Aprilia, città malata: l’ombra dei tumori tra inquinamento e silenzi istituzionali

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Aprilia, una delle città più grandi del Lazio, secondo comune per popolazione nella provincia di Latina, è oggi il simbolo di una contraddizione feroce: da un lato la sua vocazione industriale e agricola, l’espansione urbanistica, le infrastrutture; dall’altro, un allarme sanitario crescente, troppo spesso ignorato. I cittadini lo percepiscono da anni. E oggi, i numeri lo confermano: Aprilia si ammala più delle altre città del Lazio. E spesso, muore di più.

Uno studio epidemiologico condotto dal Comune di Aprilia in collaborazione con la ASL Latina, la Regione Lazio e l’Istituto Superiore di Sanità, pubblicato nel 2018 ma finanziato con due tranche separate nel 2013 (20.000 euro) e nel 2016 (7.000 euro), ha messo nero su bianco un quadro preoccupante. La mortalità per tumori nella città si attesta a 33 decessi ogni 10.000 abitanti, contro una media regionale di 30 e una nazionale di 28. Le patologie più diffuse riguardano i tumori al polmone, alla tiroide, alla vescica, allo stomaco e all’utero. E le zone più colpite non sono casuali: Campo di Carne, La Cogna, Fossignano. Periferie dove il paesaggio urbano si intreccia con impianti industriali, cave dismesse, discariche e centri di trattamento rifiuti.

Ma i dati, pur confermati, non hanno generato una reazione politica proporzionata. Lo studio epidemiologico, infatti, non ha cercato – né tantomeno dimostrato – una correlazione tra le fonti di inquinamento ambientale e la diffusione delle patologie tumorali. A denunciarlo pubblicamente è stato il dottor Angelo Biagio Mangullo, medico di base oggi in pensione, figura autorevole nel campo della medicina territoriale. Referente per progetti dell’Istituto Superiore di Sanità e collaboratore della Sapienza di Roma in medicina scolastica, Mangullo ha partecipato attivamente anche ai programmi di sorveglianza sanitaria come Influnet. Durante un’assemblea pubblica nel 2022, promossa da Aprilia Libera e La Città degli Alberi, ha espresso giudizi severi sullo studio finanziato dal Comune: “Non è stato disegnato per mettere in correlazione la condizione ambientale con la morbilità e la mortalità della popolazione. Il documento è costruito per non trovare nulla. E infatti non trova nulla”.

Mangullo ha inoltre sottolineato l’assenza di una pubblicazione dei dati più sensibili: le tabelle sulle neoplasie più diffuse non sono mai state rese accessibili. A suo avviso, ciò che lo studio suggerisce implicitamente – ovvero la relazione tra le aree più inquinate e l’incidenza dei tumori – non viene esplicitato, per motivi che vanno oltre la scienza.

Il contesto ambientale, in effetti, è tutt’altro che rassicurante. Nell’agosto 2020, lo stabilimento LOAS fu teatro di un vasto incendio. Per ore, una nube nera e tossica si alzò sopra la città. L’ARPA Lazio rilevò livelli di diossine e policlorobifenili (PCB) ben oltre i limiti suggeriti dall’OMS. La bonifica promessa non è mai stata completata. L’area, ancora oggi, rimane un punto interrogativo per salute e ambiente.

Nel febbraio 2023, un altro incendio ha interessato l’ex dogana – l’ex Freddindustria – liberando fibre di amianto provenienti da coperture in eternit mai bonificate. L’Osservatorio Nazionale Amianto (ONA) è intervenuto duramente, denunciando il ritardo nella bonifica dell’area, nonostante un’ordinanza sindacale emessa già nel 2021. Il presidente dell’ONA, l’avvocato Ezio Bonanni, ha presentato un esposto alla Procura della Repubblica di Latina, parlando apertamente di una gestione negligente e di un rischio sanitario concreto per tutta la popolazione. In un comunicato riportato dal Giornale dell’Ambiente, Bonanni ha dichiarato: “È vergognoso il ritardo nella messa in sicurezza dell’area contaminata. Purtroppo è tardi: le fibre killer si stanno diffondendo nella città, creando un vero disastro ambientale”.

