“A ogni Ulisse, la propria Itaca”

“Quando ti metterai in viaggio, per Itaca, non temere…”
Margherita Coldesina, attrice già ospite di Betapress in veste di Autrice di radiodrammi per la Radio Svizzera Italiana, recita la parte di Sibilla in una scena iniziale del docufilm “Cercando Itaca” di Sergio Basso. La sua avventura sul set attira la mia attenzione ed è così che raggiungo il Regista e il Produttore a Milano, in occasione della presentazione del film al Cinema Centrale.
Il visionario Produttore, Giuseppe Gambacorta
Giuseppe Gambacorta di giorno fa il commercialista, di notte sogna di rendere omaggio alla sua terra d’origine, la Calabria, cantandone i luoghi omerici. Come? Rivelando al mondo che “Omero”, della cui vera identità non si sa nulla, molto probabilmente era un poeta calabro.
Alcuni studiosi, infatti, ipotizzano che il misterioso Autore dell’Odissea (Teagene?) conoscesse molto bene la Regione e che, sotto mentite spoglie, avesse cantato delle sue coste e di fenomeni marini tipici dello Stretto di Messina: quello delle forti correnti marine e quello dei pesci abissali che, una volta l’anno, da duemila metri di profondità, si spiaggiano sulla costa calabra.
Del resto, che la civiltà greca abbia avuto un importante influsso culturale nell’odierna Calabria è indubbio se si pensa all’arte, alla letteratura, all’archeologia e addirittura al linguaggio, il “grecanico”, tutt’ora parlato.
Ma torniamo a Giuseppe e al suo progetto, condiviso con Sergio Basso – regista, scrittore e sceneggiatore – e Filippo Ascione – grandissimo sceneggiatore calabrese trapiantato a Roma che vanta una prestigiosa collaborazione con Federico Fellini nella realizzazione dei suoi ultimi film.
L’idea di Gambacorta piace, ma il Regista e lo Sceneggiatore non sanno da che parte cominciare con la narrazione. Una notte, entrambi fanno un sogno. Ascione sogna Ulisse che naufraga sulla costa calabra. Basso sogna Arianna che lo trae in salvo. Uniscono i loro sogni ed ecco che la storia d’amore tra i due protagonisti del docufilm “Cercando Itaca”, si dipana con naturalezza.
Il Regista, Sergio Basso
Di Sergio Basso si può dire tantissimo, e proprio per questo invito i nostri lettori a cliccare sui link di approfondimento in fondo all’articolo.
Oltre a essere un Regista di documentari, film e serie televisive, Basso è Scrittore e Sceneggiatore. Inoltre insegna regia documentaristica alla Rome University of Fine Arts, così come Branded Content (storytelling applicato al marketing).
Laureato in lingue e letterature orientali, sanscrito e cinese, Basso è un vero esperto in cultura asiatica. Alla Cina ha dedicato una serie di tre documentari storici su Mao Tse Tung per il pubblico francese e tedesco.
Il suo primo amore, comunque, è il teatro, cui si aggiungono la fiction e il documentario sociale, storico, musicale.
Questo suo ultimo lavoro, “Cercando Itaca”, è frutto del connubio fra le sue due più grandi passioni: il documentario e il film narrativo.
Che l’avventura abbia inizio!
Ogni viaggio dell’Eroe che si rispetti è un percorso suddiviso in fermate. Accompagnato dalla direttrice della fotografia Maura Morales Bergmann, il Regista ha ritrovato i luoghi omerici nelle aree di Reggio Calabria, Villa San Giovanni (Punta Pezzo e Cannitello), Scilla, Palmi, Melicuccà, Riace, Pentedattilo, Capo Vaticano, il Parco Archeologico nazionale di Scolacium di Roccelletta, l’Aspromonte e Capo Colonna. I luoghi perfetti dove ambientare quello che lui ama definire il ‘corto circuito del Fato’, l’incontro fra mito e contemporaneità nei personaggi di Ulisse e Arianna.
La parte narrativa
Arianna è una giovane donna calabrese emigrata in Germania. Qui si arrabatta a lavorare in un pub e spende il tempo che le rimane realizzando murales.
Il suo preferito rappresenta un gorgo, espressione di un fenomeno marino tipico dello stretto fra Scilla e Cariddi. È qui che si ambienta il suo incubo ricorrente. C’è un uomo in mare, sospinto da fortissime correnti, che non riesce a salvare.
