Leone XIV alla prova del “difficile mestiere” di essere Papa

Nello scrivere che quello del Papa appare un “mestiere difficile”, ovviamente non c’è nessuna presunzione. Basta considerare i problemi che ogni giorno, anzi potremmo dire ogni ora, presumibilmente si rovesciano sulla sua scrivania al terzo piano del Palazzo Apostolico.
Facciamo qualche piccolo esempio degli ultimi giorni. Nella recente giornata del Capodanno Ebraico, Leone XIV scrive e (pensiamo) si sia interfacciato direttamente o tramite la Segreteria di Stato con la comunità ebraica di Roma, ribadendo i legami di vicinanza e amicizia che uniscono i credenti delle due fedi. Gli ebrei – come ben sappiamo noi cattolici– sono i “nostri fratelli maggiori” per la fede nel Dio di Abramo, di Isacco e di Giacobbe. Questo ci accomuna da due millenni, e la venuta di Cristo, per noi il “messia” mentre loro ancora lo attendono non riconoscendo Gesù come tale, lungi dal creare una barriera tra le due fedi, in un certo senso stimola entrambi i credenti ebrei e cattolici a penetrare sempre più nei misteri della rivelazione, che ha una base comune e che sussiste col principio della “non contraddizione”. Tale principio infatti recita che, se è ritenuta di origine divina la rivelazione contenuta nella Torah, alla quale il popolo ebraico sparso nel mondo si rifà, a maggior ragione partendo da quella base, risulta valida e sacra per il popolo dei credenti in Cristo la rivelazione apostolica come ci è stata tramandata nei Vangeli. Il Nuovo Testamento è infatti considerato lo sviluppo naturale e provvidenziale di quello “antico” che non ha perso, anzi che mantiene invariato e potente il suo messaggio di salvezza per ogni uomo.
I rapporti con l’ebraismo e la guerra a Gaza
Essere Papa e gestire i rapporti con i “fratelli maggiori” ebrei è alquanto problematico oggi, per via della guerra in corso a Gaza, con gli attacchi che il governo israeliano sta compiendo per sconfiggere Hamas e liberare gli ostaggi. Le recenti polemiche sul riconoscimento dello stato di Palestina hanno rappresentato una “gatta da pelare” per Papa Leone, che non avrebbe motivi per inimicarsi il popolo ebraico ed è chiamato a difendere i principi di umanità e solidarietà con i più poveri, in questo caso i palestinesi. Dal canto suo, Leone ha ribadito la posizione di sempre della Santa Sede sui due popoli e due stati, pur ammettendo che sarà molto difficile che ciò avvenga per le resistenze di Israele, degli Usa e di tanti che sono contrari a questa prospettiva e per la durezza di Hamas che non intende liberare gli ostaggi e farsi da parte, permettendo così di dare vita a un compiuto nuovo stato palestinese.
Altro terreno difficile è fare il Papa nei confronti delle diverse conferenze episcopali nazionali cattoliche, alcune delle quali “riottose” nei confronti di Roma, oltre che delle chiese cristiane riformate che sono fuori dal perimetro della sua autorità pontificia, ma non sono fuori dal comando di Gesù, affinché “tutti siano uno”. Per quanto riguarda il primo aspetto, le differenze di visione all’interno di alcune conferenze episcopali cattoliche nazionali rispetto alla Santa Sede, come è il caso della Chiesa tedesca circa le “benedizioni delle coppie gay”, comprendiamo si tratti di una situazione di forte tensione, perché rischia di lacerare il tessuto unitario della Chiesa nel suo insieme. Se i vescovi tedeschi sembrano voler insistere sull’apertura alle coppie omosessuali, le Chiesa africane al contrario, già in epoca Bergoglio, avevano espresso chiaramente il loro rifiuto di questa deriva omosessualista.
L’insegnamento morale della Chiesa non cambia
In sostanza, travolti dall’entusiasmo del cosiddetto modernismo teologico, alcuni esimi cardinali, vescovi, teologi, professori e credenti, hanno iniziato ad adottare il linguaggio e i canoni psicologici “inclusivi” tipici del linguaggio omosessualista. Anche in alcune chiese e università cattoliche si è iniziato a sentire che l’omosessualità non è una condizione di disordine morale, come recita il Catechismo, e quindi – per logica estrinseca – non è più nemmeno peccato. Proprio per questo, va accolta, integrata, approvata e – dicono in particolare i Vescovi tedeschi, in particolare facendosi forti del documento della Congregazione per la dottrina della fede intitolato “Fiducia supplicans”, approvato da Bergoglio – non si può fermare questo processo di apertura della Chiesa. A pochi mesi dall’elezione di Leone XIV, questi stessi vescovi teutonici, gli si oppongono e intendono “tirare dritto” secondo le deliberazioni emerse dal sinodo della Chiesa tedesca. In sostanza, dichiarano di voler “disobbedire” al Papa, in quanto Leone XIV, in un libro-intervista rilasciato alla giornalista Elise Ann Allen, ha detto chiaramente che, circa la morale sessuale e matrimoniale, “al momento non ho intenzione di cambiare l’insegnamento della Chiesa sull’argomento”.
