“La chiave è che non c’è nessuna porta”
Arte, Danza, Poesia, Folklore e Tecnologia insieme, danno vita a “WIDE”.
Attenti a quelle tre…
Alessia e Margherita Coldesina sono due sorelle, l’una ballerina, l’altra poetessa. Delle due è Alessia a fondare a Lugano nel 2022, con l’amica Dijana Manteva, WIDE: il Progetto di respiro internazionale che mira a liberare le Arti della Danza e della Poesia da sovrastrutture sociali e culturali… Così che, sublimate in linguaggio universale, possano parlare al cuore di chiunque voglia riscoprire e manifestare pubblicamente la propria Autenticità. A ispirare e delineare la Mission di WIDE è la poesia di Margherita: “La chiave è che non c’è nessuna porta”.
La Mission
L’Associazione quindi, pur radicandosi nella Tradizione e nel Folklore, aspira a trascenderli, rinnovarli ed elevarli a Valori condivisi da persone di ogni etnia, religione e cultura. Ed ecco che, su un unico Palcoscenico a rappresentare il mondo, limiti e confini si stemperano, favorendo la creazione di uno spazio in cui identità e generazioni diverse si incontrano, sperimentando infiniti modi di esprimersi, rivelarsi, raccontarsi. Nello stesso luogo – non luogo, quindi, ciascuno è invitato a esplorare nuovi territori in cui trasmutare la Tradizione in Patrimonio comune, celebrandone la Bellezza.
Comunque, WIDE non è solo espressione del connubio fra Danza e Poesia. È anche dialogo fra Arte e Tecnologia, grazie a una rete globale di esperienze condivise in tre macro aree: “Performing”, “Dancing”, “Educating”. I partecipanti possono quindi, al di là delle differenze culturali e delle personali esperienze di vita, ritrovarsi in uno spazio non soltanto fisico, ma anche virtuale.

Il Progetto “100DONNE”
Una delle “creature” di WIDE è la live performance itinerante 100DONNE, progetto che unisce, in un viaggio emozionale introspettivo e trasformativo basato sul movimento, le storie di donne e uomini provenienti da ogni parte del mondo. Lo spettacolo si articola in tre momenti chiave in cui ogni danzatore può riconoscersi e identificarsi. La celebrazione della tradizione e dei rituali attraverso la danza, l’esplorazione profonda del vero sé e delle sue zone d’ombra, la sublimazione dell’esperienza terrena che culmina nella liberazione interiore.
Con il progetto 100DONNE, WIDE si pone l’ambizioso obiettivo di allargare i suoi orizzonti fino alle estremità del pianeta. Così, ogni show si fa esperienza unica, spazio globale di incontro, condivisione e celebrazione, viaggio culturale interdimensionale.
(NdR: Nel sito dell’Associazione c’è una pagina dedicata all’open call, dove ci si può iscrivere per partecipare all’evento, nella città più vicina.)
Come acqua…
La compagnia di WIDE si compone di otto performer, che in ogni città ospitante accolgono una danzatrice, in rappresentanza del folklore locale. Come acqua, lo show si adatta quindi alla cultura del luogo in cui si svolge. La danza, ogni volta diversa, è un libero fluire di gesti, passi e movimenti su musica e parole della voce narrante. Si crea quindi un’atmosfera suggestiva in cui i danzatori, tra movimenti e parole, condividono coi loro spettatori le loro esperienze più intime, profonde e personali. Le loro storie, grazie alla mitologia, trovano corrispondenza negli archetipi universali, creando una potente connessione fra i performer e gli spettatori che in essi si rispecchiano.
La Vision
Dietro ogni performance, passo di danza e progetto educativo di WIDE c’è un team affiatato di artisti, creativi e innovatori accomunati dalla stessa visione: creare esperienze trasformative che connettano e ispirino chiunque vi prenda parte.

L’intervista
Raggiungo Alessia, Dijana e Margherita per saperne di più sul loro fantastico Progetto.
J.: “Come vi descrivereste a chi ancora non ha avuto il privilegio di incontrarvi?”
A.: “Sono un puntino di luce nel cielo che si tiene ancora un po’ nascosto. Ma sento con nettezza la forza dietro alla mia apparente invisibilità.”
M.: “Io mi sento un mammifero non molto grande che parla una lingua buffa (che sembra antica o magica) e di natura non immediatamente socievole. Dijana è una serie di cartelli sapientemente collocati lungo il percorso.”
D.: “Mi sento una costellazione di sentieri illuminati, una guida che intreccia visione e azione. La forza che rende il cammino non solo possibile, ma vibrante di vita.”
J.: “Come nasce il Progetto WIDE e da cosa prende ispirazione?”
A.: “WIDE Company aspira a costruire ponti tra le comunità coltivando la connessione attraverso il movimento, un linguaggio universale capace di superare barriere e riunire le persone. È un’iniziativa visionaria che utilizza il movimento come strumento di connessione tra comunità diverse, tradizioni e innovazione sociale. Promuovere il benessere, lo scambio culturale e la crescita personale attraverso un approccio multisfaccettato che include arti performative, educazione alla danza, tecnologie innovative e pratiche di benessere.”
