il valore del consenso di Gilberto Di Benedetto
RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO LA SEGUENTE LETTERA DEL DOTT GILBERTO DI BENEDETTO IN MERITO AI TEMI DEL CONSENSO ED ALLA LETTERA RICEVUTA DALL’ASOCIAZIONE EI
Lettera Aperta al Dottor Lembo sul Valore del Consenso e della Voce Umana
Alla cortese attenzione del Dottor Lembo,
mi permetto di rivolgermi a Lei con rispetto sincero dopo aver letto la lettera recentemente diffusa dall’Associazione Italiana Escort. Ho avvertito, in quelle righe, una forza umana rara, una schiettezza che spesso manca nei dibattiti istituzionali, e una capacità di trasformare un tema fragile in un invito al dialogo. Proprio per questo sento il bisogno di rispondere a mia volta, con la stessa onestà e lo stesso desiderio di confronto civile.
La voce che abbiamo ascoltato è una voce che conosce la realtà dal basso, una voce che non si adorna di formalismi ma che porta sulle spalle la concretezza di un’esperienza quotidiana legata al consenso, alla vulnerabilità, alla negoziazione dei limiti e della dignità. È una voce che non pretende privilegi, ma comprensione; che non reclama potere, ma riconoscimento; che non chiede di essere idealizzata, ma semplicemente ascoltata senza pregiudizi. In un Paese che spesso fatica a guardare in faccia ciò che non rientra nei suoi schemi morali, quell’intervento è apparso come un atto di coraggio, quasi un gesto di educazione pubblica.
Le loro parole, ironiche e taglienti, non erano una sfida: erano un appello. Un appello a riconoscere che nessuna riforma, nemmeno la più nobile, può radicarsi davvero se non incontra prima una cultura capace di sostenerla. E una cultura si forma attraverso l’educazione emotiva, la responsabilità sociale, la protezione reale delle persone più esposte, non attraverso l’astrazione delle norme. La sincerità con cui hanno ricordato che il consenso non è una formula giuridica ma un tessuto umano, fragile e vivo, porta con sé una verità che troppe volte viene ignorata: il consenso non è un atto da firmare, ma un linguaggio da imparare.
Mi ha colpito profondamente il tono della lettera, mai aggressivo, mai ostile, ma sorprendentemente affettuoso nella sua provocazione. Senza incrinare la propria dignità, hanno parlato alla politica come si parla a qualcuno che si vuole davvero aiutare a comprendere. Hanno ironizzato sulla possibilità di un “consenso digitale”, ma lo hanno fatto per mostrarci quanto siamo distanti dal riconoscere ciò che è veramente essenziale: la capacità di comunicare ciò che vogliamo, ciò che non vogliamo, ciò che ci fa sentire al sicuro. In un mondo che corre verso soluzioni tecnologiche, ci ricordano che il corpo, l’emotività, la fragilità non si riducono mai a un clic.
Lei, Dottor Lembo, conosce bene il valore dell’ascolto e della ponderazione. È per questo che Le scrivo: perché questa presenza, che molti fingono di non vedere, merita uno spazio sereno nel dibattito. Non un’apertura ideologica, ma un’apertura umana. La loro esperienza non è un dettaglio marginale: è una lente preziosa attraverso cui osservare ciò che accade quando la teoria incontra la vita vera. La riforma sul consenso, nel suo intento nobile, ha bisogno anche di questo dialogo: della voce di chi, giorno dopo giorno, deve gestire la delicatezza dell’accordo, la chiarezza della comunicazione, la necessità della protezione.
Mi auguro che anche Lei abbia percepito, dietro la satira e l’intelligenza, un invito a riflettere non solo sulla legge, ma anche sulla dignità. Perché una società che non ascolta le sue zone più vulnerabili rischia di costruire norme splendide sulla carta, ma fragili nel cuore delle persone. Ed è proprio questo cuore che la lettera ha cercato di restituirci con tanta limpidezza.
La ringrazio per l’attenzione che vorrà dedicare a queste righe. Nascono non dalla pretesa, ma dal desiderio autentico di alimentare un dialogo dove la complessità dell’essere umano non venga mai messa tra parentesi.
Con profonda stima, Gilberto Di Benedetto
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