Musica nei Calanchi: pedagogia dell’ascolto e dell’improvvisazione creativa nella natura
Comitato di Redazione Febbraio 2, 2022 0
Nel contesto della pedagogia contemporanea, l’attività denominata “Musica nei Calanchi” rappresenta un’esperienza educativa di straordinario valore formativo, poiché unisce l’educazione musicale, la dimensione ambientale e l’espressione creativa libera da vincoli tecnici o accademici.
Essa si colloca pienamente in quella prospettiva che John Dewey avrebbe definito “esperienziale”, dove il sapere non si trasmette in modo astratto ma si costruisce nella relazione viva tra individuo, ambiente e azione.
I Calanchi — quelle suggestive vallate argillose che circondano il territorio di Bagnoregio — diventano qui non solo scenario, ma parte integrante del processo educativo. La natura, con i suoi ritmi e le sue voci, diventa “strumento” e “maestra”, invitando il bambino a un ascolto attivo, alla scoperta delle sonorità spontanee e alla creazione musicale intesa come linguaggio primordiale. L’attività, infatti, nasce dalla consapevolezza che i bambini di oggi, sempre più immersi in un ambiente tecnologico e digitale, hanno progressivamente smarrito la capacità di ascoltare e di sentire con profondità, sostituendo la partecipazione sensoriale con la fruizione passiva dei suoni mediati da dispositivi.
Il valore pedagogico dell’esperienza sensoriale
Nell’incontro con i Calanchi, il bambino viene posto in una condizione di contatto diretto con la materia e con il suono naturale. Pietre, legni, foglie, argilla e vento diventano oggetti sonori, strumenti primordiali capaci di restituire un senso di autenticità e di origine al fare musica. L’uso di materiali grezzi non solo stimola la curiosità e la sperimentazione, ma sviluppa anche una forma di conoscenza incarnata, tattile e acustica insieme.
Questa dimensione esperienziale rimanda alla pedagogia sensoriale di Maria Montessori, per la quale l’educazione non può prescindere dalla percezione diretta del reale: “la mano è lo strumento della mente” — scriveva — e attraverso l’azione concreta il bambino costruisce concetti, significati, relazioni. La musica, intesa come esperienza globale del suono, consente di allenare non solo l’udito, ma anche l’attenzione, la memoria, la concentrazione e la capacità di astrazione simbolica.
Dall’ascolto passivo all’ascolto attivo
L’educazione musicale contemporanea, in molte sue declinazioni, tende a privilegiare l’ascolto riproduttivo, mediato da apparecchi tecnologici e brani registrati. I bambini diventano fruitori di prodotti musicali finiti, spesso standardizzati, senza essere introdotti al mistero della nascita del suono e della sua manipolazione creativa. L’attività “Musica nei Calanchi” propone invece una rivoluzione pedagogica silenziosa: riportare il bambino al momento aurorale dell’ascolto.
Attraverso l’ascolto delle eco, del fruscio delle foglie, del canto degli uccelli o del rumore del vento tra le gole argillose, il bambino esercita una competenza fonologica naturale, imparando a distinguere intensità, altezze, timbri e ritmi che la natura offre spontaneamente. Tale esperienza si lega alle teorie di Edwin Gordon sulla Music Learning Theory, secondo cui la capacità musicale si sviluppa attraverso l’audiation, ovvero la comprensione interna del suono prima ancora della sua verbalizzazione o notazione.
l gioco dell’improvvisazione: libertà e creatività
Fondamentale in questa attività è il gioco dell’improvvisazione musicale, che diventa spazio di libertà espressiva e di co-costruzione di significati. L’improvvisazione è una pratica che libera l’individuo dai vincoli dell’acculturazione musicale, consentendogli di sperimentare la musica come linguaggio immediato, corporeo e relazionale. In questo senso, l’esperienza si avvicina alle proposte di Carl Orff e alla sua Schulwerk, dove ritmo, parola e movimento sono elementi integrati di una stessa attività creativa e comunitaria.
L’assenza di un canone prestabilito, di una melodia da riprodurre o di una regola da seguire, trasforma la musica in gioco simbolico e in narrazione sonora. I bambini, suonando con ciò che trovano — un sasso, una canna, una foglia secca — costruiscono non solo suoni, ma relazioni, apprendendo le dinamiche del gruppo, la gestione del turno, il rispetto del silenzio altrui. Così l’improvvisazione diventa palestra di cittadinanza attiva e di intelligenza emotiva.
Educare alla complessità attraverso la natura
L’esperienza musicale nei Calanchi educa a quella che Edgar Morin chiama pensiero complesso: la capacità di connettere i saperi, di cogliere le relazioni tra suono, materia, ambiente, gesto e linguaggio. In un mondo dove la frammentazione percettiva è amplificata dall’eccesso di stimoli artificiali, restituire ai bambini un’esperienza unitaria e multisensoriale significa educarli alla coerenza interiore, alla lentezza e alla contemplazione.
Dal punto di vista ecopedagogico, “Musica nei Calanchi” è anche un’educazione alla sostenibilità. I suoni della natura, una volta ascoltati con attenzione, diventano patrimonio da proteggere: il silenzio stesso diventa un valore. I bambini imparano così che l’ambiente non è solo luogo di consumo, ma spazio di relazione, e che il suono della natura è una voce fragile da custodire.
L’attività “Musica nei Calanchi” non è solo un laboratorio musicale, ma una vera e propria pedagogia dell’ascolto, che coniuga corpo, natura e creatività. Essa restituisce ai bambini la possibilità di riscoprire la dimensione ludica e spirituale della musica, di entrare in dialogo con la terra e con sé stessi attraverso la vibrazione del suono.
In un’epoca in cui la tecnologia tende a separare l’uomo dal suo ambiente sensoriale, esperienze come questa rappresentano una forma di resistenza educativa: un modo per riaffermare che l’apprendimento autentico nasce dal contatto diretto, dall’esperienza viva e dal gioco condiviso.
In definitiva, la musica nei Calanchi diventa metafora di una pedagogia più ampia: un’educazione che non si limita a “insegnare”, ma che risveglia; che non trasmette regole, ma suscita domande; che non impone un suono, ma restituisce al bambino la possibilità di ascoltare, di creare e di essere, armonicamente, parte del mondo.
Paola Adami
DS Istituto F.LLI Agosti Bagnoregio
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