Ma non finisce qui. Papa Leone è stato forse “scavalcato” e in un certo senso si è trovato costretto a una sorta di tacita approvazione sulla presenza al Giubileo di un manipolo di esponenti delle associazioni cattoliche LGBTQ che hanno “passato la porta santa” come associazioni di credenti, pur non essendo ufficialmente nel programma. E’ chiaro che il “passare la porta” giubilare ha delle implicazioni spirituali che toccano la coscienza del singolo credente, a partire dal pentimento per i peccati commessi e dal proponimento di cambiare vita. E quindi nessuno poteva impedire che persone LGBTQ facessero questo “passaggio”. Però, acutamente, una scrittrice cattolica molto nota (Costanza Miriano) ha fatto notare al riguardo: c’è da immaginare che con quel passaggio numerose persone in quella condizione abbiano scelto da lì in avanti di vivere “in castità”! Cosa che, a dire il vero, non si è sentita da parte degli esponenti di dette associazioni, che anzi hanno ribadito il loro “orgoglio” (pride) e la convinzione di essere nel giusto. Oltre tutto, abbiamo assistito in quei giorni a una sorta di “benedizione” da parte di un esponente della CEI, fatto che presumibilmente ha suscitato una certa sorpresa e forse anche qualche imbarazzo tra le sacre stanze della Santa Sede.
Per analogia, il nuovo Papa di fatto ha preso le distanze, però senza un riferimento diretto e polemico col predecessore, anche dall’altro punto dolente sul quale si era cimentato Bergoglio: quello di dare la comunione ai divorziati risposati, che vivono insieme e hanno una piena comunione sessuale, senza avere annullato il precedente matrimonio, e perciò trovandosi in condizione di adulterio pubblico.
La “centralità di Cristo” torna in primo piano
Insomma, su due dei principali punti di “spinta in avanti” (gay e divorziati) sui quali Bergoglio aveva giocato la sua immagine pubblica, accattivandosi le simpatie del mondo laico e di sinistra, Leone sembra aver voluto fare una sorta di “frenata”. Non ha mai rinnegato pubblicamente Francesco, anzi ne ha spesso tessuto le lodi, ma nei fatti sta facendo fare alla Chiesa una svolta quasi di 360 gradi, frenando sui problemi più spinosi, il tutto con il suo stile garbato, sempre molto serio e quasi umile. Leone sembra sapere quello che vuole e come proporlo: ha detto da subito che occorre centrare tutto su Cristo e sull’annuncio del Vangelo di salvezza (cosa che il suo predecessore lasciava un po’ ai margini, mettendo invece in primo piano i temi dei migranti, del “green”, degli “scarti” della società, oltre a quello dei “gay”). Al tempo stesso Papa Leone sembra voler garbatamente e senza strappi prendere le redini della Chiesa e mostra che intende dirigerla dove lui sa e vuole.
E’ probabile che, sotto la sua guida, perdano slancio temi più delicati e molto interni alla Chiesa quali il celibato sacerdotale, l’ordinazione delle donne e i “viri probati” (uomini sposati che fungono da quasi-sacerdoti nelle zone, tipo Amazzonia, dove è quasi impossibile far giungere un prete). Molti aspettano Leone al “varco” delle nuove nomine o sostituzioni alla guida dei principali organismi vaticani: vogliono vedere se farà un “repulisti” delle figure bergogliane più estremiste, oppure se vorrà usare una mano morbida nel cambiamento. La prova che sia più probabile questo secondo metodo sta nel fatto che, ad esempio, non è stata cambiata la macchina e struttura di vertice del Sinodo sulla “sinodalità”, il programma che stava molto a cuore a Francesco, che al momento sembra essere sostenuto, almeno a parole, anche da Papa Leone.
Leone di fronte a un mondo scristianizzato
Il vero scoglio sostanziale che forse attende il primo Papa statunitense a noi pare quello della progressiva scristianizzazione del mondo occidentale. Chiese sempre più vuote, giovani che scompaiono dopo la cresima e – se ricompaiono in chiesa – lo fanno per il matrimonio cattolico, che però è sempre meno gettonato: dai dati nazionali risulta che ormai è solo circa il 30 per cento degli sposi che lo sceglie, con un altro 30 per cento che si sposa civilmente e il restante delle coppie che convivono.
La sottolineatura di “mettere Cristo al centro” di Leone XIV indica, a suo modo, il dramma di questo momento in cui la cultura diffusa non è più basata su un approfondimento personale e collettivo della dimensione spirituale dell’esistenza. Invece si tende a ridurre tutto a “benessere”, godimento dei beni materiali, immersione quasi generalizzata delle persone nel paesaggio virtuale dei cellulari e delle app di messaggistica e dei “social”. In queste realtà molto terrene è poco probabile che attecchisca la passione per il mistero di Dio, cresca la curiosità sul perché sia avvenuta l’Incarnazione di Cristo, si affronti la sfida concettuale della “resurrezione della carne” alla quale oramai in pochi credono.
Insomma, Leone XIV deve affrontare una sfida religiosa e spirituale che appare addirittura più grande e più grave delle altre legate ai temi di pace, povertà, immigrazione di massa, sviluppo dei popoli, inquinamento. Vedremo come se la caverà, ora che ha superato il suo periodo di “apprendistato” e comincia a far sentire la sua autorità, seppure con toni gentili e molto rispettosi di tutti. Sotto una scorza umile e popolare, probabilmente si cela una volontà di ferro e anche una fede granitica. Auguri, Papa Leone!
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