Joker, un angelo demoniaco o un demone angelicato?

Joker, Leone d’oro alla scorsa Mostra del cinema di Venezia, è scritto e diretto da Todd Phillips (conosciuto al grande pubblico per Una notte da leoni) e magistralmente interpretato da Joaquin Phoenix, attore quarantacinquenne di origini portoricane, già noto per aver interpretato il ruolo del figlio dell’imperatore nel Gladiatore.

Joker, personaggio del mondo dei fumetti, acerrimo nemico di Batman, è però solo il nome d’arte di Arthur Fleck, un personaggio in carne ed ossa (più ossa che carne considerato che Joaquin Phoenix ha dovuto dimagrire di 23 chili per interpretarlo!).

Il film racconta la storia del protagonista, Arthur, un uomo intriso di disagi fisici e psichici. Un uomo solo e malato, vittima di una società a sua volta malata, ma anche ipocrita e violenta.

Un uomo, Arthur, che purtroppo sfiora, nella finzione cinematografica, l’alienazione contemporanea dell’Uomo di sempre, ma soprattutto dell’uomo dei nostri giorni.

Solitudine, incomprensione e degrado incorniciano la quotidiana storia di un reietto, costretto a fare il clown di giorno, sognando però di diventare attore di cabaret, la notte.

Un tipo strano, un fumatore incallito, dalla risata compulsiva che lo isola ancor più dagli altri. Un uomo senza una donna vera, morbosamente legato alla madre, ma anche impegnato a scavare nel proprio disagio e nella propria fatica di vivere.

Sin dalle prime scene, il protagonista, Arthur/Joker, ci appare vittima delle azioni, violente, degli altri (la gang di bulli che gli ruba il cartello e lo massacra di calci e pugni).

Arthur si presenta come un uomo solo che non riesce a difendersi dalle accuse ingiuste del capo.

Ma anche come un figlio premuroso che subisce il disagio di una madre-bambina sempre bisognosa di cure.

E’ pure un uomo rassegnato, che si spegne giorno dopo giorno, risalendo la stessa scala, metafora della vita degradata che conduce.

Ed è pure spettatore di sé stesso, costretto com’è ad allontanarsi sempre più dai suoi sogni.

Però, Arthur (e qui sta l’abilità dello sceneggiatore Scott Silver), scena dopo scena, si propone allo spettatore come uno di noi, quando, in balìa delle circostanze avverse della vita, ci siamo sentiti soli, avvolti soltanto dal menefreghismo di chi ci sta intorno o dall’abbandono delle istituzioni apparentemente sociali.

Del resto, per lo spettatore è facile identificarsi con il protagonista.

Infatti, alzi la mano chi di noi, almeno una volta nella vita, non è stato incolpato ingiustamente, per qualcosa di cui non era responsabile?

O chi di noi non ha avuto un genitore manchevole, di cui ha dovuto farsi carico, in un’inversione di ruoli esistenziali? Oppure, chi non è stato ridicolizzato da un collega maligno o non si è sfogato nel fumo compulsivo?

Chi di noi, non si è mai sentito strano, incompreso, bisognoso di aiuto, obbligato ad indossare una maschera, recitando un ruolo, quello di uomo normale, a posto, quando invece, dentro sentiva ribollire un’anormalità ed un’estraneità dilaganti? 

La parabola discendente di Arthur Fleck, nodo essenziale di tutta la vicenda, diventa così, quella di un uomo, un reietto che, suo malgrado, si trasforma in killer spietato.

La sua vita diventa segno e simbolo dell’ineluttabilità del male, che spesso accompagna la nostra vita.

Del male subìto che abita dentro di noi, del male agìto come imprinting primordiale e del male vissuto nella quotidianità esistenziale.

Il male abita dentro di noi, ma si alimenta anche fuori ognuno di noi.

Il male è come nella Peste di Camus una città invasa dai topi, il male è la linfa di una società malata, degradata ed alienata che si alimenta di male ed amplifica il male.

Il film, più che drammatico, diventa così la tragedia di una vita dove il male di vivere non gestito diventa disagio psichico. Dove il disagio psichico si trasforma in follia.

Dove la follia diventa violenza, ma dove, paradossalmente, la violenza diventa libertà e riscatto.

Il percorso esistenziale del protagonista si articola come una metamorfosi, un’epifania interiore innescata dal dolore e dal rifiuto.

Il percorso esistenziale di Arthur nasce dalla violenza degli abusi infantili, si alimenta delle menzogne deliranti della madre, si carica dei soprusi perpetrati dagli altri, e diventa discesa all’inferno nella Gotham/ New Jork dei nostri giorni.

Ma il percorso di Arthur diviene anche viaggio alla scoperta della verità, indagine sul suo passato, nonché rivendicazione del diritto di esistere di Joker.

Ed entrambi, Arthur e Joker, riusciranno, nella violenta affermazione di sé, a diventare un tutt’uno.

Arthur e Joker riusciranno a fondersi, a diventare un tutt’uno, sintesi di entrambi, ad esistere, infine.

Ma procediamo con calma.

Arthur, inizialmente è in cura per un disturbo psichico. Nei colloqui iniziali con la psicologa, sembra essere ancora in bilico su quella linea sottile che separa la salute dalla malattia, il disagio dalla follia.

Ma poi, quando più ne ha bisogno, viene abbandonato a sé stesso, dimenticato dalle istituzioni che non si preoccupano più di tutelare lui, ma in generale i più fragili.

Arthur finisce così in balìa della sua malattia mentale e diventa la versione diabolica di sé. Solo che, nel frattempo Arthur è diventato uno di noi.

O, meglio, noi spettatori, siamo diventati Arthur. Perché, noi con lui e per lui, abbiamo finito col provare una rabbia atavica contro tutti.

In un rovesciamento prospettico dei valori etici, il film Joker, diventa una sorta di programma: il ribaltamento radicale, nel nostro immaginario, di quelli che sono gli archetipi del buono e del cattivo rappresentati dai personaggi.

I buoni del fumetto originale (Mr. Waine) sono malvagi dentro e i cattivi (Joker) non sono altro che buoni-vittime di un sistema corrotto su tutti i livelli.

Il giudizio dello spettatore-osservatore sui buoni (di cui fa parte, non solo Mr, Waine, ma anche il personaggio interpretato da De Niro) diventa così la condanna morale dei buoni in quanto essi si sono macchiati di ottusità, rigidità mentale, mancanza di comprensione degli altri, dove gli altri sono il resto del mondo, ma anche l’altro, l’altra parte di sé.

Così, il candidato politico così come il personaggio di successo mediatico, che si crogiolano tanto nei loro immotivati privilegi e sono eccessivamente inclini al giudizio selvaggio, sembrano quasi meritarsi la fine che li aspetta.

Infatti, questo film, dopo la fortissima identificazione (o quantomeno compassione) iniziale, dopo la rabbia e l’angoscia attraverso cui ci accompagna scena dopo scena, ci scaraventa all’improvviso nel desiderio di rivalsa.

