentare una sfida di valore epocale alla quale guardare dal presente e dalle scelte politiche che la comunità mondiale sarà in grado di assumere nelle settimane che ci separano dal post-Covid19 augurandoci, nel frattempo, che la sopravvivenza della specie umana si declini con le cifre della solidarietà e del rispetto.

 




Coronavirustory

Di fronte ad un’itera Nazione coinvolta nella lotta contro il “nemico invisibile”, non si può non avvertire il senso di silenzio attorno a noi.

Uffici vuoti, bar e ristoranti costretti alla chiusura, scuole deserte. Per le strade non si odono le risate dei bambini, dei loro rumorosi ma meravigliosi giochi, non ci sono gruppi di ragazzi nei locali, e i super market sono i soli ad aver subito l’assalto delle folli compere di quanti più alimenti in vista di un isolamento obbligato a data da destinare.

Forse con debito ritardo, forse dopo mille raccomandazioni, inizialmente andate a vuoto, l’italiano ha compreso non solo la gravità della situazione attuale ma che il nemico si debella lasciandolo da solo. Forse con qualche ingiustificato ritardo ma alla fine abbiamo compreso che la nostra Nazione ci chiama ad un invito comune e non possiamo fingerci sordi alla sua chiamata.

In mezzo a tutto il caos quotidiano c’è chi ancora si affanna a ricercare le cause di questo contagio, a puntare il dito contro la Cina, per aver omesso quello che da subito era tenuta a rivelare al modo, chi invece inveisce contro gli Stati Uniti, per essere quest’ultimi i soli responsabili di aver creato un virus studiato a tavolino (per ragioni comunque sconosciute visto che proprio in America si stanno registrando contagi ed anche decessi).

Sempre in mezzo a questo delicato momento c’è anche un altra categoria, forse la più dura da mettere a tacere, riguarda i mostri da tastiera, i tanti improvvisati tuttologi che costantemente accusano i capi del Governo, per non aver chiuso in tempo le frontiere, per non aver fatto abbastanza, per non essere in grado di far fronte a questa emergenza per non saper dire e nemmeno fare.

Costoro continuano il loro atto di accusa incessante restando comodamente nelle loro case a scrivere attraverso un pc non curandosi del coraggio che serve per annunciare ad un’intera Nazione l’obbligo di fermarsi, per comunicare alla nostra Italia che la situazione è grave ma che nonostante tutto, seppur piegata, troverà la forza per potersi rialzare con il nostro aiuto.

L’italiano ha compreso, ed ha reagito, lo ha fatto stando a casa, lanciando messaggi di speranza attraverso il web, attraverso le migliaia di foto di bambini con in mano gli ormai noti e sempre emozionanti striscioni riportante la frase: “andrà tutto bene”.

Tutto si è fermato, ma non la forza che contraddistingue la nostra Nazione, che barcolla in questo istante ma che non ha intenzione alcuna di mollare.

In questo isolamento tutto è cambiato, noi siamo cambiati, la nostra visione del mondo, degli affetti, del ritrovarsi e del proteggere chi amiamo.

L’eroe non è più soltanto un uomo che calcia una palla di fronte a milioni di spettatori, fra applausi e milioni di euro; nuovi eroi ci rappresentano ed indossano un camice, una divisa, svolgono il loro dovere fino in fondo, in silenzio, non firmano autografi, non finiscono nelle prime pagine; adesso in questa Nazione ferma eroi sono coloro i quali dall’inizio di questa emergenza mai hanno fatto un passo indietro ma hanno combattono in prima linea.

Smettiamola di improvvisarci immunologi, politici, nell’arduo e vano tentativo di additare un colpevole, di condividere consigli su cosa si poteva fare od ancora cosa sarebbe meglio attuare.

Lasciamo che ognuno abbia il suo ruolo, imparando a dire grazie a chi dall’alto delle vostre prediche nelle corsie lotta con i fatti, non solo con le parole.

