Lettera dell’Associazione Escort Italiane
RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO QUESTA LETTERA CHE RITENIAMO MOLTO IMPORTANTE
Associazione Escort Italiane
Sede nazionale – Roma
Alla cortese attenzione della
Presidenza del Consiglio dei Ministri
e, p.c. Presidenti di Camera e Senato
Commissioni Giustizia
Roma, 27 novembre 2025
Oggetto: Considerazioni grate a margine della riforma in materia di consenso nei rapporti sessuali
Onorevole Presidente,
Onorevoli Parlamentari,
scriviamo in relazione alla riforma che, come noto, mira a spostare l’asse della tutela penale dal paradigma della “costrizione” (violenza, minaccia, abuso) alla centralità della mancanza di consenso, introducendo nel lessico giuridico la formula del “consenso libero e attuale” quale snodo qualificante della fattispecie.
Nella cronaca parlamentare e giornalistica si è colta, con chiarezza, la portata “di cornice” dell’intervento: non un mero ritocco sanzionatorio, ma un tentativo di ridefinire culturalmente che cosa, in uno Stato costituzionale, debba intendersi come relazione sessuale lecita: non la relazione “in cui non si dimostra la costrizione”, bensì quella in cui si realizza una partecipazione positiva, consapevole e revocabile.
Ora, è qui che ci permettiamo di ringraziare.
Il ringraziamento: quando la certezza del consenso diventa “domanda di mercato”
Se il legislatore, nel suo sforzo di civilizzazione, intende affermare che “solo sì è sì”, allora – in un Paese che tende spesso ad apprendere per via di urti normativi più che per educazione – è plausibile che una quota di popolazione, spaventata dall’incertezza interpretativa o dalla reputazione sociale, cerchi contesti percepiti come “a rischio minore”, dove l’esplicitazione della volontà reciproca sia culturalmente già prevista come condizione preliminare.
Ed ecco l’effetto collaterale di cui siamo grate: l’aumento della ricerca di rapporti “ordinati”, “chiari”, “con confini dichiarati”, nel tentativo – talvolta ingenuo – di trasformare la complessità relazionale in una procedura, garantirà a tutte le iscritte dell’associazione un notevole incremento di fatturato.
Questo, sul piano empirico, tende a spostare parte della domanda verso forme di incontro, il nostro, in cui la negoziazione dei limiti e delle condizioni avviene in modo più esplicito, anticipato e verbalizzato rispetto a molte dinamiche ordinarie di corteggiamento.
In termini economici, la norma nasce per proteggere la libertà sessuale, ma può produrre un incremento di fatturato per chi, professionalmente, opera in setting dove “consenso” e “confini” vengono discussi e riaffermati in modo più diretto.
Osserviamo soltanto la logica, tipica delle politiche pubbliche, per cui strumenti concepiti per un fine nobile ma male analizzati spesso ridisegnano incentivi, paure e preferenze, favorendo chi come noi fa della chiarezza un contratto.
Una nota di metodo: lo Stato e la sessualità tra diritto penale e pedagogia civile
Ci fa molto piacere riconoscere che la riforma, se e quando sarà definitivamente approvata, si collocherebbe in un orizzonte coerente con le traiettorie europee e con l’idea che la libertà sessuale non sia una “zona grigia” regolata dalla forza, ma un ambito di autodeterminazione che richiede criteri stringenti di riconoscimento.
Quello citato è in realtà già da sempre nella nostra offerta di mercato, chiara semplice e non forzata.
Tuttavia, il ricorso al diritto penale come leva culturale è sempre la più grossa stupidata possibile e presenta un forte limite strutturale, e certo capiamo che uno stato così tronfio non possa e non voglia accettare suggerimenti dalla nostra associazione, ma noi, nella nostra assoluta libertà di opinione, ci permettiamo lo stesso di osservare: la norma può fissare una soglia di punibilità e un principio di tutela, ma non può – da sola – produrre alfabetizzazione emotiva, competenza comunicativa, gestione del rifiuto, consapevolezza del corpo e del confine.
Qui, la questione diventa propriamente pedagogica e sociale: senza un investimento in educazione affettiva e sessuale, si rischia che la legge funzioni come un “cartello stradale” piantato nel deserto. (E la cronaca italiana sul tema dell’educazione sessuale obbligatoria, non sempre lineare, lo rende un punto delicato del dibattito pubblico).
