Alla scoperta della Teoria del Ponte Empatico nelle Organizzazioni

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Betapress: Grazie per essere qui con noi oggi dott. Faletti. Lei gioca un poco in casa essendo anche il direttore di questa testata.

Faletti: Si in effetti credo molto nella divulgazione e il giornalismo fatto bene è sempre stato un mio peculiare interesse. Da ormai vent’anni svolgo attività nel mondo del giornalismo in tantissime forme.

Betapress: La “Teoria del Ponte Empatico” è una nozione che sta guadagnando molta attenzione nel mondo aziendale. Potrebbe spiegare cosa rappresenta questa teoria e come è nata?

Faletti: La Teoria del Ponte Empatico ha ormai nella mia mente più di vent’anni di gestazione, deriva da un saggio che avevo scritto, ovvero l’organizzazione fruibile, e prende spunto dalla necessità di comprendere e migliorare le interazioni all’interno delle organizzazioni, specialmente tra gruppi diversi. È basata sull’idea che l’empatia—la capacità di comprendere e condividere i sentimenti altrui—possa servire come un “ponte” per superare differenze e barriere, facilitando una collaborazione più profonda e significativa.

Betapress: Interessante. Ricordo che Lei ha anche molti titoli in Pedagogia, e da anni si occupa di questa scienza, come si applica concretamente questa teoria all’interno di un’organizzazione?

Faletti: Si in effetti il mio lavoro di pedagogista mi ha molto aiutato nel definire questa teoria del ponte empatico, soprattutto interagendo nei molti ruoli lavorativi da me ricoperti; ho avuto modo di definire la teoria che si focalizza su tre pilastri principali: formazione, leadership e politiche organizzative. Per impiantare il Ponte nell’organizzazione occorre partire da  workshop di formazione per sviluppare le competenze empatiche dei dipendenti a tutti i livelli. I leader, inoltre, sono formati per riconoscere ed esprimere empatia, agendo da modello per i loro team. Infine, le politiche organizzative sono rivedute per assicurare che promuovano inclusione e comprensione reciproca.

Betapress: Quali potrebbero essere le sfide nel promuovere questa teoria nel contesto aziendale?

Faletti: Una delle maggiori sfide sarà quella di convincere le leadership aziendali che l’empatia non è solo una “bella qualità” da avere, ma una componente essenziale per il successo e la sostenibilità aziendale. Inoltre, c’è sempre il rischio di resistenza al cambiamento, specialmente in organizzazioni con culture ben radicate che valorizzano la competitività rispetto alla collaborazione.

Betapress: Ha riscontri su come la teoria possa impattare nelle organizzazioni ?

Faletti: Sì, da piccoli esperimenti da me realizzati sui luoghi di lavoro i risultati sono molto positivi. Le organizzazioni in cui ho provato ad implementare la teoria hanno mostrato un miglioramento nel morale dei dipendenti, una diminuzione dei conflitti interni e un incremento della collaborazione. Questo non solo migliora l’ambiente lavorativo ma spesso si traduce anche in migliori performance complessive. E’ solo, per ora, un percorso minimale quello da me fatto, ma i risultati sono promettenti.

Betapress: Qual è il suo obiettivo a lungo termine con la Teoria del Ponte Empatico?

Faletti: Il nostro obiettivo è vedere questa teoria adottata come standard nel mondo organizzativo. Vogliamo che diventi una prassi comune considerare l’empatia non solo come una competenza sociale, ma come una strategia di business cruciale, essenziale per la crescita e l’innovazione sostenibili.

Betapress: riesce a darci un assaggio di come è costruita questa teoria?.

Faletti: L’elaborazione di una teoria organizzativa basata sull’empatia tra i gruppi sociali ha richiesto una riflessione profonda su come le relazioni interpersonali e intergruppi possano essere orientate e strutturate per promuovere una collaborazione efficace e un benessere collettivo.

Una tale teoria è strutturata attorno a vari pilastri fondamentali che includono la comprensione, la comunicazione, la condivisione di esperienze e la promozione di una cultura dell’empatia.

Ho sviluppato un approccio teorico basato su questi elementi che riassumo per brevità:

Definizione e riconoscimento dell’empatia intergruppi

L’empatia intergruppi può essere definita come la capacità di comprendere e condividere i sentimenti e le prospettive di membri di altri gruppi sociali, e di essere motivati a rispondere con compassione alle loro esigenze e difficoltà.

Questo richiede un riconoscimento attivo delle differenze e delle somiglianze tra gruppi, senza cadere nella trappola di stereotipi e pregiudizi.

Sviluppo di competenze empatiche

Per favorire l’empatia tra gruppi diversi, è essenziale promuovere l’educazione e la formazione sulle competenze empatiche all’interno delle organizzazioni.

Questo include la formazione su ascolto attivo, comunicazione non violenta, e tecniche di risoluzione dei conflitti.

Inoltre, le simulazioni e i giochi di ruolo possono essere utilizzati per permettere ai membri di sperimentare situazioni dal punto di vista degli altri.

Strutture e politiche organizzative

Le strutture organizzative dovrebbero essere progettate per promuovere incontri e collaborazioni tra gruppi diversi.

Ciò può includere la creazione di team misti su progetti, programmi di scambio tra diversi settori o dipartimenti, e la creazione di comitati di diversità e inclusione che lavorano attivamente per identificare e abbattere le barriere all’empatia intergruppi.

Leadership empatica

La leadership gioca un ruolo cruciale nel modellare la cultura organizzativa. Leader empatici possono servire da modelli, mostrando come l’empatia possa guidare decisioni etiche e giuste.

Essi dovrebbero essere formati per riconoscere e valorizzare le diversità, facilitare dialoghi aperti tra gruppi e intervenire in modo costruttivo quando emergono tensioni.

Valutazione e feedback

Una cultura basata sull’empatia richiede meccanismi di valutazione e feedback che non solo misurino il successo in termini di risultati economici, ma anche in termini di benessere sociale e collaborazione tra gruppi.

Feedback regolari possono aiutare a identificare le aree di miglioramento e a celebrare i successi nel costruire un ambiente organizzativo più empatico.

Ricerca e sviluppo continuo

Infine, è vitale che le organizzazioni investano nella ricerca continua sulle dinamiche di gruppo e sull’empatia intergruppi.

Ciò può includere collaborazioni con accademici e istituti di ricerca per studiare l’efficacia delle politiche implementate e per esplorare nuove strategie per rafforzare l’empatia organizzativa.

In conclusione, una teoria organizzativa basata sull’empatia tra i gruppi sociali può offrire un potente framework per costruire organizzazioni più inclusive, resilienti e produttive.

Promuovere l’empatia non solo migliora il clima interno, ma può anche rafforzare la reputazione dell’organizzazione all’esterno, attrarre e trattenere talenti, e promuovere l’innovazione attraverso una maggiore comprensione e collaborazione tra diversi gruppi sociali.

Betapress: Grazie per aver condiviso queste intuizioni con noi. Sembra davvero che la Teoria del Ponte Empatico possa essere un cambio di paradigma per il futuro del lavoro, uscirà anche un libro?

Faletti: Siamo solo all’inizio di questo percorso, ma sono fiducioso che possiamo costruire ponti di empatia che porteranno a un futuro più collaborativo e inclusivo per tutti, si un libro è già in lavorazione come può vedere dalla bozza di copertina.

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