La Vitamina C nel futuro dell’uomo.
Ereditando da Eraclito l’idea che il divenire sia la sola costante, il protagonista di questa intervista racconta un passaggio biografico che si trasforma in programma di vita: dall’urto emotivo della malattia paterna alla costruzione, nel tempo, di una “missione” intellettuale e scientifica. Al centro di questa traiettoria c’è la vitamina C, non come icona pop della prevenzione generica, ma come oggetto di studio rigoroso e, nelle parole dell’intervistato, di “difesa scientifica” alla luce della medicina ortomolecolare. Il riferimento a Linus Pauling e alla scuola italiana di Adolfo Panfili non è mero omaggio, ma l’indicazione di una genealogia teorica: un filone che, nella visione dell’intervistato, sposta l’asse dalla semplice integrazione alla modulazione fine dei processi metabolici, con implicazioni che toccano immunità, omeostasi ormonale, protezione cellulare e invecchiamento. L’intervista a Giandomenico Partipilo, ne delinea l’impegno e le convinzioni.
In Italia, quando si sente parlare di vitamina C, quasi sempre si pensa a Giandomenico Partipilo: un divulgatore italiano che si occupa di medicina ortomolecolare e, in particolare, di vitamina C, membro dell’associazione la migliore Italia.
È noto come naturopata/vitaminologo e autore del volume Logicamente C. Un’introduzione razionale alla vitamina C, libro che ambisce a ordinare—in chiave analitica e divulgativa—la vastissima letteratura scientifica sull’acido ascorbico e le sue applicazioni preventive e cliniche.
Il testo è stato presentato in varie sedi pubbliche (Milazzo e Messina nel giugno 2023) ed è corredato da una prefazione del medico giapponese Atsuo Yanagisawa (presidente della International Society for Orthomolecular Medicine), che lo definisce una possibile “linea guida” per i prossimi anni del dibattito sulla vitamina C.
Betapress; Professor Partipilo, ci narri la sua visione e da cosa è scaturita, si senta libero di esporre quello che ritiene.
“Nulla è durevole quanto il cambiamento”, scriveva l’immenso Eraclito.
E la mia vita costituisce uno di quegli esempi che tende a confermare la bontà del suo pensiero.
Un cambiamento profondo e inatteso ha infatti segnato il mio nuovo percorso, trasformando con il tempo la seconda parte della mia vita in una vera e propria missione.
Il motore di questo cambiamento è stato tanto potente quanto imprevedibile: la guarigione del mio amato papà Raffaele da un cancro, uno di quelli davvero tosti, con prospettive di vita minime.
Una guarigione alimentata da un altro motore straordinariamente potente chiamato vitamina C.
Sì, vitamina C, la famosissima vitamina – che poi tanto vitamina non è – che tutti conoscono ma quasi nessuno davvero conosce, la quale è poi diventata la mia principale ragione di studio, ricerca e anche “rigorosa e strutturata difesa scientifica”.
Vitamina C di cui oggi sono un agguerrito avvocato difensore, sulla scia dell’uomo che passerà alla storia come il più autorevole fautore nonché razionale difensore: l’indimenticabile pluripremiato Nobel Linus Pauling, maestro di colui che – scherzo del destino o più verosimilmente meraviglioso disegno quantistico – è poi diventato il mio maestro e mentore, l’eccezionale Adolfo Panfili, tra i maggiori uomini di scienza del nostro tempo.
Ho scelto di studiare con serietà e rigore la naturopatia e la medicina ortomolecolare, aree di cui la vitamina C interpreta indiscutibilmente la parte di primo attore, perché consapevole che l’avvincente storia di mio padre non poteva esaurirsi nella sua biografia, e che, pertanto, la nostra esperienza non poteva restare solo un’intuizione personale.
Del resto, il vibrante interesse pionieristico di Linus Pauling, autore già negli anni Settanta di due dirompenti studi clinici che per la prima volta misero in luce le potenzialità anticancro della vitamina C, parlava chiaro. Chiarissimo.
Forte del mio intenso spirito matematico, disciplina da cui provengo e che ha segnato profondamente la prima parte della mia vita, ho perciò approfondito la naturopatia tradizionale e l’ayurveda, per poi specializzarmi in scienze naturopatiche, ortomolecolari ed ecosostenibili presso l’Università Popolare di Milano.
Tutto questo mentre nascevano i miei libri: Logicamente C, saggio oggi considerato un punto di riferimento internazionale riguardante la scienza della vitamina C, arricchito dalla prefazione del professor Atsuo Yanagisawa, presidente della International Society for Orthomolecular Medicine; A Miami da scienziato, testo pensato soprattutto per i più giovani affinché possano esplorare le loro infinite potenzialità, corredato dalla preziosa prefazione – come era naturale che fosse – del professor Adolfo Panfili, presidente dell’Associazione Internazionale di Medicina Ortomolecolare.
Due opere diverse ma unite dallo stesso obiettivo, in pieno stile ortomolecolare: migliorare la qualità della vita, rendendo accessibile a tutti ogni aspetto della scienza, anche quelli che sembrano poco attraenti e pertanto facilmente attaccabili.
