La Scuola perde pezzi
La scuola perde pezzi, cresce la “homeschooling”
Negli ultimi anni sempre più famiglie scelgono la homeschooling, ovvero l’istruzione parentale, per i propri figli.
L’istruzione parentale, disciplinata dall’art.4, comma 1 del Dlgs 76/05, prevede che i genitori, o chi ne fa le veci, che intendano provvedere privatamente o direttamente all’istruzione dei propri figli, ai fini dell’assolvimento dell’obbligo decennale di istruzione, devono darne comunicazione anno per anno al dirigente scolastico del territorio di residenza. Inoltre devono dimostrare di avere la capacità tecnica o economica per provvedere all’insegnamento.
Il minore è poi tenuto a sostenere un esame di idoneità annuale per il passaggio alla classe successiva, in una scuola statale o paritaria.
I dati ufficiali del MIM indicano che il numero di famiglie che sceglie l’istruzione parentale è notevolmente aumentato, soprattutto a seguito del periodo della pandemia di Covid-19.
Nell’a.s. 2023/2024 gli alunni in istruzione parentale sono stati circa 16.800, su un totale di oltre 7 milioni in età di obbligo scolastico.
Questo numero rappresenta circa lo 0,2% del totale degli studenti, dato ancora limitato, ma purtroppo in chiara crescita. Infatti nell’a.s. 2017/18, pre-Covid, gli alunni in istruzione parentale erano poco più di 5.000, e nel 2019/2020 circa 6.212. L’incremento si è accentuato nel periodo pandemico, raggiungendo oltre 15.000 nel 2021.
L’aumento è stato particolarmente marcato nella scuola primaria, dove si è registrato un forte aumento, passando da circa 2.243 bambini nell’anno scolastico 2018-2019 a oltre 10.000 nel 2020-2021.
Riguardo alla distribuzione geografica i dati nazionali mostrano che i centri di homeschooling e le scuole parentali sono maggiormente diffusi nel Centro-Nord e interessano famiglie con background medio-alto.
Quali le motivazioni?
Tra le motivazioni le classi sovraffollate, personale docente precario, ambienti poco inclusivi, ma anche qualcosa di più profondo: il modello scolastico attuale per alcuni non risponde ai bisogni dei bambini di oggi.
Così la crescita di scuole parentali, scuole nel bosco e percorsi educativi alternativi dimostra che molti genitori cercano un’educazione più personalizzata e rispettosa dei tempi e dei talenti dei propri figli.
Raccontano che
nelle realtà parentali si crea un rapporto diretto e autentico tra docenti, genitori e alunni: una sorta di “famiglia allargata” dove il benessere del bambino viene prima delle nozioni e dove c’è spazio per metodi davvero diversi, non per “conformarsi”.
Allora forse è arrivato il momento di chiederci se la scuola “tradizionale”, rimasta sostanzialmente uguale da generazioni, sia ancora il luogo migliore per crescere i cittadini di domani. Riflettiamo!
PIO MIRRA
DS
G. Pavoncelli
Cerignola (FG)
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