J.: “E il Progetto 100DONNE?”
A.: “100DONNE nasce da una visione, da un’immagine arrivata in sogno: quella di portare cento donne su un palco. Una performance itinerante e interattiva, che mette al centro l’energia femminile per risvegliarla in ogni donna e in ogni uomo. La matrice che guida la performance è la danza e nello specifico il folklore, perché crediamo che al di là delle sovrastrutture e delle esperienze personali ci sia un filo rosso che ci lega tutti. È il legame con le nostre radici, con la parte più arcaica e intuitiva delle nostre esistenze. 100DONNE ci libera dai pesi della tradizione, per celebrarne la bellezza e interpretarla in chiave contemporanea, rendendola accessibile a tutti.”
J.: “Performing, Dancing ed Educating sono i 3 modi in cui la vostra Mission passa all’azione. In sintesi, come si esprime WIDE in ciascuna delle sue declinazioni?”
M.: “A scadenza irregolare ci raduniamo per mettere in moto la nostra energia. Stiamo via via sviluppando un metodo WIDE per allenarci. L’approccio è interdisciplinare: usiamo il teatro, la danza, il contact, la meditazione, le manovre fasciali, la voce, l’improvvisazione. Altre volte ci focalizziamo sul côté performativo – con workshop dedicati a un tipo preciso di danza folkloristica – e questo in vista degli happening che organizziamo ovunque sul territorio e che ci vedono ballare ogni volta almeno sei o sette coreografie differenti di danza. L’educazione: comunichiamo con i giovani sui loro canali, insegnando il valore del femminile e trasformando il folklore in una formula evolutiva accessibile alle nuove generazioni. Promuoviamo la salute e la consapevolezza di sé attraverso il movimento, utilizzando arte, mitologia, storia e filosofia per valorizzare il femminile. Costruiamo una rete in cui ciascuno ha una voce e un corpo rispettato nella sua libera espressione. Non ragioniamo mai in termini di gerarchia: principiante, avanzato, professionista. Procediamo insieme, integrando, assimilando, digerendo, scartando il superfluo. Crescere è questo.”
J.: “In che modo WIDE si prefigge di trasformare il folklore in una formula evolutiva accessibile alle nuove generazioni?”
M.: “Non si contano, nel mondo, i conflitti; ma anche nei microcosmi delle nostre comunità, nelle famiglie, addirittura dentro noi stessi ci sono soldati pronti a fare fuori il presunto nemico. Per buttare giù questi muri, che sempre vengono tirati su in nome delle differenze, noi di WIDE procediamo al contrario. Le differenze le sottolineiamo, le valorizziamo. Portando in scena le danze folkloristiche, WIDE recupera dall’oblio ciò che ci rende unici in quanto svizzeri, congolesi, cinesi, brasiliani o egiziani (per fare solo pochi esempi). Disseppelliamo quelle pratiche tradizionali dalla tomba cui ingiustamente sono state relegate. Per accorciare le distanze coi giovani, però, la tradizione noi la rivisitiamo: con musiche riviste e coreografie corali al passo coi tempi.”
J.: “Come vi prefiggete di valorizzare il femminile?”
A.: “Agiamo su due piani: quello estetico, legato all’esperienza di danzare con costumi folkloristici, ci permette di arrivare a quello interiore. Se escludiamo gli spettacoli meramente turistici in località esotiche, abbiamo notato che la tendenza è quella di danzare spogliandosi della propria tradizione: via libera a tutine nere o color carne, abiti essenziali. Nulla in contrario, bene inteso. Ma noi vogliamo usare l’espediente dell’abito tradizionale per onorare le nostre radici, dare loro diritto di cittadinanza, di parola e gesto. Anche quando si tratta di abiti ingombranti, che portano con sé costrizioni, inutili pesi: siamo convinte che per trascendere una condizione la si debba prima abitare fino in fondo. Non esserne vittime. Cavalcarla. E dirigere noi il passo.”
J.: “WIDE si rivolge a chiunque, a prescindere dal livello di consapevolezza raggiunto nel proprio cammino spirituale? Anche a chi desideri soltanto mantenersi in forma fisica?”
A.: “Ognuno nella vita arriva ai piedi della sua montagna. È ineludibile. E conquistarla, la montagna, significa conquistare la propria natura. Orbene, chi è già arrivato a sé stesso scalando una parete di questa montagna, forse non sentirà il richiamo di WIDE, perché avrà trovato altri ‘picconi’ per arrampicarsi. Questo per dire che noi incoraggiamo a percorrere il sentiero e la filosofia WIDE anche chi è a digiuno di spiritualità, o forse soprattutto. Ci sono ‘password’ insospettabili, nascoste nella vita di ognuno. Spesso si tratta di password collettive: il metodo WIDE – l’abbiamo scoperto noi per prime – è una di queste chiavi d’accesso.”
J.: “Come si arriva, attraverso il movimento, a una maggiore consapevolezza di sé?”