Avvisata della morte della nonna, fa ritorno alla sua terra e qui, scopre di aver ereditato una capretta, Manuela.
Per ingannare l’attesa del treno di ritorno, con il simpatico animale al seguito, Arianna si reca in spiaggia e si addormenta.
Ed ecco che, in un’atmosfera sospesa fra sogno e realtà, il tempo collassa e il mito Ulisse, naufragato sulla costa, incontra l’“oggi” in Arianna che, finalmente, riesce a salvargli la vita.
“Io sono Nessuno” le dice, e lei pensa sia un “pazzo di Dio”.
Perso il treno di ritorno e derubata del proprio zaino, la ragazza accondiscende alla richiesta di lui di accompagnarlo a trovare Teagene – supposto ghostwriter di “Omero” – per chiedergli perché lo abbia messo in questa prova.
Durante il percorso Arianna comprende che è davvero Ulisse e si innamora di lui, ricambiata.
Per ovvie ragioni non proseguo nel racconto, né spoilero il finale a sorpresa.
La parte documentaristica
Incastonati nella trama a mo’ di ordito gli interventi degli esperti, sempre tempestivi e interessanti.
In ordine di apparizione troviamo l’imprenditore Gaetano Bevacqua, il biologo marino Alfredo Ascioti, l’esperto di letteratura greca Daniele Castrizio, il sociologo Filippo Sestito, la studiosa di letteratura greca e antropologia Silvia Ronchey, l’agronomo Rosario Previtera, lo psicanalista Davide Liccione, l’esperto di miti greci Pietro Li Causi e l’esperto di storia dei media Marco Carbone.
Grazie a loro, il Regista ha approcciato l’incontro fra mito e attualità, da più punti di vista: culturale, antropologico, filosofico e naturalistico.
Il docufilm
Il lungometraggio è un’opera audace, sperimentale, fuori dagli schemi. Nella parte narrativa di fiaba contemporanea c’è un cast di splendidi attori. In quella documentaristica, come abbiamo visto, si susseguono i preziosi contributi degli esperti.
La sfida, per Basso, è stata conciliare i due formati, i due linguaggi.
Particolare rilievo è stato dato ai temi dell’accoglienza, della solidarietà nei confronti dei migranti, e anche alle scommesse sui giovani che vorrebbero rimanere in Calabria.
Il film è uno scrigno di chicche – ogni battuta di Ulisse è un aforisma da incorniciare – e, a parer mio, va visto più di una volta.
“Oltre la prima patina evidente, spettacolare, archeologica e paesaggistica, c’è un cuore pulsante di sogni per il futuro.” Afferma il Regista.
La scelta degli attori protagonisti
“Nel caso di Ulisse, il mito, il volto è tutto.” Racconta il Regista. “Dopo mesi di ricerche abbiamo trovato Eugenio Mastrandrea, reduce da due esperienze americane importantissime (‘Equalizer 3’ con Denzel Washington e la serie Netflix ‘From scratch – La forza di un amore’. Attualmente è Diego Martini, nuovo Capitano nella serie Don Matteo 14 ndr).
Eugenio è stato bravissimo a giocare in maniera ironica col personaggio. Il suo è un Ulisse che alterna momenti da buontempone ad altri in cui è furbissimo.”
Parlando della scelta di Giulia Petrungaro nel ruolo di Arianna, Sergio Basso ci confida che… “Il personaggio di Arianna avrebbe dovuto avere venticinque anni, mentre Giulia ne aveva trentaquattro. Il giorno dell’audizione lei arrivava da un altro provino per la tv vestita da trentacinquenne piena… L’ho presa, portata fuori e le ho fatto un discorso sul personaggio. È rientrata e caso vuole che qualcuno avesse lasciato una felpa… Gliel’ho lanciata e l’ha indossata. Quindi ha tirato su il cappuccio e ha recitato con gli occhi coperti. Ha attaccato il pezzo del provino e… Bum! Ha alzato gli occhi di colpo verso la macchina da presa, ed era lo sguardo di Arianna.”
Fra gli altri bravissimi attori, il Regista ricorda Giorgio Colangeli nella parte di Teagene (il vero “Omero”) e il “divino” cameo di Daphne Scoccia nella parte di Atena.