E se la rivalsa necessita di violenza per realizzarsi, ecco che la violenza non è più tale, o quasi…

Inoltre, la voglia di vendicarsi coincide, nel protagonista, con il bisogno di rivelarsi.

E se Arthur, per conoscersi deve agire comportamenti criminali, devianti e pericolosamente scevri di sensi di colpa, anche noi, spettatori, siamo spinti a giustificare tutto questo.

Arriviamo a chiederci perché ci dovremmo sentire in colpa se stiamo rivendicando un diritto che ci è stato negato con violenza? Perché dovremmo evitare, impauriti, una vendetta che sa di giustizia, di meritata rivalsa?

Ecco perché, considerando questo aspetto possiamo capire alcune critiche fatte a questo film. Critiche che sostengono che la narrazione giustifichi atti criminali folli e violenti.

Fortunatamente, però, l’omicidio è solo un’espediente narrativo, commesso alla leggera, quasi poco credibile allo spettatore per come è chiamato in causa.

Per questo, non mi sento di condividere le critiche che vedono questo film come un giustificativo di atti criminali.

L’errore di fondo di queste critiche è stato quello di accostare la follia alla violenza, arrivando a confonderle.

Gli autori ci offrono solo uno spaccato di vita ipotetica, in una storia costruita in uno scenario parallelo alla realtà che gode di vita propria.

E’ narrazione pura. Forse la sensazione dominante che ci dà questo film è quello di entrare in un mondo a parte, un’entità a sé, che prende vita, si stacca dalla realtà, segue le sue regole, con la sua logica semi-oscura che dilaga e ti trascina con sé in un turbine di emozioni quasi tutte negative a cui non si riesce a dare un ordine.

Probabilmente era proprio questo che volevano ottenere gli autori: dare la sensazione di caos, far capire che esso esiste e non si controlla.

Però suggerire che il Caos è prevedibile, il Caos esiste come conseguenza di eventi traumatici precedenti. Il Caos è Joker, da sempre, dalla nascita del personaggio nel 1940. Ma il Caos è anche l’UOMO dalla sua nascita.

Quindi sono perfettamente riusciti sia il personaggio rinnovato che la sua storia universale, rivisitata e pericolosamente attraente.

Questo film non lascia scampo: attiva lo spettatore nel bene e nel male (più nel male), lo turba, gli fa provare qualcosa che non è buono e che non si aspetta.

Ma obbliga lo spettatore ad assumersi la responsabilità del male.

Con tali premesse, non poteva che essere così, ammettiamo infine.

Di certo questo film fa tutto eccetto che divertire.

Anzi, ci fa stare male per capire. Ma, alla fine capiamo.

Capiamo che se non invertiamo la rotta, possiamo finire male anche noi.

Anzi, la scena finale ci dà, visivamente, l’impressione che non esista possibilità di redenzione.

Ormai, siamo tutti Joker, impazziti, criminali, una folla scatenata che si ribella con violenza alle istituzioni. 

Ma ciò che fa il branco sembra assai poca cosa rispetto a ciò che ha fatto Joker.

Lui ha indicato la via, tutti gli altri l’hanno seguita volontariamente ma senza critica, come se non aspettassero altro. 

Un altro Dio forse? Che sia tutta una metafora della nascita di una nuova religione e di un profeta imperfetto, umano, peccatore?

La scena in cui Joker (o solo Arthur?) sembra morire in una posa che richiama la crocefissione cristiana per poi rialzarsi quasi come se resuscitasse, tirato su dai suoi seguaci, sembra profetizzare la vittoria di un angelo demoniaco o la resurrezione di un demone angelicato.

Tocca a noi scegliere da che parte stare…

 

Antonella Ferrari

 




Infiltrazioni Mafiose nel comune di Cerignola, sciolta la giunta comunale!

Lo avevamo detto in tempi non sospetti ed unici fra i giornali italiani ad avere il coraggio di affiancare la scuola nel denunciare un abuso gravissimo e lo abbiamo fatto con un articolo durissimo, Il genocidio culturale e l’associazione a delinquere…

 E’ di questi giorni la notizia che il Consiglio dei ministri, su proposta del Ministro dell’interno Luciana Lamorgese, a seguito di accertati condizionamenti da parte delle locali organizzazioni criminali, ha deliberato lo scioglimento per diciotto mesi del Consiglio comunale di Cerignola (Foggia) e il contestuale affidamento dell’amministrazione dell’ente a una commissione di gestione straordinaria.

Cerignola…Ve ne avevamo parlato anche noi, il gennaio scorso, nell’ articolo sul genocidio culturale perpetrato ai danni dell’I.T.I.S. Agrario Pavoncelli.

Giusto per rispolverare la memoria ai lettori.

La storia.

A Foggia, precisamente a Cerignola, c’è un Istituto Agrario, il Pavoncelli, con una fiorente azienda agricola annessa.

Ogni anno aumenta il numero degli iscritti dell’Istituto.

Ed i ragazzi dell’azienda agricola fanno ricerca e sperimentazione su nuove forme di “cultivar” autoctone, straniere ed ibridi genetici, oggi introvabili. Arrivano a produrre persino un olio certificato d’eccellenza seguendo ed amando, quotidianamente, 1650 piante di ulivo.

I terreni su cui coltivano sono un lascito testamentario del 1868. Il patrimonio immobiliare rimanda infatti ad una benefattrice. Anna Maria Raffaella Manfredi, vedova Pignatari, che nel suo testamento aveva lasciato i suoi terreni affinché fosse costituita l’Opera Pia Manfredi–Pignatari.

Dunque, da più di un secolo, generazioni di allievi dell’Istituto agrario Pavoncelli hanno continuato a studiare la teoria, ed applicare la pratica, sui terreni dell’azienda agricola annessa.

Terreni che non erano del Comune, ma fondi rustici aziendali di proprietà del Pavoncelli.

Fino a che, un brutto giorno, sono arrivate le ruspe.

Di chi? Del Comune. Per fare cosa? Distruggere tutto.

L’imperativo categorico, a norma di legge, secondo l’amministrazione comunale vigente, è stato quello di fare spazio e costruire un Palazzetto dello sport ed un centro commerciale. Con quali soldi? Con quelli ottenuti dalla vendita dei terreni dell’azienda agricola.

Tutto a norma di legge, per il Comune.

Un po’ meno per noi che, più che perplessi, avevamo intervistato il Dirigente Scolastico dell’Agrario in questione, il Prof. Pio Mirra.

Ed è stato così che avevamo scoperto le violazioni di legge perpetrate dal Comune ai danni dell’Istituto.

Dalla testimonianza del Dirigente, avevamo verificato che il Comune di Cerignola, enfiteuta, cioè locatario perpetuo dei terreni, si era comportato da proprietario.

con D.G.C. n.54 del 27/02/2017 aveva inserito nel “Piano delle alienazioni e valorizzazioni immobiliari” il suolo, facente parte dell’azienda agraria, una superficie di 10.000 mq. (Peraltro, nella stessa delibera era precisato che il Comune ha il titolo di livellario e non di proprietario!).

con D.G.C. n.98 del 12/04/2017 aveva approvato il progetto esecutivo per la realizzazione del palazzetto dello sport sull’area individuata al foglio 276, p.lla 579 (parte ex95), facente parte dell’azienda agraria annessa all’Istituto Agrario Pavoncelli.

