L’Italia improvvisata: come non si costruisce senza progetto né visione

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“Un Paese che oscilla tra crisi lampo e ripartenze inefficaci, senza mai definire una strategia di lungo periodo.”

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Nel mio libro Italia: paese interruptus… storia di un progetto politico mancato (2024), ho voluto restituire un quadro di profondo smarrimento: un Paese che, ancora oggi, non riesce a guardare oltre l’orizzonte immediato perché manca di una visione strategica di lungo periodo.

Ogni volta che proviamo a dare slancio a un vero progetto riformatore, finiamo per ritrovarci a fare i conti con crisi improvvise, trasformismi politici o spartizioni di potere che interrompono bruscamente ogni tentativo di definire obiettivi comuni.

Ricordo come fin dal secondo dopoguerra le spinte modernizzatrici, dalla ricostruzione industriale ai timidi tentativi di riforma istituzionale, si siano infrante contro l’architettura fragile del sistema partitico e la prassi dei governi di coalizione.

L’Italia è diventata maestra nello “spezzettamento” dell’azione di governo, un meccanismo che ci ha abituato a ricominciare da zero a ogni cambio di maggioranza.

Non siamo mai riusciti a darci una narrazione unitaria, perché ogni volta che si dissolve un esecutivo, bello o brutto che sia, svanisce anche il filo conduttore che avrebbe potuto guidarci verso traguardi duraturi.

Le cifre sono impietose: dal 1945 a oggi abbiamo conosciuto circa 68 governi, con una durata media di poco più di un anno, ben al di sotto dei termini previsti e persino al di sotto della media europea, dove molte democrazie mantengono un esecutivo per almeno due anni consecutivi, ma arrivano anche ai cinque anni.

Questa instabilità ci costringe a rincorrere l’emergenza quotidiana, impedendo di pianificare e attuare riforme strutturali.

Il risultato è una politica frammentata, divisa tra spinte contrapposte e incapace di tracciare un percorso condiviso.

A questa mancanza di continuità si accompagna la progressiva ascesa dell’interesse personale e delle strategie di breve termine.

Ci ritroviamo a promuovere misure pensate per raccogliere voti anziché rispondere a bisogni reali, mentre le lotte intestine ai partiti, tradotte in crisi di governo e rimpasti ministeriali, trasformano la politica in un eterno gioco di poltrone.

Gioco spesso voluto e cercato per il mantenimento delle politiche di potere delle classi dirigenti e non certo per il bene della collettività.

Gli obiettivi collettivi lasciano spazio a un’iperspecializzazione del singolo politico nel perseguimento del proprio consenso o nell’accumulazione di potere.

In questo scenario, la scelta delle priorità non nasce da un’analisi condivisa delle necessità del Paese, ma viene calata dall’alto o subita da leadership deboli e personalistiche.

L’idea stessa di “obiettivo” si trasforma: non è più legata al bene comune, ma alla conservazione o all’espansione di potere individuale.

Così, anziché costruire un’agenda programmatica coerente, assistiamo alla formazione di alleanze tampone che, paradossalmente, allontanano i cittadini, disillusi da un sistema autoreferenziale.

In questo vuoto decisionale, le lobby hanno trovato terreno fertile.

Nonostante oltre 108 disegni di legge presentati negli ultimi cinquant’anni, continuiamo a non avere una normativa nazionale organica sul lobbying.

La disciplina è frammentata tra provvedimenti interni a Camere e Regioni, spesso inefficienti e non obbligatori. Il risultato è un’influenza asimmetrica: i grandi gruppi economici condizionano decisioni su infrastrutture, difesa e servizi, mentre il cittadino resta spettatore di un processo che dovrebbe invece essere partecipativo.

A gravare ulteriormente il quadro, vi è il fenomeno delle “porte girevoli”: ex ministri, parlamentari e funzionari di vertice che, senza periodi di “raffreddamento” adeguati, passano dal ruolo pubblico a incarichi remunerativi nel settore privato e viceversa.

Questo intreccio pubblico-privato alimenta una cultura di complicità, riduce il potere di vigilanza delle autorità e genera legittimi sospetti di favoritismi, erodendo ulteriormente la fiducia dei cittadini nelle istituzioni.

Proprio per questo, in questa spirale di frammentazione e clientelismo, nessun esecutivo ha mai avuto il coraggio, o forse meglio dire nessun esecutivo ha avuto le competenze, per mettere mano ad una seria riforma del sistema educativo, né a livello scolastico né universitario.

Questo vuoto legislativo ma soprattutto progettuale ha lasciato intere generazioni in balia di un vero e proprio analfabetismo intellettuale: la mancanza di competenze critiche e di capacità di approfondimento è diventata la minaccia più insidiosa per il futuro del Paese.

Di certo questo analfabetismo è andato a vantaggio di queste cosiddette formazioni politiche che possono ora raccontare qualsiasi fesseria senza che la maggior parte della cittadinanza se ne renda conto.

Sarà per questo che nessuno mette mano seriamente ad una riforma del sistema educativo del paese?

Senza un’istruzione di qualità e una formazione universitaria adeguata, l’Italia rischia di consumare le risorse più preziose, la curiosità e la creatività dei giovani, condannandoli a un presente di mediocrità e un futuro di declino.

Questa fragilità interna non rimane confinata ai confini nazionali, ma indebolisce la nostra credibilità e capacità di negoziare all’interno dell’Unione Europea e sui tavoli internazionali, dove Paesi dotati di visioni strategiche più lungimiranti impongono agende da cui rischiamo di rimanere marginalizzati, se non schiacciati.

Solo rimettere al centro l’interesse collettivo, rafforzare i controlli e premiare la progettualità a scapito dei calcoli elettoralistici potrà permetterci di trasformare l’Italia da “paese interruptus” a una democrazia capace di progredire con continuità.

Fino a quando la politica seguirà l’agenda delle lobby anziché quella della collettività, ogni progetto resterà interrotto.

 

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2 Thought su “L’Italia improvvisata: come non si costruisce senza progetto né visione

  1. Esiste una soluzione migliore del Sistema Informativo di proprietà del popolo avendovi partecipato? Archivi di tutti i temi classificati, le soluzioni permetteranno ad ognuno di prevotare quella in sintonia con la sua realtà

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