Storytelling, Mito e Cinema
Ciò che più sta a cuore al Regista è l’incessante ricerca di nuovi modi di fare cinema con cui “le storie che ci mormorano all’orecchio come vogliono essere raccontate” possano, grazie a una tecnologia sempre più avanzata, raggiungere il cuore di un pubblico sempre più vasto e internazionale.
Aggiunge che il mito si reincarna sempre e che ci vuole uno sforzo sciamanico per attualizzarlo, affinché non diventi una zavorra, una crisalide in cui vantarsi della sua grandezza e degli antichi splendori…
Il mito, per Basso, deve essere una sorgente di vita per il futuro e parlare a un’audience mondiale attraverso l’arte del cinema, l’arte del raccontare storie per non chiudersi, per universalizzarsi.
Riguardo al mito Ulisse e a come sia possibile attualizzarlo, il Regista lo descrive come l’homo sapiens sapiens per eccellenza che, curioso, si mette sempre in gioco… L’Eroe che, mai sazio di superare nuovi orizzonti, si nutre di altre culture ed esplora, sfida, scivola verso l’abisso e viene salvato dai suoi compagni…
“Ulisse è Nessuno, è ciascuno di noi, è chi non smette mai di reinventarsi e innamorarsi. Nonostante la sua sedentarietà, l’Uomo moderno può identificarsi in lui a un livello più profondo, nella sua atavica propensione alla caccia e all’esplorazione…” E conclude: “Ecco perché in lui, il Mito si reincarna.”
L’intervista
JL: “Nel tuo viaggio dell’Eroe verso Itaca, cosa metti nello zaino?
SB: “Meno cose possibili. Con il tempo tendo a fare zaini vuoti: me li riempirà il prossimo, le persone che incontro. Viaggiare vuoti è la maniera migliore di rimanere aperti alle possibilità che l’incontro con gli altri ti dà.”
JL: “Quali lezioni di vita hai tratto da questa tua ultima avventura cinematografica?”
SB: “La troupe è stata preziosissima. Abbiamo letteralmente occupato un hotel, tutti i piani, dalle camere alle sale per la comunione, trasformandole nella nostra attrezzeria, nel laboratorio di scenotecnica, nell’area trucco e parrucco. Anche grazie all’intercomunicabilità di questi spazi, si è creata una sinergia artistica fra tutti, pazzesca. Gli attori entravano nel laboratorio di scenografia e vedevano letteralmente che il film stava ‘venendo su’. Questo non poteva non ispirarli! E a sua volta, ciascun elemento della troupe vedeva il lavoro che i colleghi stavano facendo. È stato un incanto. Questo film mi ha insegnato, per l’ennesima volta, la magia di una troupe affiatata.”
JL: “Qual è, a tuo avviso, il personaggio dei nostri giorni che meglio incarna il mito di Ulisse?”
SB: “Gino Strada. Ha esplorato i confini più importanti: quelli dell’uomo verso l’uomo. È sempre andato, pervicacemente, dove finisce l’umano. Ulisse non ce l’ha mai fatta, ha esplorato il mostruoso dei mostri, ma non il mostruoso dell’uomo. Del resto, tre millenni non sono passati invano: i miti vanno superati, come i maestri.”
JL: “Ai giovani Ulisse delle odierne generazioni, hai uno o più consigli da dare?”
SB: “Ulisse aveva un grandissimo superpotere: la sua truppa, la sua ciurma. Era un grandissimo team-builder e i suoi uomini lo avrebbero seguito in capo al mondo. Gli dei si sono vendicati in maniera beffarda di lui, facendogli morire tutti i compagni, peripezia dopo peripezia. Insomma, chi ha creduto in lui e lo ha seguito, è morto. Ulisse si è salvato da solo. Ed era disperato per questo, roso dal senso di colpa. Che cosa possiamo imparare da lui? Che il super-potere che abbiamo è la capacità di creare gruppi e di stare in gruppo. I computer, i social, lo streaming ci hanno in realtà atomizzato. E cosa possiamo evitare, facendo leva sul suo esempio? Di condurre i nostri gruppi verso il baratro.”
Il Messaggio di Ulisse per l’Eroe odierno
Ulisse: “Che cosa ti serve per realizzare il tuo sogno?”
Arianna: “I soldi.”
Ulisse: “Lo sai qual è l’unico modo per realizzare i propri sogni? Svegliarsi.”
About The Author
Scopri di più da Betapress
Abbonati per ricevere gli ultimi articoli inviati alla tua e-mail.