E come se non bastasse, si leggeva nella delibera: “…  si procederà ai sensi dell’art.191 del D.Lgs 50/2016, a finanziare l’opera, in toto, con la permuta di un’area di proprietà comunale, prevista nel Piano di alienazione e valorizzazione dei Beni comunali, giusta deliberazione n.54 del 27/02/2017, individuata nel Foglio 276 particella 94 (parte) di circa 10.000 mq. Zona F2 di Prg, per un importo pari a € 1.830.000,00 …”.

Cioè aveva finanziato i lavori di costruzione con l’esproprio dei terreni!!!

Infatti, la particella da permutare faceva anch’essa parte dell’azienda agraria annessa all’Istituto.

E per non aver problemi, il Comune di Cerignola, con Delibera del Consiglio n.55 del 25/07/2017 aveva inserito nel Piano delle Alienazioni e Valorizzazioni dei Beni Comunali il suolo facente parte dell’azienda agraria dell’Istituto, come livellario.

Bel giochetto!

Giusto per intendersi, il “livello” non ha una definizione normativa, tuttavia la giurisprudenza di legittimità lo considera un istituto corrispondente di fatto all’enfiteusi e quindi ad esso applicabili le relative norme del codice civile.

Allora il “livellario” gode di un diritto reale che esercita su fondo appartenente ad altri, detto concedente. Quindi il Comune di Cerignola aveva disposto liberamente di un bene, peccato che, come enfiteuta, non potesse farlo e tanto meno alienarlo!!!

Ma, la vergogna nella vergogna, è stata che il fondo rustico permutato (foglio 276, p.lla 94) era investito a oliveto super intensivo con 1650 piante di varietà nazionali ed estere, impianto sperimentale realizzato con il contributo della Regione Puglia e la partecipazione attiva dell’Università di Bari (vedi relazione tecnica del Direttore del Dipartimento di Scienze agroambientali e territoriali Università di Bari).

Il nove agosto 2018- era sempre il preside Pio Mirra che ci parlava- abbiamo assistito all’estirpazione di 1650 piante di olivo con le ruspe, trattando le piante come mattoni. 

Eppure in quel campo sperimentale si faceva ricerca, sperimentando nuove forme di allevamento di cultivar autoctone, straniere e ibridi genetici, oggi introvabili.

Le ruspe senza fare alcuna distinzione non hanno avuto alcun riguardo e annullato anni di ricerca. La logica del cemento sta affossando il nostro paese e i toni del dibattito non di rado ci autorizzano a pensare che la cultura, la scuola non siano più la bandiera dei nostri governanti. 

Nelle nostre terre i genitori contadini si spezzavano la schiena pur di fare studiare i figli e assicurare loro un futuro migliore. 

Oggi sono diventati “eletti” coloro che magari a scuola occupavano l’ultimo banco e si è convinti che sport e ipermercati siano più importanti della scuola, rovesciata dalla cultura del danaro. 

Chi, prima di stare in mezzo alla gente, si è fatto un giro in mezzo alle pagine dei libri, dovrebbe saperlo, ma a guidare il paese ci mandiamo quelli dell’ultimo banco”.

Non avevamo potuto che condividere, pienamente ed amaramente, la posizione del dirigente scolastico e di tutto il personale del Pavoncelli.

Ed ora la notizia. Il consiglio comunale di Cerignola è stato sciolto per infiltrazioni mafiose.

Dopo 6 mesi di accertamenti da parte della commissione d’accesso, la relazione prefettizia giunta al ministero dell’Interno e portata in Consiglio dei ministri da Luciana Lamorgese ha stabilito che sono stati “accertati condizionamenti da parte delle locali organizzazioni criminali”. Per questo il comune foggiano, quasi 60mila abitanti, è stato commissariato per 18 mesi.

Cerignola diventa così il terzo Comune della provincia pugliese, il secondo nell’ultimo anno dopo Mattinata, ad essere sciolto per i condizionamenti della criminalità organizzata. E resta aperta la procedura per il comune di Manfredonia, che a breve verrà portata in Consiglio dei ministri.

Ma allora aveva ragione il Dirigente scolastico del Pavoncelli, e noi non avevamo dubbi.

 A questo punto le sue parole sono state davvero profetiche!

E siamo sempre stati convinti, anche noi di Betapress, che anche altri cittadini, fuori dal mondo della scuola, abbiano visto, nello scempio perpetrato contro questo istituto Agrario, un’assurda manovra politica contro la proprietà, ma soprattutto la libertà di chiunque di noi.

E’ vergognoso che sia stata violata la volontà di una benefattrice che più di un secolo fa, ha creduto nella cultura come riscatto sociale. E’ inammissibile che, con dei giochetti politici, ci si sia appropriati indebitamente di terreni di proprietà inalienabile di un Istituto scolastico. Ed è anticostituzionale che lo Stato abbia avvallato il sopruso di compromettere il diritto alla cultura, oltre che alla coltura, per assecondare delle logiche consumistiche.

Altro che insegnare che la cultura è libertà! Gli alunni del Pavoncelli, e noi con loro, cosa abbiamo visto?

L’abuso di potere politico, la connivenza delle Istituzioni con degli interessi economici consumistici di parte, e l’asservimento del diritto all’istruzione al connubio politica-marketing.

Il sogno proposto per le future generazioni non è più il riscatto sociale con la cultura, lo studiare per capire e l’imparare per migliorare. Il sogno, anzi l’incubo proposto alle nuove generazioni, è crescere per diventare un popolo ignorante, che consuma prodotti fittizi, secondo bisogni indotti.

E, magari, l’ha già imparato vedendo cos’è successo a scuola, vota per chi è ricco, potente, famoso e pure mafioso.

Un popolo complice, lentamente, ma inesorabilmente complice, di chi gli ha tolto la libertà di ribellarsi, convincendolo pure che è per il suo bene!

Perché, non dimentichiamoci che il Consiglio comunale è stato sciolto per infiltrazioni mafiose, ma il palazzetto dello sport ed il centro commerciale sono lì, sotto gli occhi di tutti, alunni, professori, dirigente del Pavoncelli, e pure sotto gli occhi di tutti i nostri lettori, costruiti nella più assoluta illegalità ed oggi si spiega anche il perché.

Ma non si poteva intervenire prima per bloccare i lavori e la distruzione di 2000 ulivi di altissima produzione, visto che tutti sapevano grazie alle denunce del Dirigente Scolastico???

Cosa fare adesso che la Scuola ha perso un bene preziosissimo per essere mutilata da cemento peraltro di scarsa utilità.

Certo si potrebbe procedere abbattendo l’ingiusta costruzione, ma sicuramente non accadrà.

Sarebbe un sogno, anzi un’utopia!

