Pessimismo: il fil rouge tra graffitismo e vandalismo

 

Assistiamo in questi giorni ad atti vandalici nei confronti di statue come ad esempio quelle di Cristoforo Colombo a Richmond e a Minneapolis che sono state abbattute e a Boston e a Miami che sono state danneggiate.

Le proteste negli Stati Uniti sono sempre più intese anche in seguito alla morte di George Floyd, l’uomo afroamericano ucciso a Minneapolis.

A macchia d’olio, come il Covid-19, si diffonde la distruzione.

A Bristol viene gettata in mare la statua del filantropo Edward Colston.

A Londra la statua di Winston Churchill e a Milano quella di Indro Montanelli sono state imbrattate.

Si distrugge forse per costruire?

Ma gli atti vandalici sono l’unica modalità per ricominciare?

Ci troviamo di fronte ad una pandemia che sta contagiando le statue di tutto il  mondo.

La distruzione potrebbe essere simbolo di un grave sofferenza sia fisica che psichica che sta colpendo l’umanità.

Osserviamo il declino di un mondo in conflitto dove l’unica modalità per rinascere è la fine di tutto o di una parte del tutto.

Il fenomeno al quale stiamo assistendo è manifestazione di un’aggressività e di un malessere che si  esprimono attraverso atti distruttivi eterocentrati.

È risaputo che, anche nell’arte, il fenomeno della distruzione è rilevante e in questo  caso espressione di un’aggressività e di un malessere autocentrati e specchio del disagio sociale.

Ne è esempio l’artista Banksy che ha distrutto, tramite un meccanismo inserito nella cornice, la sua opera “Girl with balloon” durante la vendita della stessa alla casa d’asta Sotheby’s.

L’opera distrutta dell’artista di Bristol, ribattezzata “Love is in the bin”, è rinata con questo clamoroso gesto in nuova forma.

Banksy quando realizza i graffiti per cui è noto, oltre a non farsi riconoscere, deve  anche badare a non farsi catturare dalle forze dell’ordine.

Impiega così la maggior parte del suo tempo a ritagliare sagome che poi utilizza solo per pochi minuti quando  dipinge con spray acrilico i muri dei palazzi.

L’atto vandalico in questo caso diviene opera d’arte perché è legittimato dalla società in quanto prodotto artistico.

Naturalmente, se Banksy venisse scoperto, rischierebbe l’arresto come è successo ad artisti come Haring.

Ci chiediamo se il graffito nella sua forma illegale, cioè quando non si hanno i permessi per realizzarlo e quindi danneggia una proprietà, sia espressione di una  denuncia sociale ove prevale un atteggiamento pessimistico nei confronti della società.

Banksy mette in atto un tentativo di rivoluzione contro ciò che è vissuto come ingiusto e riconosce la sofferenza dell’uomo passando da un processo introspettivo  caratterizzato dal pessimismo ad una ribellione, proponendo una forma d’arte peculiare.

Ma distruggere una statua è forse espressione di un vissuto pessimistico dove il  vandalismo prevale come ritorno ad una modalità primitiva di risolvere i conflitti? 

Distruggere le statue di personaggi del passato può servire per ricostruire?

Sono questi gli interrogativi che ci poniamo.

Possiamo sostenere che il fil rouge che unisce coloro i quali compiono un atto vandalico su delle statue a coloro che realizzano un graffito sui muri sia l’atteggiamento pessimistico nei confronti della società.

Tutto ciò ci riporta alla poetica di Leopardi dove prevale il tema centrale della condizione umana. Scrive Leopardi nello Zibaldone:

“La ragione è nemica d’ogni grandezza; la ragione è nemica della natura; la natura è grande, la ragione è piccola”.

Ed è così che Leopardi elabora il concetto di “pessimismo storico”.

Troppo progresso ha permesso alla ragione di prevalere sulla natura e la visione del  mondo che ne consegue è pessimistica.

La fragilità dell’uomo che vive un malessere senza precedenti è esplicativa di ciò che sta succedendo in questo momento.

Ma la visione del mondo di Leopardi segue un mutamento e il pessimismo si addolcisce nella speranza di un recupero della lealtà e  dell’equilibrio.

Solo questi valori possono permettere un recupero della solidarietà umana.

 

 




Vicepresidi forse una tutela in più…

Riconoscimento sindacale per Ancodis Palermo

ANCODIS: il futuro dei Collaboratori dei DS e delle figure di sistema

verso l’orizzonte sindacale.

Durante il lockdown, nella scuola, c’è chi ha lavorato, non solo di più, ma anche meglio.

Per esempio, i vicepresidi, o meglio i Collaboratori dei Dirigenti Scolastici.

Mai come in questi ultimi tempi, i vicepresidi hanno dato prova del loro ruolo fondante di ogni istituto scolastico, chiamati ad assumere incarichi pressanti, sul piano dell’organizzazione dei servizi, del funzionamento didattico, della sicurezza e della prevenzione in tutti gli ambienti scolastici.

Da tre anni, esiste ANCODIS, l’Associazione Nazionale dei Collaboratori dei Ds.

Nei mesi scorsi, l’ANCODIS ha svolto un importante questionario tra i suoi iscritti.

La raccolta dati serve per definire una nuova identità degli iscritti, ma anche per focalizzarsi sugli obiettivi e sulle proposte che l’Associazione si troverà a definire a tre anni dalla sua costituzione.

A tale proposito, come redazione di betapress, abbiamo intervistato il prof. ROSOLINO CICERO, Presidente dell’ANCODIS Palermo.

BETAPRESS– Buongiorno, prof. Rosolino, cominciamo dal definire che cos’è l’Ancodis…

CICERO– L’Ancodis è la realtà rappresentativa dei Collaboratori dei DS che assumono incarichi sul piano dell’organizzazione dei servizi, del funzionamento didattico, della sicurezza e della prevenzione in tutti gli ambienti scolastici.

BETAPRESS– Chi sono gli iscritti?

CICERO– Oggi Ancodis, tra i suoi iscritti, rappresenta per oltre il 50% i Collaboratori noti come “Vicepresidi”, e con percentuali variabili i cosiddetti Secondi Collaboratori, i Responsabili di plesso ed i Collaboratori dei DS in genere.

BETAPRESS– Sono docenti con una certa esperienza alle spalle, immagino…

CICEROL’83% ha un’anzianità di servizio di oltre 15 anni, circa il 10% compresa tra i 10 ed i 15 anni e poco meno del 7% una anzianità minore di 10 anni.

BETAPRESS– C’è spazio anche per nuove figure professionali dell’universo scolastico?

CICEROAncodis ha chiesto agli iscritti di pronunciarsi sull’apertura alle FF.SS, agli Animatori digitali, ai RSPP se docenti, ai Coordinatori per l’inclusione, ai Coordinatori di dipartimento riscontrando un significativo assenso: dal prossimo anno scolastico, dunque, l’adesione sarà possibile anche a queste figure.

BETAPRESS– Quali sono gli obiettivi dell’Ancodis?

CICERO– Per quanto riguarda gli obiettivi, dopo i primi tre anni dedicati alla costituzione della comunità dei Collaboratori, la priorità sarà data alla costruzione di una governance scolastica nella quale chi vuol farne parte deve avere una specifica formazione in gestione, direzione, coordinamento didattico, prevenzione e sicurezza di sistemi complessi come una scuola.