L’approccio ortomolecolare è per me il cuore di un vecchio nuovo paradigma che affonda le sue radici nella logica della natura, proiettandosi allo stesso tempo verso il futuro della medicina. Non si limita a correggere le carenze, ma lavora in profondità: nutre le cellule con le molecole essenziali di cui hanno bisogno per esprimere il loro massimo potenziale.
La sua impostazione è così dinamica e rivoluzionaria da trasformare l’utilizzo accessorio di “integratori” vitaminici e aminoacidici in veri e propri strumenti di regolazione fisiologica, rendendoli centrali nella modulazione del metabolismo. Attraverso il loro uso mirato e personalizzato è infatti possibile modulare un’ampia gamma di processi metabolici cruciali, supportando al meglio le difese immunitarie, la protezione cellulare, l’equilibrio ormonale e persino i sofisticati meccanismi di rigenerazione che rallentano il processo naturale dell’invecchiamento.
Il mio impegno si fonda su tre pilastri essenziali. Il primo riguarda la promozione della salute, intesa come armonia dinamica tra corpo, mente ed emozioni.
Se la medicina convenzionale tende a definirla come semplice assenza di malattia, l’approccio ortomolecolare ci ricorda invece che vivere in uno stato di piena salute richiede un equilibrio da coltivare giorno dopo giorno, poiché ogni squilibrio biochimico si riflette inevitabilmente sul benessere complessivo.
Nutrire l’organismo con le molecole giuste, nel momento giusto – autentica essenza della visione ortomolecolare – significa creare le condizioni ottimali perché il corpo possa esprimere al meglio le proprie funzioni e prevenire i disturbi prima che si trasformino in patologie.
Ed è proprio la prevenzione a costituire il secondo pilastro, collateralmente e in modo straordinario, rappresentando una potenziale svolta epocale in ambito sanitario.
L’“effetto collaterale” più prezioso dell’ottimizzazione metabolica bioindividuale perseguita dalla scienza ortomolecolare coincide proprio con la capacità di prevenire le malattie.
Rendere più efficiente il metabolismo, infatti, significa anche rafforzare le difese naturali dell’organismo, creando una barriera contro numerose patologie cronico-degenerative.
Questo aspetto assume un valore ancora maggiore se considerato nel contesto attuale, segnato da un drammatico aumento dei tassi di incidenza di molti stati morbosi.
L’approccio ortomolecolare potrebbe essere lo strumento più funzionale per realizzare tutto ciò, poiché ritengo che attraverso l’utilizzo di protocolli personalizzati sia realmente possibile ridurre i rischi in una misura tangibile, sostenere con efficacia i meccanismi di difesa e preservare l’equilibrio complessivo.
Ottimizzare e prevenire non sono semplici opzioni, ma costituiscono il fondamento stesso della medicina del futuro, che l’illustre professor Panfili ha definito “biohacking ortomolecolare”: un approccio che integra nella maniera più armonica scienza, consapevolezza e responsabilità personale.
Il terzo pilastro possiede una caratura diversa, dalle potenzialità illimitate e sfaccettate. Riguarda la battaglia ideologica che sto conducendo in difesa della vitamina C, intesa come agente farmacologico. La pratica ortomolecolare, infatti, può significare anche incidere direttamente sulle patologie, potenziando le terapie specifiche e attenuandone gli effetti indesiderati.
L’esempio accennato in precedenza dell’impiego oncologico della vitamina C farmacologica – ossia somministrata ad alte dosi per via endovenosa, modalità che la trasforma in un autentico agente farmacologico – è emblematico: nonostante una percezione di efficacia radicata già negli anni Settanta grazie agli studi pionieristici di Linus Pauling e una letteratura scientifica oggi sempre più consistente – in particolare per alcuni tumori, come quelli del pancreas e del colon-retto – la ricerca clinica procede con irragionevole lentezza.
Una lentezza che appare ancor più difficile da spiegare se si considerano i pochi effetti collaterali e l’esiguo costo economico di tale trattamento.
Forse è proprio qui che si trova il nodo centrale.
Da un lato, le multinazionali del farmaco sono comprensibilmente poco propense a investire in una molecola dal ritorno economico minimo; dall’altro, emerge la necessità che le istituzioni prendano seriamente in considerazione la possibilità di sostenere quegli studi di grande portata capaci di aprire scenari terapeutici di straordinaria rilevanza, peraltro non limitatamente al contesto oncologico, considerando la sorprendente versatilità terapeutica della vitamina C.
Il mio compito più grande, che sento come un dovere verso la memoria di mio padre e verso tutti coloro che mi supportano e mi ispirano, è alimentare questa necessità, con dedizione costante, conservando sempre quella lucidità razionale che deriva dai miei trascorsi matematici. Perché, alla fine, tutto riconduce alla matematica, come già intuiva un’altra immensità di nome Pitagora.
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L’articolo “La vitamina C nel futuro dell’uomo”, si distingue per l’eleganza e la profondità con cui intreccia scienza e esperienza personale. La narrazione di Giandomenico Partipilo illumina il ruolo della vitamina C nella medicina ortomolecolare, coniugando rigore scientifico e dimensione umana, offrendo al lettore un apprezzabile spunto di riflessione sulla salute e sulla prevenzione.
Luisa Paratore