Non dimentichiamoci che siamo in Italia, dove la Legge esiste. E si applica… mafia permettendo, però! …

 

Genocidio Culturale

 

https://tg24.sky.it/cronaca/2019/10/11/comune-cerignola-sciolto-mafia.html

 

 

Antonella Ferrari

 

 




Neuroscienze ed ipnosi: contro ogni dubbio.

Neuroscienze ed ipnosi

“Porta il tuo sguardo oltre i confini della tua mente” è l’affascinante provocazione del congresso di Neuroscienze ed Ipnosi che ha avuto luogo a Milano, il 28 ed il 29 settembre, organizzato da Universalmente e dall’ Associazione Italiana Ipnosi.

Un evento straordinario che ha riunito 15 relatori internazionali.

I migliori esperti nel campo dell’Ipnosi, Neuroscienze, Comunicazione, Emozioni, Apprendimento, Morfofisiognomica, Memoria, Benessere si sono alternati in un week end di informazione, dibattiti, conferenze e workshop.

“Tutti meritano di poter accedere alla conoscenza” è stato il filo conduttore di questo Mental Forum, pensato ed organizzato da PAOLA GRASSI, Ricercatrice, Coach professionista, Counselor ad Indirizzo Olistico, Filosofa e Scrittrice, Ipnotista, ma soprattutto Presidente e fondatrice, insieme a Ester Patricia Ceresa e Vincenzo D’Amato, dell’Associazione Italiana Ipnosi.

I lavori si sono aperti sabato 28 mattina presso il Novotel Milano Nord Ca’ Granda.

Ipnosi e verifica scientifica” è stato il tema dell’intervento di ANDREA FARINA che, con oltre 20 anni di esperienza attiva nel mondo della formazione e del coaching personale, è studioso ed innovatore in numerosi campi di applicazione delle neuroscienze. Un ricercatore in scienze olistiche, esoteriche e spirituali che ha sperimentato su sé stesso l’efficacia e la potenza degli strumenti di queste discipline per risolvere i nodi dell’anima, per esplorare i propri lati d’ombra e per raggiungere la pace interiore e la crescita di sé.

 “REICARNAZIONE, UN’IPOTESI DI SOPRAVVIVENZA” è stato invece l’affascinante intervento di MANUELA POMPAS, giornalista, scrittrice, ipnologa, che si occupa da molti anni di sviluppo del potenziale umano, ipotesi di sopravvivenza (ultimo libro “Oltre la vita, oltre la morte”) e regressione nelle vite passate, tematiche di cui è stata una pioniera e su cui ha scritto molti libri, ultimi dei quali “Reincarnazione, una vita, un destino” e “Storie di reincarnazione”.

FLAVIO BURGARELLA ha parlato invece del “TELETRASPORTO DELL’INFORMAZIONE ATTRAVERSO L’IPERCOMUNICAZIONE”.

Questo medico specialista in Cardiologia, Responsabile del Centro di Riabilitazione Cardiologica di San Pellegrino Terme (BG), nonché Iscritto all’ordine nazionale dei giornalisti, è anche Founder and Chairman di Burgarella Quantum Healing (BQH) (www.burgarellaqantumhealing.org) il cui scopo è quello di promuovere la relazione di aiuto tra scienza e coscienza.

SHAFIGULLIN MARAT RIFKATOVICH, psicoterapeuta professionista con oltre undici anni di esperienza nel campo della diagnosi e terapia dei disturbi mentali e psicosomatici, ha viceversa trattato dell’IPNOSI IN ONCOLOGIA.

FIAMMETTA TONELLI, artista, motivational speaker e counselor professionista, con “UNA PICCOLA FIAMMA CREA CONSAPEVOLEZZA”, ci ha fornito strategie utili per la gestione dello stress, dell’ansia, dei sensi di colpa e delle difficoltà relazionali.

La Dottoressa KATERINA KRATKA che si occupa di Medicina Tradizionale Cinese, Naturopatia applicata in Psico-neuro-endocrino-immunologia, Psicologia, Ipnosi regressiva e Psicoterapia Profonda, ci ha spiegato il METODO OTTOPROFILI che riunisce l’antica filosofia cinese e la moderna psicologia, come strumento concreto e pratico per ogni terapeuta.

“IPNOSI RAPIDA, MAGNETISMO E MORFOFISIOGNOMICA” sono stati invece proposti al pubblico da ESTER PATRICIA CERESA, esperta in Morfofisiognomica e da VINCENZO D’AMATO esperto in

Ipnosi Rapida e Fascinazione.

CERESA è ricercatrice, counselor hypnoterapist, life coach e master trainer in PNL e PNL, Comunicazione Non Verbale, Ipnosi Avanzata, Magnetismo e si è specializzata in materia di Psicologia Quantistica e Enneagramma, arrivando all’elaborazione della nuova Morfofisiognomica, una metodologia all’avanguardia nel campo delle discipline sul Linguaggio del Corpo.

VINCENZO D’AMATO, è invece Dottore in Scienze e Tecniche Psicologiche – Counselor Hypnoterapist- presso UNIVERSITE EUROPEENNE LLP di PNL ed autore del libro “Le chiavi della comunicazione” (Albatros 2017) in cui illustra alcune regole da applicare nella comunicazione in famiglia così come in una trattativa professionale. I due hanno coinvolto alcuni dei presenti nell’esperienza dell’ipnosi, fornendo la prova che questo stato alterato di coscienza offre degli immediati benefici in termini di equilibrio psico-fisico. I partecipanti, hanno convinto anche i più scettici, compreso la sottoscritta, che l’ipnosi, non è spettacolo, ma terapia.

I lavori sono continuati fino a tarda sera con un laboratorio sulle vite passate con Manuela POMPAS, per poi proseguire, l’indomani, domenica 29 settembre, con l’intervento del Dottore NICOLA RUOTOLO dell’équipe del Dott. SALVATORE IANNUZI. RUOTOLO, in qualità di neuroscienziato, ci ha parlato di IPNOSI E DI NEUROFEEDBACK per migliorare la performance cognitiva degli sportivi e dare testa all’atleta, superando l’ansia da prestazione.

JENNIE KITCHING, invece, ha trattato il tema di IPNOSI RAPIDA E DISTORSIONE TEMPORALE con un divertente workshop in cui dei volontari hanno sperimentato diversi stati ipnotici. La KITCHING è autrice di una raccolta di libri nel campo della comunicazione e della formazione inconscia, nonché ADPR (Advanced Practitioner with GHSC); AdvDipH (Diploma Avanzato in Ipnoterapia); SQHP (Senior Qualification in Hypnotherapy Practitioner); Scuola validata GHSC; Professional Trainer (D32 / 33) dal 1994; Ipnotizzatore Master certificato; Insegnante Louise Hay certificato; PNL Practitioner; Terapista certificato EMDR (Eyes Movement Desensitisation Reprocessing).