BETAPRESS– Ma questa governance scolastica avrà anche un’identità normativa?

CICERO– Certamente!

Ancodis propone l’istituzione di un nuovo documento associato al PTOF – il Piano Organizzativo e Gestionale (POG) – nel quale il DS determina per un triennio gli obiettivi per il funzionamento dell’Istituzione ed individua anche le figure di sistema secondo i principi di efficienza ed efficacia in un clima collaborativo ed aggregante.

BETAPRESS– Perché è così importante il ruolo del vicepreside?

CICERO– Nel moderno organigramma scolastico è ineludibile – anche per colmare un ventennale vulnus giuridico – l’istituzione di una figura denominata “Collaboratore principale” che in caso di assenza o impedimento del DS lo sostituisca a tutti gli effetti ad esclusione degli atti di natura contrattuale, negoziale, nelle relazioni sindacali.

BETAPRESS– Ma come è possibile conciliare l’attività d’insegnamento con l’incarico di vicepreside?

CICERO– Per tale figura occorre prevedere il distacco dall’attività di docenza con la razionalizzazione dei posti per il potenziamento dell’offerta formativa ai sensi dell’art. 1 comma 14 punto 2 lett. b della Legge 107/2015. 

BETAPRESS– Prof. Cicero, ci parli di questa nuova proposta avanzata dall’Ancodis…

CICERO– In merito alle proposte, è arrivato il tempo di determinare nel prossimo CCNL il riconoscimento contrattuale dei Collaboratori e delle figure di sistema in una nuova area (i QUADRI ai sensi del comma 1 art. 2 Legge 190/1985) con specifico profilo professionale, attività lavorativa ed orario di servizio, trattamento economico, carriera; tra essi si individui il Collaboratore principale con formale riconoscimento per la sostituzione del DS assente (ai sensi del vigente contratto Area Dirigenza scolastica) o per la collaborazione al DS reggente e – se delegato – per la presidenza nella Commissione di esami.

BETAPRESS– Quali sono i requisiti per questa figura professionale?

CICEROPer l’accesso all’area si propone di prevedere un’anzianità di servizio di almeno tre anni e l’obbligo di frequenza ad un percorso annuale di formazione e di specializzazione, anche universitaria, su temi relativi ai modelli organizzativi e gestionali nella PA, al diritto del lavoro, alla gestione delle risorse umane, seguito da un tirocinio conclusivo di un anno.

BETAPRESS– L’ Ancodis si propone anche di diventare un’organizzazione sindacale

CICERO– Esattamente!

Oltre l’80% degli iscritti ha deciso di far evolvere l’Associazione in una O.S. che rappresenti e tuteli la professionalità dei Collaboratori dei DS e delle figure di sistema con la possibilità di confederarsi con altre OO.SS. ma restandone autonoma.

BETAPRESS– Quanti sono indicativamente i docenti che svolgono il ruolo di vicepreside?

CICERO– Nel sistema scolastico italiano sono almeno 80000 i docenti coinvolti nel ruolo di collaboratori dei D.S.

Essi rappresentano una componente essenziale per l’organizzazione ed il funzionamento didattico di una autonoma Istituzione scolastica.

Ecco dunque le proposte concrete che Ancodis sottopone ai suoi interlocutori e le scelte che aprono nuove strade, a partire da quella sindacale.

Noi, come redazione di betapress non possiamo che divulgare questa importante novità del sistema scolastico italiano, sottolineando che, ancora una volta, la città protagonista è PALERMO.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

ANCODIS: alla ricerca del vicepreside perduto…

Presidi e Vicepresidi: Tutti in “ferie” per protesta!!

Dirigenti Scolastici, Vicepresidi, DSGA, ATA, Collaboratori scolastici, eroi incompresi




CONCORSO DSGA, COME SEMPRE UNA VERGOGNA ASSURDA!!!!

Scrivere questo articolo è difficile perché dovrò cercare di non usare parolacce che invece sarebbero necessarie a iosa.

Il concorso per il ruolo di DSGA è stato bandito nel 2018 e solo ora sta arrivando malamente alle conclusioni.

Malamente perché era già partito vergognosamente.

Il ministero dell’istruzione università e ricerca ( si lo so che adesso è stato diviso in due, ma la cosa non cambia nella stupidità e nella vergogna delle azioni intraprese), ha tenuto delle persone a svolgere il ruolo di dsga (i vecchi segretari delle scuole ora direttori dei servizi generali ed amministrativi, dsga appunto) anche per più di dieci, anni senza riconoscergli il ruolo; ovvero questi poveretti di anno in anno venivano nominati su posto vacante ed incaricati di svolgere il ruolo senza, ovviamente, l’adeguamento di stipendio e senza una sicurezza sul loro futuro.

Ad un certo punto il MIUR si è reso conto che rischiava la paralisi delle scuole visto che i DSGA andavano via via in pensione e non venivano più sostituiti, ed ha quindi avviato il concorso per il ruolo di DSGA, ma attenzione attenzione, non ha assolutamente considerato chi il ruolo lo svolgeva  già da anni!!!

Questi DSGA veri e reali, ma non formali, sono stati trattati dal MIUR come pezze da piedi, usati e poi gettati, non considerati e usati alla stregua di un qualsiasi schiavo che per anni ha svolto il ruolo, ma che alla fine  viene abbandonato con un calcio in quel posto e nemmeno con un grazie buttato lì.

Il MIUR ha bandito un concorso senza neppure pensare che se queste persone da anni stavano svolgendo il ruolo forse meritavano di essere confermati nel ruolo stesso, senza subire l’umiliazione di un concorso pubblico pesante e difficile (ma anche molto assurdo nella sua composizione), da intraprendere con sulle spalle una scuola intera (infatti chi svolgeva il ruolo da “precario” comunque aveva da fare il suo pesantissimo lavoro).

Non dimentichiamo che il lavoro da DSGA all’interno delle scuole, se fatto bene, è pesantissimo, complicatissimo e senza grandi supporti.

Ma nemmeno a questi, oltraggioso ed assurdo, il MIUR ha riconosciuto, che ne so, un punteggio in ingresso, un concorso riservato, un qualche modo per tenere persone con una competenza che nella scuola si costruisce solo con anni di lavoro; nulla, buttiamo via dedizione, competenza, lealtà, ma sopratutto stato bipolare, per dieci anni li nomini dsga gli fai fare il lavoro, li sfrutti e poi li butti via il giorno dopo.

MA CHE VERGOGNA INAUDITA.

Ancora più vergognoso che nessun sindacato abbia fatto nulla ma si sia solo arricchito con i corsi di preparazione al concorso.

Quindi tutti questi nostri leali dipendenti dello stato sono stati presi a pesci in faccia, e va bene, hanno dovuto fare il concorso senza un minimo di riconoscimento, ma attenzione un concorso che era aperto a tutti, quindi tutti questi si sono trovati al fianco giovani neolaureati con magari un sacco di tempo per prepararsi, o talmente freschi di studio che riuscivano ad affrontare le prove con meno difficoltà.

Ora a parte questa situazione che è vergognosa, veniamo al concorso.