Si poteva, si doveva ma adesso siamo qui, nolente e dolente, tutto questo ci riguarda ma la speranza resta e quando tutto questo sarà finito, quando tra tanti anni ci chiederanno di raccontare i tempi del covid-19, mi piace pensare che potremo rispondere: “ siamo rimasti tanto tempo a casa tra la paura e le preghiere.

Il mondo intero si era fermato.

Alla fine la gente si era responsabilizzata, non usciva più, aveva lasciato il nemico a marcire nella sua solitudine.

Quando si poté uscire di nuovo osservavamo il mondo con altri occhi, con quelli di un bambino; e il caffè che abbiamo bevuto nei bar, che per molto tempo furono chiusi, seppur fatto con lo stesso chicco era buonissimo.

Sapete perché? perché in quel momento aveva il gusto di libertà, il gusto di un paese che aveva vinto”.

 

 

 




Bestiario del Coronavirus

Il coronavirus ed il carosello delle amenità nazionali

Inventario (in ordine sparso) di quanto detto, o letto, o fatto, dal nostro variegato popolo italico in questi giorni di delirio collettivo.

E vi assicuro che è tutto vero!

Calma, ragazzi, ‘sta storia del Coronavirus è tutta un’invenzione del Governo per frenare Salvini.

Parliamoci chiaro, lo sappiamo tutti che il coronavirus lo ha messo in giro Di Maio, lo ha portato lui dalla Cina, perché non sa più cosa inventarsi per restare al Governo.

Visto? Era come pensavo, il virus è stato realizzato a tavolino dagli USA, perché la Cina stava diventando una potenza economica troppo grande ed indiscussa.

Ma sì, è chiaro: il coronavirus è un‘invenzione delle case farmaceutiche per vendere i vaccini, non giriamoci intorno.

L’avevano detto i testimoni di Geova: moriremo tutti, è questa la fine del mondo!

Ma è una semplice influenza, il coronavirus non esiste, non prendiamoci in giro, sono gli Italiani che sono dei pecoroni!

Per me, il coronavirus, l’hanno messo in giro la Mafia, la N’drangheta e la Camorra per distruggere il Nord. Altrimenti come ci si spiega che al Sud stanno tutti bene?

Tutto terrorismo mediatico, una storia montata dalla stampa per vendere copie. La sanno lunga quei giornalisti di m….a

A me, la storia che il Coronavirus viene dalla Cina, non convince. In verità, lo hanno portato gli immigrati: la Lega lo ha sempre detto di chiudere i porti ed impedire gli sbarchi…

Nessuno prega più, questa pandemia mondiale è la risposta alla nostra cattiveria! Dio ci sta punendo!

Il vaccino esiste, ma lo tengono nascosto, proprio i cinesi. Del resto, a Prato, dove c’è la più grande comunità di cinesi, nessuno è malato.

Come è possibile che solo in Italia abbiamo milioni di casi e negli altri paesi niente? Per me, esagerano con i numeri!

Ma dai, pensaci bene, è tutta una manovra delle case farmaceutiche: una ha creato il virus, una il vaccino, una le terapie per curare i malati, e poi tutte le altre li appoggiano perché quando ti ammali, comunque vai a fare un giro in farmacia.

Ah proposito, hai sentito che bisogna assumere vitamina C? Appunto, in farmacia non si trova più neanche il CEBION…

E’ tutto un complotto! Stanno provocando il crollo dell’economia mondiale. Altro che andrà tutto bene. Qui sta andando tutto a puttane!

Ma basta con tutti ‘sti cialtroni di virologi esibizionisti! Non vedi che non sono d’accordo neanche loro?

Ma che me ne fotte a me, io prendo un treno e me ne torno al Sud!

Bevi bevande calde, che il calore ammazza il virus.

Ma come possono pretendere che ora ce ne stiamo tutti rinchiusi a casa?!? Questa è proprio un’esagerazione…

Tanto muoiono solo i vecchi!