Per noi la questione è chiarissima, vista anche la conoscenza diretta della politica che per mestiere abbiamo quotidianamente.
Il contesto italiano: la sessualità “commerciale” tra Merlin e ipocrisie sistemiche
Il nostro Paese vive da decenni una peculiarità: la prostituzione, come atto volontario tra adulti non sfruttati, non è in sé vietata; ciò che è represso penalmente è lo sfruttamento, il favoreggiamento organizzato, la gestione di luoghi e circuiti che reintroducano forme di controllo e profitto sulla persona.
Questa architettura, storicamente legata alla legge del 1958 (c.d. Merlin), ha prodotto un equilibrio instabile: tolleranza di fatto, stigma sociale, e occasionali slittamenti tra invisibilità e moral panic.
Nel quadro di una riforma centrata sul consenso, diventa allora evidente un cortocircuito culturale: si chiede alla società di essere modernissima sul consenso, mentre resta spesso arcaica (o ipocrita) nel riconoscere che esistono e vanno protetti, sul piano dei diritti fondamentali, anche coloro che vivono di lavoro sessuale e sono esposti a rischi specifici: violenza, ricatto, vulnerabilità economica, marginalità sanitaria.
Riteniamo opportuno quindi che i nostri diritti vengano finalmente tutelati da quei politici che spesso li utilizzano a loro piacimento (come spesso utilizzano noi ma per questo ci pagano, quindi rientrano nel normale consenso reciproco e qui siamo a posto).
Ci chiediamo inoltre se non fosse stato opportuno pensare ad una firma digitale da scambiare magari via cellulare prima dell’atto in modo da rendere il tutto più conforme alla legge 82 del 2005.
Ma poi come la mettiamo se uno ci ripensa dopo?
La legge prima citata non ammette il disconoscimento della firma digitale, anche questo richiederebbe di modificare la legge.
Le nostre “richieste”
Poiché abbiamo già espresso un grazie sul nostro fatturato che aumenterà nel breve, ci permettiamo di essere molto seri su quattro punti:
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Chiarezza comunicativa istituzionale: se la riforma afferma che l’assenza di consenso è il cuore della violenza sessuale, occorre evitare comunicazioni pubbliche che ricadano nel vecchio schema “se non ti sei opposta abbastanza…”. Il baricentro deve restare sull’autore dell’atto e sulla mancanza di volontà libera dell’altra persona.
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Formazione e prevenzione: ogni riforma sul consenso, per non diventare solo un dispositivo repressivo, deve accompagnarsi a educazione: scuole, università, luoghi di lavoro, sanità territoriale.
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Protezione delle persone che lavorano nel sesso: senza entrare in modelli ideologici contrapposti, chiediamo che i servizi anti-violenza, le tutele sanitarie e i canali di denuncia siano realmente accessibili anche a chi opera nel mercato sessuale e teme stigma o ritorsioni.
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Coerenza dell’iter: se una riforma viene presentata come svolta civile, il suo percorso istituzionale dovrebbe rifletterne l’urgenza, evitando rinvii e “frizioni” che possano essere percepite come disattenzione verso la tutela effettiva.
Comunque alla fine: grazie
Concludiamo ribadendo che non ringraziamo soltanto perché “ci conviene”, ma perché, se la regola del consenso viene davvero interiorizzata, l’intera società – lavoro sessuale compreso – ne ricava un principio di civiltà: la centralità della volontà, la legittimità del no, la revocabilità, la responsabilità di leggere l’altro non come oggetto ma come soggetto.
Se poi qualcuno, nel tragitto, confonderà educazione con burocrazia, e cercherà scorciatoie “procedurali” invece di imparare a comunicare, sarà un segno che la legge ha inciso (almeno) sulle paure.
Ma il traguardo che dovevate perseguire, e non ci riuscirete con questa legge, era comunque e resta culturale: ridurre la violenza, non spostare il consumo.
Così invece potrebbe succedere proprio un nostro significativo aumento di fatturato … per il quale, ovviamente, continueremo a ringraziarvi.
Con osservanza,
La Presidenza nazionale
Associazione Escort Italiane
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