La Lombardia ha esposto i risultati delle prove scritte dopo le prove preselettive:

su 102.000 domande pervenuto per 2004 posti in tutta Italia, la Lombardia è riuscita a far accedere all’orale 207 candidati per 451 posti, quindi all’orale sono arrivati il 50% dei necessari per coprire i posti.

Ma che minchia fate????????????? (e qui mi è scappata la parolina ma era impossibile non dirla)

 

ma fate invece una graduatoria da cui attingete per i posti vacanti e poi per le sostituzioni…

E poi sembra che qualcuno sia riuscito a comprare le domande dello scritto… ma dai!!!!

Ed ancora a far capire che c’è del marcio in Danimarca, oggi l’USR Lombardia ha incitato tutti i candidati a non mandare gli accessi agli atti, che ieri sono arrivati in quantità industriale, via PEC ma solo tramite posta ordinaria, in netto sfregio agli articoli del Codice dell’Amministrazione digitale, e solo con il modello che dicono loro e solo con le modalità che dicono loro!!!!

MA CHI INCITA A VIOLARE LA LEGGE NON COMMETTE REATO???????

Ma stiamo scherzando!!!!!!

Ma la fatica di tutti i candidati alle prove, sia che fossero DSGA facenti funzione o semplici nuovi aspiranti nessuno la considera?????

Le griglie di valutazione erano troppo “libere” ( se hai scritto troppo ti “seghiamo”, era PER ESEMPIO un valore della griglia), ma qui dobbiamo richiedere un intervento forte degli organismi inquirenti, basta con questi concorsi, i primi che non li sanno fare sono chi li organizza.

VERGOGNA, VERGOGNA,VERGOGNA.

 

QUESTO E’ SOLO IL PRIMO ARTICOLO DI UNA SERIE, NON CI FERMEREMO QUI, BETAPRESS Andrà AVANTI ED APPROFONDIREMO IL PIU’ POSSIBILE QUESTA VERGOGNOSA STORIA, COME ANCHE IL CONCORSO 2017, CHIUNQUE VOGLIA CONTATTARCI O SEGNALARCI QUALCOSA O DIRE LA SUA SCRIVA A

INFO@BETAPRESS.IT

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Concorso DSGA: note di malcostume italiano

 




Lo scollamento

Si parla con la gente, noi giornalisti, e si ascoltano molte cose, e magari le si capiscono, certo se si ascolta.

Ma noi giornalisti siamo una razza particolare, ormai siamo diventati preda dei click e dei clack, dei social e delle visualizzazioni.

Tanti anni fa quando collaboravo con le redazioni di giornali, quelli di una volta, quelli che gli articoli li dovevi scrivere entro le ventuno perché poi si andava in stampa, quelli che un articolo lo valutavi se per strada la gente si fermava e lo commentava, o se ti arrivavano le lettere pro o contro, oggi un articolo vale per le sue visualizzazioni, ovvero se te lo leggono.

E va bene ce ne faremo una ragione, ma questo ha cambiato la faccia del giornalismo, quantomeno lo ha trasformato in una orrenda meretrice che volge la sua attenzione a ben altri valori che quelli della verità, della coerenza o, utopia delle utopie, della giustizia.

Se fa notizia, se arrivano click, bene è da pubblicare, altrimenti chissene…

Proprio per questo motivo, il dio soldo, i giornali non sono più tali da tempo.

Correndo dietro alla velocità richiesta dai nuovi strumenti di oggi abbiamo perso il valore che un giornalista vero può dare alla notizia, la credibilità.

Siamo infatti nel mondo delle fake news, dove solo facendo il giornalista vero puoi combatterle.

Ma dovresti perdere tempo su una notizia, verificarla, aspettare i risultati di certe indagini, sentire più fonti… impossibile, se perdi il momento perdi la notizia e quindi i click clack.

Quindi oggi anche le notizie più importanti vengono buttate in pasto alla folla senza nulla, così, alla spera in dio.

Questo ha generato lo scollamento, una nuova forma sociale di dissociazione del cittadino che qualsiasi cosa legge o sente scuote la testa e dice “tutte cazzate, tutte fake news, ma questi qui dove vivono”.

Visto che i giornali, le tv ed internet sono diventati gli strilloni dei politici, il fenomeno dello scollamento è diventato seriale.

Il paese è da una parte, chi lo deve raccontare da un’altra, chi lo deve governare è in viaggio per chissà dove.

Scollamento triplo con avvitamento seriale inarrestabile.

Lo scollamento crea un grave elemento, nasconde la verità, nasconde quello che succede.

In realtà lo scollamento ha anche una grande componente involontaria legata ad un altro fenomeno dei giorni nostri, ovvero al fenomeno del commentatore laureato.

Eh già, ormai chiunque si sente opinionista, editorialista, tutti scrivono i quartini di prima pagina, basta scrivere tre fesserie sul Facebook di turno ed ecco nato il commentatore laureato, unico detentore della verità, certo di questo fatto perché ha pubblicato un qualcosa su un qualcosa.

Se non fosse tragico ci sarebbe da morir dal ridere.

Eppure la gente vera, quella che deve pagare le bollette e le tasse, quella che deve dar da mangiare ai propri figli, quella gente lì lo sa dove sta il paese reale, quella gente lì è ben consapevole di cosa sta succedendo.

E sono proprio loro che quando leggono scuotono la testa si incazzano e poi corrono a lavorare per non essere lasciati a casa, sempre più con delle scuse stupide, sempre più stringendo i denti ed accettando quattro lire, ops, euro pur di far mangiare i propri figli.

Eppure una volta i giornalisti ascoltavano la gente e riportavano quello che diceva, ma non dei trafiletti per far passare una linea o l’altra, ma il pensiero della gente, quello vero.

Lo scollamento usato ad hoc, per far pensare che le cose stiano in un certo modo, furbi!

Ho visto di recente una serie di filmati dove alcuni imprenditori si alzavano all’inno di Mameli, ahahahah nessuna delle loro aziende aveva più la sede legale in Italia.

“Ma che cxxxo ti alzi ci prendi per il cxlo” questo avranno detto tutti gli italiani che hanno visto il filmato, questo avranno riportato tutti i giornali, però io non ho visto nulla di tutto questo.

Scollamento.

Ma forse anche questo mio articolo è inutile, perché forse a quegli italiani che non basta lo stipendio è venuta la rassegnazione del cristiano al colosseo, forse speriamo troppo in un miracolo.

Io no, io sono per difendere il paese anche dallo scollamento; come posso fare? forse anche scrivendo questi articoli, facendo in modo che almeno su queste pagine venga detto cosa pensa le gente, sperando che ai politici interessi ancora qualcosa, visto che ormai hanno trovato il modo di fregarsene anche del nostro voto, dato che in modo sempre più colluso tra le funzioni del potere si eleggono quasi da soli.

Ma io mi ricordo di quando ero piccolo ed annusavo la colla, mi piaceva, perché mi piaceva pensare che tutto si può sistemare, magari anche solo con un poco di coccoina .

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

L’indipendenza di Stampa

 




Original Blues Brothers Band e Blues4people band in aiuto ai banchi alimentari

 

 

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In Europa la crisi Covid-19 negli ultimi 3 mesi non ha solo portato lutti e sofferenza ma anche una nuova emergenza alimentare.

La richiesta di cibo è aumentata anche del 50% in più rispetto ai mesi pre-covid19 e per i prossimi mesi le prospettive non sono di certo migliori.