Non è vero! E’ morto uno di vent’anni! E va beh, quello era giovane, ma si faceva le canne!

Ma ci pensi quanti muoiono ogni anno per il fumo?!?

Tutti a parlare del collasso sanitario, ma qui ci obbligano a stare in casa, a fermare tutto e poi come si fa con il collasso economico? e con quello finanziario?

Non interrompere la catena di questa bella preghiera di guarigione.

Se stai male, chiama un taxi, che fai prima!

Agente, ho l’autocertificazione, non posso stare in quarantena con mia moglie!

Le sigarette sono un bene di prima necessità?

Ragazzi, controllate sul registro elettronico che vi ho dato un lavoro di gruppo da fare in questi giorni che la scuola è chiusa!

Al supermercato mi sono piegato ed ho dato una culata al mio vicino. Per sicurezza ho fatto il bidet con l’amuchina…

Va, beh, ragazzi!

Ce la faremo anche stavolta, tutti insieme appassionatamente, perché il coronavirus potrà pure mietere vittime, ma, i deficienti, quelli veri, quelli forti, sono immuni a qualsiasi contagio.

E l’ITALIA vivrà ancora…




Dirigenti Scolastici, Vicepresidi, DSGA, ATA, Collaboratori scolastici, eroi incompresi

Oggi tempo di Coronavirus, tutto chiuso, città deserte, strade vuote, serrande abbassate, nessuno in giro…

Beh, non è vero, qualcuno in giro c’è, a parte i lavoratori delle imprese, ci sono i presidi ed i vicepresidi, i DSGA, gli ATA ed i collaboratori scolastici.

Non chiedetevi il perché ci sono in giro queste persone, nessuno lo sa, potrebbero tranquillamente stare a casa, ma il governo ha solo sospeso le attività didattiche quindi loro devono andare a scuola.

Bastava scrivere chiuse le scuole invece che sospendere le lezioni e queste persone non avrebbero corso rischi inutili, ma nessuno ha riflettuto su questo, nessuna novità.

Però mentre tutta Italia osanna la foto dell’infermiera crollata sul posto di lavoro, nessuno dice niente rispetto a queste persone che stanno combattendo senza nemmeno la soddisfazione di sentirsi dire grazie.

Anzi i Dirigenti stanno prendendo bastonate dai genitori per il caos generato dalla didattica digitale, devono organizzare un servizio a cui le scuole non sono preparate, senza strumenti, o almeno senza strumenti consolidati ed in una selva di provvisorietà che lascia alla loro responsabilità far funzionare cose che in Italia non sono mai state standard, ma nemmeno testate correttamente.

Inoltre la didattica italiana non è ancora pronta per il digitale, le lezioni dei docenti sono ancora strutturate per un tipo di lezione frontale, salvo rari casi, per cui in due giorni non si possono inventare lezioni on line, e nemmeno si è in grado di bilanciare i compiti on line …

Insomma un vero caos che si muove tra informative privacy, consensi, professori che vogliono google, altri che vogliono edmondo, altri che vogliono chissà che caspita di piattaforma è …

I genitori ancora più nel caos, che già abituarsi al registro elettronico non è stata una passeggiata.

Insomma Scuola Italiana, Brancaleone alle crociate.

Però Dirigenti Scolastici, Vicepresidi, DSGA, ATA, Collaboratori scolastici sono i veri eroi incompresi, perché nonostante l’assurdità dell’ordine ricevuto loro non mollano, combattono, escono di casa e compiono il loro dovere senza nessuno che li fotografa e li rende eroi virali.

Fanno il loro dovere, con abnegazione, nel nome della scuola de dei ragazzi, come i legionari, nella difesa del decadente impero romano, combattevano, sapendo già di aver perso, nelle provincie di confine, ma Roma era Roma.

Oggi per loro la scuola è la scuola, impero di educazione e di conoscenza, la difendono nonostante tutto.

Noi vogliamo rendere loro omaggio e ricordarli, ringraziarli in nome di tutti.