Una benemerenza che parla di scuola, città e futuro: il riconoscimento all’operato della dirigente Cettina (Concetta) Giannino

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C’è un filo rosso che unisce la storia educativa di Palermo, l’eredità civile di Giovanni Falcone e la capacità della scuola di essere laboratorio pubblico di cittadinanza: questo filo oggi è stato riconosciuto ufficialmente all’azione della prof.ssa Cettina (Concetta) Giannino, Rettore–Dirigente scolastica del Convitto Nazionale “Giovanni Falcone”.

Con il conferimento del Diploma di Benemerenza dell’Accademia di Sicilia, la comunità culturale regionale ha voluto premiare non solo un profilo personale, ma una visione pedagogica che, negli anni, ha saputo tradurre memoria, legalità e innovazione in prassi scolastica quotidiana. 

Il riconoscimento arriva nel contesto delle celebrazioni per il trentennale dell’Accademia di Sicilia—guidata dal presidente Umberto Palma e dal Senato Accademico presieduto da Marita Patrizia Allotta—e sottolinea il valore pubblico della scuola quando è capace di costruire ponti tra istituzioni, famiglie e territorio.

Non è un premio “di maniera”: è il suggello di una leadership che ha restituito al Convitto Falcone la sua vocazione di agorà civica, in cui memoria e progetto si incontrano. 

La figura della dirigente Giannino è, di per sé, storica: dal 2020 guida il Convitto come prima donna a ricoprire il ruolo di Rettore in oltre cinquecento anni di vita dell’istituzione, un passaggio simbolico e sostanziale nella cultura organizzativa della scuola italiana. Il dato è stato messo in evidenza dalla stampa nazionale sin dal suo insediamento e confermato dagli atti e dalle comunicazioni ufficiali dell’Istituto.

Il merito riconosciuto oggi allinea la biografia professionale della dirigente a una politica educativa di lungo periodo: dagli atti d’indirizzo che hanno posto al centro sostenibilità e transizione ecologica (con inaugurazioni d’anno scolastico vissute come riti civili di comunità) alla costante apertura del Convitto alla città—mostre, laboratori diffusi, iniziative in piazza—che hanno costruito un archivio vivente di esperienze di cittadinanza attiva. Non sono slogan: restano negli scatti delle cerimonie d’apertura e nei resoconti delle attività pubbliche realizzate nel chiostro dell’istituto e negli spazi urbani circostanti.

Questa impostazione ha un tratto distintivo: trasformare i momenti istituzionali in esperienze educative. La scuola non “comunica” soltanto; mette in scena la propria missione—dalla celebrazione della memoria di Falcone e Borsellino alle chiamate al radicamento dei giovani nel Mezzogiorno, fino alla valorizzazione delle competenze trasversali attraverso eventi comunitari curati dagli studenti.

È qui che la leadership di una dirigente scolastica si misura con i fatti: progettualità, alleanze istituzionali, risultati educativi tangibili.

In termini di governance scolastica, la direttrice ha saputo tenere insieme tradizione convittuale e innovazione didattica, presidio organizzativo e impulso culturale: il che significa orientare collegi e staff, dare continuità alle linee programmatiche, curare il rapporto tra tempo scuola e tempo città, far dialogare ordini di scuola diversi all’interno della stessa istituzione educativa.

È una regia che si vede anche nei canali istituzionali e negli spazi di trasparenza amministrativa, dove il ruolo e la struttura dell’istituto sono chiaramente delineati.

L’Accademia di Sicilia, con questa benemerenza, riconosce dunque una leadership che è al contempo pedagogica, civica e manageriale: pedagogica, perché mette al centro la crescita integrale degli studenti; civica, perché intreccia memoria, legalità, sostenibilità e partecipazione; manageriale, perché coniuga visione e gestione, alleanze e risultati, continuità e innovazione. È un riconoscimento che parla a tutta la scuola italiana, ricordandole che l’autonomia si giustifica se diventa autorialità educativa: una scuola capace di scrivere, con i propri studenti, pagine nuove di cittadinanza. 

Non va dimenticato il peso simbolico del “primo rettorato femminile” al Convitto Falcone: in un tempo in cui si discute molto di carriere apicali e di pari opportunità, la traiettoria di Giannino offre un case study concreto su come la diversità di sguardi generi pratiche innovative dentro le organizzazioni pubbliche. La stessa dirigente lo ha spesso declinato in chiave di responsabilità e servizio, chiamando la comunità educante a immaginare il Paese che desidera essere.

In definitiva, questo Diploma di Benemerenza non è il punto d’arrivo, ma un mandato rinnovato: continuare a fare del Convitto Falcone una scuola-città, un bene comune in cui le discipline dialogano con la storia del luogo, i riti scolastici diventano educazione alla democrazia, e gli studenti si riconoscono come soggetti attivi della vita pubblica.

Palermo—la Palermo dei Chiostri, della Cattedrale che fa da sfondo, delle piazze che diventano aula—trova nella scuola diretta da Cettina Giannino un interprete autorevole e appassionato. Ed è giusto che la cultura, attraverso l’Accademia di Sicilia, lo abbia detto ad alta voce.

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