Nel 2018 Eurostat ha stimato 36 milioni di cittadini europei in povertà materiale ma a questi ora si sono aggiunti altri milioni di persone che per la prima volta si trovano a dover chiedere aiuto per mettere qualcosa da mangiare a tavola.

 

“I 430 Banchi Alimentari che operano in Europa hanno fatto il possibile, pur con mille difficoltà, per continuare la distribuzione di alimenti alle associazioni che ogni giorno accolgono il grido di aiuto di padri, madri, anziani e giovani che a loro si rivolgono.

Allo stesso tempo molte altre persone sono venute in nostro aiuto: cittadini, aziende e amministrazioni pubbliche.

Purtroppo, il fiume di povertà continua ad ingrossarsi e il rischio che tracimi è alto.

Per questo abbiamo accolto con gratitudine la proposta della Blues4people band e della Original Blues Brothers Band di realizzare un video con loro.

La canzone e le immagini non vogliono farci dimenticare quanto sta accadendo, anzi dicono un messaggio molto chiare: è possibile lavorare e faticare anche in situazioni difficili (vedi l’esempio dei medici e degli infermieri) ma tutto il nostro lavoro non basta.

Occorre che sempre più persone ci diano una mano, immediatamente.

Fare una donazione non è il premio al nostro sforzo ma il sostegno a chi può confidare nell’impegno per la solidarietà. Non possiamo farcela da soli.”

afferma Jacques Vandenschrik, Presidente della European Food Banks Federation.

 

Oltre a tutti componenti della Blues4people band, la European Food Banks Federation ringrazia Lou Marini e i fantastici musicisti della Original Blues Brothers Band, i volontari dei Banchi Alimentari che lavorano in 29 paesi europei, Carlo Cottarelli, Francesco Moser, Giacomo Poretti, Nadia Puma.

Un ringraziamento speciale a Riccardo Denaro e Giulia Reali che, con i colleghi di Areastream, hanno prodotto il video gratuitamente.

 

Per aiutare la European Food Banks Federation e i suoi 430 Banchi Alimentari che nel 2019 hanno distribuito 768.000 tonnellate di alimenti a 45.283 associazioni caritatevoli aiutando

9.5 milioni di persone povere in Europa.

 

Perth

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

BLUES4PEOPLE




LA FASE 2 A SCUOLA: magheggio o logica?

 

ANCODIS: la ripartenza della scuola nell’A.S. 2020/2021.

Tornare a scuola in presenza ed in piena sicurezza: sincero auspicio o azzardata ipotesi?

 

Riprendiamo il nostro viaggio nella scuola vera, quella degli addetti ai lavori, per parlare senza ipocrisie, né reticenze di cosa sta succedendo.

Se guardiamo alla scuola del mese di settembre è chiara una cosa: sarà un grande punto interrogativo per quanto riguarda l’organizzazione, il funzionamento, la didattica.

Sono state pubblicate, sul sito del Ministero, le attese indicazioni del Comitato tecnico-scientifico che sembrano dare spazio all’autonomia scolastica (prevista dal DPR 275/1999), considerandola però solo come autonomia didattica ed organizzativa, senza alcun riferimento a quella finanziaria.

Chi conosce la realtà scolastica, sa bene che, la gestione e l’organizzazione di un sistema complesso quale è la scuola di oggi, saranno messe a dura prova, se non si metteranno in campo dei protocolli organizzativi e didattici (spazi e numero di allievi, attività didattica in presenza integrata a quella a distanza, orari flessibili).

E’ necessario un CCNL, innovato e coerente ai nuovi bisogni organizzativi, sulle adeguate e necessarie risorse finanziarie, sulla conoscenza degli elementi di criticità e dei punti di forza che connotano ogni IS.

Chiunque ha la minima percezione della complessità di una scuola, non può non riconoscere che sarà un’ardua impresa coniugare aspetti organizzativi, gestionali, didattici con quelli derivanti dalla sicurezza anche sanitaria (protocollo antisismico, antincendio, antinfortunistico, antistress ed oggi anti contagio).

Ecco perché, come redazione di betapress, abbiamo incontrato ROSOLINO CICERO Presidente dell’ANCODIS (ASS. NAZ. COLL. DIR. SCOL.)

Betapress– Prof. Cicero, buongiorno, iniziamo dalle indicazioni formulate dal C.T.S. per il rientro a scuola in sicurezza…

Cicero– Il C.T.S. segnala, con apparente semplicità, che le misure organizzative in tutte le scuole si dovranno fondare sul distanziamento fisico.

Ma è evidente che il distanziamento fisico presenta i caratteri di una enorme complessità che dovrà tradursi in scelte organizzative delle quali occorrerà valutare l’impatto nei confronti del personale, degli alunni (sulla base dell’età e dell’autonomia) e dei genitori (conciliazione tempo scuola con il lavoro), prevedere e progettare adeguate misure di igiene e di prevenzione. 

Betapress– Ma nelle scuole, ci sono gli spazi per garantire il distanziamento sociale?

CiceroAttualmente no! Di sicuro, bisognerà valutare gli ambienti di apprendimento, gli spazi interni ed esterni che dovranno essere rimodulati.

Ci saranno nuove necessità organizzative e didattiche, con dotazione di arredi e di postazioni degli alunni e del personale rispettose del prescritto distanziamento e della previsione di una superficie di almeno 3.14 mq per alunno.

Betapress– E chi penserà a tutto questo?

Cicero– Tutto questo sarà in capo alle autonome IS che dovranno farsi carico di ideare e progettare soluzioni organizzative per la gestione degli spazi (aule, laboratori, palestre, mense, teatri), per la  fruizione degli stessi secondo tempi e possibili turnazioni, per l’attività didattica in presenza e non, per la prevenzione di assembramenti di persone negli spazi scolastici esterni ed interni, per la predisposizione di percorsi idonei a garantire la necessaria sicurezza anche attraverso adeguata segnaletica, per la differenziazione delle fasi di ingresso e di uscita degli alunni sulla base dell’età e delle aree di accesso disponibili nei plessi e compatibilmente con le caratteristiche strutturali e di sicurezza dell’edificio scolastico, per l’individuazione di uno spazio idoneo ad accogliere tempestivamente eventuali casi di personale o alunni con temperatura superiore ai 37.5°.

Betapress– Ma è un lavoro immane!

Cicero- Appunto! Nessuno, al MIUR, si pone il tema di chi si dovrà fare carico di tutto questo: ci permettiamo di dire che disconoscere questo significa non conoscere come funziona oggi una scuola oppure fare finta di non conoscerla (ed è questo secondo caso ciò che più ci preoccupa).

Betapress– Prof. Cicero, cosa si sente di dire alla ministra Azzolina?

CiceroI Collaboratori di Ancodis che vivono la scuola anche nelle sue emergenze e criticità chiedono alla Ministra, alle forze politiche, alle OO.SS., a chi si occupa di informazione scolastica di porre attenzione a quanti saranno impegnati nei mesi estivi ad organizzare la ripartenza di settembre insieme ai DS, ai DSGA, agli RSPP ed avranno poi l’incarico di coordinare, vigilare e monitorare per un intero anno scolastico l’organizzazione, i comportamenti di alunni, del personale e dei genitori, il rispetto dei protocolli di sicurezza, il corretto sviluppo delle attività didattiche in tutti i plessi.