BRUNO RENZI ha continuato con KARMA ED IPNOSI REGRESSIVA

Questo medico chirurgo con specializzazione in Psichiatria e Master in PNL, Psicoterapeuta ad orientamento analitico transazionale, ha svolto otto anni di training evolutivo e didattico. Già docente AMIA (Associazione medici Italiani Antiaging) dal 2007, ha effettuato diverse Docenze in Strutture regionali e Parauniversitarie. Renzi ha pubblicato parecchi lavori scientifici, è stato relatore e coordinatore in più congressi Nazionali ed Internazionali, e qui ci ha parlato di Ipnosi Regressiva presentando un’ipotesi interpretativa. Una lettura integrata di natura filosofico-scientifica al fine di comprendere il substrato coscienziale nel quale si verificano quelle dinamiche che determinano il flusso esistenziale dell’individuo o della coscienza collettiva.

GIANLUCA RUGGERI con IL FASCINO IPNOTICO DELLA PSICOASTROLOGIA ci ha condotti in un magico viaggio nella psicologia dei 12 segni zodiacali, non per prevedere il futuro, ma per comprendere noi stessi nel presente. Gianluca Ruggeri è dottore magistrale. Laurea in Filosofia (indirizzo psicologico) all’Università di Bologna con tesi sull’interpretazione dei sogni. Mediatore Familiare (Master in psicologia di coppia Università di Verona), ha ricevuto il Diploma Honoris Causa in comunicazione ericksoniana dall’Ordine dei Medici del Friuli (sotto l’Alto Patrocinio dell’Unesco).

 E’stata poi la volta di IPPOLITO LAMEDICA che ha sviluppato il tema REGRESSIONI E REMOTE VIEWING

 

Già docente universitario, formatore e autore di numerose pubblicazioni sull’apprendimento esperienziale, è referente scientifico per i progetti con l’infanzia per l’Unicef nazionale e Internazionale; è stato inserito nel 2003 nella lista ONU dei migliori esperti europei nel settore dell’infanzia e delle tecniche partecipative. Ha conseguito numerosi attestati specialistici nelle tecniche mnemoniche, di public speaking, quantistiche, ipnotiche e di formazione. È fondatore di Mentalsuperpower e ha creato LUCEM, la Libera Università di Crescita ed Evoluzione della Mente, un’estensione di Mentalsuperpower in cui vengono divulgati i primi corsi di apprendimento rapido e di evoluzione delle proprie capacità attraverso l’Ipnosi, la PNL3 e le innovative Tecniche Quantistiche.

 Successivamente, ALEXANDRE MEZZORANA ha coinvolto il pubblico con IPNOMAGNETISMO-L’IPOTESI ENERGETICA

Il Dott. Alexandre Mezzorana è Naturopata, Osteopata e Ipnoterapista certificato NGH. L’ipnoMagnetismo praticato da Alexandre è sempre stato una base fondamentale di comprensione e azione terapeutica. Utilizza principi dell’ipnosi tradizionale, del magnetismo e della fascinazione che si completano a vicenda in modo sinergico formando un approccio terapeutico coerente ed efficace. Con questi metodi la guarigione di disturbi psichici, psicosomatici e funzionali è possibile, spesso con risultati inaspettati. Un approccio terapeutico completo e potente, che ruota attorno a diverse tecniche corporee, energetiche e psicologiche.

GENNARO PEPE ha infine chiuso il convegno con IPNOSI, UNA PORTA VERSO LA SUPERCOSCIENZA

 

Gennaro Pepe è un medico, ha conseguito la laurea in medicina e chirurgia nel 1985 presso l’Università Federico II di Napoli. Nel 1989 ha completato il suo percorso di formazione medica presso la S.M.I.P.I, Società Medica Italiana di Psicoterapia ed Ipnosi. Da trent’anni utilizza l’ipnosi come tecnica terapeutica, e nel corso di questo suo lavoro ha avuto modo di entrare in contatto con il fenomeno delle abductions, il rapimento di terrestri da parte di entità aliene. Questo lo ha portato nel corso degli anni ad incontrare persone “speciali” che lo hanno iniziato alla conoscenza e coscienza del fenomeno e della finalità di esso. Ha approntato il suo lavoro sulla ricerca della verità individuale e collettiva, sulla capacità di ognuno di essere “conoscenza” attraverso l’utilizzo dell’ipnosi per fa emergere la consapevolezza interiore al fine di raggiungere il proprio scopo di vita e arrivare al concetto di super coscienza.

Insomma, Neuroscienze ed Ipnosi, è stato un Mental Forum a 360° in cui il pubblico ha interagito con esperti di fama internazionale. Un avvincente viaggio nell’apprendimento, nella memoria, nel magnetismo e nell’ipnosi passando attraverso le emozioni pregresse, il benessere attuale e le comunicazioni verbali e non, per credere nel potere del cervello e per vincere la sfida di potenziare al massimo le sue prestazioni.

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Antonella Ferrari

 




Conferenza Internazionale Prevenzione Emergenze: Protezione Nazionale Boschi e Foreste Riduzione del Global Warming

 

Conferenza Internazionale Prevenzione Emergenze: Protezione Nazionale Boschi e Foreste Riduzione del Global Warming

CON PATROCINIO DEL SENATO DELLA REPUBBLICA E DEL MINISTERO DELL’AMBIENTE

 

Il 25 e 26 Ottobre, rispettivamente a Roma e a Milano, si terranno le due giornate di studi della Conferenza Internazionale Prevenzione Emergenze: Protezione Nazionale Boschi e Foreste – Riduzione del Global Warming, promossa da IEMO (International Emergency Management Organization), in collaborazione con Accademia Costantiniana ONLUS e da Social Future Project Italia. La conferenza ospiterà relatori di rilevante spessore scientifico nel settore dell’Ambiente e del Clima.

 I lavori verranno aperti con la prefazione del Premio Nobel Werner Arber.

Scopo della Conferenza è dimostrare che la Direttiva Europea RED II ed il Testo Unico in materia di Foreste e Filiere forestali (TUFF) italiano vanno emendati, disincentivando ulteriori disboschi e restringendo immediatamente il termine “biomasse” ai soli residui e scarti legnosi pena l’incoerenza alla neutralità sulle emissioni di gas serra (carbon neutrality) che sia l’Italia sia gli altri Stati Europei si sono obbligati a raggiungere per cercare di prevenire il collasso climatico. Tagliare alberi per farne legname chippato o energia elettrica emette il 150% in più di C02 (Anidride Carbonica) nell’atmosfera rispetto al Carbon fossile; questo è il motivo per cui bruciare alberi contravviene ai Protocolli di Kyoto: perché le “biomasse legnose” non sono vere energie rinnovabili e, anzi, accelerano il collasso climatico e, non potendo venire rimpiazzate in tempo utile per scongiurare il collasso ambientale previsto da qui a pochi anni dagli scienziati dell’IPCC (Panel Intergovernativo sul Cambiamento Climatico delle Nazioni Unite).

