Incontro in basilica a Geraci
Gli abitanti di Geraci Siculo incontrano nella Basilica di Santa Maria Maggiore, parenti ed amici emigrati a Roma.
Cultura, Tradizione, Appartenenza, Famiglia e Fede, sono virtù che vincono le divisioni odierne e fanno sì che in una giornata dedicata alla Fede, in questo anno Giubilare 2025, Roma diventi un momento di unione e rinnovato spirito di fratellanza tra gli abitanti di Geraci Siculo e i loro oriundi.
Uomini, donne, famiglie, oramai divenuti abitanti di Roma, nel loro cuore e nella loro anima mai hanno abbandonato il proprio paese Natale. Con questo spirito hanno così incontrato i loro lontani compaesani, giunti fin lì, per una giornata speciale.
È con questo spirito di fratellanza, che Don Santino Scileppi, Parroco di Geraci Siculo, ha organizzato un incontro e celebrato la Santa Messa, in occasione dell’anno Giubilare, presso la Basilica Papale di S. Maria Maggiore in Roma, cui la Chiesa Madre di Geraci Siculo è affiliata.
Non è la prima volta che Don Santino si prodiga ad incontrare e far incontrare gli abitanti ed i discendenti di Geraci Siculo, emigrati per motivi lavorativi nelle varie città d’Italia.
Era già accaduto due anni fa a Torino e lo scorso anno in Toscana.
Quale migliore occasione quest’anno a Roma, in concomitanza dell’anno Giubilare e con l’opportunità di celebrare messa nella prestigiosa Basilica Romana?
Geraci Siculo, Jiraci in siciliano, è un comune italiano di 1.659 abitanti sito in Sicilia nella provincia di Palermo, posto a 1.077 metri sul livello del mare.
La colonizzazione, per opera greca dell’isola, avvenne dall’VIII secolo a.C. ma interessò il territorio di Geraci solo poco dopo il 550 a.C.
Furono proprio i greci che assegnarono all’insediamento il nome Jerax, Ιέραξ, che significa avvoltoio, dal momento che la Rocca era abitata da questi predatori.
La zona di Geraci continuò a essere popolata anche durante l’età dell’alto medioevo.
Notizie certe riguardanti specificatamente Geraci si hanno dall’840 d.C., data della conquista saracena. Durante quella dominazione, il Castello di cui oggi si conservano i ruderi e che vi si trovava già da prima, fu ampliato e fortificato.
Fu con la conquista Normanna (1062-1064), che fu fondato il borgo attuale attorno al castello, in seguito alla battaglia di Cerami, che fu concesso in feudo da Ruggero I al nipote Riccardo Serlo II d’Altavilla.
In epoca Sveva, la contea entrò nell’orbita della famiglia Ventimiglia. Nel 1258 Enrico II Ventimiglia sposò la contessa Isabella di origine normanna e membro della Casa reale di Federico II, da questo sodalizio fu creato Conte di Geraci.
Nel 1419, la capitale dello “stato delle Madonie” fu trasferita da Geraci a Castelbuono, per volere del conte Giovanni I Ventimiglia.
Nel febbraio-marzo 1436, la Contea di Geraci diventa Marchesato, ponendo il signore di Geraci al primo posto – per rango – del Parlamento siciliano.
E’ importante ricordare, come nel 1813 il Principe Giuseppe Ventimiglia di Belmonte fu arrestato a Palermo per aver difeso la costituzione e la libertà del Regno di Sicilia. Scarcerato dagli inglesi subì in carcere un tentativo di avvelenamento, Ministro degli Esteri per il Regno di Sicilia fu mandato al congresso di Vienna 1814 a difendere l’autonomia dell’Isola, ma pare venne assassinato a Parigi mentre preparava le carte, 15 giorni prima dell’apertura del congresso, motivo per cui la Sicilia, senza più alcuna difesa, ricadde nelle mani Borboniche.
Un paese che ha quindi una storia ed una tradizione di tutto rilievo posto in quell’entroterra montano della Sicilia, ma non lontano dal mare, dove infatti Cefalù è il suo sbocco più vicino.
Un paese che ha dato i natali a tantissimi personaggi che hanno trovato lustro, emigrando in tutto il mondo, ma che hanno avuto sempre un collegamento con la terra natia.
Un paese che oggi offre apparentemente poco ad i suoi abitanti, rispetto i canoni di vita ricca ed opulenta che il mondo occidentale ci propone.