Betapress- Sembra proprio che la scuola vera sia lontana anni luce da quella della propaganda istituzionale…

Cicero- Nella scuola della ripartenza non si possono ignorare le decine di migliaia di docenti che si spendono per le loro IS ed assumono oneri e responsabilità restando – a causa di una insopportabile indifferenza – fuori da ogni attenzione da parte delle Istituzioni e delle OO.SS..

Betapress– Qual’ è il rischio maggiore?

Cicero– Alle condizioni odierne, senza alcun riconoscimento professionale e nessuna tutela legale, molti potrebbero – già al termine di questo anno scolastico – rinunciare all’incarico di collaborazione mettendo in crisi l’organizzazione ed il funzionamento delle loro scuole.

Chi conosce davvero la scuola del giorno dopo giorno, la scuola dell’emergenza, la scuola dei conflitti, la scuola dei servizi generali ed amministrativi, la scuola delle reggenze, la SCUOLA reale insomma, è ben consapevole che i Collaboratori del DS e le figure di sistema con grande spirito di servizio e professionalità assumono ruoli onerosi di tempo e di responsabilità senza alcuna attenzione né giuridica né contrattuale.

Dunque, come redazione di betapress non possiamo che sottoscrivere e divulgare il comunicato stampa di Ancodis, con delle specifiche e puntuali richieste al C.T.S. per il rientro a scuola in sicurezza.

Per Ancodis, alle azioni previste nelle indicazioni del Comitato tecnico scientifico, occorre aggiungere le seguenti proposte:

  • abrogazione dell’articolo 1, commi 332 e 333, della Legge 23 dicembre 2014, n. 190 (divieto supplenza per il primo giorno di assenza e nei primi sette giorni di assenza per la sostituzione dei collaboratori scolastici per poter garantire il controllo e la sicurezza degli alunni in tutti gli spazi scolastici);
  • rendere fruibili e sicuri TUTTI gli spazi presenti in un plesso scolastico poiché risultano edifici utilizzati in misura ridotta per inadeguatezza dei locali o per abbandono manutentivo ordinario;
  • prevedere – in caso di assenza dei necessari spazi ed ove possibile – strutture prefabbricate adatte allo svolgimento in sicurezza delle attività didattiche;
  • esonero del Collaboratore principale con unità di potenziamento in tutte le IS per monitorare l’applicazione delle misure di sicurezza e di prevenzione sanitaria e collaborare a tempo pieno con il DS ed il DSGA nella gestione e nell’organizzazione;
  • tutela legale a carico della scuola di tutti i Collaboratori che assumono incarichi di preposti ai sensi del D. Lgs 81/08 (Fiduciari/Responsabili di plesso distaccato);
  • ed, infine, istituire l’area del middle management nel sistema scolastico italiano del quale tanti parlano ma nessuno prova davvero a mettere la prima pietra.

Ancodis ritiene queste proposte URGENTI, NECESSARIE, COERENTI ed economicamente SOSTENIBILI per poter finalmente dire che nella scuola della convivenza con Covid 19 chi si occupa di organizzazione, funzionamento e didattica merita rispetto ed attenzione.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Maestra mi manchi…..

La scuola ai tempi del coronavirus

 




Recovery found, il paese che dice ed il paese che c’è.

La proposta relativa al Recovery Fund, il principale strumento di intervento elaborato dei paesi dell’Unione durante l’intera fase pandemica, alle fine è arrivata.

L’iniziativa verrebbe assunta per un ammontare di fondi rilevante: circa 750 miliardi di cui 500 a fondo perduto e 250  sotto forma di prestiti.

 

Al nostro paese andrebbero circa 170 miliardi di cui 81 a fondo perduto e circa 90 miliardi sotto forma di prestiti a lunga scadenza.

Gli aiuti, nella modalità del finanziamento, verranno concessi prevalentemente ad Italia, Spagna  Grecia, Polonia e Portogallo, per gli altri, i “paesi virtuosi”, Germania in testa, ci saranno solo finanziamenti a fondo perduto (grants).

Le misure di sostegno per i paesi membri dell’Europa si articoleranno su un asse principale di aiuti, il Recovery and Resilience Facility, ed altre misure per sostenere le politiche di coesione, la transizione ecologica, le economie rurali, la ricapitalizzazione delle imprese in difficoltà, la sanità e la ricerca.

 

 

Le modalità per accedere alle misure di sostegno dovranno assumere la forma di Piani di recupero e Resilienza (Recovery and Resilience Plans) che gli Stati membri dovranno presentare annualmente per avere accesso alle tranche di contributi messi a disposizione.

I Piani annuali dovranno contenere riferimenti precisi alle riforme che ogni paese dovrà avviare per rinforzare il potenziale di crescita dell’economia attraverso riforme ed investimenti, rinsaldare la coesione dell’Unione ed accelerare la transizione green e digitale.

La Commissione per i  prossimi quattro anni verificherà la coerenza dei Piani di rilancio nazionali con gli obiettivi del bilancio europeo.

Il Recovery fund o meglio il Recovery and Resilience Facility verrà discusso dai paesi aderenti nel prossimo Consiglio del 18 giugno ma non è chiaro quando diventerà operativo.

Si temono gli agguati dei paesi del blocco nordico (Svezia, Finlandia Danimarca, Belgio) ed eventuali impasse amministrative che potrebbero far slittare le decisioni finali dopo la pausa estiva.

Si tratta di un pacchetto di aiuti ridondante che nasconde tuttavia insidie e parziali verità che separano, da mesi, il paese legale da quello reale.

Un gioco delle parti al quale, purtroppo, la comunità civile ha finito per abituarsi.

Il rituale, del resto, è sempre lo stesso: da un lato il problema da gestire, dall’altro la soluzione che arriva sulle ali della ribalta e usa moduli comunicativi da “social media”, quanto più celebrativi tanto meno credibili.

Un rituale andato in scena nei giorni più difficili della pandemia con il varo delle prime misure di contrasto al virus e improntate alla gestione della necessità da un governo goffo che non conosceva minimamente l’esistenza di un Piano nazionale pandemia già operativo dal 2002 la cui attuazione avrebbe evitato inganni ed errori molto gravi.

Un rituale riproposto nei decreti inadeguati emanati a sostegno del nostro paese stretto da una crisi pandemica e da uno shock di liquidità finanziaria senza precedenti che ha investito famiglie, lavoratori ed imprese seminando terrore e povertà.

Un rituale, infine, che i politici al governo hanno rappresentato per mesi in ordine al reale  funzionamento degli aiuti europei attraverso il Meccanismo Europeo di Stabilità “senza condizioni” e più in generale sulle iniziative politiche avviate in ambito comunitario senza  l’ampio coinvolgimento delle assemblee legislative del nostro paese.

Ci troviamo di fronte ad una fase molto complessa del funzionamento democratico delle nostre istituzioni rappresentative perché lo stato d’emergenza

 ha sdoganato definitivamente il valore morale e politico della comunicazione  dando legittimità alle verità confuse, alle ritrattazioni più o meno pubbliche, agli annunci plateali e smentiti il giorno seguente, alluso dell’informazione mediatica per esclusive finalità di bottega.