In questa prospettiva, il taglio degli alberi è sicuramente da evitare, sia in ambito rurale sia urbano, in quanto gli sono gli unici difensori dell’ecosistema dal collasso globale. Anche le potature urbane vanno ripensate. Poco, infine, farebbe la riforestazione con nuove piantine, che impiegherebbero oltre 20 anni per sviluppare un’estensione fogliare sufficiente ad assorbire  quantità rilevanti di C02. Preservare  gli alberi esistenti, potenti assorbitori di CO2 é anche la soluzione pratica per  dare risposta alle richieste del movimento dei giovani dei “friday for future” di  Greta Thunberg. La conferenza è ad ingresso libero e prevede una larga partecipazione di oratori e di pubblico. Data la rilevanza dell’evento la stampa nazionale è invitata a partecipare numerosa, specialmente all’apertura dei lavori delle due sessioni, quando verranno fatte le prime dichiarazioni ufficiali supportate dai dati scientifici.

 

ULTERIORI PATROCINI  ISTITUZIONALI ESPRESSI ALLA CONFERENZA :

Senato della Repubblica  –   Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare

Roma Capitale, Regione Lombardia, Regione Emilia Romagna, Regione Liguria, Regione Puglia, Regione Trentino Alto Adige, Città Metropolitana di Bologna, Città Metropolitana di Catania, Città Metropolitana di Genova, Città Metropolitana di Messina, Città Metropolitana di Palermo, Città Metropolitana di Torino, Città Metropolitana di Roma, Provincia dell’Aquila, Provincia di Barletta Andria- Trani, Provincia di Arezzo, Provincia di Belluno, Provincia di Bergamo, Provincia di Brescia, Provincia di Brindisi, Provincia di Caserta, Provincia di Ferrara, Provincia di Forlì-Cesena, Provincia di Imperia, Provincia di Lecce, Provincia di Livorno, Provincia di Parma, Provincia di Pavia, Provincia di Pesaro e Urbino, Provincia di Pescara, Provincia di Potenza, Provincia di Rimini Provincia di Rovigo, Provincia di Salerno, Provincia di Teramo, Provincia di Vercelli

 

Programma

PRIMA GIORNATA  e  CONFERENZA STAMPA – 25 Ottobre 2019 ore 15.30 –

Hotel dei Congressi – via William Shakespeare, 29 –Roma – EUR

 

Saluto delle Autorità

Dr. Alessandro Manini, Presidente IEMO – Allocuzione d’ingresso – Prevenzione Integrata Emergenze con Lettura del Messaggio di adesione del Premio Nobel Prof Werner Arber

Prof. Dott. Ugo Corrieri, Coordinatore di ISDE per l’Italia Centrale: le biomasse legnose non sono vere energie rinnovabili e il loro uso causa gravi effetti sulla salute – evidenze scientifiche e documentali

16,20 conferenza stampa

Ing. Sabine Becker (in video) e Prof. François Rouillay, Co-Fondateur de l’Université Francophone de l’Autonomie Alimentaire: Dall’Albero alla Foresta: L’Importanza dell’Ecosistema

Dr. Alessandro de Aldisio, Vicepresidente SFP Italia: le implicazioni del Cambiamento Climatico

Prof. Dott. Bartolomeo Schirone, Membro ISDE dell’Università degli Studi della Tuscia (Società Internazionale Medici per l’Ambiente): quanti boschi servono? Analisi dati tecnici e il perseguimento degli Obiettivi per lo Sviluppo Sostenibile

Dr. Leopoldo Rizzi, la gestione del territorio: risorse naturalistiche di sviluppo culturale 

Prof. Dott. Paolo Zavarella, Associazione Italiana di Medicina Forestale: La valorizzazione della biodiversità e la salute dell’uomo

Dott.ssa Chiara Sparacio, Cronista Betapress, Rispetto dell’Ecosistema e lineamenti di ecosofia. 

Dr. Arch. Mattero Sernesi: Progetti integrati come esempi di sostenibilità

Prof. Cav. Philip Bonn, Director-General, World of Hope International: Biodiversity Protection 

Dr. Alessandro Manini, Presidente IEMO – Closing remarks

 

SECONDA GIORNATA  e CONFERENZA STAMPA – 26 Ottobre ore 15.30 – Hotel Michelangelo Milano (di fianco Stazione Centrale )

 

Saluto delle Autorità

Dr. Alessandro Manini, Presidente IEMO – Allocuzione d’ingresso alla seconda giornata e Conferenza Stampa ai media presenti sulle tematiche affrontate nella sessione di Roma

Proiezione del Video “Burned” sugli effetti della deforestazione e cambiamento climatico

Dr. Alessandro de Aldisio, Vicepresidente SFP Italia: Le implicazioni del Cambiamento Climatico

Cav. Giulio Terzi, Segretario Generale IUIC: Le Convenzioni Internazionali di Protezione Ambientale 

Dott.ssa Carolina SalaLa prevenzione delle emergenze e la tutela dell’ aviofauna boschiva

Loris Chiovitto, Presidente MIPAD: esempi di sostenibilità

Dr.Arch. Mattero SernesiProgetti integrati come esempi di sostenibilità

Dott.ssa Bendetta Rosina: La riduzione del Global Warming, la tutela del patrimonio forestale primario e della qualità dell’aria

Dr. Alessandro Manini, Presidente IEMO – Closing remarks

 

 

 

UFFICIO STAMPA

DOTT.SSA MILENA SAIA

GRUPPO EDITORIALE CCEDITORE

BETAPRESS.IT

INFO@BETAPRESS.IT




UNARMA al primo convegno nazionale

Giornata storica per UNARMA, Associazione Sindacale Carabinieri.

Nei giorni 22 e 23 settembre 2019, presso il Grand Hotel Adriatico di Montesilvano (PE) si è tenuta l’Assemblea Costituente di UNARMA, lo storico “sindacato” dei carabinieri nato nel 1993 quale associazione culturale rivolta al personale dell’Arma e che, il 28 agosto scorso, è stato autorizzato dal precedente Ministro della Difesa, Elisabetta Trenta, a trasformarsi in un vero e proprio sindacato.
È il riconoscimento di ventisei anni di battaglie a tutela dei diritti del personale dell’Arma dei Carabinieri .

Fondata dal Maresciallo Ernesto Pallotta il sindacato oggi nasce sotto l’egida del Segretario Generale Antonio Nicolosi che ne proseguirà gli ideali e gli intenti.

L’ assemblea costituente ha annoverato la presenza di oltre 300 delegati, distribuiti su 2 giorni, provenienti da ogni regione d’Italia pronti a rinnovare quella che è stata la più entusiasmante avventura mai avvenuta all’interno dell’Arma dei Carabinieri.

Unarma Associazione Sindacale Carabinieri già annovera 450 delegati presenti su quasi tutto il territorio nazionale, ma da tutte le regioni, compresa la Sicilia,  sono giunte in massa delegazioni  per contribuire ai progetti che faranno di Unarma una delle più importanti organizzazioni sindacali militari.

“È una giornata storica, riferisce il segretario generale Antonio Nicolosi, si realizza un sogno, un ideale per il quale UNARMA, ha lottato in tutti questi anni, il riconoscimento del diritto sindacale per il mondo con le stellette.

Proseguiamo a scrivere le pagine più importanti nella storia dell’arma dei carabinieri.