Pastorizia, agricoltura e allevamento, sono i frutti che gli abitanti di Geraci, da sempre, hanno saputo proporre per vivere, intersecando tutto con un tipico artigianato locale che trasforma sapientemente prodotti che le greggi e al terra offrono.
Una dimensione umana, quella dei Geracesi, che quasi stona con il ritmo frenetico ed industriale che coinvolge le grandi città vicine e lontane.
Un ritmo lento dove il rispetto del tempo, sembra essere diventata una anomala rarità.
Ed è proprio per dare forza alla tradizione ed alla cultura Geracese, oltre che al rispetto di quei valori, non ultima la fede, che Don Santino ha voluto riunire ancora una volta gli abitanti di Geraci con quelli che, lasciata la loro terra, si sono trasferiti a Roma per lavoro o studio e li son rimasti.
Far vivere loro quel momento di spiritualità, di ritrovo del tempo e dei valori che oramai sembrano essere perduti e che invece tutti dovremmo ritrovare.
Così, Uomini, donne, famiglie, hanno avuto il piacere di incontrarsi e vivere qualche ora insieme tra ricordi di luoghi e persone, conosciute e mai incontrate, esternando future promesse di probabili ritorni ed incontri da svolgersi al paese natio.
Un incontro, quello di Sabato 22 novembre ’25, molto sentito e che ha visto una buona partecipazione di persone, prima presso la Basilica Papale di Santa Maria maggiore, cui è affiliata la Chiesa Madre di Geraci Siculo e dove Don Santino ha Officiato la Messa nella Cappella Paolina insieme ad altri Parroci, poi presso la Casa dell’Aviatore, al circolo ufficiali dell’Aereonautica, dove alcuni di loro hanno potuto rifocillarsi.
E’ nella Chiesa che si è fortemente sentito quel senso di comunione che solo la fede, quella vera, sa trasmettere.
Fede che ha certamente risvegliato anche il desiderio di un ritorno a quelle origini, a quello scandire del tempo, dove l’essere umano non è tenuto in ostaggio dal frenetico ticchettio dell’orologio ma dallo scorrere del giorno e delle stagioni, adattandosi ad esso.
Durante il pranzo poi, era fortemente percepibile quel senso di appartenenza al Paese di Geraci Siculo.
Quanti ricordi, e quanti frammenti di vita si sono raccontati tra i commensali.
Si è respirata quell’aria di fraternità e familiarità, che generalmente e troppo spesso, è sostituita dall’individualismo e da un sempre più crescente egoismo. Oggi, grazie ella volontà di Don Santino, sembra essere tornata ed apprezzata tra i geracesi in trasferta e i discendenti.
Dal più anziano tra i presenti, nato nel 1937, alla più giovane promessa, nata nel 2022.
Un percorso generazionale di quasi 90 che unisce tempi ed epoche assai diverse su principi e valori, tradizioni e culture.
Coppie giovani e coppie ben oltre le nozze d’Oro, tutti con gli stessi principi di ieri come oggi.
Sono proprio i principi che uniscono le persone, le persone che vengono da questo paese, Geraci Siculo, lo dimostrano con grande determinazione.
Bellissimo ascoltare il racconto di una mamma che asserisce che i propri nipoti, figli dei propri figli, nonostante siano nati a Roma e vivono nella Città Eterna, decidano ogni volta che sia possibile, di voler trascorrere le vacanze a Geraci, superando anche le difficoltà per il lungo viaggio.
Il sapore del cibo e dei profumi delle Madonie, così come i colori ed i paesaggi, per chi li conosce, rimangono dentro indissolubilmente, creando quella sana nostalgia che prima o poi stimola quel bel ritorno alle origini.
Che Geraci Siculo, eserciti poi un fascino particolare e coinvolgente viene evidenziato dal fatto che persone che vengono a contatto con quei luoghi e ne hanno respirato il clima e gustato il sapore, hanno deciso di unirsi e promuovere questa ed altre iniziative, eleggendolo a un punto di incontro e riferimento.
Così la Signora Rita Salvini Antonazzo, che ha sapientemente gestito ed aiutato nella organizzazione di questo incontro Don Santino, coordinando e programmando la giornata da Roma.
Giornata che si è conclusa, prima del rientro alle rispettive sedi dei partecipanti, con un prezioso riconoscimento, “Premio San Davide del Galles” che l “Associazione San David del Galles per l’ecumenismo, l’accoglienza e la pace” ha voluto dare a Padre Santino Scileppi.



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