In questa direzione non ha più importanza affermare chiaramente che il Meccanismo Europeo di Stabilità prevede programmi di aggiustamento economico imposti ai paesi in difficoltà o che il rifinanziamento delle imprese, garantito con i soldi pubblici, sarà principalmente a beneficio dei grandi gruppi con le sedi legali nei paradisi fiscali piuttosto che delle piccole imprese artigiane ed industriali in avanzate condizioni di epossia finanziaria.

Non servirà molto parlare delle complesse misure presentate il 27 maggio scorso dalla Commissione con un titolo ambizioso che evoca un’immagine d’Europa forte e resiliente da consegnare alle prossime generazioni, Next Generation EU, ma che dimenticano di dire che gli interventi non avranno effetti immediati e che non ci sarà un Piano Marshall per imprese e privati in difficoltà.

La stessa idea di un’Italexit brandita come una risposta populista alla crisi delle istituzioni comunitarie e per la quale è in corso la presentazione di un progetto di legge costituzionale d’iniziativa popolare  da parte del Movimento Italia Libera, potrebbe macchiarsi delle stesse asimmetrie comunicative in voga nei salotti del potere rendendo più impervio un percorso di rilancio delle economie periferiche.

La sensazione è che la Politica stia tradendo la sua stessa natura e che dietro ogni parola si annidino duplici obiettivi lasciati volutamente aperti al malinteso ed alle interpretazioni parziali.

Il Piano Recovery and Recilience Facility presentato, così come il Mes, sarà accompagnato da condizioni e da programmi di condizionamento e di indirizzo delle riforme dei paesi membri che dovranno essere in linea con le ipotesi e le proiezioni della Commissione e delle istituzioni europee, Consiglio e Parlamento.

L’immagine di un Europa a doppia velocità, diversa da quella raccontata e rappresentata, ritorna prepotente e questa volta porta con sé la complicità della classe dirigente e di parte dell’opinione pubblica.

Del resto la società civile è distratta dalla complessità della fase 2 dove la paura dei nuovi focolai infettivi, le bollette da pagare, gli avvisi bonari di Equitalia, la macchinosità delle riaperture, il grave shock di liquidità e  l’assenza di politiche concrete di sostegno agiscono da potente narcotico civile e sociale.

La gente non ha più tempo per arrabbiarsi e protestare, non ha più voglia di decifrare il politichese ed il senso recondito dei twitter che hanno sostituito l’informazione politica ufficiale e democratica.

Non stupisca in questo contesto che la frattura tra lo Stato di diritto ed il paese reale diventi sempre più profonda.

Non stupisca che in questa dimensione “sospesa” la democrazia lasci scoperto il fianco liberale a rigurgiti di un populismo estremo che porterà alla nascita di nuovi movimenti di contestazione o peggio ad iniziative politiche inopportune e premature.

La pandemia ha dato risalto alle contraddizioni da tempo esistenti nella società parallela, evidenziando i limiti della Politica, dei Partiti Politici, del sistema pubblico e  dello Stato.

E’ in crisi l’apparato pubblico con le sue istituzioni prese d’assalto e saccheggiate per anni dalle classi al potere.

Per questo motivo prima di pensare ad un nuovo assetto politico in Italia ed in Europa è   necessario riscoprire le costituenti di una coscienza individuale e collettiva per dare vita ad un Nuovo Contratto Sociale che aggiorni i diritti ed i doveri del principio di cittadinanza nella società, nell’economia, nell’amministrazione pubblica, nel mondo del lavoro e della formazione, nella sanità e nella giustizia.

La “next generation”, in italia in Europa e nel Mondo,  non può nascere con il peccato originale dell’inganno: merita decisamente di più.

Per questa responsabilità collettiva, al di là delle divisioni, si dovrà ricominciare a dare senso e contenuti alle “parole”.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

La sottomissione di Gregge

 

Luci ed ombre sul nuovo assetto della storia

 

 

Mes o Italexit inutili senza un Nuovo Contratto Sociale

 

Pandemia Finanziaria, cui prodest?

 

 

 

 

 

 

 

 

 




FASE DUE: LA PAROLA AI COMMERCIANTI

 

 

All’approssimarsi della riapertura degli spostamenti fra Regioni, la situazione del commercio, specie nei grandi centri, si presenta come una variegata galassia di realtà fra di loro discordanti

Abbiamo cosi’ deciso di raccogliere alcune interviste a campione, presso esercenti rappresentativi di di vari settori merceologici-chiave, tutti siti in Milano centro, che hanno rivelato notevoli difformità di attività, soprattutto in ragione del settore merceologico.

Pensare di poter fare stime e numeri uniformi per tutti è impossibile: andiamo ad investigare cosa é realmente successo.

Cominciamo dai parrucchieri: Paola, titolare ci conferma che é tutto prenotato fino al 5/6 Giugno, quindi per tagliarsi i capelli bisogna mettersi in lista d’attesa, ma il settore ha ripreso bene.

Come ci spiega invece Elisa, titolare di un bar, le cose cambiano sostanzialmente se si possiede un dehors (tavoli all’aperto) oppure no: per chi non li possiede si va avanti a caffè e cappuccini, con il solito giro di clientela, specie anziani e persone di passaggio, ma fortemente contingentato, mentre chi ha la possibilità di far sedere fuori i clienti è in posizione di netto vantaggio, specie sui navigli.

Buono anche, secondo Jasel, di un take away nel centro, il settore asporto, che ha meno limiti di presenza fisica, grazie ai servizi di recapito a domicilio, che sgravano l’attesa al take away.

Bene anche le gelaterie, come ci conferma Serena, titolare di una grossa gelateria climatizzata e abbastanza spaziosa da ospitare clienti distanziati e tutti con mascherina. Anche nel settore gelati va forte l’asporto.

Stefano ed Antonio, rispettivamente responsabili di due supermarket del centro ci fanno notare che “…quando c’erano le file la gente comprava di più”…. ( forse perché non poteva recarsi altrove), mentre ora vi é stata una flessione del 20/25 % delle presenze, che sono invece andate a sorreggere il comparto dei piccoli negozi di alimentari e commestibili in genere, come ci conferma Salvatore, fruttivendolo, che rivive grazie agli anziani di quartiere, che preferiscono tornare al solito posto invece di dover ricorrere obbligatoriamente alla grande distribuzione. Viva gli anziani, dunque!

Bene le farmacie ( come sempre) ma con problemi di ingresso, come nel settore telefonia, (contratti e abbonamenti) con lunghe code di attesa, mentre il sotto-settore delle riparazioni di telefoni e computer sembra quasi crollato, come ci conferma Lin, titolare di un laboratorio di riparazione cellulari: i negozi coem il suo sono in crisi ed andrebbero aiutati.

Barbara, di una celebre agenzia immobiliare ci conferma un brusco calo delle telefonate in arrivo, mentre in provincia le cose vanno meglio, soprattutto nel comparto affitti, complici i litigi delle coppie durante il lockdown, che hanno portato a convivenze forzate scaturite poi in separazioni quasi liberatorie e conseguente ricerca di alloggi senza spedere molto.

Mauro, titolare di un negozio di abbigliamento e scarpe temeva il peggio ma la ripresa c’é stata e siamo solo ad un -20% rispetto all’anno scorso, segno di una forte richiesta nel settore del vestiario e degli accessori in genere.