Segretario Generale Antonio NICOLOSI
Presidente Massimo PECORARO
Vice Presidente Massimiliano Genovese
Vice Presidente Valentina Spedale

 




Sos ….tegno cercasi

Primo giorno di scuola: mancano i docenti di sostegno, mancano a dire il vero anche altri docenti, ma di questi si sente maggiormente la mancanza, perché i casi sono tanti e i docenti curricolari sono costretti, loro malgrado, ad occuparsi personalmente dei propri allievi 104.

Ma cosa è successo? Perché non ci sono docenti di sostegno? La risposta sta nelle priorità che il ministero si da, infatti da qualche anno le cattedre di sostegno sono convocate in coda a tutti, cioè per chi non è dentro la scuola, prima vengono convocate dalle graduatorie del provveditorato tutte le materie ( italiano, matematica…) per ultimo il sostegno.

Ciò è a dimostrazione che il sostegno è  considerato, almeno da qualche tempo a questa parte, quasi superfluo e comunque ininfluente. Peccato però che quando il docente di sostegno non c’è tutti si lamentano, corrono a cercare bidelli, colleghi e quant’altro per occuparsi di questo o quel bambino un po’ vivace, un po’ 104.

E i bambini 104 si moltiplicano, ce ne sono molti, ormai quasi due per classe, spesso con problemi gravi di comportamento, con disturbi dell’attenzione, con ritardi mentali e autismo.

Allora perché lo stato non è così lungimirante da capire che il sostegno oggi sarebbe necessario per tutto il tempo scolastico e non per qualche ora della settimana?

Nelle scuole secondarie di primo grado è indubbiamente diventato una necessità imprescindibile, perché oltre ai nostri bambini 104 ci sono tanti ragazzi con difficoltà di comportamento e di attenzione non certificati, per i quali non c’è niente e nessuno, che spesso sono abbandonati e concludono malamente il proprio percorso scolastico.

Questo è lo specchio dei tempi moderni, nei quali la scuola è un’azienda e chi non è perfettamente funzionante come una macchina della catena di montaggio, viene scartato e lasciato indietro.

In questo modo però si sta sottovalutando il problema che esploderà con tutta la sua forza; presto o tardi ci si accorgerà che non è mai bene disinvestire nella scuola perché è lì che si forma la società e da lì partirà il nostro futuro.. vogliamo veramente che sia questo?




SAGAN, SCIENZIATO O PREVEGGENTE?

Carl Sagan uno degli scienziati più noti del secolo scorso, nel 1995, un anno prima di morire, lo disse a chiare lettere

“quando gli Stati Uniti avranno un’economia basata sui servizi e sull’informazione, quando quasi tutte le industrie manifatturiere saranno spostate in altri paesi, quando i poteri meravigliosi della tecnologia saranno in mano a pochi, e quando nessuno che rappresenti il pubblico interesse si occuperà dei problemi; quando, avvinghiati ai nostri oroscopi, le nostre facoltà critiche in netto declino, incapaci di distinguere tra ciò che è vero e ciò che ci fa sentir bene, scivoleremo, quasi senza accorgercene, nella superstizione e nell’oscurantismo”.

Il presagio, che suona oggi come una visione, è “solo” l’amara previsione di un uomo di scienza che sfruttava la sua dimestichezza con i dati, la sua conoscenza del sistema globale e la trasformazione socio economica in qualcosa di dimostrabile empiricamente e che da lì a pochi lustri si sarebbe manifestato.

Con le sue parole ci metteva in guardia da quella che sarebbe stata un’ondata di disinformazione e di pseudo scienza, necessaria a una massa informe di scontenti che, in questa melassa putrescente, avrebbe trovato sfogo e conferma.

La necessità di portare i propri limiti fuori dalla sfera d’influenza individuale e dalle proprie responsabilità, diventa quindi vitale e ciò dà senso a un’esistenza fatta di rinunce, timori, approssimazione e insuccessi.

Le parole di Umberto Eco, discettando di social e web, pronunciate in occasione dell’assegnazione della laurea Honoris Causa in Comunicazione presso l’Università di Torino “Hanno dato diritto di parola a legioni di imbecilli”, risuonano nelle nostre orecchie e confermato la tesi di Sagan.

Il Mondo si è così letteralmente trasformato, la popolazione mondiale, una gran parte di essa, è sempre più ostaggio di chi specula e manovra i grandi interessi attraverso un sistema globale che ha colto tutti impreparati, dagli ordinamenti giuridici fino ad arrivare all’istituzione Scuola.

Le famiglie possono ben poco e la comunità, sempre più virtuale e sempre meno agorà, non è altro se non un campo di battaglia.

Nessuno è realmente pronto ad affrontare questo nuovo Mondo che crea, in una chiave di lettura kafkiana, fenomeni distorti e che purtroppo non lesina sorprese fino ai vertici della manifestazione di democrazia.

D’altronde l’ascesa di Trump non può che ricondurci a un’analisi di carattere globale.

La notizia, tutta da provare, per la quale, la schiacciante vittoria alle presidenziali dell’attuale presidente sia stata fortemente influenzata dagli hacker russi, non è scritta tra le pagine di un best seller di Ken Follet, ma un verosimile dell’assurdo.

Tra indizi di corsi e ricorsi storici in chiave di società platonica, non ci resta che assistere, spettatori e protagonisti, all’incessante susseguirsi degli eventi.

 

Tanio Cordella




Buffon, vini da parata

 

Come possiamo capire quando un campione ha classe ed è in grado di diversificare le sue attività?

certamente quando è capace di muoversi su più settori individuando soluzioni di qualità.

Buffon da campione dello sport punta a diventare un campione nella produzione di vini.

Con un post ribattuto sui social network dà la notizia “Sono felice di presentarvi questo nuovo progetto”, questa frase presenta la foto che ritrae una bottiglia di primitivo e sull’etichetta spicca il nome “Buffon”. 

La foto in poche ore ha raccolto decine di migliaia di “mi piace” con centinai di commenti, richieste di informazioni e complimenti riservati al portierone della nazionale e della Juventus.

Quello di Buffon non è il primo progetto sui vini che un campione dello sport sposa, altri due calciatori come Iniesta e Pirlo sono stati dei precursori.  

Perché Buffon, toscano d’origine innamorato della sua Carrara e tifosissimo della Carrarese, tanto da diventarne il maggiore azionista, decide di produrre i suoi vini non tra i colli toscani ma in Salento?

Dietro questa scelta c’è un nome: Fabio Cordella, imprenditore e direttore sportivo giramondo.

Uomo di calcio e di affari, appassionato di vini e legatissimo alla sua terra.

“Ho pensato fosse un’idea interessante quella di associare il nome di un grande campione ai vini che questa terra riesce a produrre ad altissimi livelli. L’ho proposto a Silvano Martina, manager di Buffon, in pochi giorni l’accordo era già siglato.”

Nascono così un primitivo del Salento, un Negroamaro di Copertino ed un rosato in purezza.

Il progetto in realtà ha già un corpo ed un nome “I Vini dei Campioni”.

La Cantina ha infatti in produzione altre bottiglie associate a calciatori o ex: ll campione cileno ex Real Madrid e Inter Ivan Zamorano, ed il campione olandese Wesley Sneijder, anch’egli ex Inter.