Secondo l’ONA, l’incendio ha determinato la dispersione incontrollata di fibre di amianto aerodisperse, capaci di infiltrarsi in case, scuole e aree pubbliche. Si tratta di sostanze che, come ribadito dall’Istituto Superiore di Sanità e dall’INAIL, non hanno soglia minima di sicurezza: basta una sola fibra inalata per costituire un rischio cancerogeno.

Ma non sono solo i roghi a destare preoccupazione. In alcune zone di Aprilia si sospetta che frammenti di eternit siano stati seppelliti illegalmente da cittadini nel tentativo di evitare i costi della bonifica. È una pratica che ha trovato terreno fertile nel vuoto normativo e nella carenza di controlli. Il cemento-amianto interrato, se degradato o smosso da scavi e infiltrazioni, può rilasciare fibre cancerogene nel suolo e raggiungere le falde acquifere, contaminando l’ambiente in modo subdolo e permanente.

L’aria stessa, ad Aprilia, è spesso sopra i limiti. Le centraline dell’ARPA Lazio hanno registrato una concentrazione media di PM10 pari a 23 µg/m³, superando i 20 raccomandati dall’Organizzazione Mondiale della Sanità. Ogni incremento di 10 µg/m³ comporta, secondo studi riportati da Inliberauscita.it, un aumento significativo della mortalità giornaliera per cause respiratorie e cardiovascolari.

I bambini non sono risparmiati. L’AIRTUM indica che il Lazio ha un’incidenza pediatrica tumorale superiore alla media italiana: 22 casi ogni 100.000 bambini, contro i 20 nazionali. Ad Aprilia, stime ufficiose parlano di 24 casi ogni 100.000. Ma non esiste un Registro Tumori Infantili. Una lacuna gravissima, che impedisce di tracciare e comprendere l’evoluzione della malattia tra i più piccoli. I medici del territorio segnalano un aumento dei casi di leucemia e linfoma in età scolare, ma le istituzioni non hanno ancora attivato strumenti ufficiali di monitoraggio.

Nel 2024, l’onorevole Federica Onori ha portato la questione in Parlamento, sollevando dubbi sulle scelte regionali che, nonostante questi dati, continuano ad autorizzare nuovi impianti per il trattamento dei rifiuti. In un’intervista pubblicata da Il Caffè.tv, ha dichiarato: “In un territorio con un quadro sanitario così compromesso, il silenzio e l’immobilismo della politica sono inaccettabili”.

Oggi Aprilia è il paradigma di una gestione miope, in cui ogni bonifica rimandata, ogni eternit sotterrato, ogni statistica nascosta è una ferita collettiva. Non si tratta più solo di numeri, ma di vite. La salute pubblica non può più aspettare. Aprilia ha bisogno di verità, trasparenza e giustizia ambientale. E l’Italia ha il dovere di ascoltare.

Fonti principali:
Studio epidemiologico – Comune di Aprilia, 2018
studio93.it – PDF

Latinacorriere.it, 2018 – Presentazione dello studio epidemiologico
latinacorriere.it

Open.online, 2020 – Incendio LOAS e contaminazione
open.online

Il Giornale dell’Ambiente, 2023 – Amianto ex dogana e denuncia ONA
ilgiornaledellambiente.it

ONA – Osservatorio Nazionale Amianto
onanotiziarioamianto.it

Il Caffè.tv, 2024 – Interrogazione parlamentare
ilcaffe.tv

H24Notizie, 2022 – Dichiarazioni del dott. Mangullo
h24notizie.com

Inliberauscita.it – Dati PM10 e salute
inliberauscita.it

AIRTUM – Associazione Italiana Registri Tumori
www.registri-tumori.it

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