Come vediamo tutto cambia a seconda del comparto che si va a toccare, nonostante la generalizzata tendenza alla progressiva crescita, procedendo verso le fasi più “tolleranti” dell’emergenza.

Nel complesso, la città riparte, anche se sui mezzi pubblici gli spazi sono esigui e quindi vi é il 60% di posti in meno, per fortuna con poca gente, visto che la maggior parte di chi può sceglie di muoversi in auto, generando un traffico crescente.

Unica nota dolente…...la pulizia delle strade nella metropoli di Milano: secondo noi é assurdo sollevare nuvole di polvere che forse contengono ancora le spore del Covid-19, specialmente di giorno e durante gli orari di punta: sarebbe meglio farlo di notte, con più sicurezza per tutti

 

 

 

 

 

 

 

 

 

L’Immobiliare trema, terremoto covid…




Il ministro Azzolina e il concorso del 2017

Il ministro Azzolina e il concorso del 2017

Il concorso blindato della ministra sotto scorta

È di poche ore la notizia che al ministro dell’Istruzione Lucia Azzolina è stata assegnata la scorta in seguito a una serie di minacce.

Quello che ci sentiamo di dire è che non è un buon momento per fare il ministro dell’istruzione in Italia e lei comunque non se lo aspettava.

Lei era impegnata nella sua carriera di docente e dirigente scolastico, tanto che ha partecipato negli anni passati, come tanti suoi colleghi, al concorso per dirigente scolastico del 2017.

Concorso oggi molto controverso e del quale parleremo in questo articolo.

Il concorso a dirigente scolastico

Chi lavora nel mondo della scuola, ricorda e conosce bene le vicissitudini del concorso a dirigente scolastico del 2017.

Storia breve

Per raccontare a chi nella vita si occupa di altri settori e per rinfrescare la memoria a chi ne avesse bisogno, ecco una storia breve del concorso.

Il 24 novembre 2017 viene pubblicata sulla gazzetta ufficiale “il Corso-concorso nazionale, per titoli ed esami, finalizzato al reclutamento di dirigenti scolastici presso le istituzioni scolastiche statali”.

Il concorso, le cui storia e cronistoria delle rocambolesche vicissitudini è visibile al link in calce all’articolo attraverso lo storico delle comunicazioni istituzionali, è indirizzato al reclutamento di 2.900 prima e 3.400 poi, dirigenti scolastici.

Al bando hanno partecipato circa 34.000 persone.

La struttura dell’esame è semplice:

I candidati hanno affrontato un primo test a risposta multipla rispondendo alle domande direttamente su un software che ha dato riscontro immediato.

Al concorso si sono presentati in 34.000.

9.300 circa hanno superato la prova.

3.900 sono risultati idonei al ruolo di dirigente scolastico.

Le storture del processo.

Raccontato così, sembra tutto in ordine: si parla di un concorso pubblico indetto dal ministero dell’istruzione e del suo normale decorso.

Purtroppo il decorso è troppo frastagliato per essere accettato.

Prova ne è il fatto che, a seguito del concorso molti candidati hanno segnalato una serie di anomalie e, confrontandosi tra loro, hanno scoperto che le anomalie erano ricorrenti e gravemente sospette.

Tutto questo ha indotto i protagonisti a unirsi in un comitato: “comitato trasparenza è partecipazione”, con l’intenzione di andare a fondo a questa vicenda misteriosa e torbida.

In seguito alle segnalazioni ricevute, abbiamo intervistato Michele Zannini referente del comitato e numerosi partecipanti al concorso.

Ecco quanto evidenziato:

Sulla base delle interviste e delle ricerche che abbiamo fatto, ecco quanto evidenziato.

Eccessiva distanza temporale della stessa prova.

La prova scritta del concorso nazionale, è avvenuto in date diverse a seconda della provenienza dei candidati.

I candidati sardi hanno sostenuto la prova il 13 dicembre 2018 mentre il resto della nazione il 18 ottobre 2018 ovvero circa due mesi di differenza.

Eterogeneità di controllo e valutazione.

La diversa dislocazione dei luoghi dell’esame e l’assenza di un unico criterio di controllo hanno intorbidito le procedure valutative.

In più, l’alto numero di commissioni giudicatrici (38-trentotto) non è riuscita a garantire l’uniformità di criterio di giudizio indispensabile in queste procedure facendo sospettare delle vere e proprie disparità di trattamento.

Irregolarità delle sedi di correzione.

I concorsi di questo tipo, richiedono che i compiti riportino la firma autografa della commissione.

Dai dati emersi, pare che alcuni verbali riportino una firma copiata e incollata su documento anziché la firma autografa del commissario.

Pare anche che la commissione abbia corretto alcuni elaborati in tempi e luoghi e secondo modalità non regolari.

Errore nella griglia di valutazione.

Da una analisi su un campione di 300 compiti per i quali è stato concesso l’accesso agli atti, è stato evidenziata la possibilità dell’utilizzo di una griglia di valutazione alterata che ha quindi riportato una votazione errata.

Sospetta violazione dell’anonimato.

Stando ad analisi portate avanti grazie all’interessamento del comitato Trasparenza è legalità, pare che, a causa di un sospetto errore di programmazione  di CINECA, il programma utilizzato per l’esame senza esserne adeguato, l’anonimato della seconda prova potrebbe non esser stato garantito in quanto il file salvato dal sistema è identificato dal codice fiscale del candidato.

L’accesso agli atti

Ovviamente l’unico modo per pacificare tutti i sospetti di malafede e mala gestione delle procedure concorsuali è richiedere l’accesso agli atti verificando la bontà dell’azione esaminatrice.

Il comitato Trasparenza è Partecipazione ha infatti fatto così: ha raccolto le testimonianze delle numerose anomalie e, in nome della trasparenza, ha chiesto l’accesso agli atti del concorso al fine di verificare lo stato di consegna dei compiti.

Purtroppo per quanto autorizzato dal TAR in prima battuta e richiesto in seconda, il Ministero non ha concesso l’accesso agli atti se non per il 10% dei compiti: 300 su circa 3.000.

Come stanno le cose

Il problema di questa vicenda ai confini della realtà, che sembra interessare solo una piccola fetta della comunità (i dirigenti scolastici) ma che ha un ripiego nazionale (dirigenti scolastici inadeguati rendono le scuole inadeguate, scuole inadeguate allevano studenti inadeguati, studenti inadeguati sono adulti inadeguati… con tutte le logiche e disastrose conseguenze del caso).

Una situazione come questa, è conosciuta e preclara a tutta la comunità dell’istruzione: tutti sanno ma nessuno pone rimedio nonostante il comportamento irriguardoso e irrispettoso del ministero.

Serve una azione forte, netta e onesta da parte della politica.

Il sospetto che vorremmo fosse smentito dai fatti

Ma perché tutti sanno e nulla si muove?
Di questo concorso e della sua lista di 34.000 candidati per 3.400 posti, c’è un nome più pesante e visibile di altri.

Nella rosa dei 3,400 vincitori (e quindi nella rosa dei nomi da ricontrollare e dei quali ricontrollare le valutazioni) c’è quello della dottoressa Lucia Azzolina, ministro dell’istruzione nel Governo Conte II.