A.: “Ci si arriva perché ci predispone. Poiché si cammina, si apre la strada, dice il saggio. Non il contrario; non è mai la strada a propiziare il cammino. Noi procediamo un passo dopo l’altro, con quello che c’è. Se siamo in 3, siamo in 3. Siamo in 15? Bene. Balliamo in 15. Il corpo è la nostra bussola: il corpo sa già tutto e, al contempo, brama nuovi percorsi. La mente va silenziata, deve solo partecipare in qualità di vassalla. Il movimento del corpo è il grimaldello che apre le porte dell’ignoto, dove ha sede – per così dire – l’anima. Il corpo è più saggio del cervello, e allora noi vogliamo celebrarlo usandolo. Fidandoci di lui, procedendo al suo ritmo, non badando troppo alla destinazione.”
J.: “Qual è il ruolo e la funzione del dispositivo digitale?”
M.: “Il dispositivo digitale ha il ruolo di potenziare l’esperienza artistica e partecipativa delle performance, come quelle legate al progetto 100DONNE. La sua funzione principale è quella di creare un’interazione immersiva e personalizzata tra i partecipanti, gli artisti e il pubblico, utilizzando tecnologie digitali per amplificare l’impatto emotivo e narrativo. Il dispositivo serve a raccogliere, elaborare e visualizzare dati in tempo reale, permettendo agli spettatori e ai performer di connettersi con le storie e i contenuti delle performance in modo innovativo.”
J.: “È già pronto?”
M.: “È in fase di sviluppo e prototipazione, pronto per essere testato in eventi futuri.”
J.: “È un’app da scaricare nel proprio telefonino, o più device da distribuire fra gli spettatori?”
M.: “Ci sarà un’app scaricabile sui propri telefoni che permetterà a partecipanti e spettatori di accedere facilmente ai contenuti digitali e anche di contribuire con input propri ad arricchire l’esperienza collettiva, legata comunque al device fisico.”
J.: “A cosa serve esattamente?”
M.: “Serve a creare un’esperienza interattiva e immersiva che integra arte, tecnologia e partecipazione di chi ne è coinvolto. Nel contesto di 100DONNE, è usato per raccogliere le storie dei partecipanti, visualizzare dati in tempo reale durante le performance e creare connessioni tra i performer e il pubblico. Ad esempio, trasformerà le narrazioni personali in elementi visivi o sonori, rendendo le performance più dinamiche e coinvolgenti. Inoltre, supporterà la componente educativa di Wide Company, offrendo risorse e guide interattive per i partecipanti ai workshop e agli eventi.”
J.: “Interessante! Come funziona?”
M.: “Il funzionamento del dispositivo digitale si basa su tecnologie legate all’elaborazione di dati in tempo reale e l’uso di piattaforme digitali per creare interazioni. Gli utenti scaricano l’app sul proprio telefonino e la utilizzano per accedere a contenuti specifici durante gli eventi, come video, audio e mappe digitali interattive. Include funzionalità come la scansione di codici QR, la visualizzazione di elementi multimediali che si sincronizzano con la performance dal vivo. Il dispositivo sfrutta tecnologie di intelligenza artificiale per elaborare dataset e creare esperienze personalizzate.”
J.: “So che avete preparato un’installazione video itinerante: ‘Chi sei?’…”
A.: “Usiamo l’esperienza corporea per gettare un ponte che ispiri l’azione culturale, ciò che consente di far vivere l’arte oltre il palcoscenico. Tutti possono farne esperienza. Nell’installazione usiamo una telecamera che simula lo specchio, che è un elemento molto presente in WIDE sin dall’inizio. Lo specchio, infatti, ci aiuta a interrompere le proiezioni verso l’esterno, abbassa il brusio del mondo e ci autorizza a intraprendere una passeggiata dentro di noi. Territorio che frequentiamo di rado. Se guardi te stesso negli occhi, succede qualcosa. E noi vogliamo registrare quel qualcosa.”
J.: “Margherita, ti va di condividere con noi l’origine e il significato del tuo aforisma preferito?”
M.: “The key is: there is no door. Si tratta di una mia poesia, che abbiamo tradotto in Inglese per allungarci il più possibile verso nuovi orizzonti e nuovi pubblici. La chiave è che non c’è nessuna porta: per capire che cosa significa occorre fregare il proprio cervello, girargli attorno, eluderlo, scegliere di non usarlo ‘per capire’. È l’intuizione che dobbiamo risvegliare. Questo motto ci dice che la gabbia è aperta, è sempre stata aperta, e il cielo aspetta solo il nostro volo. In altre parole, è la fede nel disegno complessivo, a guidarci. E noi quel disegno, sebbene ancora abbozzato e pieno di cancellature, lo vediamo già compiuto, e nei minimi dettagli. Consce che, in maniera direttamente proporzionale al nostro coraggio, quel disegno si arricchirà di colori e forme in grado di sorprenderci. Passo (di danza) dopo passo, diventare pioggia, raggiungere tutto.”
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