Casalotti: periferia laboratorio o discarica di disagi?

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Casalotti, nella periferia nord-ovest di Roma, resiste ancora tra borghi rurali e periferia urbana, grazie a uno spirito di comunità che le forze politiche farebbero bene a conoscere.

I residenti convivono con disagi che vanno ben oltre qualche buca: trasporti inefficaci, infrastrutture obsolete, strade dissestate e autobus che sono ormai lavatoi della pazienza, non certo servizi europei.

Ma le cronache recenti raccontano di un altro “dettaglio” che i cittadini faticano a metabolizzare.

Oltre al già esistente centro di accoglienza, un secondo, destinato ad ospitare fino a cento persone, è in arrivo in via Boccea 590, proprio accanto all’istituto comprensivo Boccea 590.

La scelta ha scatenato proteste e interrogativi legittimi: davvero è sensato collocare strutture di questo tipo in un quartiere già fragile e privo di servizi adeguati, e per di più a ridosso delle scuole, dove ogni giorno genitori e studenti affrontano un traffico caotico e una cronica mancanza di parcheggi?

Chi accompagna i figli a scuola conosce bene lo scenario: auto in doppia fila, attraversamenti pericolosi, manovre improvvisate.

L’unico parcheggio “a disposizione” è un terreno sterrato a piazza Ormea, utilizzato informalmente come valvola di sfogo, senza regole né riconoscimento ufficiale.

Nel frattempo, i cantieri per il nuovo centro sono stati avviati in pieno agosto, quasi di nascosto, senza alcuna comunicazione ai cittadini, tanto che i lavori hanno già provocato la rottura di una tubatura con conseguente fuoriuscita d’acqua, regalando al quartiere lo spettacolo paradossale di un fiume improvvisato lungo la via Boccea.

Casalotti sembra accogliere tutti, certo, ma più che accoglienza pare subire accumulo: di problemi, di mancanze, di scelte calate dall’alto.

E mentre si aprono le porte a nuovi centri, restano chiuse quelle delle soluzioni, quelle vere, attese da anni. Per ora il quartiere si arrangia, resiste, stringe i denti.

Ma la pazienza di chi vive qui ogni giorno non è infinita, e prima o poi qualcuno dovrà accorgersene.

 

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