Quello che noi non vorremmo mai scoprire è che l’esame del ministro è stato mal giudicato

ma quello che vorremmo meno ancora, è che lo stesso ministero non volesse scoprirlo.

Se avete delle segnalazioni, integrazioni o commenti a questo articolo, scrivete a info@betapress.it

 

 

 

 

 

 

 

 

riferimenti

Storico del concorso

Buona Notte, cara Ministra, vada a dormire, che è meglio…

Dirigente o non dirigente, questo è il dilemma!




Il Digital Divide

 

Scuola ai tempi del Covid 19. Palermo.

Tutor per alunni disagiati.

Sta per concludersi un anno scolastico a dir poco rocambolesco, in cui gli addetti ai lavori, strenuamente, hanno cercato di agire e di reagire di fronte ad un’emergenza sanitaria che, nella scuola, è diventata emergenza sociale ed educativa.

Oggi, incuriositi dalla testimonianza di Carmen Buglisi, a proposito del Progetto Consulta Studentesca di Palermo, un’iniziativa di tutoraggio di alunni in difficoltà, abbiamo voluto capire come e perché, nelle realtà più disagiate, si partoriscano le risposte più adeguate.

Ma soprattutto dare, nei fatti, una prova al Miur, di come la realtà della scuola sia un’altra rispetto alla propaganda politica e alla spendibilità mediatica di certe boutade ministeriali.                              

Siamo tornati a Palermo per intervistare la Prof. Giusy Lubrano, referente provinciale della CPS di Palermo per l’USR Sicilia Ufficio I Ambito Territoriale di Palermo.

Betapress– Buongiorno, Prof.ssa Lubrano, ci dica subito cosa sta succedendo nella realtà scolastica palermitana in questo periodo?

Lubrano– I rappresentanti della Consulta provinciale degli studenti di Palermo, in questo particolare momento di pandemia che ha stravolto le nostre vite, stanno portando avanti un’attività di accompagnamento didattico, ma anche di ascolto.

Una forma di “tutoraggio” a distanza a favore dei compagni più piccoli e precisamente delle alunne e degli alunni delle tre scuole palermitane inserite nel progetto Emergenza Educativa del MIUR promosso in accordo con l’Assessorato Regionale di Istruzione e Formazione della Sicilia.

Betapress– Quando è nata questa iniziativa?

Lubrano– Lo scorso anno scolastico, alla presenza di rappresentanti del MIUR, nel mese di marzo 2019 l’ex presidente della CPS ha firmato un protocollo d’intesa insieme all’Assessore Regionale all’Istruzione Lagalla con i Dirigenti Scolastici delle scuole Falcone dello Zen, Giuliana Saladino del Cep e Rita Atria del centro storico di Palermo, inserite in contesti sociali particolarmente disagiati della nostra città.

Betapress– Come avete trovato gli studenti disponibili a fare da tutor?

Lubrano– Sono stati gli studenti stessi delle scuole superiori che hanno deciso di offrirsi come tutor.

In sede di assemblea plenaria, infatti, gli studenti avevano deliberato di mettersi a disposizione dei ragazzi di quelle scuole per iniziative extracurricolari di doposcuola, ascolto, attività ludiche sportive e musicali e quant’altro fosse opportuno realizzare per fare stare meglio i loro piccoli amici.

Betapress– Iniziativa veramente significativa, questa sì che è una risposta alla dispersione scolastica!

Quest’ anno com’è andata?

Lubrano– Quest’anno, dopo il comprensibile smarrimento iniziale e il tumultuoso avvio della didattica a distanza, dietro mio suggerimento in qualità di Referente provinciale della Consulta degli studenti presso l’Ambito Territoriale di Palermo, si è deciso di mettere in pratica, se non in presenza a distanza, quanto concordato in quel protocollo.

Betapress– Praticamente avete convertito il progetto adattandolo alla DAD?

Lubrano– Esattamente così.

Sono orgogliosa di poterle dire che da circa due mesi abbiamo avviato le attività di tutoraggio, dopo aver ricevuto le candidature da parte degli studenti delle scuole superiori di Palermo e provincia (quasi trecento). Ho contattato i tre Dirigenti scolastici e ho presentato loro la nostra proposta di “tutoraggio” a distanza.

Betapress– Qual’ è stato il ruolo dei Dirigenti?

Lubrano– I Dirigenti hanno compilato un modulo appositamente predisposto in collaborazione con il Prof Rosolino Cicero dell’IC Giuliana Saladino per un’analisi dei bisogni e delle necessità delle loro comunità scolastiche.

Betapress– Nel frattempo avete raccolto le adesioni dei futuri tutor?

Lubrano– Precisamente. È stato preparato un modulo di candidatura per gli studenti interessati che ho inviato a tutte le scuole superiori di Palermo e provincia.

Betapress– E poi avete messo in contatto l’offerta dei tutor con la domanda degli studenti in difficoltà?

Lubrano– Proprio così!

Dopo videoconferenze con i Dirigenti e i docenti delle tre scuole che hanno messo in situazioni i candidati tutor, ogni studente è stato affiancato ad un bambino bisognoso di aiuto.

Betapress– Che mezzi vengono utilizzati per quest’azione di tutoraggio?

Lubrano– Dipende, smartphone, p.c., tablet…

I mezzi informatici a loro disposizione, noi abbiamo stabilito il contatto tra di loro, poi ogni singolo caso è stato gestito dal tutor ottimizzando i risultati.

Betapress– Che valutazione si sente di esprimere?

Lubrano– È davvero un’esperienza emozionante e coinvolgente.

Un’esperienza che ci fa sentire utili e vicini, sebbene lontani, con grande soddisfazione dei ragazzi e dei docenti e Dirigenti delle scuole coinvolte.

Betapress– Prof.ssa Lubrano, chi ha creduto in quest’idea e vi ha aiutato a realizzarla?

Lubrano– Desidero anche ringraziare per il supporto nella realizzazione del progetto il referente Regionale per l’USR Sicilia Prof. Giovanni Caramazza e il referente nazionale del Ministero dell’Istruzione Prof. Antonio Dinallo.

Betapress– Esistono altre iniziative simili alla vostra in altre regioni o province italiane?

LubranoL’esperienza di questo modello di Peer Education della CPS di Palermo è unica in Italia e siamo davvero felici di mettere a disposizione delle altre Consulte questa buona pratica che sta riempendo i nostri cuori di gioia e che speriamo stia colmando oltre che il “digital divide” anche in parte il vuoto nei cuori e nelle anime dei nostri piccoli ‘amici’.

I loro progressi nello studio sono la misura del nostro impegno e un loro sorriso è per noi la più grande ricompensa.

 

Come redazione di betapress abbiamo solo l’orgoglio e la soddisfazione di condividere, con i nostri lettori, questa stupenda e significativa esperienza.

Un progetto-sfida per contrastare la povertà educativa e la dispersione scolastica nei quartieri più difficili di Palermo.

 L’altra faccia della medaglia, la scuola vera ai tempi del covid 19, non la scuola di facciata, quella delle “sparate” del Miur.

Una SCUOLA d’eccellenza, dove l’impegno sociale ed il valore etico delle persone coinvolte vive e realizza, nei fatti, il diritto all’istruzione di TUTTI, nessuno escluso, oggi più che mai.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Rosolino Cicero: la DAD non è di sistema…