 

Insomma, una terra, quella pugliese, che continua ad attirare l’attenzione per la sua straordinaria bellezza, per i suoi mari e le suo coste, per la sua cucina ricchissima di piatti tipici e da diversi anni produttrice di vini straordinariamente apprezzati.

 

http://www.fabiocordellacantine.com/shop/it/16-la-selezione-dei-campioni

 

 

Corrado Faletti

Direttore responsabile




Apri tu che apro anch’io.

Puntuali come un orologio svizzero si riaccendono le polemiche sulle aperture festive e domenicali dei negozi.

La mai tollerata e accettata liberalizzazione voluta dall’allora presidente del consiglio Mario Monti scatena, a ridosso delle principali festività, le ire di parte del mondo economico e delle associazioni di categoria.

Con la  «manovra Salva Italia» varata con il decreto-legge 6 dicembre 2011, n. 201, convertito, con modificazioni, dalla legge 22 dicembre 2011, n. 214, Monti pose fine alla lunga battaglia tra i promotori e i contrari alle liberalizzazioni.

Si passò quindi da una disciplina sostanzialmente regolatoria, dove le Regioni ed i Comuni in forza della loro competenza in materia di Commercio stabilivano orari e modalità di apertura delle attività commerciali, ad una quasi totale deregulation nel quadro della politica di liberalizzazione della c.d. Direttiva Servizi, anche detta Bolkestein – Direttiva 12 dicembre 2006, 06/123/CE – attuata con D.Lgs. 26 marzo 2010, n. 59.

Il nodo della questione, in un ambito più generale, riguarda la possibilità, prima derogatoria, di aprire in qualunque giorno e orario dell’anno la propria attività commerciale.

La normativa dibattuta, oltre a questo aspetto maggiormente sentito, supera il principio del contingentamento delle autorizzazioni commerciali.

Infatti, non è più prevista la possibilità da parte dei comuni di limitare, anche attraverso i piani generali del commercio, le nuove aperture di negozi al disopra dei 250 mq di superficie (per i negozi di vicinato la liberalizzazione delle nuove attività era stata attuata con le modifiche normative alla rigidissima legge 11.6.1971, n. 426 che prevedeva una concorrenza fortemente contingentata).

La deregulation in materia di contingentamento, colpisce direttamente la politica.

Da un giorno all’altro le Regioni e i comuni hanno perso gran parte del loro potere in materia, non avendo più la possibilità di determinare qualitativamente a quantitativamente il numero e la superficie delle attività economiche e commerciali insediabili.

Questo ha chiaramente fatto storcere il naso ai “centri di potere” che in qualche modo detenevano un controllo capillare del territorio.

Il mancato rispetto del calendario di chiusure prevedeva sanzioni pecuniarie di diverse migliaia di euro e la recidiva comportava la sospensione dell’attività per un numero di giorni stabilito dalla legge regionale territorialmente competente.

La materia che invece regolamenta orari e giorni di apertura al pubblico coinvolge delle sensibilità trasversali e diffuse compresa quella politica che fa incetta di voti tra consistenti sacche di consenso.

La politica si divide quindi su istanze contrapposte e sposa, in funzione di un mero tornaconto elettorale, l’una o l’altra posizione in campo, meno spesso entra con obiettività nel merito.

Tendenzialmente a favore delle liberalizzazioni le associazioni dei consumatori che rivendicano il diritto all’eccesso ai servizi senza soluzione di continuità, il libero mercato e l’autodeterminazione delle strategie commerciali con una ricaduta positiva ed a favore degli utenti, al loro fianco i grossi gruppi del commercio che hanno la capacità di organizzare turni di lavoro e garantire adeguati riposi infrasettimanali e il riconoscimento della paga per festivi e straordinari.

Contrari le maggiori sigle sindacali, con qualche distinguo e le associazioni degli esercenti che annoverano tra gli iscritti tanti piccoli commercianti; i primi vedono nelle aperture festive una riduzione della libertà dei lavoratori con il rischio di sfruttamento senza reali garanzie, i secondi ritengono inutili le aperture straordinarie e particolarmente onerose per l’aumento dei costi di gestione.

La contrapposizione è sostanzialmente tra chi vorrebbe decidere per legge quando e come alzare la saracinesca del proprio negozio e chi vorrebbe che tutti potessero liberamente autodeterminarsi.

Purtroppo, il buon senso nel bel paese langue, basterebbe lasciare agli esercenti la possibilità di stare aperti, ma anch’essi potrebbero serenamente e pacificamente rinunciare a qualche giornata d’incasso durante le principale festività.

Troverebbero giovamento i lavoratori, le aziende ed il livello dello scontro calerebbe di tanto.

Sempre che non si voglia un ritorno al passato e che alcuni auspicano, giacciono in parlamento alcune proposte di legge che vorrebbero cancellare la riforma del commercio di Monti e ”re-interpretare” la Bolkestein, ma che probabilmente porterebbe ulteriore instabilità ad un mercato  già afflitto da una crisi endemica e da una profonda difficoltà ad adattarsi ai tempi.

 




Il Cammino minerario di Santa Barbara

Il Cammino minerario di Santa Barbara

Prendendo spunto dal celebre Cammino di Santiago, con un percorso di 386 km nasce in Sardegna il Cammino di Santa Barbara, una scommessa per il Sulcis – Iglesiente – Guspinese.

Una passeggiata mozzafiato che si spinge dai boschi dell’interno sino alla costa con una missione che è sì spirituale ma anche orientata alla sostenibilità e allo sviluppo per una delle zone d’Italia tra le meno popolate ma che riuscirà a sorprendere i suoi visitatori per la storia e la cultura testimoniata da importanti siti archeologici, villaggi fantasma, miniere recuperate e mare stupendo.

Il Cammino Minerario di Santa Barbara è percorribile a piedi (in bicicletta o a cavallo) in 24 tappe e interessa 23 comuni, il percorso è ad anello e parte e termina dalla città di Iglesias, la più antica e mineraria del territorio, la via riprende i luoghi di culto dedicati alla Santa – patrona dei minatori –  e si sviluppa lungo i sentieri percorsi da chi lavorò in miniera, da vecchie mulattiere e vie ferroviarie utilizzate in passato per il trasporto dei minerali grezzi.

Una gran bella idea e proposta che viene coadiuvata dalla distribuzione, in tutte le librerie, di una guida dettagliatissima e molto scorrevole con un formato piccolo che ben si addice alla tipologia dei “camminatori” e dove alla storia dei luoghi si aggiungono cartine e indicazioni viarie molto precise.

Per  Giampiero Pinna il coordinatore della consulta delle Associazioni del Parco Geominerario della Sardegna, colui che ha creduto a questo progetto sin dall’inizio, non ci sono dubbi l’iniziativa si pone l’obiettivo di divenire uno tra i più gettonati itinerari italiani, in un’epoca dove i cammini religiosi diventano sempre più un volano di crescita economica per i territori e rappresentano una preziosa occasione per coniugare in maniera virtuosa cultura, sostenibilità e sviluppo.